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Σάββατο 25 Ιανουαρίου 2025

La Chiesa Ortodossa Autocefala di Albania, con il più profondo dolore, annuncia la dormizione nel Signore di Sua Beatitudine, l'Arcivescovo Anastasios di Tirana, Durazzo e di Tutta l'Albania.


🇮🇹 La Chiesa Ortodossa Autocefala di Albania, con il più profondo dolore, annuncia la dormizione nel Signore di Sua Beatitudine, l'Arcivescovo Anastasios di Tirana, Durazzo e di Tutta l'Albania. Sua Beatitudine si è addormentato nel Signore oggi, 25 gennaio 2025, alle 8:30, all'età di 95 anni, presso l'Ospedale "Evangelismos" di Atene, a causa di insufficienza in molti organi”, dopo un ricovero prolungato presso l'Ospedale "Hygeia" di Tirana.

Invitiamo i fedeli della Chiesa d'Albania e di tutto il mondo a pregare per il riposo dell'anima del nostro Primate defunto.

L'indimenticabile Arcivescovo Anastasios ha restaurato e rinnovato la Chiesa Ortodossa Autocefala d'Albania, che ha risollevato dalle sue rovine dopo la caduta del regime ateo. Attraverso la sua visione ispirata da Dio e il suo instancabile lavoro, ha ricostruito la vita ecclesiastica dalle sue fondamenta, eretto centinaia di chiese, istituito enti educativi e filantropici, e formato e ordinato un nuovo clero, offrendo un incessante servizio sacrificale per oltre trentatré anni.

La sua memoria sia eterna!​​​​​​​​​​​​​​​​


 

Παρασκευή 25 Οκτωβρίου 2024

Il soldato SVO ucciso si è svegliato mentre andava all'obitorio e ha parlato di un vecchio con una croce sul cappello.


 





Il soldato SVO ucciso si è svegliato mentre andava all'obitorio e ha parlato di un vecchio con una croce sul cappello.


Il proiettile del cecchino era esplosivo. Ha danneggiato più organi e le ha rotto la spina dorsale. "Non avrebbe dovuto respirare affatto", dice il medico che lo ha operato. Non respirava. Mentre si preparavano all'operazione, il polso scomparve. Ma mentre andava all'obitorio si è svegliato... L'infermiera che l'ha visto è svenuta.


Dyulustan Ivanov (originario della Yakutia) ha visitato l'altro mondo e ciò che ha visto lì lo ha sorpreso. "Era un vecchio così alto con la barba bianca e una croce sul cappello... Ha detto che era troppo presto per me..." spiega il combattente della SVO.


Questo ragazzo non era fedele. Tuttavia, sulla base della sua descrizione dettagliata, il sacerdote concluse che San Luca di Crimea apparve a Deuce. Quando al ferito fu mostrata una fotografia del santo, lo riconobbe immediatamente.


Per il combattente Yakut, questo fenomeno è diventato un punto di svolta. Ben presto fu battezzato e la sua fidanzata e sua sorella fecero lo stesso con lui.


Vi invitiamo cordialmente al nostro telegramma https://t.me/+xiTKgqWSch5hNmUy

Κυριακή 29 Σεπτεμβρίου 2024

Anziano Gavriel Agioreitis. Autosufficienza???!!!


Anziano Gavriel Agioreitis.

 Autosufficienza???!!!

 ....

 "Se hai 10.000 campi da coltivare,

 ancora una volta un piatto di cibo che mangerai per saziarti...

 Se hai 1000 stanze nella tua casa,

 ogni notte per dormire bastano 2 metri...

 Se possiedi ricchezze innumerevoli terre,

 quando lascerai questa vita,

 bastano due metri di terreno per ospitarvi!  ...».

 .

 Tutto il resto è per il piacere dei nostri occhi,

 dei nostri sensi... del nostro ego!

 .

 L’autosufficienza è una qualità che dobbiamo coltivare dentro di noi.

 Non è la scusa di chi non ha,

 ma la virtù frena la vanità.

 .

 L’autosufficienza che è la ricchezza più grande,

 e il frutto più grande dell'autosufficienza è la libertà.

 .

