Questa autobigrafia avrebe dovuto intitolarsi “Gene Simmons” invece che “Kiss”, visto che il bassista linguacciuto è il protagonista assoluto di questo libro. Sembra ovvio visto che si tratta della sua autobiografia, ma leggendola sembra che sia anche il protagonista assoluto dei Kiss, relegando gli altri tre membri della band a personaggi secondari.
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Il punto dolente è il rapporto tra Simmons ed il resto della band. Questa autobiografia è incredibilmente di parte, il punto di vista di Gene è quanto di meno obiettivo ci possa essere. In sostanza: Peter Criss sarebbe un alcolizzato depresso vicino alla fine dei suoi giorni, Ace Frehley è stato bollato anch’esso un alcolizzato depresso, ma in più sarebbe pure filonazista e avrebbe una malsana passione per i travestimenti in privato. I Kiss ne escono come un prodotto esclusivamente di Gene e Paul, dove gli altri sono semplicemente musicisti che vanno e vengono, almeno quando non vengono descritti come veri e propri stronzi. Simmons invece è buono, generoso ed altruista, sono gli altri che sono ingrati.
Insomma, cattiverie, bassezze e manie di protagonismo come se grandinassero. Le uniche parole buone sono riservate a Paul ovviamente, e al povero Eric Carr, prematuramente scomparso dopo un lungo calvario.
Che cosa triste sono diventati i Kiss… nonostante la delusione non mi sarei persa questo libro per niente al mondo, è una di quelle cose che devo avere e sono contenta di averla… però che tristezza, cacchio.
Kiss
Gene Simmons
Sperling & Kupfer, 2002