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giovedì 17 ottobre 2013

Cibo di strada a Roma: Stefano Callegari ha inventato il trapizzino con il picchiapò



Non è un gioco di parole il mio. Sia chiaro. Il trapizzino, che molti non conoscono,  è un panino formato da angoli di pizza bianca riempiti con carne, pesce e interiora, ingredienti essenziali di ricette famose e tradizionali della cucina tipica romana. Due elementi che non si erano ancora mai incontrati e che qualche anno fa sono stati combinati in un felice matrimonio. E da allora infatti….vissero felici e contenti

Già, perché dovete sapere che questo matrimonio, questa combinazione di sapori ha dato vita a un nuovo modo di mangiare. Qual è la novità, dirà qualcuno, se la pizza bianca si mangiava già farcita?  Certo, di formaggio o prosciutto, ma non di roba cucinata, non di sapori forti, non di carne ricca di sugo. Ora la  pizza bianca viene riempita di tutto quello che è di più tipico e caratteristico  della cucina romane, vale a dire … polpette al sugo, coda alla vaccinara, trippa al sugo, pollo alla cacciatora, lingua in salsa verde, coratella d’abbacchio con carciofi o cipolle, seppie e piselli  e il famoso picchiapò. 






Sì, anche il picchiapò. Qu'est ce que c'est ça? Chiedeva, in  “C‘eravamo tanto amati”, Stefano Satta Flores al “Re della mezza porzione”.  “E’ manzo lessato e ripassato in padella con cipolle e pomodoro”. “ Ma io vedo poca carne e tutte cipolle”,  rispondeva lo spiritoso professore. “ A Sor Maè – gli rispondeva piccato l‘oste - ci stanno 5830 trattorie a Roma. C’hai ampia scerta”.

Ora le trattorie sono molte di più. Ma Roma non aveva ancora il suo street food caratteristico. L’idea di questo connubio è venuta a Stefano Callegari, che dopo aver girato il mondo come steward, è arrivato alla conclusione che al cibo italiano e a quello romano in particolare non ci si può rinunciare, per nessuna ragione al mondo. Come offrire allora una seconda possibilità alla tipica cucina romana, generalmente così piena di sugo e di intingolo che non la si può gustare se non da un piatto e seduti? Se altre cucine tipiche offrono questa possibilità,  come ad esempio il Lampredotto a Firenze o U panu cà meusa,  panino con la milza, a Palermo, perché rinunciare a Roma al piacere di una "scarpetta on the road"? si è chiesto Callegari. L’idea è stata allora la pizza. O meglio …l'angolo della pizza bianca cotta nella teglia, che avendo due lati chiusi, poteva essere un bel posto dove mettere qualcosa di assai gustoso. A questo punto mancava l’accorgimento tecnico su come trasformare una teglia di pizza bianca in tanti angoli di pizza. Risolto questo ecco venir fuori tante pizze-tasca che custodiscono un prezioso, ricco e saporito manicaretto. L’avreste mai detto?

Il successo è stato immediato e le recensioni positive, dal Gambero Rosso al New York Times, passando per le maggiori guide sul cibo da strada, più un paio di premi qua e là, ne hanno fatto in poco tempo un classico della "cucina romana da passeggio"e di Callegari e soci e vale la pena citarli, Antonio Pratticò,  Kabir Humayun e Gabriele Gatti, degli straordinari creativi di cibo tradizionale. Che non è poco.

Dove trovare i trapizzini. Ovviamente “ner core de Roma”, cioè a Testaccio. Vicino alla Chiesa di Santa Maria Liberatrice, c’è il locale di Callegari. Si chiama 00100 Pizza ( sintesi tra la farina 00 e il CAP di Roma -la creatività e la romanità di queste persone è davvero inesauribile davvero. Complimenti ancora.)

I prezzi? 6 euro quello grande e 3,50 quello piccolo. Si comprano e si portano via.
Fatemi sapere dopo che vi ho dato questa dritta....come è andata eh!