 Con i pensieri di cui sopra proviamo a rilasciare

 noi stessi dalla futilità della materia,

 e dalla passione dell'avidità.

 .

 Spero che un giorno potremo assaporare questo frutto di libertà,

 visto che fino ad ora probabilmente siamo seguaci della vanità...

 Vincolato dalla tecnologia, dai vantaggi, dalla comodità, dalla ricerca.  .  .

 Per quanto tempo ancora ci sentiremo inadeguati in un ambiente

 offerte di ogni tipo?

 Dopotutto i sensi sono così insaziabili?  .  .  .

 .

 Buona fortuna a ogni viaggiatore e viaggiatore della vita,

 anche se non viviamo di illusioni.  .  .

 su questa terra, non vivremo per sempre.

 La nostra patria è il Cielo e verso di Lui marciamo.  .  .

 Accontentiamoci dell'essenziale e tutto il resto ci darà il Signore.

Τετάρτη 28 Αυγούστου 2024

Sui gradini della Tomba di Theotokos nel Getsemani, .....


Στα σκαλιά του Θεομητορικού μνήματος στη Γεθσημανή, Αρχιμανδριτης του Ελληνορθοδόξου Πατριαρχίου Ιεροσολύμων ανάβει δεκάδες κεριά, την ημέρα της Εορτής της Κοιμήσεως της Παναγίας μας ευχόμενος για την ειρήνη στην Αγία Γη. 

Sui gradini della Tomba di Theotokos nel Getsemani, un archimandrita del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme accende decine di candele nel giorno della festa dell'Assunzione della Madonna, auspicando la pace in Terra Santa.

Δευτέρα 19 Αυγούστου 2024

🇮🇹 Il 19 di agosto, memoria del nostro santo padre Bartolomeo il Nuovo, fondatore del Sacro Monastero della Nuova Odigitria, chiamato «dei Padri» presso Rossano in Calabria.



🇮🇹 Il 19 di agosto, memoria del nostro santo padre Bartolomeo il Nuovo, fondatore del Sacro Monastero della Nuova Odigitria, chiamato «dei Padri» presso Rossano in Calabria.

https://ortodossia.it/sinassario-dei-santi-della-magna-graecia-19-agosto-2024/

🇬🇷 Tῇ ΙΘ΄ τοῦ αὐτοῦ μηνός, μνήμη τοῦ Ὁσίου πατρὸς ἡμῶν Βαρθολομαίου τοῦ Νέου, κτήτορος τῆς Ἱερᾶς Μονῆς τῆς Νέας Ὁδηγητρίας, τῆς ἐπικαλουμένης «τῶν Πατέρων», ἐν Ροσσάνῳ τῆς Καλαβρίας.

https://ortodossia.it/el/synaxaristis-ton-agion-tis-megalis-ellados-19-avgoustou-2024/

Dal libro del Protopresbitero Vassileios Koutsouras: I SANTI DELLA MAGNA GRAECIA

Σάββατο 29 Ιουνίου 2024

Santa Venera di Gala e S.Venera di Acireale: l’intreccio di due tradizioni. Di Francesco Giunta



26 giugno 2024
🔸⚜️ Festa di Santa Venera di Gala ⚜️🔸

Santa Venera di Gala e S.Venera di Acireale: l’intreccio di due tradizioni.
Di Francesco Giunta 

Racconta una leggenda locale che nel X° secolo d. C. a Gala (oggi nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto, in Provincia di Messina) nacque una bambina a cui fu dato il nome di Venera.

Venera fin dalla prima giovinezza fu educata dalla madre e consacrò e dedicò la propria vita a Cristo. I fratelli volevano darla in sposa ma lei non accettò perché aveva deciso di consacrarsi interamente a Dio. I fratelli, essendo pagani non potevano comprendere tale scelta e quindi pensarono di ucciderla. La giovane donna quindi fuggì e si rifugiò in una grotta nei pressi di Gala dove, secondo la tradizione, un cane giornalmente le portava da mangiare.

Venera infine fu trovata dai fratelli e martirizzata nella stessa grotta dove si era rifugiata il 26 Giugno dell’anno 929, il suo corpo fu sepolto nello stesso luogo del martirio, dove fu costruito un tempio a lei dedicato.

