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giovedì 17 ottobre 2013

Cibo di strada a Roma: Stefano Callegari ha inventato il trapizzino con il picchiapò



Non è un gioco di parole il mio. Sia chiaro. Il trapizzino, che molti non conoscono,  è un panino formato da angoli di pizza bianca riempiti con carne, pesce e interiora, ingredienti essenziali di ricette famose e tradizionali della cucina tipica romana. Due elementi che non si erano ancora mai incontrati e che qualche anno fa sono stati combinati in un felice matrimonio. E da allora infatti….vissero felici e contenti

Già, perché dovete sapere che questo matrimonio, questa combinazione di sapori ha dato vita a un nuovo modo di mangiare. Qual è la novità, dirà qualcuno, se la pizza bianca si mangiava già farcita?  Certo, di formaggio o prosciutto, ma non di roba cucinata, non di sapori forti, non di carne ricca di sugo. Ora la  pizza bianca viene riempita di tutto quello che è di più tipico e caratteristico  della cucina romane, vale a dire … polpette al sugo, coda alla vaccinara, trippa al sugo, pollo alla cacciatora, lingua in salsa verde, coratella d’abbacchio con carciofi o cipolle, seppie e piselli  e il famoso picchiapò. 






Sì, anche il picchiapò. Qu'est ce que c'est ça? Chiedeva, in  “C‘eravamo tanto amati”, Stefano Satta Flores al “Re della mezza porzione”.  “E’ manzo lessato e ripassato in padella con cipolle e pomodoro”. “ Ma io vedo poca carne e tutte cipolle”,  rispondeva lo spiritoso professore. “ A Sor Maè – gli rispondeva piccato l‘oste - ci stanno 5830 trattorie a Roma. C’hai ampia scerta”.

Ora le trattorie sono molte di più. Ma Roma non aveva ancora il suo street food caratteristico. L’idea di questo connubio è venuta a Stefano Callegari, che dopo aver girato il mondo come steward, è arrivato alla conclusione che al cibo italiano e a quello romano in particolare non ci si può rinunciare, per nessuna ragione al mondo. Come offrire allora una seconda possibilità alla tipica cucina romana, generalmente così piena di sugo e di intingolo che non la si può gustare se non da un piatto e seduti? Se altre cucine tipiche offrono questa possibilità,  come ad esempio il Lampredotto a Firenze o U panu cà meusa,  panino con la milza, a Palermo, perché rinunciare a Roma al piacere di una "scarpetta on the road"? si è chiesto Callegari. L’idea è stata allora la pizza. O meglio …l'angolo della pizza bianca cotta nella teglia, che avendo due lati chiusi, poteva essere un bel posto dove mettere qualcosa di assai gustoso. A questo punto mancava l’accorgimento tecnico su come trasformare una teglia di pizza bianca in tanti angoli di pizza. Risolto questo ecco venir fuori tante pizze-tasca che custodiscono un prezioso, ricco e saporito manicaretto. L’avreste mai detto?

Il successo è stato immediato e le recensioni positive, dal Gambero Rosso al New York Times, passando per le maggiori guide sul cibo da strada, più un paio di premi qua e là, ne hanno fatto in poco tempo un classico della "cucina romana da passeggio"e di Callegari e soci e vale la pena citarli, Antonio Pratticò,  Kabir Humayun e Gabriele Gatti, degli straordinari creativi di cibo tradizionale. Che non è poco.

Dove trovare i trapizzini. Ovviamente “ner core de Roma”, cioè a Testaccio. Vicino alla Chiesa di Santa Maria Liberatrice, c’è il locale di Callegari. Si chiama 00100 Pizza ( sintesi tra la farina 00 e il CAP di Roma -la creatività e la romanità di queste persone è davvero inesauribile davvero. Complimenti ancora.)

I prezzi? 6 euro quello grande e 3,50 quello piccolo. Si comprano e si portano via.
Fatemi sapere dopo che vi ho dato questa dritta....come è andata eh!

Ciao
Mariassunta





venerdì 12 luglio 2013

Dove sono le donne del CIF, attivissima organizzazione femminile del dopoguerra?