Ciao
Mariassunta





lunedì 10 giugno 2013

La mia prima zucchina e la de-crescita felice

Finalmente nel mio orto è nata una zucchina.


Embè...direte voi dove sta la novità?
La novità è che nel mio orto le zucchine non nascevano...le piantavo ma si ammalavano sempre e non rendevano.

Quest'anno invece ho adottato un modo diverso....le ho seminate e trapiantate in anticipo, perchè avevo letto che piantandole in ritardo hanno più possibilità di ammalarsi di mal bianco e poichè non amo molto fare interventi chimici, alla fine le toglievo e tanti saluti alle zucchine.

Che devo dire? A quanto pare ha funzionato anticipare un pò i tempi.
Mi sentivo un pò incapace quando tutti mi dicevano che la coltivazione delle zucchine era davvero facile. Ma a me niente.

Ieri quindi l'ho cucinata, e ho seguito la ricettina che mi ha consigliato Eugenio, un esperto agronomo  di Agraria.org, che vive a San Giorgio a Cremano, paese natale di Troisi. Lui che si intende di ortaggi e di cucina tradizionale napoletana, mi ha consigliato di tagliarla a fettine e di friggerla dopo averla passata nella farina e nell'uovo.




Potevo non seguire questo prezioso consiglio per onorare questa mia prima zucchina? Poca cosa però un contorno così...ma ecco l'idea! E già la mia fantasia non si arresta mai.

La pianta come avete visto presentava delle foglie molto grandi e cominciava a seppellire il vicino basilico e le insalate. Al che ho deciso di toglierle...buttarle nella compostiera?
Neanche a pensarlo. Più biologiche di così...davvero un peccato. Allora ho adottato il principio della decrescita...vale a dire ... non si butta nulla.
Sapevo dei tenerumi. Nel sud usano ripassare le foglie della zucchina, ma le parti giovani della pianta...addirittura con le zucchinette attaccate. Perchè allora non provare con le foglie grandi fresche?

Ed ecco la mia ricetta delle foglie di zucca ripassate.

Ho tagliato a pezzetti foglie e gambo. Ho aggiunto anche dei fiori.
Ho lessato tutto in acqua salata.
Dopo aver fatto stufare in olio evo l'aglio e un pizzico di peperoncino ho ripassato la verdura in padella per almeno mezz'ora.

Non ci crederete...davvero buona.E ci si può condire anche la pasta, abbondando con l'olio!

Ecco il mio nuovo contorno. Buono no?



Ciao 
Mariassunta

P.S. Mi ha appena scritto una mia amica in mail chiedendomi molto in confidenza ...se mangio verdura con le posate da pesce....Noooo, ovviamente. Ho solo fatto la foto con queste bellissime posate inglesi che ho in bella vista su un mobiletto del mio living!  Le adorooo! Infatti sono anche in altre mie foto!

sabato 8 giugno 2013

Flashmob... cena in bianco Torino

“Li ho visti subito. Silenziosi, eleganti e bianchissimi! Sono stati i primi ad arrivare poco dopo le 19 in Piazzetta Reale l'anno scorso. Me lo ricordo perfettamente, erano mesi che dialogavo via mail e in rete con migliaia di persone, trovarmi lì davanti all'immenso portone ed alla piazzetta vuota mi faceva un certo effetto... e ricordo che dissi ma credete che verranno davvero... arriveranno?...si saranno vestiti di bianco...?"


Ma ecco arrivare i primi otto. Si sono messi accanto a noi in prima fila ed hanno iniziato ad armeggiare con un tovagliolo, guardavo incuriosita, mentre iniziavano ad arrivare altri partecipanti sullo sfondo di piazza Castello...” Racconta così Antonella Bentivoglio d’Afflitto  l’inizio dell’evento della Cena in Bianco,organizzata lo scorso luglio, che ha visto alla fine presentarsi  2500 partecipanti, tutti di bianco vestiti. Un successo unico.


