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29 settembre 2009

CUCINA PER INCAPACI

DI LAJULES

Sono ormai tre anni che mi celo (con poca efficacia) dietro la bellicosa ingordigia di Dead Chef, ma sono sicura che nessuno di voi lettori mi ritiene una vera cuoca. La verità è semplice: sono una cuoca tremenda, con poca ispirazione, poca voglia di fare, pessima organizzazione e coordinazione, e, peccato dei peccati, pochissima pazienza. Non voglio dire di non saper fare proprio niente, e spero anzi un giorno di pubblicare la ricetta della Trixie cake alla zucca e cioccolato che ho realizzato in onore della mia cagnolina Trixie (la torta imita il marrone tigrato del mio cane). Tuttavia non posso negare di preferire di gran lunga l'esperienza da fruitrice, piuttosto che di creatrice, di ricette.

Oggi però voglio presentarvi una ricetta che non intimidisce neanche le pigre inconstanti come me. Il titolo del post, vi dirò, è decisamente ingiusto, perché la ricetta viene dal mio cuoco/scrittore preferito, Giuliano Bugialli. Mi spiego. Quando mi sono trasferita in America, portai con me alcuni libri di ricette, tra cui i primi due volumi Feltrinelli di Allan Bay. Avevo capito che il mio passaporto italiano comportava una responsabilità precisa: perpetuare il mito della donna italiana regina della cucina. Dopo poche settimane, però, mi resi conto che molti degli ingredienti dei miei ricettari italiani erano introvabili, costosissimi, o senza sapore in terra americana. Se mi togliete i pomodori freschi, le sarde fresche, i miei formaggi preferiti, il vitello, e tutti gli affettati, a me cosa rimane? Iniziai dunque a cercare libri di ricette italiane scritte per il mercato americano, e fu così che mi imbattei in una copia a $5 di The Fine Art of Italian Cooking di Giuliano Bugialli.

Giuliano Bugialli è un cuoco italiano che ha fatto una fortuna negli Stati Uniti con i suoi libri che raccontano la cucina tradizionale italiana da un punto di vista che definirei "radical-fiorentino". Le ricette del libro hanno tutte origine toscana, e devo dire con gioia che mancano tutte le fregnacce italo-americane tipo Pasta Alfredo o Pasta con le Polpette o Pollo Francese che gli americani ci attribuiscono di continuo. Quello che amo di più di questo libro, però, è che tutte le ricette che ho provato a realizzare sono venute BENISSIMO, cosa che non mi capita molto spesso.

Ho trovato una ricetta in particolare che non solo viene benissimo ogni volta, ma la cui preparazione è talmente semplice e geniale che ancora oggi non riesco a capacitarmene. Si tratta di un pentolone di cipolle, peperoni, melanzane e pomodori adagiati a strati e cotto per 20 minuti senza mescolare, e poi 10 minuti finali con occasionali mescolate. A me che le melanzane non vengono mai, trovarmi un pentolone di verdure perfettamente cotte e pronte per condire una pasta o per fare da contorno a della carne, è una gioia senza fine. Se una sera non avete voglia di far niente, ma avete gli ingredienti giusti e mezz'ora di tempo, provate questa bomba di verdure con pochissimo olio.


PEPERONI E MELANZANE
Ingredienti: 2 peperoni rossi (o gialli e rossi, o come volete); 2 cucchiai d'olio extravergine; 1 cipolla rossa; 1 melanzana grossa; 2-3 pomodori (anche due pomodori perini in scatola, con un po' di sughetto, vanno bene); sale e pepe. Versare l'olio in una pentola capiente. Aggiungete la cipolla tagliata a fettine di mezzo centimetro in uno strato. Aggiungere i peperoni tagliati ad anelli in un secondo strato. Seguono le melanzane, tagliate a cubetti di un centimetro, per il terzo strato. Alla fine, aggiungere i pomodori e fette per lo strato finale. Salate e pepate a piacere. Mettete il coperchio e cuocete a fuoco medio per 20 minuti SENZA MESCOLARE. Poi, mescolate bene e aggiustate di sale e pepe. Proseguite la cottura per altri 10 minuti, senza coperchio, e mescolando di tanto in tanto. E' così facile che mi viene da piangere.