Pare che la Santa Venera nata ad Acireale nell’anno 100 d. C. non sia la stessa persona di cui si è finora parlato: infatti della Santa Venera di Gala, nata nel X° secolo e Martirizzata nel 929 si sono perse le tracce, e per questo motivo pare sia andata scemando nel tempo la venerazione e il culto verso di essa.

La Santa Venera di Acireale venerata oggi anche nella Città di Barcellona Pozzo di Gotto, presso il quartiere che porta il suo nome; nasce ad Acireale il Venerdì Santo dell’anno 100 d. C. , figlia di due nobili cristiani della Gallia, Agatone e Ippolita. La madre desiderava che si chiamasse Venera, ma il padre, temendo che quel nome potesse essere confuso con quello della dea pagana Venere, la chiamò Veneranda; ma i greci di quella contrada, ispirandosi al nome usato dagli Ebrei nell’indicare il giorno precedente al sabato della Pasqua, nel quale era nata la fanciulla, la chiamarono Parasceve.

Venera decise di consacrarsi a Dio e si mise a studiare le Sacre Scritture e la vita dei Martiri , La donna, secondo la tradizione, predicò il Vangelo in tutta la sua Sicilia e anche in Campania e Calabria. Fu infine arrestata a Locri dal prefetto Antonio, il quale cercò senza successo di ricondurla alla religione pagana. Subì quindi atroci torture uscendone tuttavia illesa. Il prefetto Antonio alla vista di numerosi miracoli si convertì al Cristianesimo. Secondo la tradizione, Venera sarebbe morta in Gallia in seguito a una condanna alla decapitazione e il suo corpo lasciato insepolto finché alcuni cristiani l’avrebbero traslato ad Ascoli Piceno, dove sarebbe stato venerato fino al IV secolo, e successivamente trasferito a Roma. Secondo un’altra tradizione, invece Venera sarebbe morta il 26 luglio del 143 d.C., sempre per decapitazione, ma in Sicilia anziché in Gallia, e precisamente nello stesso luogo dove si presume sia nata. Le sue reliquie sarebbero giunte ad Acireale soltanto nel tardo Medioevo, probabilmente da Roma. Anche nella città di Salemi, vengono custodite alcune reliquie del corpo della santa. A Taormina una tradizione locale riferisce del ritrovamento degli strumenti usati per il martirio di Venera.

Santa Venera non soltanto viene festeggiata e venerata ad Acireale, ma in tutta la Sicilia si svolgono feste e processioni in suo onore, i siciliani la venerano con somma devozione al pari degli altri santi siciliani.

A Barcellona Pozzo di Gotto si trova la Chiesa Parrocchiale dedicata a “Santa Venera V. e M.” ogni anno nei tre giorni che precedono la festa liturgica si svolge il tradizionale triduo in suo onore. Il 26 Luglio si svolgono le celebrazioni liturgiche in onore della Santa, mentre nel pomeriggio il venerato simulacro e la reliquia di S.Venera vengono portati in processione attraverso tutto il quartiere a lei dedicato.

Sempre nei pressi del quartiere di Santa Venera sorge la caratteristica grotta detta appunto “di Santa Venera”. La grotta è sormontata da un monumentale tempietto a pianta quadrata e con una cupoletta ottagonale in stile bizantino. Un tempo ricadeva sotto la giurisdizione dei monaci Basiliani del monastero di Santa Maria di Gala, in questo tempio la leggenda vuole che si sia rifugiata Santa Venera.

Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia
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Δευτέρα 11 Μαρτίου 2024

VASILEIOS A. TSIGKOS, Dogmatica della Chiesa ortodossa. Vol. 1: Premesse - Teofanie - Triadologia - Cristologia.Ένα νέο βιβλίο στα ιταλικά για την ορθόδοξη δογματική.

