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giovedì 28 giugno 2007

Tanto per avere un … “posto dove appendere il cappello”.

Salve ragazzi, ci sono ma è un periodo incasinatissimo (si può dire?).
Giuro che tornerò … a postare quasi normalmente.
Magari un po’ meno ma torno…
Dalla vacanza in GB sono successe tante cose, molte belle, altre meno, e ora ho un’oretta per me e quindi per voi.
Ne farò buon uso (spero).
Tanto per tenere in caldo il post(o).
Ma dalla settimana prossima…
Quasi normale.
Vediamo un po’ cosa è successo?
Grande vacanza a Londra dove ho conosciuto Balena spiaggiata (? Vuole chiamarsi cosi, ma non lo è e lo sa) che forse diventa la nostra … corrispondente da Londra!
Nientepopodimeno…
Poi, finalmente, il MITICO GUITAROMANE ha cominciato a tradurre le ricette in francese!!!!!
Guardate un po’ le etichette e vedrete!
Se ci riesco, lo convincerò a fare il corrispondente dalla Francia.
Anche se non so dove vive.
Dove vivi Guity?
Infine lavoro, lavoro e lavoro che mi ha un po’ sommerso ma riemergerò.
E (eccezionalmente!!!!) la presentazione del libro scritto a più mani (10 per l’esattezza) presentato giorni fa.
Il giorno prima il mio capo mi fa: “Eric, domani c’è una presentazione di un libro. Puoi andarci tu?”
“Ma Capo! È il mio, anzi il nostro libro!!!”
(e ti ho pure ringraziato per il contributo!! E sappiamo tutti e due quale è stato).
Un grande successo editoriale (?).
Pensate che per trovare un editore abbiamo faticato da morire.
Non ne facevano una questione di qualità del testo (magari!) ma le domande erano del tipo:“quante copie ne comprate?”
“lo adotta qualche corso universitario?”
Infine abbiamo trovato un GRANDE piccolo editore del Sud (si avete capito bene), forse un incosciente che ha deciso di investire nell’opera senza chiedere ritorni!!!!!!!!!!!!!!
A lui devo fare una meritata pubblicità (scusatemi ma se la merita):
PHOEBUS EDIZIONI di Pasquale Testa, un cinquantino di verve e di cultura che ama sognare e osare (mica sono tanti e mica lo dico per il nostro libro!).
Fatemi un piacere, andate a vedere il sito, guardate le facce dello Staff e vi renderete conto che da noi, con gente così, c’è ancora speranza.
E poi, date un occhio ai libri stampati.
Come piacere personale.
Ci sono tanti libri che vorreste comprare e non usciranno mai con le grandi case editrici.
Alla presentazione del libro, al PAN di Napoli (bello bello), Pasquale ha presentato, anzi ci ha regalato, a chiusura, un bellissimo video di Salvatore Manzi, il suo Art Director, un ragazzo che fa cose meravigliose.
Il video era commovente e mostrava due ragazzini sfocati che correvano nel bianco assoluto.
Davvero un capolavoro che ci ha lasciati senza parole.
Alla fine gli applausi erano per il video, non per il libro (giustamente).
Davvero, se avete tempo e curiosità, andate a frugare nel suo blog e vedrete cose bellissime.
PS: il ricavato del libro (ove mai ci fosse) va in beneficenza, of course.
Anche perché il Prof. Universitario che l’ha presentato, nello sbrodolamento obbligatorio in queste occasioni, ha esclamato testualmente: “un libro di lavoro, più di un manuale, anzi uno strumento obbligatorio. Io da domani lo fotocopio e lo distribuisco agli studenti e specializzandi!”
Ma cribbio! io il tuo libro l’ho comprato! Perché cacchio non ti compri TU il nostro?
Lo fotocopia lui!
Io a mia madre l’ho comprato.

E poi ancora piccole cose quotidiane, le ragazze che si perdono in questa lunga estate campana, Ciccina che va a Roma a sentire Vasco, Ciccillo che vomita e non mangia (forse ha un bezoar?), io sommerso da un lavoro matto e disperatissimo che, in certi momenti, non mi lascia fiato nel senso che torno la sera distrutto e mi abrutisco davanti alla TV.
Figuratevi che sono pure dimagrito di 2 (due) kili!
Poi dici che il lavoro nobilita l’uomo…
Dovevamo fare un weekend dalla bella Violamelanzana ma forse salta pure quello.
Ciao Viola, a presto!!!!
E alla fine, un po’ rotto dal periodo, ma giusto per tenere il post(o) caldo, vi lascio con una zuppetta estiva corroborante e rinfrescante, assolutamente da provare:
Zuppa di zucchetta estiva, formaggio e pere.
Così, tanto per festeggiare le primizie di Tonino il verdummaro (quello che quando mi vede sorride a 32 carati).