E  grazie a quel successo, ora si replica dice Antonella, sempre con una suggestiva cena collettiva a sorpresa, un unconventional dinner, sobria ed elegante, in un luogo a sorpresa della città. La data e il luogo sono ancora segreti, e possono partecipare tutti gratuitamente.  Tutto è organizzato nei minimi particolari, nella massima educazione e perfetto stile.
A Parigi questo tipo di evento si svolge ormai da anni. Con Antonella è approdato in Italia.


 Come è nata questa iniziativa ?
In un pomeriggio di maggio dello scorso anno, Antonella decide di inviare una ventina di mail ad amici su facebook proponendo loro di organizzare una cena elegante per strada, vestiti di bianco e seduti a tavola. Come una grande camera da pranzo sotto le stelle, insomma. E nella suggestiva location della Torino barocca. Un modo per essere non solo spettatori che aspettano proposte ma attori protagonisti. Un modo diverso per vivere la propria città in maniera etica, educata, elegante e sobria. Una risposta inimmaginabile. Una pioggia di mail inonda la posta di Antonella. Nasce così il primo il “flashmob cena in bianco Torino”, il più grande spettacolo in bianco che si sia mai visto in Italia!

 

Chi è Antonella Bentivoglio d'Afflitto?
E’ un direttore creativo di uno studio torinese di marketing e  comunicazione, il “The Kitchen of Fashion” di Torino. Uno studio che, come dice Antonella, si impegna a seguire e perseguire un obiettivo comune: “arrivare all'anima ed al cuore delle persone, creare e generare valore aggiunto, realizzare cose belle, inventare nuove storie, raccontare suggestioni e creare atmosfere”. Antonella è nata a Torino ma ha radici napoletane…di Ravello esattamente.  

Tornando alla cena, cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta..
Si tratta di un grande raduno di amici che si incontrano seduti a tavola per una “Cena Non Convenzionale” - spiega ancora Antonella - tutti vestiti di bianco e in un luogo pubblico della città che viene tenuto segreto fino all'ultimo momento. Le caratteristiche sono: Educazione, sobrietà, gentilezza, cordialità, simpatia,leggerezza, eleganza, disponibilità e buone maniere, di questo non se ne può fare proprio a meno per questa "Cena Picnic Semplice e Chic".

 
  
Come raggiungere il luogo dove si terrà l’evento Cena in Bianco Torino?
Si suggerisce di arrivare al luogo dell’evento in auto, bus, tram o metro. Chi verrà con l’automobile dovrà pensare a provvedere a parcheggiarla negli appositi spazi e parcheggi in città. Al termine tutti i rifiuti dovranno essere radunati nei sacchetti per la pattumiera che ogni ospite è gentilmente pregato di portare con sé.  Il luogo del raduno dovrà essere lasciato pulito perfettamente e nello stato di come si trova quando vi si arriva.
  
Cosa devono portare i partecipanti?
 Un tavolo e due sedie (se sono in due!). Un cestino da picnic con cibo di qualità e con 'veri' piatti in ceramica e bicchieri in vetro. Piatti in plastica e in carta e cartone sono vietati. Se vogliono anche vino, acqua, spumante italiano o se non ne può fare a meno….champagne! Sulla tavola di tradizione italiana e piemontese non ci sono bevande gasate e succhi, eccezion fatta per i bambini. I superalcolici sono tassativamente proibiti in quanto si tratta di luogo pubblico con la presenza di minori.
 Ma c’è una cosa, sottolinea Antonella, che tutti devono rispettare e riguarda l’allestimento della tavola. Si richiede originalità, ma solo se essa non altera la sobrietà, l’eleganza, il buon gusto ed il rispetto per gli altri.