A richiesta ecco il secondo racconto pubblicato su "Storie di donne" che è la sintesi ( forse troppo, ma la lunghezza è stata dettata da chi ha progettato il volume)  di una chiacchierata con  Maria ( zia Marietta) D'Alessio-Passeri e la professoressa Antonietta Capirci del Centro Italiano Femminile di Latina.
Ricordiamoci che il volume è stato pubblicato nel 1993, quindi tutto è rapportato all'epoca. Riaffiorano con questo racconto i "profumi delle gallette",  quei crackers duri e piatti dei soldati americani  distribuiti nelle merende e accompagnati da cioccolate ...anch'esse americane. Chi se li ricorda?




Antonietta e Maria

Ora se ne parla proprio poco. Anzi sembrano scomparse in un momento in cui non si fa altro che parlare di donne. Ma dove sono e cosa fanno le donne del Cif?
Per un lungo periodo il Centro Italiano Femminile è stato l'unico sodalizio femminile in Italia. Nato, infatti, dopo la guerra come federazione, assorbì tutte le donne degli organismi cattolici: Associazione Maestri Cattolici, Unione Cattolica Insegnanti Medi, Laureati Cattolici, Azione Cattolica, Scouts e altri.
Tutte venivano da una esperienza organizzativa e quindi non persero tempo in chiacchiere. Bisognava ricostruire ogni cosa  e loro si buttarono a capofitto sul lavoro, tanto c'era da fare.

Incontriamo, proprio per farci un'idea due protagoniste che hanno aderito al Cif  fin dall'inizio, ricoprendo incarichi direttivi: Maria Passeri e Antonietta Capirci. La prima è stata per molti anni presidente a Priverno. L'altra è stata vicepresidente provinciale e consigliere regionale e nazionale.



Perchè venne costituito il Centro Femminile?
I brutti postumi di una guerra che aveva lacerato famiglie, sentimenti e punti di riferimento mise a nudo tanti problemi che le donne decisero di affrontare con grande forza. La guerra si era combattuta su due fronti. Gli uomini con le armi e lontano da casa. Le donne con una stupefacente forza di volontà, nei paesi, nelle città e nelle campagne ad accudire vecchi e bambini e a tenere accesa la fiamma della speranza.
A denti stretti, ma con tanta forza.
Terminata la guerra si cercò di rimediare quanto più possibile ai guasti provocati.
Protagonista indiscussa del periodo fu, prima, durante e dopo, la fame. Una grande fame. E le donne italiane si associarono proprio per aiutare la famiglia a ricomporsi e a superare le difficoltà, soprattutto materiali del momento, con lo scopo primario di sostenere anche l'evoluzione e la promozione delle donne. Organizzarono di tutto, dal doposcuola all'assistenza alle famiglie in difficoltà e le colonie estive al mare o in montagna per i bambini.

A Priverno a quel tempo vennero organizzati anche corsi di economia domestica e stenodattilografia e la scuola per minorati psichici ( poi assorbita dall Stato). A tutte le maestre che prestavano servizio in questa attività veniva riconosciuto un punteggio cumulabile per l'accesso ai ruoli dello Stato.

 " La scuola per i portatori di handicap, che prima si chiamavano minorati, l'abbiamo aperta con 9 bambini presso le Suore del Preziosissimo Sangue-  racconta Maria -. E per tre mesi all'anno organizzavamo il doposcuola. Il Comune concedeva l'uso delle aule affinchè le insegnanti assunte dall'organizzazione potessero aiutare gli alunni che avevano problemi con lo studio. Si facevano i compiti, poi una bella merenda e quindi tutti a casa."

Antonietta ricorda il momento formativo dell'Associazione. " Cronache e opinioni" era il giornale che teneva in collegamento le iscritte. Ogni anno le donne cristiane festeggiavano la giornata della donna, che non era l'8 marzo, ma l'8 dicembre. Quel giorno tutte loro si riunivano per discutere le problematiche del momento e fare il punto della situazione. Già da allora si parlava di part-time e della preparazione socio-politica delle donne, di asili nido e di scuole materne.

Nel 1974 venne cambiato lo Statuto dell'Associazione, perchè dopo 25 anni di impegno comune si ritenne di trasformare la federazione nella sua operatività. Il Cif, infatti, riaffermò la supremazia del lavoro con l'obiettivo di aiutare la crescita civile dei singoli e lo sviluppo della comunità. Non solo. Ma si diede anche una organizzazione autonoma dai partiti e movimenti.