Ingredienti
Zucchetta estiva 800 gr. (è la prima dell’anno o l’ultima?)
Pere Conferenza (o altra pera estiva) 400 gr.
Gruviera olandese affumicata (o simile anzi meglio simile) 200 gr.
prezzemolo.
Farina di Maizena 1-2 cucchiai.
Olio evo.
Sale e pepe bianco.
Una bella cipolla bianca da 200 gr. circa.
Pane integrale rappreso da fare a tocchetti.
E se vi piace un goccio di vino bianco, aceto balsamico e/o un pizzico di brodo vegetale granulato.


Preparazione
In una pentolotta avviate in poco olio la cipolla tagliata fino a farla quasi dorare e aggiungete, se piace, vino e granulato di brodo vegetale (altrimenti saltate a passo successivo), aggiungete la zucchetta tagliata in pezzi grossolani, aggiungete acqua qb. (un bicchiere), coprite e lasciate cuocere a fuoco basso.
Nel frattempo ponete i tocchetti di pane sulla griglia del forno già caldo (diciamo a 200°?) e tagliate metà del formaggio a quadri e grattugiate il resto.
Quando la zucchetta comincia a sfarsi aggiungete la maizena girando bene per sciogliere i grumi e aggiungete il prezzemolo tritato, aggiustate di sale e pepe, girate qualche minuto aggiungendo i tocchetti di formaggio e ditevi (siete soli al mondo) che “è pronto a tavola!”
Nella fondina va prima il pane (e che ve lo dico a fare?) poi la zuppetta e, infine, prezzemolo, formaggio grattugiato e, se gradito, un goccio di aceto balsamico di Caserta alla Diossina (scherzavo, di Modena of course).




En français, s'il-vous-plaît


...une boisson fortifiante et rafraîchissante, à essayer absolument :

la soupe de courgettes, fromage et poires.

Ingrédients :
- Courgette d'été, 800 g (au fait, c'est la première de l'année ou la dernière ?) (Note du traducteur : en français, on préfère dire combien ça fait de courgettes, c'est quand même plus simple, mais je n'ai toujours pas cette information !)
- Des poires conférence (ou une autre variété d'été), 400 g. (Note du traducteur : ce n'est pas possible, elles viennent sûrement de l'hémisphère Sud !)
- De l'emmenthal hollandais fumé (ou équivalent, c'est même mieux l'équivalent), 200 g. (Note du traducteur : de l'emmenthal hollandais fumé ???? Qu'est-ce que c'est que ce machin ?)
- De la farine de maïs Maizena.
- De l'huile d'olive vierge extra.
- Sel et poivre blanc.
- Un bel oignon d'environ 200 g.
- Du pain complet en petits morceaux, pour faire des croûtons.
- Et (facultatif) un petit fond de vin blanc (une larme), du vinaigre balsamique et une pincée de bouillon végétal tout prêt.

Coupez l'oignon en petits morceaux. Faites-le à peine dorer avec un peu d'huile dans une bonne casserole. Ajoutez le vin et le bouillon émietté ou bien salez. Puis la courgette en gros morceaux. Ce qu'il faut d'eau (un verre), couvrez et laissez cuire à feu doux. Pendant ce temps, posez les morceaux de pain sur la grille du four bien chaud (disons 200° ?). Coupez la moitié du fromage en cubes, râpez le reste. Quand la courgette commence à fondre, ajoutez la maizena en tournant bien pour ne pas faire de grumeaux. Ajoutez le persil haché (on l'a oublié dans liste des ingrédients !), rectifiez l'assaisonnement, sel, poivre, tournez encore quelques minutes en ajoutant le fromage, et hop à table.

Au fond de l'assiette à soupe, on met d'abord les croûtons. Ensuite la courgette. Dessus, persil et fromage râpé. Éventuellement, une goutte de vinaigre balsamique de Caserte à la dioxine de Modène.