 


VASILEIOS A. TSIGKOS, Dogmatica della Chiesa ortodossa. Vol. 1: Premesse - Teofanie - Triadologia - Cristologia

 

Il libro del prof. Tsigkos – il manuale di studio per i suoi studenti di Dogmatica nella Facoltà Teologica di Salonicco – «è retto da un principio basilare: “I dogmi… mirano a portare l’uomo alla creazione di rapporti di amore e di comunione con il Dio trinitario, con il prossimo e con l’ambiente in cui egli vive e si muove. Per questo sono ritenuti indicatori sicuri del cammino nella vita in Cristo”. Egli si muove, così, nell’area più centrale della tradizione ortodosso-patristica e il suo discorso emana il profumo della nostra teologia esicasta. Rimane, in particolare, fedele, alla “salda unità e correlazione esistente tra dogma, ethos e culto”. Il culto, del resto, della nostra Chiesa è, in fondo, l’eterna scuola del Popolo di Dio, che offre quotidianamente la possibilità di “cantare” la nostra fede… L’illustre collega accoglie giustamente la caratterizzazione patristica della Chiesa come “ospedale spirituale” e centro di cura, rinnovando il percorso tracciato, in anni recenti, da p. Romanidis ed estendendolo all’ambiente accademico… Egli sottolinea giustamente che “il metodo sicuro della teologia, quale interpretazione della retta dottrina, è quello empirico, esperienziale. Questo, del resto, è stato il metodo degli Apostoli, dei Padri e dei concili ecumenici e, in generale, di tutta la vita della Chiesa”» (p. Georgios D. Metallinos – retro della copertina).

 

Nel sito seguente, la presentazione del libro di TSIGKOS, con la possibilità di leggerne e di scaricarne le prime 50 pagine (su un totale di 304):

https://www.asterios.it/catalogo/dogmatica-della-chiesa-ortodossa

Δευτέρα 26 Ιουνίου 2023

UN CALICE E UN PANE DI FUOCO Liturgia ed eucaristia della Chiesa



UN CALICE E UN PANE DI FUOCO

Liturgia ed eucaristia della Chiesa

Volume della collana LE BELLE LETTERE n. 75
Prezzo: €27,55 / Prezzo di listino: €29,00
SCONTO 5% senza spese di spedizione
Formato: 130X170, 272 pagine / Giugno, 2023 / ISBN: 9788893132350
Traduzione di: 
Antonio Ranzolin

Il libro: «Il canto del cigno di un prete carismatico» (K. Delikostantis): è esattamente questo il presente testo di padre Michail Kardamakis, di cui l’Autore non è riuscito a vedere la stampa, perché pubblicato, in Grecia, nel 2009, a un anno di distanza dalla sua morte. Un canto… Un canto sul «mistero dei misteri» (Simeone di Tessalonica); sull’«apice di tutti beni» (Nicola Cabasilas); su quella che l’Autore stesso definisce «la manifestazione continua della Chiesa e, attraverso di essa, del Regno – nella storia e per la storia –»: un canto sull’eucaristia. Un canto che, dopo un’introduzione, si articola nei seguenti capitoli, dai titoli di per sé già illuminanti, già iniziatici: «Evento universale»; «In rendimento di grazie a Dio»; «Con tutti i santi»; «Mensa nuziale»; «Comunione al fuoco»; «Bellezza celeste»; «Andiamo in pace». Un canto alla Chiesa e alla sua liturgia, che costituiscono insieme, indissolubilmente, «il corpo della verità di Dio nel mondo», una verità che si dà a conoscere, però, non nei segni di forza o di potenza di Dio, ma nell’amore sacrificale di lui: in un Corpo dato, in un Sangue versato… Un canto a quella suprema realtà che rivela la Chiesa (e sempre così la rigenera) come cuore amante che insaziabilmente si immerge nel fuoco dell’amore dell’Amato, per ardere di quel medesimo amore e trasfigurare, con esso, ogni minuscola tessera di mondo e di umanità. Un canto che prende anche in esame, en passant, le stonature o le storpiature che l’eucaristia – la quale è, sic et simpliciter, «l’identità della Chiesa» – ha conosciuto e conosce: quando viene ridotta, pietisticamente, a un fatto individuale e privato, a uso e consumo del singolo, o quando, socialmente, viene convertita in un fatto formale, utile alla compagine statale e alle sue autorità, con la maschera di maestosità e di solennità, di spettacolo e di immagine con cui la si agghinda. Dimenticando il suo nucleo di fuoco: «il seme e la fiamma della verità, che libera la storia dall’assurdo o dal demoniaco, cioè dall’inganno o dalla menzogna, aprendola alla perfezione escatologica, all’unico vero Dio». L’eucaristia – lo sottolinea con forza padre Michail –, nella sua vera verità, ci battezza davvero «nel fuoco e nella luce della Croce e della Risurrezione»; ci unge davvero «con i soffi e le fiamme dello Spirito della Pentecoste»; ci fa concelebrare davvero «il miracolo della santità sacrificale e dell’amore santificante»; ci fa invocare ed attendere davvero «il Regno di Dio nel cuore del mondo». Cosa dunque ricercare di più? Cosa bramare di più? Quando «non è possibile andare oltre, né aggiungere nulla» (Nicola Cabasilas) all’eucaristia…