20 maggio 2008

LA CUCINA DELLA MAMMA

DI LAJULES

Da un paio di settimane mi sono ritrovata a trascorrere la maggior parte del mio tempo con Trixie, la mia nuova cagnolina di ormai dieci settimane. Complice di questo mio nuovo ruolo di genitrice è la crisi economica che ha invaso gli Stati Uniti che mi sta tenendo alla larga dal lavoro. Destino di freelancer. Ad ogni modo, sono sempre più stupita di quanto tempo ed attenzione si debba dedicare a un cane. Ora che sono mamma e addestratrice, devo adattarmi. Ecco a voi la mia mattinata:

Ore 5:30 Trixie si sveglia ed è ammessa sul lettone. Ovviamente la maledetta mi saluta saltandomi sulla faccia e mordendomi un orecchio. Si calma solo quando mi giro dall’altra parte (mandandola a ca**re a bassa voce). A quel punto, Trixie si arrotola sul cuscino e mi appoggia la testolina sul collo, addormentadosi di botto. Così era abituata coi fratellini e la mamma, ed io me la godo finché dura.




Ore 8 Trixie ricomincia con i morsi, ed il caro Alec si offre di vestirsi e portarla fuori. Io riposo ancora un po’, e raggiungo Alec e Trixie in salotto venti minuti più tardi. Alec sta dormendo sul divano; Trixie sta masticando una delle mie ciabatte. Faccio una rapida inspezione al pavimento per scovare, prima che sia troppo tardi, bisognini abbandonati durante la notte. Fortunatamente, Trixie è molto brava per la sua età.

Ore 8:05 Trixie comincia ad inseguirmi per la casa, aggrappandosi coi denti ai pantaloni del pigiama. Io scappo e metto le braccia davanti alla faccia come dice il manuale (Puppies for Dummies). Poi mi vesto di fretta, e decido di portare Trixie a fare il suo secondo giretto.

Ore 8:15 Appena uscita, Trixie pianta le zampine per terra e mi fa capire di voler tornare a casa. Trixie è terrorizzata dalle macchine, e anche da due cani che abitano in un altro isolato ma i cui latrati si sentono anche da casa nostra. L’uscita è estenuante. Metà è trascorsa ad incoraggiare Trixie a muoversi, l’altra metà a tenerla lontana da qualsiasi avventore. Dall’affetto smodato che Trixie dimostra al primo venuto, si direbbe che Alec ed io passiamo intere giornate a frustarla.



Ore 8:50 Torno a casa sfinita, e preparo la ciotola di Trixie. Visto che lei è ancora sotto antibiotici per una tosse canina, le preparo il mio famoso riso in bianco con pollo lesso. Cospargo il tutto di crocchette, perché quando starà meglio mangerà quello, ma so che Trixie le ignorerà. Per adesso, le piace solo il cibo della mamma.

0re 9:00 Gioco un po’ con Trixie. Il suo passatempo preferito è rincorrere la bottiglia di plastica.

Ore 9:10 Trixie fa un riposino, che durerà un paio d’ore (se tutto va bene). Io vado a lavorare o a fare le cose che faccio quando non lavoro.

Gli ultimi quattro momenti della mia giornata si ripetono poi per altre tre volte, corrispondenti ai pasti di Trixie. Le uscite di Trixie ammontano ad un totale giornaliero di due o due ore e mezza, il che mi porta ad crollare addormentata sul divano alle dieci e mezza di sera.

