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sabato 9 gennaio 2016

Italian post industrial vol. 2 - Sigillum S - Boudoir philosophy (1988) ovvero: come sono contento se MTV chiude

Ogni tanto una buona notizia: pare che stia chiudendo MTV.
Lo ripeto piano, a voce bassa, sussurrata: pare che stia chiudendo MTV.
Finalmente una delle fonti sorgive della perversione e del cretinismo giovanili, del disinteresse politico e della catatonia pubblicitaria si sta essiccando; e con essa vien meno uno dei motori propulsivi del politicamente corretto, una sorta di lavaggio cerebrale di massa con cui il potere occidentale, in un sol colpo, sgrava le nostre coscienze consumiste, censura le menti libere e copre i suoi assassinii.
Avete capito?
Lo ripeto: sgrava le nostre coscienze consumiste, censura le menti libere e copre i suoi assassinii.
Vi ricordate il Live Aid, We are the world et similia?
Quando Bono Vox, Ray Charles e Springsteen berciavano We are the world, il potere sgravava le nostre cosceinze del fardello della colpa (come siamo buoni!), censurava la libertà (chi non è d'accordo con noi è razzista, fascista, omofobo, nazista et cetera; e quindi taccia) e copriva i suoi assassinii (chi ha distrutto il Nord Africa mediterraneo? Libia, Egitto, e poi il Sudan, la Somalia? ... mentre Bono Vox manfrineggiava?).
Per questo sono felice (ma lo dico piano) che MTV spenga i suoi riflettori, che sono le luci del Barnum del potere; spero, altrettanto, che tutti quelli che si son prestati a questo ciarpame di propaganda, criminoso, facciano una brutta fine, comprese le miriadi di cantantucoli, imbecilli e zoccoloni che ci hanno propinato in questi anni, a scapito di chi l'arte la ama e sa apprezzarla.
Spero, altrettanto vivamente, che i licenziati da MTV se la passino male, molto male (perché lo dico? perché mi sono incattivito. E allora?).
All'eventuale chiusura (lo ripeto piano, pianissimo ...) voglio brindare sbronzandomi musicalmente coi Sigillum S, misconosciuta accolita di necrofili italiani, fra Sade, elettronica e rituali da magia nera.

domenica 3 gennaio 2016

PFM - BBC sessions 1975-1976


Radio One "In Concert" (BBC Paris Theatre 21st May 1975)

Celebration
Four holes in the ground
Dove ... quando
Mr. Nine 'till Five
Alta Loma 5 'till 9
La carrozza di Hans

Radio One "In Concert" (BBC Paris Theatre 15th April 1976)

Paper charms
Out of the roundabout
Four holes in the ground
Dove ... quando
Alta Loma 5 'till 9
Chocolate kings
Alta Loma 5 'till 9 (reprise)
William Tell ouverture

lunedì 28 dicembre 2015

Fascisti, rivoluzionari, sconfitti - Musica e destra nei Settanta (Compagnia dell'Anello/Massimo Morsello/Amici del Vento)