PRIMA DI ACQUISTARE LEGGI LE PRIME 30 PAGINE

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ROCCA DI LUCE
RACCONTI PER TEMPI POST-CRISTIANI


 

INCONTRI CON UN MONACO DEL MONTE ATHOS




INCONTRI CON UN MONACO DEL MONTE ATHOS

Volume della collana LE BELLE LETTERE n. 74
Prezzo: €27,55 / Prezzo di listino: €29,00
SCONTO 5% senza spese di spedizione
Formato: 130X170, 288 pagine / Giugno, 2023 / ISBN: 9788893132541
Traduzione di: 
Antonio Ranzolin

«Essere rapiti «in Spirito» – come il veggente di Patmos – sulla Santa Montagna. In tanti. Compreso chi, fisicamente, non ci può andare (perché vecchio, malato, donna). Bussare a una foresteria. Ed essere ricevuti da un monaco: Basilio, igumeno, un tempo, di Stavronikíta, poi di Ivíron. Accomodarci, tranquilli. E godere dei doni ospitali: un bicchiere d’acqua, un caffè, un dolcetto di origine turca. Vedere, stupiti, le braccia dell’Athos stringersi attorno a noi in un abbraccio che dice: “Benvenuti. Dio vi vuol bene”. Poi sentire Basilio parlare. Per quindici volte, per quindici giorni. Per tutto il tempo della nostra permanenza sulla Montagna. E andarcene via consolati. Pieni di quello Spirito che lì, sulla Montagna, ci aveva portati. E seminare ovunque consolazione…» (dalla Premessa).

Quindici testi dell’archimandrita Basilio. Conferenze, in origine, o articoli. Che, raccolti in un volume, ci permettono di intravedere – sono feritoie – l’anima dell’Athos (le lotte e le lacrime, i palpiti, i pensieri, i santi amati, gli autori più cari…). E rappresentano quindi una guida possibile per chi voglia addentrarsi in profondità nella Santa Montagna. Non trattano, generalmente, di storia, di arte, di cultura athonite. Non trattano di ciò che nell’Athos è visibile. Ma aprono davanti ai nostri occhi ciò che lì non si vede né si può vedere. Ciò che ha creato, innerva, anima quella storia, quell’arte, quella cultura. E ciò che lì non si vede né si può vedere ha un nome soltanto: Amore. Un eros folle per Colui che nutre un folle eros per l’uomo. «La nostra religione è amore, è eros, è entusiasmo, è follia, è brama del divino», confessa un monaco e santo athonita, Porfirio, citato da Basilio. Una guida all’Athos “interno”, “invisibile”, questo libro. Che diventa una guida, semplicemente, a Cristo. Perché l’Athos vive di Cristo – che è tutta la sua anima –. E ricorda mutamente a ogni uomo che Cristo, e solo Cristo, è il tutto dell’uomo.

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Τετάρτη 19 Απριλίου 2023

Oggi il Sacro Monastero greco-ortodosso dei SS Elia il giovane e Filareto l'ortolano celebra la santa memoria di San Filareto l'Ortolano. Cadendo durante la Grande Quaresima, la festività di San Filareto l'Ortolano viene spostata al Mercoledì del Rinnovamento.