(Traduction Guitaromane.)


Un saluto da Ciccillo malato.

venerdì 25 maggio 2007

Storie di scappa e pappa

Se son rossi fioriranno (in giallo)!

ILLATINI, DICA?”
“Pronto buonasera, sono il sig. Accomodare Perni, chiamo da Napoli, volevo sapere…”
“DICA PURE, DICA?”
“Cioè, emmh, prenotare per domani…”
“7, 30 o 9,30”
“Preferirei la sera, se possibile…”
“19,30 o 21,30?”
“Eh, dunque il treno…, facciamo alle 21,30 per due.”
“SIGNOR?”
“Perni, Accomodare Perni”
“A DOMANI SIG. PERNI”
TLLAC.
Rinfrancato dalla sintetica telefonata (nordica efficienza) confermo a Ciccina la prenotazione e passo a preparare il sintetico bagaglio.
Già, si riparte per l’ennesima volta ma questa volta la colpa (pardon, il merito) è tutto di Ciccina.
Fungo da cavalier servente o cicisbeo che dir si voglia per accompagnarla in quel di Firenze per un affaraccio suo.
Qualche consolazione ce l’ho: una mattina libera per gironzolare nella bellissima città e la cena da IL LATINI, la trattoria che compare (addirittura) sulla copertina del “Gambero rozzo” di Cambi.
La sera dopo ci rivediamo direttamente alla Fiaschetteria (così nacque e così si definiscono) in via dei Palchetti 6 r (tel. 055/210916).
C’è già una folla scalpitante composta di molti turisti stranieri, abbastanza italiani e qualche giovane fiorentino in cerca di forti emozioni. E noi.
In prima fila a cingere l’assedio credo ci sia la squadra di rugby dell’Irlanda.