Questo fino a qualche tempo fa...ma ora dove sono finite le donne del Cif? Salvo qualche raro e sporadico tentativo di rappresentanza, il Cif sembra aver tirato i remi in barca. Forse perchè le esigenze di oggi sono diverse da quelle di ieri. Forse perchè i danni della guerra sono stati riparati e le donne sono diventate più autonome e responsabili. O forse perchè l'associazione si è schierata contro alcune battaglie civili che hanno visto invece vincenti le rappresentanti dell'altra metà del cielo?

lunedì 6 maggio 2013

Le api, amiche del nostro ecosistema stanno scomparendo! E l'Europa corre ai ripari

"Ce l'abbiamo fatta", è stato il grido esultante di apicoltori e ambientalisti europei alla notizia che la maggioranza degli Stati membri dell'Unione europea sosterrà il progetto della Commissione europea di vietare l'uso di tre pesticidi risultati letali per le nostre api.
Secondo Greenpeace, infatti, se le api stanno morendo e sono sempre di meno la colpa è dell'uso massiccio e indiscriminato dei pesticidi in agricoltura.

Anche gli scienziati di recente hanno manifestato la loro preoccupazione in proposito. "Se le api sono in una situazione di crisi, di fatto lo è anche l'agricoltura", ha detto Jennifer Sass, del Natural Resources Defense Council. Non escludendo però anche altri fattori. E' probabile, infatti, che le cause siano anche altre, ma in ogni caso un divieto seppur limitato dell'uso di pesticidi, permette di tamponare una situazione diventata drammatica, dando tempo agli scienziati di trovare altre soluzioni.

La decisione di abolire almeno tre sostanze usate in agricoltura è stata presa in seguito ai risultati di un rapporto commissionato dall'Autorità per la sicurezza alimentare (EFSA) dai cui risultati è parso chiaro che essi rappresentano un grande rischio per le api. Da qui il consiglio a limitarne l' uso.
Ma non è stato per nulla semplice prendere delle decisioni. Anche se la Commissione europea ha introdotto il divieto di utilizzare per due anni alcuni pesticidi-killer per la sopravvivenza delle api, il Comitato Ue di appello riunitosi a Bruxelles non ha espresso una maggioranza netta favorevole alla proposta della Commissione, perchè quindici stati hanno votato a favore, sette, compresa l'Italia contro e quattro si sono astenuti.
Quindi l'Italia non ha accettato questa decisione europea, perchè Bruxelles avrebbe introdotto " nuovi divieti per i 'trattamenti foliari'"- è stata la giustificazione - E perchè: " La Commissione europea, pur proponendo lo stesso approccio per lottare contro la moria della api, ha tuttavia esteso la proposta iniziale con una serie di condizioni piu' restrittive nell'applicazione delle misure".
Condizioni mutate quindi che hanno oggi indotto l'Italia a votare contro nel Comitato europeo di appello anche se  il 15 marzo scorso, nel precedente Comitato di esperti europei, aveva votato a favore della proposta della Commissione europea.
Prima sì e poi no! Questo lascia abbastanza perplessi e le reazioni non si sono fatte attendere: ''Il declino delle api e' uno degli effetti piu' visibili e inequivocabili del fallimento dell'agricoltura di stampo industriale, che inquina l'ambiente e distrugge i migliori alleati degli agricoltori: gli insetti impollinatori'', afferma Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia. ''E' ora di smettere di incentivare pratiche agricole intensive basate sull'uso della chimica, per investire, invece, nello sviluppo di un'agricoltura di stampo ecologico e sostenibile sul lungo
periodo''.
"Nonostante l'Italia sia tra i paesi che hanno votato contro questa decisione per motivi legati alla maggiore regolamentazione dell'uso di queste molecole - commentano all'unisono i presidenti di Legambiente e dell'Associazione apicoltori - stimiamo positivamente il fatto che il voto a favore espresso dalla maggioranza dei paesi membri corrisponda all'opinione più diffusa
tra i cittadini e gli operatori del settore europeo". E sottolineano : "Ora attendiamo fiduciosi la formalizzazione della moratoria da parte della Commissione europea".
Già la moratoria. La Commissione aveva proposto che la misura entrasse in vigore all'inizio di luglio, ma poi ha accettato di ritardarla al primo dicembre per consentire agli agricoltori di adattarsi. Senza il consenso delle api, ovviamente.
Nel frattempo chissà se le multinazionali se ne staranno con le mani in mano? Un'attesa piena di insidie.
Anche per il nostro Governo sarà questo un primo vero banco di prova. Che farà il nuovo Ministro: si schiererà a favore delle api e di tutto l'ecosistema o abbraccerà, sposandole, le motivazioni dei signori della chimica, con tanti saluti all'ambiente e alla nostra salute? 