Oggi il Sacro Monastero greco-ortodosso dei SS Elia il giovane e Filareto l'ortolano celebra la santa memoria di San Filareto l'Ortolano. Cadendo durante la Grande Quaresima, la  festività di San Filareto l'Ortolano viene spostata al Mercoledì del Rinnovamento.

 Σήμερα η Ιερά Ελληνορθόδοξος Μονή των Αγίων Ηλιού του νέου και Φιλαρέτου του κηπουρού εορτάζει την αγία μνήμη του Αγίου Φιλαρέτου του Κηπουρού. Επειδή η μνήμη του βρίσκεται εντός της Αγίας και Μεγάλης Τεσσαρακοστής η εορτή του μεταφέρεται την Τετάρτη της Διακαινησίμου.

+ L'8 di questo mese (o il 6), memoria del nostro Santo Padre Filareto l’ortolano di Seminara (RC).
+Τη η΄του αυτού μηνός, μνήμη του Οσίου Πατρός ημών Φιλαρέτου του Κηπουρού, του εν Σεμινάρα της Καλαβρίας.
Filareto nacque nel 1020 a Palermo, anche se taluni studiosi sostengono che egli sia nato nella zona del Val Demone, territorio ricompreso tra la provincia montuosa di Messina, Caronia e Catania. Le vicende personali e familiari del giovane Filippo si intrecciarono con quelle storiche che contrassegnarono l’Italia meridionale e, specificamente i territori che a partire dall’imperatore Leone III l’Isaurico passarono sotto la giurisdizione dell’impero di Costantinopoli. Infatti, battezzato con il nome di Filippo, in omaggio al grande esorcista di Agira (EN), detto appunto “scacciaspiriti”, egli visse a Palermo, in un ambiente in cui vi era una preponderante presenza musulmana, fino a 18 anni, quando l’imperatore di Costantinopoli Michele IV Paflagone (1034-1041) con una invasione condotta dal grande generale macedone Giorgio Maniace cercò di liberare la Sicilia dal giogo musulmano che si concluse con la vittoria temporanea di Troina del 1040. In tale età, Filippo su ispirazione divina si trasferì insieme alla famiglia a Sinopoli (RC). A 25 anni Filippo si ritirò nella valle delle Saline, che oggi è identificabile con la zona di Seminara (RC) e dintorni. Qui il santo ricevette l’ordinazione monastica ad opera dell’igumeno Oreste del Sacro Imperiale monastero delle Saline, fondato da Sant’Elia il Giovane nell’880, originario di Enna, a cui appunto l’imperatore Leone IV il Sapiente gli conferì il titolo “imperiale”. Tale monastero è il principale insediamento religioso in un’area che secondo taluni studiosi vedeva tra eremi, skiti e piccoli cenobi, circa un centinaio di luoghi vissuti unicamente da monaci e che senza alcun dubbio diedero vita ad un’importante scuola monastica da cui uscirono molti santi italo-greci. L’igumeno diede a Filippo il nome di Filareto che significa “amante della virtù”. Della dura ascesi che praticava Filareto ci è giunto poco da un bios scritto da un monaco Nilo, che, probabilmente è vissuto in un periodo differente dal santo. Quel che ci giunge del santo di Seminara, lo connota come maestro del silenzio e dell’umiltà, in quanto trascorreva gran parte del suo tempo a pascolare gli animali, quando gli fu affidato il compito di pastore, aiutando coloro che si trovavano in montagna a pascolare il loro bestiame, aiutando coloro che si erano persi o si erano infortunati. Al punto da divenire il loro padre spirituale. Successivamente fu un instancabile coltivatore per conto del monastero, quando gli fu assegnato un appezzamento di terra, che lui coltivava avendo sempre addosso una pesante catena, che gli doveva tener viva in mente l’idea della schiavitù del peccato e per l’afflizione del corpo, vestito unicamente di una tunica di paglia. Il suo duro lavoro rendeva molti frutti che il santo donava anche ai poveri che in quel tempo si erano moltiplicati esponenzialmente per via delle guerre che