Fiaschetteria Latini durante l’intervallo della partita
Forte della prenotazione, sorrido rassicurante a Ciccina (che mi sembra pallida e spaventata) e lancio qualche commento sulla stupidità di chi non prenota nei locali famosi. Insomma maramaldeggio un po’. Mi faccio strada a gomitate, pervengo in qualche modo all’ingresso e mi trovo di fronte Hugh Grant in minimis.
Comanda lui l’accesso.
“Perni, Accomodare Perni!” grido dietro le tremende spalle della seconda linea (lock) d’attacco della nazionale irlandese.
Mi alzo in punta di piedi, Hugh evade il mio fiammeggiante sguardo. Rigrido.
Sguarda appena la lista: “Non risulta.”
“Ma come non risulta?! Guardi bene, Perni, Accomodare Perni, ore 21,30!”
Ciccina, saltella imbarazzata, con un saltello scorge il Grant’uomo, sgomita e passa avanti.
Chiaramente gioca sull’occhio ceruleo e quella dolce abbronzatura che le dona la vita sportiva.
A bassa voce ripete: “Perni, Accomodare Perni”.
Le parole pacate e stentoree fanno vibrare i prosciutti appesi all’interno.
Risguarda la lista: “Non risulta.”
Resiste anche a Ciccina abbronzata, sarà mica gay?
Finto a destra e sfondo la seconda linea sulla sinistra, guadagno la meta.
Siamo di fronte, io e lui.
La musica si alza tesa e ricorda il miglior Morricone.
Ci guardiamo.. Un tic gli guizza sul bel volto tra sopracciglio e zigomo destro.
Ha riconosciuto il mio dialetto. Per lui potrei essere Sandokan (quello di San Cipriano).
Stempero.
“Può ricontrOllare, per favore?” e sulla O di rincontrOllare faccio casualmente la boccuccia a rosellina.
Ricontrolla: “Niente, mi spiace”.
Guarda lungo, chiama otto persone a caso (mi sembra).
Genere Ameba?
Comincio a sobillare le masse con la tecnica di Masaniello, commento, mugugno, bofonchio, spargo dubbi sulla regolarità degli ingressi ed in cinque minuti netti siamo ammessi in sala.
Ci sistemano con altre persone, due ragazze americane simpatiche e ridanciane ed una coppia siciliana.
Siamo fortunati, i siciliani sono di buona compagnia, lei somiglia ad una Nancy Brilli del palazzo accanto e lui si pone fisicamente tra Pippo Baudo e Franco Battiato, persone colte e gradevoli, ceppo normanno, appassionati di cucina ma (fortunatamente per noi, e dopo capirete perchè) a dieta.
Inoltre conoscono il (sor) Latini e non è da poco (doppia fortuna, e dopo capirete il perchè)!
Quando arriva il cameriere stiamo già sorridendo tutti insieme e le vicissitudini esterne giacciono dimenticate.
Le ragazze ordinano vino bianco e ravioli + insalatina, sorridiamo comprensivi e un po’ saccenti, ci guardiamo in quattro (anzi in otto occhi) e ordiniamo all'unisono antipasto di salumi, ribollita, zuppa di farro e bisteccona, Chianti della casa e: “Poi vediamo per il dolce, grazie.” Ridiamo compiaciuti.
Passa a salutarCI il (sor) Latini in persona e ci accomuna idealmente ai suoi amici siculi.
Cambio di passo, arrivano i ballon tipo Bordeaux, cambia il vino (che già era buono), arriva subito anche il mega vassoio di affettati con un prosciutto sublime e un’ancora più sublime finocchiona delle dimensioni della classica mortadella. Uno spettacolo.
Qui nasce il problema: Ciccina non ama i salumi (donna da formaggi) e gli amici siculi sono a dieta ferrea (storie di colesterolo, annuisco a bocca piena, molto comprensivo). Non è certo il posto in cui andare per il sottile.
Insomma faccio quel che posso e mantengo alto l’onore degli astanti.
Il vassoio viene ritirato vuoto.
A seguire ribollita e zuppa di farro in zuppiere esagerate.
Loro saggiano languidi e insistono per farcele svuotare mentre raccontano della loro bella regione.
Ciccina contribuisce al racconto per le sue ascendenze catanesi, io sorbisco a cucchiaiate asciugandomi educatamente col tovagliolo un filino colante. La ribollita è da sballo, impensabile replicarla.
Mi sento costretto a raddrizzarmi sullo schienale della sedia e guardarmi un po’ intorno per sgranchire il collo.
Tutto procede bene, passa Hugh Grant, gli sorrido affettuoso.
Arrivano le bistecche, impallidisco.
Qui Ciccina mi da una mano valida. Ci sono persone che è meglio comprarle un vestito che portarle a cena.
I Trinacri sbocconcellano vaghi e lasciano anche la bistecca. La guardo in silenzio, con una punta di tristezza.
Domani piangerò, lo sento.
Rifiutiamo il dolce con decisione, come un unico sodalizio.
Ripassa Hugh e gli chiedo un Glen pensando a una parentela. Non capisce e mi porta una grappa sicula (forse in onore dei nostri nuovi amici).
Paghiamo il conto: 35 euri pro capite e caracolliamo soddisfatti verso la porta, non senza ammiccare al portiere/cerbero.
Cerco un biglietto da visita da scambiare con i siculi ma, mentre prendo il portafogli ricordo di non averli mai avuti. Lo ripongo mesto e mi riprometto, per l’ennesima volta, di farli stampare al più presto.
Concludendo: l’impressione di una catena di montaggio per l’ingrasso di oche (turistiche) da foie gras rimane ma sulla alta qualità e bontà dei cibi non ci sono dubbi. Ed il conto, con i tempi che corrono, è da bettola.
Sorprendente.

Ad ogni buon conto, e sicuro che voi siate più bravi di me, vi posto anche la ricettuzza della Ribollita secondo Il (sor) Latini. Io, dopo aver gustato la sua meraviglia, non ci provo nemmeno a farla e resto convinto che, in questa ricetta, manchi il segreto:
Ribollita (secondo il Latini)
Ingredienti: Cavolo nero, Cavolo verza, Bietola, Porri, Carote, Cipolle rosse, Pomodori maturi, Sedano, Fagioli cannellini, Prezzemolo, Basilico, Pane parzialmente integrale cotto a legna, Olio di oliva e.v.o. (di quello bono) Sale e pepe.
Preparazione: Soffritto di cipolla e olio di oliva. Aggiungere pomodori possibilmente passati. Dopo aggiungere le verdure, precedentemente tagliate a dadini. Aggiungere i fagioli con la propria acqua. Quando il minestrone così preparato è pronto, coprire con strati di pane tagliato, aggiungere olio di oliva e far bollire.

