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mercoledì 6 giugno 2007

Sono un po’ stanchino. Credo che tornerò a casa, ora.

Vesuvio allo specchio

Non ci voleva Forrest Gump stasera.
No, non ci voleva proprio.
Sono facile alla commozione.
Una dopo l’altra tante emozioni, l’INPDAP, Ciccina che fa l’immersione e prende il brevetto PADI e (giustamente) festeggia con i sub, le mie figlie che mandano sms che affermano il loro diritto a dormire a casa di amiche.
No, non ci voleva proprio, di sabato.
Il pensiero, non so perché, vola alle poesie di Quasimodo, al libro di Nadolny Sten La scoperta della lentezza, a Miguilin di Guimaraes Rosa, a Oltre il giardino,ultimo film di Peter Seller, ad altri pensieri.
Vola anche al mio primo viaggio in USA dopo circa 20 anni che il mio fratello/amico stava lì, sono andato a trovarlo.
Sono stato l’ultimo degli amici a farlo.
Forse per manifestargli il mio dolore per la sua assenza, forse solo per pigrizia.
Abbiamo fittato un pick up.
E abbiamo fatto dalla Lousiana alla Florida passando per il Mississipi e l’Alabama.
In un giorno solo.
Come dire: on the road again.
Compreso il ritorno.
In un giorno solo, compreso l’insabbiamento del pick up su una infinita spiaggia della Florida.
Non ricordo quale telefilm volevamo imitare ma ci siamo insabbiati dopo 10 metri. C’è voluto il carro attrezzi per tirarci fuori.
E abbiamo mangiato da Bubba Gump .
Gamberi buoni, porzioni incredibili, a cestini, pochi dollari.
Ma forse avremmo potuto pagare anche cento o mille dollari.
Sarebbe andato bene lo stesso.
Certe cose non hanno prezzo (a volte la pubblicità non sbaglia), non so cosa ne pensiate voi.
È stato un bel viaggio.
Poi lui tornava alla sua università e io al mio lavoro a Napoli.
Ora New Orleans mi dicono che non c’è più, le cose belle passano.
Come dire (con la mamma di Forrest): “Devi cercare il passato dentro di te prima di andare avanti”.

E quindi una serata davanti alla tv, per fortuna con un buon film.
Roba da pensare alle poesie di Quasimodo, al libro di Nadolny Sten La scoperta della lentezza, a Miguilin di Guimaraes Rosa, a Oltre il giardino,ultimo film di Peter Seller, ad altri pensieri.
Buono, la fame passa.
Un’insalata e via, la serata svolta.
Il medico sarà felice, i grassi caleranno.

Eppure, eppure, alla fine del film una piuma bianca vola.
Vola leggera.
In alto.
C’è una nota positiva.
C’è qualcosa che va avanti.
Che mette appetito.
Dobbiamo andare avanti.
Con leggerezza.
Mi torna l’appetito.
La ricetta di Cat: Paccheri, ceci neri e peperoni.
Semplicemente geniale, delicata e colorata.
Non ho 48 ore per i ceci e, soprattutto, non ho i ceci umbri (e foschi).
Non fa niente, mi perdonerà.
Apro una buatta di ceci (bianchi o chiari?) e una di peperoni arrostiti Primavera.
Metto l’acqua sul fuoco.
Mmmmmhhhh, con i ceci qui mettiamo le fettuccelle (non che manchino i paccheri trafilati ma salvo la tradizione partenopea).
Fettuccelle NON ALL’UOVO, ben intesi.
Separo i peperoni rossi che conservo per il set e metto quelli gialli a soffriggere in olio con i ceci scolati per fare un po’ di pappetta (lo so, suona male ma è così) insieme ad aglio e peperoncino.
Scongelo due gamberi di quelli grandi e carissimi (ma Cat se li merita) e li butto nel soffritto alla fine, aggiusto di sale e lo trasformo in piatto unico.
Scolo al dente (e che ve lo dico a fare) e salto in padella a fuoco vivo.
Fotografo e servo in tavola.
Gradisco molto.


La leggerezza di Cat si è persa ma qualcosa è rimasto, lui mi perdonerà, ne sono sicuro.
Fuori il traffico impazza in questo saba infernale del sabato napoletano.
Ora mi preparo alla partenza per Londra.
Bye, See You On Monday!