Devo dirvi, c’è un lato di questa esperienza che mi ha sorpreso. Con Trixie, sto dimostrando una pazienza che non credevo di avere. Non mi arrabbio quando devo pulire per terra, né quando devo correre al supermercato perché ho finito il pollo. Non mi arrabbio quando Trixie si ostina a mangiare tutti i sassi e i pezzi di legno che trova per terra, né quando mi ruba le scarpe e se le porta nella cuccia. Sarà che Trixie è ancora bellissima e morbidissima e con tanto di alito da omogeneizzato da cucciola. Sarà anche che mai prima d’ora la mia cucina era stata tanto apprezzata. Dico io, Trixie salta di gioia quando arriva il mio pappone e volta il musetto alle crocchette. Chi altro ha mai fatto lo stesso? In fondo, le lusinghe, con me, vanno lontanissimo.

PAPPONE PER CANI

INGREDIENTI: riso bianco; petti e sovracosce di pollo; crocchette.


Bollite il riso bianco per il tempo indicato dalla confezione più due minuti. Deve essere assolutamente scotto. Nel frattempo, bollite i pezzi di pollo in un pentolone pieno d’acqua. Quando saranno perfettamente cotti, lasciateli raffreddare e infine tagliateli a pezzettini. Accertatevi di scartare tutti i pezzettini d’osso, che possono essere letali per il vostro cane. Mescolate due parti di riso per ogni parte di pollo. Cospargete il tutto di crocchette per cani. Chiamate il vostro cane e provate a farlo sedere prima che si avventi sulla ciotola.
Variante: Se il vostro cane è convalescente, potete aggiungere anche una cucchiatata di yogurt.

12 febbraio 2008

RINATA SOTTO IL CAVOLO

DI LAJULES

Dopo quasi 3 anni di pendolarismo estremo e generalizzate rotture di cosiddetti, ho finalmente detto addio al mio lavoro dalle 9 alle 5 per provare a diventare una freelancer a tempo pieno. Questo passo é stato considerato a lungo da me e dal mio consorte e alla fine eccomi qui: ancora in pigiama alle due del pomeriggio di un martedì qualunque.

Per festeggiare il tempo libero e i soldi mancanti, mi sono data alla cucina, in cui impiego le mie energia una volta dedicate alla mia vita da cubicolo. Come inizio, ho realizzato un piatto invernale che sognavo da settimane: la bistecca di cavolfiore.

A me il cavolfiore piace moltissimo, incluso l’odore che spande per la casa quando cuoce. Come potere vedere dalla foto, Alec ha aiutato i festeggiamenti aggiungendo al piatto un filetto di pesce cotto al forno. Il piatto finale mi ricorda un quadretto naif di un alberello ricorperto di neve davanti ad un fiumiciattolo. L’intero paesaggio é scomparso nelle mie fauci nei soliti 25 secondi netti. La ricetta che vi lascio é solo quella del cavolfiore pero’. Spero vi piaccia.


BISTECCHE DI CAVOLFIORE

Ingredienti: un cavolfiore; 750 ml di acqua; 500 ml di latte intero; olio

Riscaldate il forno a 125°C. Tagliate due fette spesse 2 cm dal centro del cavolfiore e mettele da parte. Tagliate le cimette restanti e mettetele in un pentolino con l’acqua, il latte, sale e pepe. Portate a bollore e fate cuocere per 10 min circa, finchè le cimette non saranno tenere. Scolate le cimette, mettendo da parte 500 ml di liquido. Versate le cimette in una teglia e mettete in forno per 10 minuti per asciugarle. Frullate le cimette con il liquido messo da parte, fino ad ottenere una crema densa. Alzate la temperatura del forno a 175°C.
Scaldate due cucchiai d’olio in una padella (possibilmente una padella di ferro che possa essere trasferita in forno). Spennellate le bistecche di cavolfiore con un filo d’olio e cuocetele in padella circa 2–3 minuti per lato (i lati devono essere dorati). Mettete la padella in forno e cuocete per 10 minuti.
Versate una mestolate abbondante di crema di cavolfiore su un piatto, ed adagiatevi sopra la bistecca di cavolfiore.