infuriavano in quel periodo. L’ascesi di Filareto si basò inoltre in lunghe veglie ed estenuanti digiuni, spesso si nutriva di erbe bollite, vino, il sale fu una rara prelibatezza e del pane che gli forniva il dispensiere al termine della Divina Liturgia, alla quale il santo si recò, unicamente, a seguito della nomina di ortolano, e quando il medesimo non gli forniva la razione settimanale di pane, Filareto faceva ritorno nella propria capanna senza dir nulla. La sua vita solitaria e silenziosa, infatti la sua partecipazione alle funzioni avveniva silenziosamente in un angolo della chiesa tenendo gli occhi bassi e la testa ancor di più, si nutriva di una fervorosa preghiera che recitava nella sua capanna, spoglia, ma come scrisse l’agiografo estremamente ricca, rigorosamente con la porta aperta, perché i fedeli non dovevano pensare che lui stesse pregando. Tutto ciò lo rese sicuramente poco conosciuto ai suoi fratelli contemporanei e, sicuramente, a quelli successivi alla sua dormizione, in quanto solo grazie ad un miracolo si venne a conoscenza della umile santità di Filareto. Infatti, quando egli si ammalò gravemente, i confratelli lo portarono nel monastero e fattolo distendere sul letto lo lasciarono riposare, credendo che avesse energie sufficienti per poter vivere, per cui lo privarono della necessaria assistenza ed il santo si addormentò nel silenzio e nella solitudine, così come condusse la sua vita. Il giorno seguente i confratelli gli celebrarono il funerale, senza tener conto del profumo che emanava il suo corpo e deposero i suoi vestiti accantonandoli senza dargli un’adeguata conservazione, ma dopo il miracolo, che si narra a breve, i fratelli si ricordarono dei suoi vestiti e fattili a pezzi vennero distribuiti ai fedeli come reliquie. Nella vita è documentato che una donna affetta da cecità, a seguito di una grave emorragia celebrale, si recò sulla tomba ad implorare l’aiuto di Sant’Elia il Giovane, che era estremamente vivo nella devozione dei fedeli a causa dei suoi innumerevoli miracoli, per ricevere un’intercessione miracolosa. In una visione gli apparve il santo che gli disse di rivolgersi alla tomba di San Filareto, che era in grado di guarirla. La donna chiese ai concittadini del santo, ma non ebbe alcuna informazione e, quindi, si recò presso il monastero chiedendo di potersi recare sulla sua tomba, ma i monaci, ovviamente, non conoscevano alcun Filareto e la donna fu licenziata senza potersi recare sulla sua tomba. Ciò la gettò in un profondo dolore, visto che dell’unico monaco che poteva guarirla non si aveva alcuna notizia in quel monastero. Ma un confratello ricevette l’illuminazione divina che il Filareto cercato dalla donna, fosse colui che si era addormentato due anni prima. La donna fu invitata a recarsi a pregare sulla sua tomba e durante la preghiera ella ricevette nuovamente la vista. Tale miracolo consentì di annoverarlo tra i santi asceti italo-greci. Questo fu il primo di innumerevoli miracoli, al punto che fu costruito un oratorio sulla tomba del santo e dove molta gente ricevette le intercessioni miracolose. Nel 1133 il monastero venne costruito sulle rovine dell’originario e dedicato ai Santi Elia e Filareto. Però, si assistette ad un fenomeno curioso, in quanto la devozione di San Filareto si sviluppò enormemente al punto che il monastero venne successivamente conosciuto unicamente con il nome del santo ortolano, facendo così vivere alla sua ombra quello del fondatore ovvero Sant’Elia. Risulta essere un paradosso in quanto l’umile ortolano era estremamente devoto del santo fondatore, al punto da