Sin da quando ho iniziato a modellare il mio uomo misterioso ho capito che era diverso. Non sapevo bene chi fosse, e, come voi, ero curiosa di capire la sua vera natura. Sarebbe stato amico? Sarebbe forse stato irascibile, cupo, triste o insoddisfatto? E che cosa faceva? Per avere una risposta ho continuato a scolpirlo, o meglio, a rivelarlo. L’ho fatto emergere a poco a poco dalla materia e più questi prendeva forma più scoprivo chi fosse. E ho capito allora che questo vecchino che siede su un tronco di un albero in mezzo ad un tappeto di foglie cadute ha una lunga storia, ha vissuto una lunga vita, carica di esperienze, carica di emozioni, carica di valori vissuti intensamente. E’ ormai l’autunno, l’autunno delle stagioni, che prelude all’inverno, e l’autunno della sua vita, quando ormai la primavera della gioventù e l’estate della maturità sono solo un ricordo.
Mi sono chiesta più volte se fosse triste, se avesse nostalgia di quando gli alberi erano verdi e le giornate sembravano senza fine, di quando le notti erano calde in estate e la vita sembrava un lungo giorno immortale. Ma lui non è triste, perchè ha vissuto una vita piena, l’ha assaporata, la gustata, ha avuto la sua parte di sole e di luce di forza e di vita ed ora si gode la pacatezza di un autunno maestoso e meraviglioso. E quest’uomo siede allora in un bosco, che altro non è se non la metafora della sua vita, con la dignità di un direttore d’orchestra. Di un direttore speciale, che non dirige strumenti usuali, che non dirige un’orchestra di archi o di ottoni. Dirige le emozioni della vita, i colori di quell’affresco meraviglioso che è la vita di noi tutti, che è stata la sua vita, emozioni belle ed emozioni brutte, la soddisfazione, la paura, il disgusto, la tristezza, la sorpresa, la rabbia, l’allegria. Queste emozioni compaiono come tanti piccoli funghi, che ci guardano, perchè sono anche le nostre emozioni, sono i suoni fondamentali di quella sinfonia che è stata la sua vita, che è la nostra vita, che è la vita di ogni essere vivente su questo pianeta. Come un fungo sorgono dal nulla, dalla nuda terra, crescono rapide, possono essere portate via, ma dalle loro radici di nuovo altre emozioni sorgono, crescono, vivono.
E guardando attentamente il mio uomo misterioso ho capito che suonava questa sinfonia anche per me, e che aveva qualcosa da dirmi e da comunicare a tutti noi. Suonava una melodia senza fine, che continuerà anche quando l’ultima foglia sarà caduta, anche quando le prime nevi copriranno quel bosco di una coltre silenziosa. Una sinfonia che continuerà sempre, bella, o triste, esaltante o terrificante.
Il mio uomo misterioso sorride, perchè ha capito che di questa sinfonia possiamo essere i direttori o possiamo esserne inconsapevolmente trascinati e ci invita tutti a danzare consapevoli questa danza meravigliosa.
Quando lo guardo mi sento grata di averlo incontrato, io gli ho dato una forma, un aspetto, e lui mi ha ripagato dandomi una speranza. Grazie, mio uomo misterioso, così continuerò a chiamarti, perchè dal nulla ti ho rivelato. E non conosco nemmeno il tuo nome.
P.S. Per altri dettagli visitate anche il mio sito
Un abbraccio,
Anna