Il blog di Italians for Darfur

martedì, ottobre 24, 2017

Un tribunale del Darfur condanna a morte 2 persone

Il Tribunale Speciale dell'Est Darfur nella Capitale del suddetto Stato, Ed-Daein, ha condannato due persone a morte con l'accusa di omicidio e rapina armata.

Secondo l'agenzia ufficiale SUNA, nell'aprile 2015, i condannati avevano affittato un veicolo da una persona che hanno ucciso e a cui hanno rubato l'auto.

Il giudice delTribunale di Ed-Daein, Habib Mohamed Ahmed, ha trovato gli accusati colpevoli ai sensi degli articoli 130 e 175 del codice penale del 1991 e li ha condannati a morte.

Il Tribunale ha, anche, condannato l'imputato a un termine di dieci anni di carcere per aver violato gli articoli 26 e 42 della legge sulle armi e munizioni.

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giovedì, aprile 28, 2016

Uno dei comandanti del JEM potrebbe subire la pena di morte

Il Movimento ribelle per la Giustizia e l'Uguaglianza (JEM) ha messo in guardia il Governo sudanese sulle conseguenze che potrebbero esserci per lo svolgimento della condanna a morte emessa, cinque anni fa, contro la figura di primo piano del Movimento, El-Tom Hamid Tutu.

Tutu è stato catturato dall'esercito sudanese durante un attacco congiunto lanciato dal JEM ed il Movimento per la Liberazione del Popolo del Sudan-Nord (SPLM-N) contro la posizione dell'esercito nella zona di Al-Tayes nel Sud Kordofan.

Il 28 agosto 2011, il Tribunale ha condannato Kadougli Tutu a morte per impiccagione e la sentenza è stata confermata dalla Corte Suprema nel marzo 2012.

In una dichiarazione estesa ai media, il Portavoce del JEM, Gibril Adam Bilal, ha affermato che il procedimento di esecuzione della pena di morte è iniziato martedì mattina presso il carcere di massima sicurezza di Kober a Khartoum.

"L'amministrazione della prigione di Kober ha trasferito martedì mattina il rappresentante del JEM e prigioniero di guerra, El-Tom Hamid Tutu, dalla propria cella all'arena della morte in preparazione per l'attuazione dell'esecuzione", si legge nella dichiarazione

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mercoledì, agosto 01, 2012

No alla pena di morte: mobilitazione contro la lapidazione di Layla Ibrahim Issa Jumul


Layla Ibrahim Issa Jumul, 23 anni, sudanese originaria del Sud Kordofan, è stata condannata a morte tramite lapidazione il 10 luglio 2012 dalla Corte Criminale di Mayo, Khartoum, sulla base dell'Articolo 146 del Codice Penale Sudanese del 1991. La ragazza, accusata di adulterio dal marito che non ne ha riconosciuto il figlio, è ora detenuta nel carcere femminile di Omdurman, nei pressi della capitale sudanese, con il figlio di sei mesi. 

Dopo il successo della mobilitazione internazionale contro la lapidazione di Intisar Sharif Abdallah, rilasciata lo scorso luglio, Amnesty International e Italians for Darfur ONLUS rilanciano la sfida anche questa volta, chiedendo al governo sudanese che venga salvata la vita della giovane madre e venga riformato il Codice Penale sudanese.

La lapidazione di Layla Ibrahim Issa Jumul è chiaramente in contrasto con la stessa Costituzione sudanese che sancisce la non applicabilità della sentenza per donne in stato di gravidanza e in allattamento. Il processo sarebbe stato condotto in maniera iniqua, senza che la donna abbia potuto avvalersi del proprio legale, in violazione dell'Articolo 135 del Criminal Procedure Act.

Ora si ripresenta l'occasione, dopo il successo delle trascorse iniziative, di renderci tutti protagonisti nella corsa contro il tempo per salvare la vita di Layla, donna e madre sudanese, condannata a morte per lapidazione.

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giovedì, luglio 05, 2012

E' UFFICIALE: INTISAR, CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE IN SUDAN, E' LIBERA