 

 Per chi volesse saperne di più questa è la mail di Antonella:
cenainbiancotorino@gmail.com

giovedì 27 dicembre 2012

Luffa, la spugna naturale coltivata in casa

Lo sapevate che la spugna per la doccia si può coltivare anche sul terrazzo di casa?
Già. Si coltiva come i pomodori, le insalate, i broccoli e le zucchine, anzi la luffa è proprio una qualità di zucchina, che una volta arrivata a maturazione sulla pianta si raccoglie, si pulisce e si lava così da avere subito pronta all'uso una eco-spugna tutta naturale e tutta... casalinga.

Da noi non è molto diffusa la coltura di questa pianta, ma in America del sud  e nei Paesi dell'Asia la luffa la conoscono e la coltivano tanto.

Se ci vogliamo provare anche noi, la prima operazione da fare assolutamente in questo periodo è procurarsi i semi. Si trovano da un buon vivaista fornito, altrimenti si possono ordinare via internet. E' bene cominciare a cercarli perchè si devono interrare a marzo.

La coltivazione può avvenire nell'orto ma anche in vaso. La procedura è uguale: si prepara un primo strato di argilla, poi si aggiunge la terra e del buon compost e quindi si possono interrare i semi che vanno ricoperti con un pò di terra. Il vaso va messo al riparo e innaffiato ogni tanto senza esagerare molto. Se possibile tenerlo al sole.
I primi germogli appariranno dopo circa una settimana. Quando la pianta sarà sviluppata occorrerrà sostenerla con canne o graticci. Nella stagione calda ha bisogno di molta acqua.
I fiori sbocceranno dopo circa tre mesi ed è possibile riconoscere, come per la pianta di zucchine, i fiori maschi dai fiori femmina. Ed è proprio dal fiore femmina che comincia a prendere forma quella che sarà la luffa.

La produzione è abbondante e i frutti si raccolgono in genere in autunno. Finita l'estate la pianta comincia a cambiare colore...dal verde al giallo..e poi marrone. E' il momento.... i frutti oblunghi e leggeri sono pronti per essere raccolti e trasformati in spugne.

La prima operazione da fare è un pò noiosa perchè si deve ripulire il frutto della buccia coriacea, poi dei semi, che si possono anche mantenere per una nuova coltura. Infine  va sbiancata. 
Come? O si mette in ammollo in acqua o varechina, oppure in acqua calda e bicarbonato, così da togliere tutte le macchie che potrebbero esserci e dare un colore uniforme del tutto uguale ale spugne che si comprano al supermercato.

Non è difficile. Ma che soddisfazione,  in maniera semplice, economica e naturale ecco pronte le spugnette per lavare i piatti, per la doccia, per il massaggio del corpo, per pulire i sanitari, per riempire i cuscini...insomma la fantasia non ha limiti.




lunedì 23 luglio 2012

Matrimoni...nell'orto


Certo...certo, anche nell'orto si possono creare ...matrimoni. Tra verdure ovviamente. Il termine non è quello giusto perchè questi accoppiamenti sono chiamati consociazioni.
Va bene...atteniamoci alla regola allora. Vale la pena fare le consociazioni tra verdure varie soprattutto quando l'orto è piccolo. Io quest'anno ho provato nel mio. Ecco le insalate, pomodori, ravanelli e girasoli ...tutti insieme appassionatamente nella stessa parcella.


Secondo la Permacultura, filosofia di vita o come dicono loro " un modo di pensare" consapevole che cerca di far star bene la natura e l'uomo, la consociazione non solo è consigliata....ma obbligatoria se si vuole avere un orto ( in vaso o non) sano e libero da insetticidi .
Che vuol dire Permacultura? La parola deriva dall'inglese Permaculture, e non è altro che la  contrazione di permanent agricolture o di permanent culture. E' stato Bill Mollison a creare il termine perchè secondo lui "una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile ed un' etica dell'uso della terra".