portare sempre con sé il libro della sua vita. Il Sacro monastero fu distrutto dal terribile terremoto del 1693 ed è stato riedificato nei primi anni del secondo millennio. Il culto di San Filareto rinacque a Palermo per opera del Cardinale Giannettino Doria (1608- 1642), che lo inserì nel Calendario Palermitano. L’abate Generale dell’ordine basiliano di Palermo, Pietro Minniti, chiese la restituzione delle reliquie del santo palermitano affinché tornassero nella terra natìa ed il Papa Clemente XI le concesse con la motivazione che in quella città si venerano le sue reliquie. Così come attestato dallo stesso P. Abate Generale, che il 4 ottobre 1701 estrasse il braccio di San Filareto e lo portò con sé a Palermo. La traslazione fu celebrata con solenni suppliche il 14 gennaio del 1703 dalla chiesa di San Basilio sino alla Cattedrale. Ed in tale data fu inscritta la celebrazione nel martiriologio romano. La festa della traslazione fu celebrata sino al 1929, mentre quella del santo fino al 1958, anno in cui la sua festa fu definitivamente cancellata dal calendario liturgico romano. Presso il santuario della Madonna dei poveri di Seminara, di cui l’ultima riedificazione si ebbe nel 1929 a seguito del catastrofico terremoto del 1908, erano conservate sul lato sinistro del presbiterio in una nicchia: braccio-reliquario argenteo quattrocentesco di S. Filarete (prob. opera di L. De Sanguini, del 1451), con mano rifatta da D. Vervare nel 1605. Testa-reliquario argentea di S. Filareto, con iscrizione dedicatoria e datazione (opera di orafo messinese, datata a. 1717). San Filareto ci lascia un’importante insegnamento spirituale ovvero che il fine della lotta spirituale non è quello di acquisire necessariamente delle “soddisfazioni terrene”, bensì quella di anelare unicamente la salvezza eterna e di acquisire tesori spirituali, perché lì dove è il nostro tesoro, là è il nostro cuore.
Per le preghiere di San Filareto, Signore Gesù Cristo, Dio nostro, abbi misericordia di noi e salvaci. Amin!
~ Affresco di San Filareto, che si trova nel Catholikon del Monastero di Seminara.
Ο Βίος του Οσίου Φιλαρέτου γράφηκε λίγο μετά από την κοίμηση του αγίου από τον μοναχό Νείλο. Ο Άγιος γεννήθηκε στο Παλέρμο της Σικελίας το 1020, από καλαβρούς γονείς οι οποίοι είχαν εκτοπιστεί από τους Σαρακηνούς στην Σικελία. Αν και ζούσε σε μουσουλμανικό περιβάλλον, ο Φίλιππος – όπως ονομαζόταν ο άγιος πριν από την μοναχική του κουρά – διατήρησε την χριστιανική του πίστη. Το 1038, σε ηλικία 18 ετών ελεύθερος πλέον μαζί με τους γονείς του επέστρεψε στην Καλαβρία και εγκαταστάθηκε στο χωριό Σινόπολη. Κατόπιν, σε ηλικία 25 ετών, ο όσιος άρχισε την μοναστική ζωή του στη μονή του Αγίου Ηλία του νέου στη γη των Σαλινών, όπου έλαβε το μοναχικό σχήμα από τον ηγούμενο Ορέστη. Έλαβε το διακόνημα να καλλιεργεί τον λαχανόκηπο της μονής, από την οποία δεν απομακρύνθηκε ποτέ σε όλη του τη ζωή. Λόγω του διακονήματός του ονομάστηκε «κηπουρός». Πέρασε όλη του τη ζωή φτωχικά και με σκληρή άσκηση. Ζούσε σε ένα καλυβάκι δίπλα στον κήπο που καλλιεργούσε και για ένδυμα είχε ένα ρούχο πλεγμένο από άχυρο. Χρησιμοποιούσε για κρεβάτι ένα στρώμα από κλαδιά και μια πέτρα για μαξιλάρι. Πέθανε σε ηλικία 50 ετών, στις 8 Απριλίου του 1070 από τις κακουχίες και τις στερήσεις και ενταφιάστηκε κοντά στον ιδρυτή της Μονής, Όσιο Ηλία τον Νέο. Έκτοτε, το μοναστήρι έγινε γνωστό ως «μονή των αγίων Ηλία και Φιλαρέτου». Κατά τον 18ο αιώνα, μετά την καταστροφή και ερήμωση της Μονής, τα λείψανα των αγίων μεταφέρθηκαν στη γειτονική Σεμινάρα και ένα μέρος τους στο Παλέρμο, γενέτειρα του Οσίου Φιλαρέτου.

Seminara Bizantina