Ma, per non lasciarvi a bocca asciutta, apparecchiate pure la tavola che vi posto la mia ricettuzza della altrettanto mitica:

Pappa col pomodoro



Ingredienti : Per 4 flaccide persone
800 g. di pomodori San Marzano maturi
350 g. di pane integrale raffermo
2 spicchi d’aglio
Peperoncino
2 cm di zenzero, sbucciato e tritato
Basilico, prezzemolo e mentuccia fresca
1 litro di brodo vegetale (usano anche quello di carne ma forse…)
Olio extra vergine di oliva (di quello bono), 3 cucchiai



Preparazione :
Versate l’olio in un tegame e fate rosolare un battutino di zenzero fresco tritato, aglio, peperoncino, prezzemolo, menta e basilico. Aggiungete i pomodori precedentemente scottati e pelati, fate cuocere fino a raggiungere il bollore, aggiungere il pane tagliato a fettine sottili, mescolare bene e quando il pane avrà assorbito la salsa di pomodoro aggiungere il brodo bollente regolando il sale. Far bollire per circa 15 minuti aggiungendo altro brodo se occorre. Lasciare riposare per circa un’ora, quindi mescolare bene per disfare completamente il pane.
Servire calda ma non bollente con un filo d’olio a crudo ed un ciuffetto di basilico.



Se la servite fredda, in bicchiere alto, come un gazpacho andrebbe meglio la cipolla al posto dell’aglio e l’aggiunta di aceto (o limone) per esaltare la piacevole acidità del pomodoro (e magari un cucchiaino di wodka?) decorato con un gambo di sedano bianco fresco.
Buon appetito anche da Gianburrasca!

giovedì 17 maggio 2007

Due di due


Cibo per pappagallini raffinati

To whom it may (not) concern


Ammesso e non concesso che a qualcuno possa marginalmente interessare qualcosa delle mie idee aderisco al cortese invito di Lory, precisando (ma emergerà clamorosamente) che, se di cibo bazzico i fornelli per nutrire il mio corpaccione avido con un casalingo gradimento, di vino bevo (con pacata moderazione) e basta.
E se la mia scuola di cucina è stata materna, quella enologica è stata paterna e per anni ha privilegiato i cd. Vini paesani.
Ora, sui vini “paesani” campani, fino a qualche anno orsono, si poteva stendere un pietoso velo (di bisolfito). Con una rara eccezione che troverete al punto 3.
Per fortuna ora le cose stanno cambiando.

Secondo te il vino è maschile o femminile?
Il vino rosso prevalentemente maschile, il rosato più femminile mentre il bianco va con tutti.

Sei più vino rosso, bianco o rosè?
Tendenzialmente rosso ma col caldo, pesce e cibi leggeri preferisco il bianco.

La tua prima volta ed il tuo miglior ricordo "emotivo" di un vino.
Per motivi di lavoro mio padre conobbe il “Custode del Vesuvio”, omino addetto alla sbarra alla fine della strada, lì dove c’era un tempo la stazione di partenza della funicolare (Funiculì, funiculà) distrutta nell’ultima eruzione del ’44 e poi la seggiovia, chiusa nel 1983. Il signore non è che avesse molto da lavorare e quindi coltivava viti, con perizia inusuale per l’epoca, e faceva ottimi vini. In quel periodo a casa mia arrivavano ogni tanto damigianelle del mitico Lacryma Christi del Vesuvio (autentico) rosso (Piedirosso) o bianco (Caprettone) ma quello che io preferivo era senz’altro il Lambiccato (Catalanesca, vitigno importato da Alfonso I d’Aragona verso la metà del 1400, credo sia uva da tavola) bianco dolce e frizzante (di quest’ultimo giungevano bottiglie contate). Erano i tempi dell’Asti spumante, il mondo era in bianco e nero, io ero sull’orlo dell’adolescenza e la parola brut era sconosciuta, a sentirla al massimo si pensava ai Brutos.


La miglior associazione tra un vino e una portata.
Sono un uomo da trattoria di campagna, allora, se posso ordinare, per me vorrei: provolone piccante, olive passolone conciate, salame di Mugnano, pane cotto a fascina e una bottiglia di Lettere rosso frizzante (e magari fresco). Il tutto a primavera sotto una pergola di limoni.

La tua migliore degustazione (prevista o fantasticata).
M.me Clicqot che mi invita ad una cena a lume di candele nel suo castello e stappa il suo miglior millesimato per accompagnare ostriche e aragosta (la pronipote andrebbe meglio).