Ecco alcune regole da seguire se si intende  adottare questa tecnica:
- non consociare mai piante appartenenti alla stessa famiglia.
- cercare di far convivere insieme piante che non hanno lo stesso ciclo colturale.
- le piante devono svilupparsi insieme, affinchè una non prevalga sull'altra.
- unirle solo se hanno un apparato radicale diverso. Per esempio mai carota e cipolla insieme.


Stanno bene insieme invece lattughe e bietole, bietole e cipolle, cavoli e cipolle, mais e fagioli rampicanti, sedano e fagiolo nano, carote e lattuga, lattuga e cipolle, cavolfiore e sedano etc. etc.

                    

photo by me

lunedì 9 luglio 2012

Eugenia: dalle rose...al rosolio!

Eugenia è un'amica conosciuta da poco e mi ha colpito il suo amore per i fiori e per le piante in genere. Ma la cosa che mi ha incuriorito di più è la ricetta del suo rosolio. E che gentilmente ci regala. Ma sentiamo cosa dice e pensa dei suoi fiori preferiti, prima di svelarci il suo segreto.....
" La rosa che abbiamo visto sbocciare puo' restare con noi anche in cucina; il suo profumo e' anche un po' il nostro che l'abbiamo curata ed amata. Ho apprezzato la solitudine ed il silenzio all'interno del quale mi sono dedicata a questa preparazione. Piacevolezza nell'intimo dialogo con le mie "bambole" cosi' chiamo le mie rose ed il gioco lieve del ricordo, della ricostruzione simbolica nel gesto del passato...di quelle donne che ci hanno preceduto, capaci di preparare da sole il rinfresco per i matrimoni di casa, di confezionare per tempo quelle piccole e deliziose bottigline di rosolio "l'elisir d'amore"nel linguaggio che voleva essere presenza affettuosa ed augurale ai giovani sposi"....
....Oggi e' piu' difficile coniugare le passioni con il nostro stile di vita. A volte impensabile rubare tempo alla fretta che ci appare sempre di piu' l'eccellenza del nostro dinamismo e che soltanto qualche volta si svela povera di sfumature nel disegno soltanto approssimativo intorno alle sagome dell'esistenza".
 "Il Privilegio di fare il rosolio" 

Coltivare le rose per il proprio piacere e' un'arte che non prevede di aggredire con l'uso di veleni. E' solo affiancando e condividendo la naturalezza che questi fiori possono essere usati anche in cucina. 

Procedimento:

Raccogliere 8 ROSE sbocciate preferibilmente a petalo doppio e ovviamente profumatissime. Separare i petali dal resto del fiore.Tagliare la parte bassa del petalo perche' piu' dura e amara. La preparazione dei petali richiede molto tempo perche' in questa ricetta i petali non vanno lavati in acqua ma puliti con le mani a uno a uno.
Dopo i due giorni previsti per la macerazione, filtrare il liquido attraverso una garza. Travasare in una bottiglia ben lavata ed asciugata a tappo ermetico. A questo punto inizia la stagionatura che ha lo scopo di eliminare dai liquori il sapore dell'alcol. Il tempo di stagionatura per questa ricetta e' di due mesi!
Sono sicura che vi colpiranno queste maioliche e allora ecco che Eugenia racconta anche su questonell'ultimo viaggio in Sicilia mi sono innamorata di queste vecchie mattonelle...poi il lavoro di "architettura"assemblando dei pezzi antichi che avevo. Questa e' la mia fontanina di terrazzo...la uso per innaffiare e per mille preparazioni...
 L'utilizzo del rosolio e' ampio e fantasioso. puoi berlo con gli amici in piccoli bicchieri, usarlo per particolari ricette di dolci, mescolarlo al gelato fatto in casa e allora,


Cin....Cin!

mercoledì 4 luglio 2012

A scuola di cucina - parte terza

I tortellini

Fettuccine...lasagne e tortellini
Questi i primi piatti che abbiamo preparato con la sfoglia tirata a mano.