"Intisar Sharif Abdallah, la ventenne condannata a morte in Sudan per lapidazione, è stata rilasciata".
E' quanto si legge in una nota di Italians for Darfur che lo scorso 12 giugno aveva lanciato una petizione per chiedere la liberazione della giovane accusata di adulterio e che ha raggiunto grazie all'impegno delle organizzazioni che l'hanno rilanciata, tra cui Giornaliste Unite Libere Autonome, Articolo 21, Associazione delle donne migranti, le 15 mila firme cui vanno sommate le oltre 10.000 raccolte da Amnesty International.
La notizia è stata confermata ufficialmente dagli avvocati difensori della giovane donna e dai volontari di "Strategic Initiative for Women in Horn of Africa" che hanno supportato Intisar e i suoi familiari durante la detenzione. La giovane è stata rilasciata senza condizioni e senza alcuna spesa ulteriore.
La Corte d'Appello di Karari, Omdurman - Khartoum, ha annullato il precedente verdetto e ha ordinato la scarcerazione immediata di Intisar. Secondo Siha, il caso non è stato rinviato al Tribunale locale, come avvenuto per altri procedimenti, sancendo di fatto la fine dell'iter processuale.
Intisar era detenuta in isolamento, con il suo bambino di 5 mesi dal 22 aprile, con l'accusa di adulterio e condannata senza rappresentanza legale. La vicenda era stata denunciata da Human Rights Watch e Amnesty International e rilanciata in Italia da Italians for Darfur che insieme ad Amnesty Italia ha raccolto decine di migliaia di firme.
"Siamo prima di tutto felici per Intisar, i suoi figli e tutta la sua famiglia - ha sottolineato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur - attraverso SIHA rimarremo in contatto per accertarci che riprenda un'esistenza normale e serena e la sosterremo per quanto possibile - ricorda la Napoli - Questa vittoria è solo una piccola goccia in un mare di violazioni dei fondamentali diritti umani. Centinaia di donne di cui non conosciamo i nomi e le storie non sono fortunate quanto Intisar. E muoiono nel silenzio e nella indifferenza delle loro comunità. E' per questo che continueremo il nostro lavoro per evitare che qualsiasi donna sia costretta a vivere esperienze come questa".
"Esprimiamo, anche a nome di GIULIA, Articolo 21 e tutti coloro che hanno supportato la nostra azione - conclude la presidente di Italians for Darfur - il nostro ringraziamento a quanti abbiano condiviso le nostre preoccupazioni per Intisar e abbiano dato il loro sostegno per la soluzione di questa terribile vicenda".

Roma, 5 luglio 2012

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sabato, dicembre 24, 2011

APPELLO CONTRO LA PENA DI MORTE

Vi ricordiamo che abbiamo tempo fino al 17 gennaio per sottoscrivere l'appello alle istituzioni sudanesi contro la pena di morte in Sudan. Anche di questo si parlerà il 27 Dicembre al Teatro San Genesio a Roma, ore 21.00, tra calde note musicali, per non dimenticare.


Scrivi un tuo messaggio personale, in Italiano, Inglese o Arabo, al seguente indirizzo: info@italiansfordarfur.it oppure copia e incolla il seguente testo e invialo a info@italiansfordarfur.it , oggetto ''APPELLO''entro il 10 gennaio.

Provvederemo noi stessi a inviare il tuo testo, con la tua firma, (tramite fax o posta) all'Ufficio del Presidente del Sudan, al Ministero della Giustizia e al Ministro degli Interni sudanesi.


Aggiungi la tua voce: APPELLO CONTRO LA PENA DI MORTE

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giovedì, dicembre 08, 2011

Aggiornamento appello contro la pena di morte: salvi tre bambini-soldato, ora nuova e-action per salvare altri sette condannati.

Gentili sostenitori e sostenitrici di Italians for Darfur Onlus,

A questo indirizzo, il nuovo bollettino di aggiornamento dell'appello per i minori del Darfur, promosso pochi mesi fa da Italians for Darfur: tre su quattro minori sono stati salvati dalla pena di morte, grazie al clamore mediatico suscitato dal vostro sostegno all'iniziativa (oltre 20.000 sottoscrizioni in pochi giorni).
Altre sette persone stanno per essere condannate a morte, abbiamo tempo fino al 17 gennaio per inviare il nostro messaggio contro la pena di morte. Grazie a chi vorrà sostenerci, anche scaricando e diffondendo il nuovo bollettino di informazione a questo indirizzo.

Il silenzio è la peggiore condanna per chi ha conosciuto il fragore assordante delle bombe.

Il Darfur, in Italia, non sembra interessare quasi nessuno. Senza di noi, non abbiamo dubbi, gli oltre 2 milioni di sfollati, che ancora vivono nei campi profughi in condizioni inumane, non avrebbero, in Italia, alcuna voce.
Lo si capisce dal ridotto numero di notizie che vengono diffuse, da quanto difficile sia trovare spazio e autorizzazioni per eventi e manifestazioni pubbliche, dalla diffidenza di chi ignora ancora cosa sia il Darfur. Ricerche del settore hanno sancito il ruolo fondamentale della associazione Italians for Darfur nel campo della informazione italiana in difesa dei diritti umani in Sudan; iniziative locali e internazionali sono state portate avanti con successo, collaborazioni con associazioni di darfuri e rifugiati hanno permesso di portare a conoscenza del grande pubblico problematiche e iniziative altrimenti ignorate, sostenendole ove possibile con le donazioni che in questi anni siamo riusciti a raccogliere, seppur con grande difficoltà.

Siamo unici, in Italia, a portare avanti campagne di lobbying e advocacy per il Sudan, e in particolare per il Darfur.

In un momento in cui l'attenzione pubblica è rivolta altrove, oggi più che mai, noi vi chiediamo un piccolo contributo, affinchè le voci dei rifugiati in Italia e dei profughi in Sudan non rimangano inascoltate.
Solo insieme possiamo tenere alta l'attenzione su un dramma che sembra non avere fine.

PS: Leggi qui la brochure della "Campagna Soci 2012" e scegli un regalo solidale. Vi preghiamo di leggerla e inoltrarla alle vostre conoscenze, oppure accedete al nostro sito http://www.italiansfordarfur.it.