Chi sceglie il vino a casa tua e chi amministra la cantina.
Io (Ciccina è quasi astemia ma sta studiando, Ciccillo ancora non l’ho capito).

Quanti vini hai in cantina?
13 etichette (17 bottiglie). Nella possibilità che detto numero porti sfortuna stasera ne stappo una. (mica volete l’elenco?)

Come inizieresti un giovane al vino?
Quando apro un buon vino (su un buon piatto) lo offro alle mie figlie da provare. Per ora schifano i vini quotidiani ma saggiano volentieri quelli migliori. Se continua così a me va bene.

***

E poiché mi trovo con la penna in mano (metaforicamente parlando), partecipo anche al meme degli Scribacchini e di altri prima di loro.

MEME chi sei? (ora mi sento uno spudorato)

SONO: tendenzialmente influenzato da quello che altri hanno già scritto. Sono tutti voi (almeno in parte). Sono un professionista che lavora, un uomo che ama molto (persone, animali, cose), un giovane che gioca a scrivere un blog, un padre che (in qualche modo) accudisce due figlie, un ragazzo che si diverte a cazzeggiare con gli amici…
TENDENZIALMENTE SEMBRO: un po’ burbero (così mi dicono, ma non è vero, o no?).
FREQUENTO: qui è facile, pochi amici e molti luoghi nuovi.
EVITO: la folla come la peste. Unica eccezione il primo scudetto del Napoli (e vorrei vedere!).
AMO: Ciccina, le mie figlie, il gatto, i miei amici, la mia casa, le mie cose di cui sono geloso, il mare, il Vesuvio ecc. ecc.
ODIO: chi ama molto spesso odia molto: i compromessi, gli accomodamenti, la viltà (ma a volte la capisco e la giustifico, non siamo eroi), i carrieristi, certi modi (meridionali?) di fare politica, affari, camorra usura…
ADORO: le mie figlie quando dicono: “Papi, ma è buonissimo!” anche se ogni tanto ho l’impressione che mi incensino un po’.
DETESTO: la sciatteria in particolare sentimentale, la mancanza di “cura”.
RICORDO: spesso ciò che vorrei dimenticare.
RIMUOVO: a volte ciò che dovrei ricordare.
RESTO INDIFFERENTE A: alle cose urlate (tranne il buon rock), agli show-risse televisivi, alle superbelle…
MI INNERVOSISCE: il circolo mediatico che si solleva (alimentato da un maligno interesse di parte) su alcuni fatti di cronaca che andrebbero riportati solo come tali, senza commenti o giudizi di valore e mi riferisco, per esempio, all’orripilante delitto di Cogne, di Erba, alle Maestre stupratrici, all’autista del pulmann di bambini fatto di marijuana.
MI RILASSA: leggere, fumare (solo tabacco e so che non dovrei), la presenza di Ciccina (a volte), sapere che le mie figlie sono a casa, un bel whisky torbato con gli amici, cucinare…
CHIEDO: che dall’illusione , si passi alla speranza e poi (in breve tempo) ai fatti. Che finisca l’ideologia della crescita economica esponenziale, che si faccia crescere (per almeno qualche anno) il cd. Terzo mondo. Perché quello che abbiamo basta e avanza ai più. Naturalmente chiedo lavoro vero per chi non ce l’ha.
OFFRO: interesse e curiosità per le storie altrui e un piatto cucinato. E sul piatto prometto buona volontà.
MI DEPRIMO: quando a via Toledo passa l’auto della Finanza e questi poveri cristi di abusivi scappano con le loro coperte piene di merce contraffatta. E dopo cinque minuti sono di nuovo lì. Mi sembra un’inutile mancanza di rispetto per la Finanza, per loro, per noi.
MI VESTO: perché devo (e anche perché è meglio).
MI SPOGLIO: lentamente, con malizia (ma il risultato non cambia).
MI ELETTRIZZA: un nuovo ospita a cena, lo tratto manco fosse Veronelli.
MI DEMORALIZZA: lo sterminio di massa che prosegue indisturbato nel mondo e che ora è portato dai “cristiani” Paesi occidentali ma non solo da loro. La globalizzazione dell’assassinio della povera gente.
MI PIACEREBBE: conoscervi tutti quanti perché siete bella gente. Mi piacerebbe fare una cena con voi. (magari ognuno porta qualcosa, eh?).