                   

lunedì 7 gennaio 2013

Sarà un caso se la Montalcini.....

Bè non so se è un caso….ma ho saputo della morte della professoressa Montalcini mentre mi trovo  qui a Saint Louis…Sarà un caso anche che mia figlia e suo marito lavorino entrambi nella facoltà di medicina della Washington University, dove sempre lei, la professoressa Montalcini lavorò e si guadagnò il Nobel?

Ho avuto vari contatti in questi ultimi dieci anni con la professoressa. Sono riuscita ad intervistarla per ben 3 volte e ritengo di averle fatto io l’ultima intervista su suggerimento del mio amico Claudio Abbate, direttore della rivista economica del Caf Uil…che a detta della sua assistente, la professoressa Pina Tripodi, intendeva essere un testamento diretto ai giovani…alle donne e ai ricercatori. Poi la pubblicherò anche qui!

Oggi qui a Saint Louis ho ripreso in mano il suo libro autobiografico “In Praise of Imperfection” e ripercorso le tappe del suo arrivo in questa città ….

“On 19 September 1946, Renato Dulbecco and I sailed from Genoa on board a Polish ship, the Sobieski….”


Ecco l’arrivo nella città del midwest:
“On my arrival in St. Louis, in the somnolent hours of a hot afternoon at the beginning of autumn, Union Station appeared to me as out of painting by the Belgian artist Paul Devaux, in which the hands of a big tower clock mark the hours of a time that seems in reality fixed for ever…..”


Arrivata in nave a New York raggiunge St. Louis in treno. Alla stazione prende  un taxi…

“A taxi driver with a marked German accent took charge of my bags, and we set off for Washington University, a fair distance away, over on the west side of the city. He proudly pointed out the large Catholic cathedral on Lindell Boulevard which, so he informed, had cost three million dollars and at least challenged, if it did not actually surpass, St. Peter’s basilica in Rome in size and beauty. That at least was his opinion. The central gateway of Washington University, surmounted by two towers nd flying the university flag, fulfilled my expectations more than cathedral…..”

Era il 1946.

Oggi 3 gennaio 2013 sono andata a rivedere quella cattedrale, che si trova proprio dietro casa nostra. Penso che il tassista tedesco abbia avuto ragione…la cattedrale è bellissima….immensa….piena di mosaici straordinari. Ed è più grande di San Pietro, senza dubbio. Una cattedrale molto imponente, dal momento che Saint Louis fino al 1920 era  la seconda città più importante degli Stati Uniti d’America.

Dalla cattedrale, si attraversa la strada che porta all’Arco e si arriva alla Washington University. All’entrata della Facoltà di medicina ci sono le foto degli scienziati che si sono conquistati il premio Nobel, ed ecco in mezzo a loro….. la foto della nostra Montalcini.





L’ultimo ricordo di questa straordinaria donna è diretto a me. Una lettera d'augurio che mi ha scritto e indirizzato in una occasione particolare e che conservo gelosamente…un caso anche questo?

giovedì 29 novembre 2012

Un invito produttivo!

Sono stata invitata a partecipare al forum di giornalisti e scrittori organizzato dall'Associazione Dicta Scripta e Associazione Nuova Immagine di Latina
L'incontro si è tenuto domenica scorsa nella bella location della Villa del Cardinale di Norma, "terrazza" suggestiva da cui si gode un bellissimo panorama che va dalla pianura pontina fino al mare, isole ponziane comprese.


Ero tra i relatori del convegno titolato "Noi che scriviamo".
Di che parlo? mi sono chiesta appena mi hanno invitato.
Non ho avuto indecisione alcuna quando ho deciso di parlare di questa nuova forma di linguaggio rappresentata dai blog.  



Ecco la sintesi del mio discorso...

Noi che scriviamo … una bella idea per mettere a punto linguaggi e tecniche, che sono diverse se usate per scrivere un libro o se invece devi scrivere un articolo per un giornale. E questo lo sappiamo tutti.
Quello che non conosciamo molto è il nuovo linguaggio utilizzato in un altro strumento comunicativo che ora accompagna molto i giornali online o altro: I blog.
Cosa sono i blog? La parola è contratta da web log e significa "diario in rete”.