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domenica, novembre 07, 2010

Minori condannati a morte in Darfur: la rete e i media italiani rilanciano l'appello di Italians for Darfur.

"La vita, in Darfur, può finire presto. Anche da ragazzini, con una condanna a morte da parte di un tribunale che si rifiuta di accertare l'età di imputati appena usciti dall'infanzia. Il 21 ottobre il Tribunale Speciale istituito in questa regione del Sudan, ormai sfuggita a ogni forma di giustizia, ha infatti condannato a morte dieci persone, tra cui quattro ragazzini, «sulla base di prove non attendibili» secondo quanto denuncia Italians for Darfur, che ha lanciato una petizione per salvarli. Sono state già raccolte oltre 16mila firme. Per i presunti minori è stato chiesto dalla difesa un esame medico in grado di stabilire se si trattasse di individui con meno di 18 anni. Di cinque solo due degli imputati - che apparivano palesemente poco più che bambini - sono stati sottoposti a tale esame, risultando entrambi minorenni. Ma solo uno è stato dichiarato non condannabile. Per gli altri quattro adolescenti, oltre ai sei adulti, non c'è stato nulla da fare. Sono stati condannati a morte per la loro presunta implicazione in un attacco a un convoglio di forze governative nel Sud Darfur, avvenuto nel maggio 2010. Gli imputati di questo processo sono stati indicati come appartenenti al Movimento di Giustizia ed Uguaglianza, composto da darfuriani in lotta contro le milizie dei Janjaweed e delle forze governative, entrambe protagoniste di atrocità nei confronti dei civili di questa regione dimenticata dal Mondo. Secondo le documentazioni raccolte da Italians for Darfur non è stata acquisita alcuna prova certa che gli imputati abbiano partecipato all'attacco.[...]". Corriere della Sera.

Firma anche tu l'appello di Italians for Darfur contro la pena di morte e
condividi il link nei social network italiani:
http://www.italianblogsfordarfur.it/petizione

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sabato, agosto 09, 2008

L'ONU accusa: processi farsa ai 30 ribelli del Darfur condannati a morte.

30 ribelli del JEM, catturati durante l'attacco alla capitale sudanese il 10 maggio scorso, sono stati condannati a morte e attendono l'esecuzione nel braccio della morte.
Giovedì scorso Ashraf Qazi, rappresentante del Segretario Generale dell'ONU in Sudan, ha chiesto la rivalutazione della condanna, giunta dopo un processo non conforme agli standard internazionali: i difensori degli accusati, ad esempio, non hanno potuto raggiungere i propri assisititi durante l'interrogatorio ma solo a processo avviato. Le Nazioni Unite, che nel Novembre 2007 hanno firmato una moratoria internazionale sulla pena di morte, chiedono al Governo sudanese il rispetto dei principi dell' International Covenant on Civil and Political Rights, di cui il Sudan è Stato membro.

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domenica, agosto 03, 2008

NEGRAMARO RILASCIANO VIDEO SPOT SULLA GIUSTIZIA IN DARFUR

“Via le mani dagli occhi – Giù le mani dal Darfur” è il messaggio del video, presentato in anteprima al concerto del 31 Maggio a San Siro, attraverso il quale i NEGRAMARO rilanciano l’appello di Italians for Darfur al Governo Italiano affinchè esprima profonda preoccupazione, presso le Nazioni Unite, per la volontà del governo sudanese di non consegnare alla Corte Penale Internazionale i due principali sospettati di crimini contro l’umanità, Ahmad Harun and Ali Kushayb.

Il 14 luglio scorso, il Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, ha chiesto, inoltre, l'arresto per crimini contro l'umanità dello stesso Presidente sudanese Hassan Al-BAshir, a dimostrazione della grave situazione dei diritti umani in Sudan, dove proprio nei giorni scorsi sono state emesse oltre 20 condanne a morte.

Il video vuole essere anche una denuncia del silenzio dei media sulla crisi umanitaria in corso da oltre cinque anni in Darfur, che ha provocato oltre 300.000 morti e due milioni e mezzo di sfollati: i sei componenti della band salentina, che hanno gli occhi coperti da mani non proprie, sono seduti a semicerchio davanti a un televisore non sintonizzato.

Il procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, ha riferito il 5 giugno scorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a New York, della situazione dei diritti umani in Darfur.
Il Tribunale Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per i due principali sospettati di gravi crimini contro l’umanità da oltre un anno, dal 27 Aprile 2007. Ahmad Harun e Ali Kushayb, rispettivamente Ministro agli Affari Umanitari e capo della milizia janjaweed, hanno a loro carico ben 51 capi di accusa per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, incluse esecuzioni sommarie, persecuzioni, torture e stupro, ma non sono stati ancora consegnati dal governo sudanese all’ autorità internazionale.

Italians for Darfur e le associazioni della Save Darfur Coalition chiedono che le Nazioni Unite adottino una nuova risoluzione affinchè il Sudan cooperi completamente con la Corte Penale Internazionale."

Approfondisci: Video testimonianze dal Darfur

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