Ed ecco... il risultato finale


Ma andiamo con ordine.

Questa è Marina, la "mia compagna di banco"!


Il ripieno dei tortellini: melanzane e ricotta. Una delizia.


Il condimento: un sughetto con pomodorini freschi, finocchietto, capperi e olive.
Molto gustoso.

  
I tortellini sono pronti per scendere delicatamente nella pentolona d'acqua bollente. Ovviamente le forme sono varie...chi non è riuscito a chiuderli bene, li ha lasciati come sono venuti... raviolo...mezzo raviolo...cappelletti.



D'altronde ogni luogo ha la sua pasta ripiena. Quali? Ecco le più diffuse.

Agnolotti. Di forma prevalentemente quadrata, vengono preparati soprattutto in Piemonte.

Anolini. La forma è di piccola mezzaluna e sono tipici della zona di Parma e Piacenza. Vengono preparati con stracotto di manzo.

Cappelletti. Pasta ripiena dalla forma particolare che richiama quella di un copricapo maschile dell'epoca medievale. Tipici dell'Emilia-Romagna e di origini antiche, i cappelletti si servono preferibilmente in brodo.

Caramelle. Formato di pasta ripiena tipico dell'Emilia, ha in genere un ripieno realizzato con ricotta, uova, spinaci e parmigiano grattugiato.

Ravioli . Con questo termine si indica una pasta ripiena in generale, che può essere preparata in diverse varianti: può essere quadrata o rettangolare come i tortelli e gli agnolotti, raccolta come i cappellacci, o anche
a mezzaluna e a triangolo. Insomma a piacere!

Tortellini. Con la loro forma tipica, il cui modello nell'immaginario popolare è attribuito a una imitazione dell'ombelico di Venere, i tortellini, specialità contesa tra Bologna e Modena, sono i più conosciuti tra le paste ripiene italiane

venerdì 22 giugno 2012

A scuola di cucina, parte seconda

Una volta preparata la sfoglia con 1 uovo e 100 gr. di farina a testa, si procede quindi alle varie lavorazioni.

Dopo le tagliatelle ci siamo cimentati a fare la pasta al forno.

Con la "nonna papera" si stendono le sfoglie molto sottili.

L'operazione merita un aiuto





Una volta stesa la sfoglia si torna in cucina per preparare la besciamella e i carciofi trifolati in pochissimo condimento e poi passati.
Ecco lo chef Mario che spiega tutti i procedimenti



Quindi si fanno bollire le sfoglie. Siamo pronti per la composizione della lasagna.


Si alternano strati di lasagna al condimento. Si aggiunge parmigiano e si passa in forno per 20 minuti circa....ed ecco il risultato





E poi? Poi si impiatta ...

  Si compone..

e si mangia.

Guten Appetit!

venerdì 15 giugno 2012

A scuola di cucina, parte prima

Mi sono davvero divertita molto a questo corso di cucina.

Ho partecipato a due lezioni per primi piatti organizzato da Latina in Cucina.

 Anche se molto stanca, perchè di sera, posso davvero dire che ho imparato cose nuove, grazie agli chef Mario e Tommaso.

L'Associazione ora utilizza le cucine dell'hotel Victoria....una volta elegante hotel nel centro della mia città, con sala conferenze...ristorante...piscina per bambini e colonie estive...sale meeting...insomma davvero una struttura prestigiosa! E ora?


Vuoto e abbandonato!
Nella nostra città capitano spesso queste cose, purtroppo!


Ma torniamo alla cucina e alle immagini della serata. 

Per ora mi limito a documentare un solo piatto:  le tagliatelle. Prossimamente vedremo gli altri piatti che abbiamo preparato e....degustato!

Via allora...si impasta e si stende la sfoglia con il matterello.