(Un pò di storia non guasta mai) Il primo blog è stato avviato in America  nel 1997 e lo aprì un commerciante amante della caccia che decise di condividere la sua passione con gli altri. In Italia cominciò a prendere piede intorno al 2001.
 Tra il 2002 e 2007 i blog godono di un periodo di grande fortuna comunicativa, addirittura di sopravvalutazione perché ritenuti fortemente rivoluzionari dal punto di vista della comunicazione e dei rapporti sociali: Giuseppe Granatieri  parla di Generation blog in un suo libro. 

Tra il 2009 e 2010 si avverte  una crisi dei blog, a causa dell’immenso successo dei nuovi social network Facebook e twitter.  Il motivo per cui i blog si sono così diffusi è da ricercare in più fattori: dall’esibizione pubblica della proprio vita privata alla creazione di testi complessi e specifici; ma cosa fondamentale è che alla base della diffusione c’è ad ogni modo la caratteristica della condivisione.

Al 2011 ci sono più di 156 milioni di blog pubblici in essere. Il mio è nato alla fine del 2011.



Creare un blog è un’operazione abbastanza semplice.... e qui ho parlato delle varie piattaforme, dei successi che ti possono arrivare da un blog. Ci si poteva non soffermare sul blog più importante che c'è in rete? Cioè quello di Grillo e da qui l'analisi del successo tra i giovani. 
Ma ho citato anche le mie amiche blogger, a loro sconosciute e cioè Sigrid Verbert e il suo blog " Il cavoletto di Bruxelles" e i libri che ne sono scaturiti.
Ho poi citato Cinzia e Mari, da blogger a scrittrici, Nives che ha fatto del suo blog ...la solidarietà per l'Emilia e altri....

Ho parlato e analizzato il linguaggio del web writing e quindi accennato al fatto che quotidiani on line come LINKIESTA e HuffintonPost si avvalgono della collaborazione di tanti blogger. Ma anche il Fatto Quotidiano, Il corriere della Sera, Il Sole24ore. Insomma il blogger ormai ha afferrato un grande spazio nell'area della comunicazione e...non se ne può fare più a meno!



Risultato di questo discorso? La sala era gremita e le persone mi ascoltavano con molta attenzione....anche i più anziani ( che bello mi sono detta...allora non sto dicendo cose astruse...usando termini come template google, followers e altro...). 

Finale soprendente. Sergio Mancini, sindaco di Norma, ha annunciato di voler dar vita nel suo piccolo comune ad un'Associazione di scrittori, giornalisti e poeti della provincia e non solo...ovviamente con un blog...vero Mariassunta? Mi hanno subito chiesto. Certamente, ho risposto davvero soddisfatta che il mio messaggio su questo nuovo linguaggio non solo sia stato recepito, ma si intende applicarlo anche subito!

L'articolo di Latina Oggi che annuncia il Forum

 






giovedì 28 giugno 2012

I bei vermigli fior...

Lieta mi ha chiesto di raccontare ancora le favole. Perchè no? Vi piace la favola dell'albero dei fiori vermigli? Cosa è??? Ma è l'albero del mio orto: il melograno. Un albero antico che io adoro ( anche se non mi dà  frutti strepitosi ...ma sto rimediando!). Ho letto da qualche parte che il tipo migliore è quello del "convento" e quindi la caccia è aperta....

Un albero così bello, così luminoso e ricco...non vi fa tornare in mente Pianto Antico  ....di Giosuè Carducci?
Oops... dai allora tuffiamoci un pò nel nostro passato...

L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da' bei vermigli fior, 



nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor.


Tu fior della mia pianta
percossa e inaridita,
tu dell'inutil vita
estremo unico fior,



sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra;
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.


 Vi ho riportato tra grembiulini e banchi?
 Ma è triste - direte voi - perchè parla del contrasto tra vita e morte! Sì è vero: è triste, ma anche nella sua tristezza quando sottolinea i colori: verdi e vermigli, non vi sembra che comunichi gioia...gioia e vita? 
A me sì.  
E quindi come fate a non dire che è:
bella...bella....bella, questa poesia?