E visto che di mestiere da grande farò il food_blogger beccatevi questo passato di carote squisito e disintossicante (lo so, non dovrei dirlo io e aspettare che lo proviate).


Ingredienti per 2 che non hanno superato la prova costume:
carote gr. 500
cipolle 500 gr. (circa 2 grandi)
olio evo 3 cucchiai (meglio burro se si può)
Maizena 3 cucchiai rasi
Latte fresco 4 cucchiai
Parmigiano
Sale & pepe
Prezzemolo
Una goccia di aceto balsamico

In olio mettete a colorare le cipolle tagliate a fette sottili, quando si ammorbidiscono aggiungete le carote tagliate a rondelline, coprite e lasciate andare a fuoco dolce senza bruciare (come faccio io spesso), aggiungete la maizena e il latte a poco a poco mentre girate per evitare grumi. Continuate la cottura dolce a pentola coperta e regolate il sale.
Dopo circa 15 minuti, se le carote sono morbide (ma non sfatte) passate il minipimer, altri 5 minuti ed è fatta, lasciate riposare.
Parmigiano, prezzemolo, pepe, un goccio d’aceto e a tavola.

giovedì 12 aprile 2007

Quel che resta del giorno...


Tornavo cogitabondo a casa dal lavoro (si sa che le responsabilità incidono sull’umore) quando detto umore vira decisamente al nero per una telefonata di Ciccina (ma perché chiama sempre a quell’ora?) che mi ricorda di comprare la lettiera per Ciccillo, un petto di pollo (sempre per il desso) sapone lavatrice ecc. ecc. e, per giunta, mi avverte che tornerà alla 9 (leggi 21) ed ha molta fame.

Ma ditemi voi come posso fare io (da solo praticamente) a lavorare, fare la spesa, cucinare e, per giunta, tenere un blog?

Ma voi, voi dico, come fate? Chi vi aiuta?

Per puro dispetto decido di comprare esattamente (ed esclusivamente) le cose che mi ha chiesto.

E basta.

Cioè rinuncio alla promessa lonza di maiale caramellata al limone che dopo tanti giorni di ascesi (praticamente una Pasqua in bianco) pensavo ci fossimo meritati.

Diciamo che come dispetto somiglia un po’ a quello del marito che, per fare dispetto alla moglie, si castra. Ma che vuoi fare, quando il carattere è brutto…

Arrivo a casa, metto a fare il pollo per il parassita, apro un solopaca (rosso) e saltello un po’ tra i TG.

Poi comincio a pentirmi, vuoi perché tra poco torna (la Parassita) vuoi perché il vinello (a digiuno) sa fare il suo mestiere, sospiro rabbonito, mi alzo e mi metto a rovistare tra le provviste di sussistenza.

Zuppa di mele e fagioli

(dedicated to Cat and Morso)

Ingredienti per 4 persone:
mele annurche 2 (circa 300 gr)
fagioli cannellini secchi 300 gr
pancetta coppata paesana 50 gr
farina bianca, 2 cucchiai
cipolla 1
brodo vegetale 1 litro
aceto di mele 1 cucchiaio
miele 1 cucchiaino
olio evo 1 cucchiaio
sale & pepe bianco
rosmarino (una antecchia)

Preparazione:

Mettete a cuocere i fagioli per un’ora circa in acqua non salata, a fuoco lento.

Tagliare la pancetta a dadini e unirla in una padella con la cipolla e un cucchiaio di olio fino a dorare, aggiungere la farina e bagnare con un po’ di brodo, girare bene per fare sciogliere i grumi (praticamente una mini vellutata), aggiungere il resto del brodo e lasciarlo ridurre alla metà a fuoco dolce, dopo circa 15 – 20 minuti unire l’aceto di mele, un cucchiaino di miele e un pizzico di sale.

Quando i fagioli saranno cotti versarli nel brodo ristretto e continuare a fuoco dolcissimo.

Pulire le mele e tagliarle a dadi, unirle ai fagioli e farle insaporire per circa 10 minuti per farle ammorbidire, regolare il sale e servire ben caldo guarnendo con un’antecchia di rosmarino.

E gnam gnam… slurp!

Meglio tardi che mai.

PS: è agrodolce.