30 novembre 2007

ESPERIMENTO NEL TERRORE

by annucci


Cari Fiori,
come vi ho già anticipato ad aprile andrò in Giappone in viaggio di nozze.
Sono veramente entusiasta alla sola idea, è un sogno che diventa realtà per me! ma vi renedete conto??? andrò nella terra delle Pimpinate!!
Dopo aver torturato (a suon di strilli acuti nelle orecchie) l'impegata dell'agenzia di viaggio per farmi dire dov'è il parco a tema della Sanrio sono finalmente riuscita a scoprirlo.
Il mio fututo marito dovrà farsi un giro sulla barchetta di My Melody e dovrà abbracciare dei beoti vestiti da Hello Kitty, ma sono sicura che sopravviverà!

Non vedo l'ora inoltre di assaggiare i più svariati cibi che la cucina giapponese avrà da offrirci.
Già da alcuni anni mi diletto, ed in questo le care Lajules e Frannisia mi sono molto d'aiuto, a comprare dolcetti confezionati giapponesi.
Avtete presente tutti quei dolcetti assurdi dalle confezioni colorate??
Ebbene ne ho comprati parecchi negli USA e ad Hong Kong ma più per abbellire la cucina che altro, raramente abbiamo avuto il coraggio di assaggiarli.
Recentemente io e il mio fidanzato (papapolpo per chi non l'avesse ancora capito) abbiamo preso il coraggio a due mani ed abbiamo deciso di assaggiarne uno, così tanto per prepararci a quando saremo in Giappone.


Bè questo esperiemento è andato al di là delle nostre più cupe previsioni.

Come potete vedere dalla foto qui sotto la confezione dello snack, la merenda preferita dai bambini giapponesi, si presentava colorata e allegra.
Il contenuto era il seguente:

1 vassoietto bianco di plastica
1 palettina
2 bustine colorate.


Papapolpo segue le istruzioni e mischia la polverina all'acqua.

Le istruzioni parlavano chiaro: aprire una delle due bustina e versare il contenuto nella vaschetta più grande del vassoietto, versarvi dentro un poco d'acqua e mischiare. Dall'intruglio è venuta fuori una pappetta violacea con un forte odore finto di uva fragola.

papapolpo versa il contenuto della bustina 2 nella vaschetta.

Il secondo passo è stato quello di aprire la seconda bustina e versarne il contenuto nella vaschetta più piccola del vassoietto.
Come potete notare dalla foto sopra si trattava di cristallini di zucchero colorati e scoppiettanti. Odore indecifrabile, più o meno detersivo per i piatti.



Papapolpo intinge la sua pappetta nei cristalli di zucchero

lo step numero 3 è facilmente intuibile: con la plettina prendere un pò di pappetta violacea ed intingerla nei cristalli di zucchero colorato scoppiettante.


Papapolpo il temerario sta per scoprire gli effetti di questo terribile esperimento.



l'espressione eloquente di papapolpo dopo aver assaggiato il nostro snack


Come facilmente intuibile lo snack preferito dai bambini giapponesi ha un gusto disgustoso.
Abbiamo imparato una preziosa lezione: i bambini giapponesi hanno veramente dei gusti di merda!

No scherzo, ma una cosa è sicura: eviteremo di assaggiarne altri!

Ciao e al prossimo esperimento.

22 marzo 2007

Chi ha paura del Lisomucil?

DI LAJULES

Dovrei scusarmi ma l’ho già fatto troppe volte. Dead Chef presenta lo stesso piatto per una settimana di seguito e io che dovrei dire? “Scusate, camberiemo il menu al più presto…” E magari dovrei spignattare di notte i miei banchetti avvelenati per poterli poi descrivere tra queste pagine Web. Come no!

Questa settimana pero’ la scusa ce l’avevo: giovedì scorso mi sono presa un’influenza coi controfiocchi che mi ha gettato in quattro giorni di febbri, starnuti, e colpi di tosse grassa. A coronare un fine settimana alle ortiche (complemento di termine) si è aggiunta l’ultima tempesta di neve dell’anno. Il risultato è che solo oggi Alec ed io siamo riusciti a ripristinare linea telefonica e connessione internet. Se non c’era niente di nuovo si Dead Chef, è stata colpa del destino.