Emozione a parte ora passiamo alle notizie spicciole e più... "terra....terra":



I rubini
Non è meraviglioso sgranarli questi "rubini"?  Io quando ero piccola ci passavo ore intere a pulirli della pellicina bianca.
Oltre che buoni, i frutti di melograno hanno proprietà astringenti e diuretiche; vengono generalmente consumati freschi e sono molto spesso usati per preparare bibite ghiacciate e per la decorazione di macedonie. Nell’industria conserviera vengono utilizzati per la produzione di succhi, marmellate, sciroppi e sciroppati.
Avete mai provato a bere il succo di melograno? 

Negli Stati Uniti va a ruba. E' buonissimo e molto dissetante.
Pare infatti che l'azione antiossidante di questo succo sia paragonabile solo a quella del Tè verde.


Lo sapete che la buccia contiene il 30% di tannini e che quindi viene usata per ricavarci un colorante giallo poi impiegato nell’artigianato degli arazzi nei Paesi Arabi?
Mica solo questo eh!  Dalle radici è possibile ricavare coloranti utilizzati nella cosmesi.
Sempre la corteccia contiene alcaloidi e quindi viene usata in medicina. Attenti perchè è  velenosa  e quindi va usata con molta cautela. I fiori invece possono essere usati in infuso contro la dissenteria. 





Ma la particolarità rimane comunque la sua fulgente bellezza. E' una pianta ornamentale molto utilizzata in parchi e giardini.....e io nel mio orto-giardino l'ho allevata ad arbusto e si eleva e protegge l'hibiscus syriacus, l'alloro e l'oleandro!

lunedì 14 maggio 2012

Il mio blog è carbon neutral!

Non so se succede pure a voi,  ma la mia cassetta postale è sempre piena zeppa di volantini pubblicitari, tanto è vero che quando parto devo chiedere alla mia vicina di liberarla ogni giorno. Allora partecipo molto volentieri all'iniziativa promossa da DoveConviene.it, il sito che aggrega tutti i volantini promozionali e li rende consultabili online.
Con l'iniziativa di DoveConviene, permetto ad un nuovo albero di vedere la luce in una zona boschiva a rischio di desertificazione.
L'iniziativa è molto semplice: per ogni blog che aderisce al progetto, DoveConviene, pianta un albero.

Lo scopo è  mirare alla diminuzione dell'utilizzo e spreco di carta per scopi pubblicitari. 


In 12 mesi di attività sono stati già piantati più di 1.000 alberi, ma l'iniziativa non si ferma qui e per i prossimi mesi la sfida lanciata è ancora più ardua: piantare altri 1000 alberi entro la fine di agosto. Se l'intento riuscirà altri alberi verranno aggiunti al computo totale come premio alla collaborazione dei blogger italiani.

Come fa 1 albero a neutralizzare la produzione di CO2 del mio blog? E quanta CO2 produce il mio blog? Secondo il Dr. Alexander Wissner-Gross, attivista ambientale e fisico di Harvard, un sito web produce una media di circa 0,02 g di CO2 per ogni visita. Assumendo 15.000 pagine visite al mese, questo si traduce in 3,6 kg di CO2 l'anno. Questa produzione è legata soprattutto al funzionamento dei server.

E quanta CO2 viene assorbita da un albero? Dipende da diversi fattori, ma la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) calcola che un albero assorba ogni anno in media circa 10 kg di CO2. Noi, dicono quelli di DoveConviene, ne consideriamo prudentemente 5 kg l'anno per ogni albero.

consumo di CO2 attraverso un blog 
 
 

mercoledì 15 febbraio 2012

Torniamo alla Natura


Ieri sera durante l'assegnazione dei Grammy Awards 2012, hanno trasmesso questo spot bellissimo.

Uno spot che ci invita a riprenderci la nostra vita.
Nobody said it was easy  No one ever said it would be this hard Oh take me back to the start”, cantano i Coldplay.

Cosa ci mostra il cortometraggio? Ci fa vedere come i contadini dopo aver rinchiuso i propri animali, non più in steccati naturali, ma all’interno di orrendi capannoni grigi e sovrappopolati, dopo aver inquinato il mondo per consentire il trasporto delle loro carni e aver realizzato chilometri di cemento per fare le strade, uno di loro, finalmente fa mea culpa, perchè si rende conto che tutto ciò è sbagliato. Allora corre a liberare maiali, mucche e galline, e le riconsegna alla "verde" terra! 

Un inno alla naturalità e alla filiera corta