 La sfoglia si arrotola e si taglia a strisce. Si infila il coltello dentro e....voilà, ecco le tagliatelle


 Un vassoio...


Due vassoi...

Tre vassoi.


Per condirle è stato preparato questo intingolo di funghi misti: matrimonio perfetto!


Scolata la pasta Mario spadella tutto insieme, aggiungendovi un trito di prezzemolo e olio crudo


Ed ecco il piatto finale, degustato accompagnato da un calice di vino bianco freddo... a mezzanotte passata!



Guten Appetit!

venerdì 20 aprile 2012

Good trip in Stratford on Avon

Ho un ricordo fantastico delle due estati passate a lavorare e studiare a Stratford upon Avon, la città natale di Shakespeare, città in cui tutto è accentrato su di lui e dove tutto si muove intorno a lui.
Qualcuno ha visto il film "Shakespeare in love"?
E' passato un bel pò di tempo ma questo amarcord mi entusiasma e mi avvince. Allora mi piace portare anche voi nei luoghi più rappresentativi di questa bellissima e caratteristica cittadina, con la speranza che possiate apprezzare questo mio viaggio all'indietro del tempo. E che anche voi possiate emozionarvi alla vista di questo delizioso villaggio dalle caratteristiche case di legno in stile Tudor.

E allora benvenuti a Stratford

La cittadina, che si trova nell'Inghilterra centrale, ha più di 20mila abitanti, è collegata molto bene a Londra e Birmingam, ed è visitata da tantissima gente.

L'Avon è il fiume che l'attraversa e sulle sue rive c'è il Royal Shakespeare Theatre 


Il fiume è navigabile con questi battelli


La chiesa che si trova in fondo al teatro è la Holy Trinity Church, dove Shakespeare venne battezzato.

Dovete sapere che sono molte le case da visitare riferite a Shakeaspeare e alla sua famiglia.

Ecco la sua casa natale in Henley Street, dentro è stata riammobiliata.


Questa la casa della figlia Susannah


E questo l'affascinante e caratteristico Anne Hathaway's Cottage, la casa della moglie


fuori città c'è poi la casa della madre, c'è quella in cui è cresciuto. Insomma un bel tour. 

Ma vediamo il centro della cittadina, dove ci sono molte case come queste ...

 la Chapel Street


 Guardiamo bene la Holy Trinity Church. Una sera con il gruppo di amici andammo a visitare il cimitero che rimaneva aperto anche di notte.  C'era un professore di Roma amante dell'occulto, e che girava sempre con un pendolino. Era un pò fissato con queste cose, ma noi non lo prendevamo molto sul serio. Certo fu una passeggiata un pò lugubre, ma quando si è giovani si fanno cose che solo a ripensarci...



A Stratford sono andata con una mia amica.  Inizialmente abbiamo lavorato in un bellissimo hotel un pò in periferia. Poi siamo andate a servire ai tavoli del Riverside Restaurant, un ristorante con sala da tè e bar, molto centrale e che si trova davanti al fiume e al teatro. Il pomeriggio andavamo a lezione di inglese da una signora che ricordo ancora come si chiamava, sposata a un italiano. E la sera ci incontravamo tutti noi italiani nel bar di un signore di Parma, a ingozzarci di cappuccini e brioche.

Questo il monumento del parco, proprio davanti al "nostro" Riverside


davanti al fiume e al teatro e sulla stessa strada del Riverside  c'è il The Black Swan, conosciuto localmente come the Dirty Duck (l'anatra sporca), un pub che veniva frequentato dagli attori dopo gli spettacoli e dove noi andavamo ogni tanto a bere il sidro


Ed eccolo l'ex Riverside...ora nella parte centrale c'è un ristorante italiano, mentre, in Sheep Street, quelle due finestre più alte erano la nostra camera da letto. Sotto le due finestre, c'era il bar del Riverside. Ora c'è un ristorante indiano


Ciao