Eppure posso dare la colpa a Esculapio e a Zeus, ma alla fine so che, se avessi voluto, avrei potuto scrivere e poi postare in ufficio mercoledì mattina. Ho preferito rigirarmi nel lettone tra mille lamenti con le mie copie di Glamour e People. La ragione è una sola: a me la primavera mi fa incacchiare, e quando sono incacchiata, scrivere mi viene malissimo. Perdonate quindi l’incacchiatura e speriamo che passi presto.

Per dare un senso anche a questo post, vi lascio con una ricetta che è per me un classico intramontabile ed ingrediente fondamentale di qualsiasi convalescenza: IL RISO AL LATTE. Se avete avuto una nonna come la mia, ricorderete che stare a casa con la febbre significava pranzare a letto con un piatto fumante di riso cotto nel latte, con un pizzico di sale e una spolverata di parmigiano. Il riso veniva recapitato dalla nonna in persona, che ci raccomandava di soffiare forte e di pestare il riso con la forchetta in modo che occupasse tutta l’area del piatto.

Oggi se mi ammalo, sto a casa sola come un cane ad analizzare maniacalmente i miei sintomi. Il riso al latte me lo preparo da me e poi sghignazzo felice quando so che nessumo mi forzerà giù per il gargarozzo un cucchiaione di Lisomucil sciroppo.


RISO AL LATTE

Portate a bollore 750 ml di latte, salate, e versate 350 gr di riso per risotti. Abbassate la fiamma e continuate a cuocere e a mescolare, aggiungendo latte caldo se ce ne fosse bisogno (ce ne sara’). Quando il riso e’ pronto, impiattate e cospargete di parmigiano. Servite al malatino di casa appena prima del Lisomucil.

04 agosto 2006

FAI COME PROVENZANO: LA RICOTTA FATTA IN CASA

BY LAJULES

Si avvicina il weekend e sia in America che in Italia sembra che il tempo sia davvero inclemente. Non c'e' occasione migliore allora per chiudersi in casa a godersi l'aria condizionata e a tentare qualche esperimento in cucina.

L'esperimento che vi propondo e' la ricotta fatta in casa. Questa ricetta certo sara' piu' gradita a chi come me vive in terra straniera e gastronomicamente semi-ostile. La ricotta qui e' popolarissima, ma e' fatta diversamente da quella italiana. In Italia, la ricotta e' fatta con siero di latte acidificato; negli Stati Uniti si usa latte pastorizzato e aceto. L'effetto e' diverso. Se la ricotta italiana e' soda e dolcina, quella americana e' granulosa e acidella. Se cotte, quella italiana si ammorbidisce senza perdere la forma; quella americana diventa liquida.

Ho imparato allora che e' molto facile farsi una ricotta in casa che sa di latte e non di aceto, e che rimane in forma anche nel mio piatto preferito: la torta pasqualina.

RICOTTA FATTA IN CASA

INGREDIENTI
2 litri di latte intero
250 gr di panna liquida
2 cucchiaini di sale
3-4 cucchiai di succo di limone fresco



-Preparare nel lavandino uno scolapasta coperto da una mussolina (una specie di garza fitta per filtrare le salse).

-Portare a bollore il latte, la panna e il sale.

-Aggiungere il succo di limone, abbassare la fiamma e mescolare per qualche minuto finche' il latte non si raggruma (non si raggrumera' tutto, quindi non vi preoccupate se e' molto liquido).

-Continuare a cuocere per 4-5 minuti e poi, con un mestolo, travasare il latte nello scolapasta.

-Lasciare riposare per un'ora, e poi mettere in frigo a raffreddare.

Io l'ho assaggiata anche calda ed e' buonissima. Dovrebbe venire un 3-4 etti di ricotta piuttosto consistente e cremosa, e molto buona! Se poi siete dei mafiosi latitanti da quarant'anni, allora probabilmente non avrete bisogno di leggere questo post. Sembra che quando Bernardo Provenzano fu arrestato in aprile, avesse delle ricotte fatte in casa. Sono sicura che ne avesse offerte un po' alla squadra antimafia, sarebbe ancora ad ammazzare in pace.