Osservate bene la foto (potete ingrandirla).
C'è tutta l'Italia.
Lo squallore della locandina pornografica, New Luna Club Privé, appiccicata abusivamente su un cassonetto di raccolta indumenti usati; cassonetto, forse, altrettanto abusivo; a sinistra altri cassonetti - più o meno differenziati - lerci, disastrati, abbandonati nell'incuria; a destra le saracinesche di un supermercato di surgelati dismesso da almeno dieci anni, e ridotto a uno spettrale deposito di immondizie.
Corruzione, idiozia, cattivo gusto, declino economico, malgoverno. C'è di tutto, l'avevo detto.
Osservando la scena, poco prima della fotografia, mi sono venuti in mente i fascisti. Perché?
A pochi metri dal cassonetto fatale si trova la sede de Il Foro 753, un'associazione di destra. Se ricordo bene, uno dei promotori del Foro è Giampaolo Mattei. Giampaolo Mattei era (ed è) fratello di Virgilio e Stefano Mattei, vittime di un attentato incendiario avvenuto, nella zona, il 16 aprile 1973. Il padre di Giampaolo, Virgilio e Stefano - Stefano aveva otto anni - era un attivista missino e, come tale, divenne bersaglio di sei gaglioffi di Potere Operaio; fra di loro Achille Lollo, Marino Clavo, Manlio Grillo. Solo Achille Lollo, se ricordo bene, fece un po' di galera.
Quale il lascito di tanto dolore? Nulla.
A destra, ogni 16 aprile, c'è una sfilata di commemorazione nel quartiere. E basta.
Qualche giorno prima, nel medesimo quartiere si celebra - anno dopo anno - una commemorazione simile. A sinistra, stavolta; in onore del comunista Mario Salvi, ucciso da un poliziotto il 6 aprile del 1976, con un colpo alla nuca, durante una manifestazione antimperialista a Via Arenula.
Se volete sapere qualcosa dei fratelli Mattei, leggete il libro di Giampaolo (http://www.ibs.it/code/9788820045531/mattei-giampaolo/notte-brucia-ancora.html).
Se volete sapere qualcosa su Mario Salvi leggete me (http://pauperclass.myblog.it/2015/04/10/storia-mario-salvi-lindiano-sconfitto-la-alceste/)
Comunisti, fascisti, rivoluzionari; contropotere, antagonismo, alternativa, tradizione; popolo, operaio, camerata.
Di tutto questo strepito rimane solo cenere. E frugando tra la cenere si trovano solo morti. Morti per nulla. Per nulla, sono morti per nulla. L'Italia è quella della foto, non c'è niente da fare.
Degli anni Settanta mi ricordo "come per suonno". In sogno. Vorticano colori, suoni, parole, persino odori, ma remoti, e dilatati; irreali; di quelle passioni non arrivano che i sussurri della rovina e della sconfitta.  
Abbiamo perso. Su tutta la linea. Fascisti, comunisti.
Per questo, davanti a quell'immagine, a me, ex comunista, sono tornati in mente i fascisti. Ormai, guardando a ritroso, trovo ch'essi siano stati, come me, reclute e commilitoni di un battaglione votato a morte certa; comandato da generali inetti, o spietatamente collusi col nemico - generali a cui credevamo con fiducia cieca, ma che si son rivelati i nostri primi traditori.
Che altro? Lasciamo perdere. Se volete, leggete pure questo (http://mvl-monteverdelegge.blogspot.it/2014/04/mi-sa-che-io-alla-fin-fine-sono.html), e al diavolo tutto quanto.


* * * * *

Compagnia dell'Anello - Terra di Thule (1983)

Massimo Morsello - Per me ... e la mia gente (1978)

Amici del Vento - Girotondo (1978)

Per un altro gruppo storico di destra, Janus consultate il link:
http://isle-of-noises.blogspot.it/2013/03/fascisti-ma-progressivi-janus-1976-1981.html

giovedì 24 dicembre 2015

Beyond the (Italian) boundaries - Post rock vol. 13 (Mario Bertoncini/Mario Nascimbene/Walter Branchi & Mauro Bortolotti)

Mario Bertoncini
Indice generale/General index

Auguro a chiunque segua il blog un Natale e un 2016 sereni

Mario Bertoncini - Arpe eolie (2007; recordings 1973-1974). Co-fondatore di Nuova Consonanza (1959; era l’associazione nata per promuovere l’avanguardia italiana), assieme a Macchi, Evangelisti, Bortolotti; fra gli altri. Arpe eolie è un capolavoro (in cui è sfruttata, appunto, l’arpa eolia, le cui vibrazioni sono originate dal vento) di cui Bertoncini è esecutore e artefice assoluto. Echi remotissimi e avvolgenti, e sempre minacciati dalla casualità, come una fiamma mossa dalle correnti più capricciose, tengono in scacco estatico l’ascoltatore. Inevitabile.

Mario Nascimbene - Atti degli Apostoli (2004; recordings 1969). Mario Nascimbene fu autore di numerose colonne sonore, ancora da valutare. Al sottoscritto egli è caro soprattutto per la collaborazione con Roberto Rossellini; con il Rossellini televisivo, magnifico e tardo, in cui la ricostruzione storica accurata, l’ansia divulgativa e la calda empatia delle immagini vanno di pari passo. Di tale collaborazione è rintracciabile, per ora, solo la presente testimonianza ove si ritrovano parte dei dialoghi dello sceneggiato, a detrimento della musica vera e propria. Ma non è un ostacolo all’apprezzamento, anzi: il delicato tema iniziale, sottolineato in modo indimenticabile dal flauto di Severino Gazzelloni, si costituisce subito quale sfondo sonoro e morale del disco (ricco di eccellenti spunti etnici), e va a fondersi perfettamente al testo; in tal modo Nascimbene rende alla perfezione la Stimmung del quinto Vangelo: qui lo smarrimento per la morte del Cristo e la mestizia convivono con un fervore spirituale incrollabile e la viva speranza per un mondo ulteriore che renda giustizia all’iniquità di questo. Da sentire il disco, da vedere lo sceneggiato; bruti astenersi.

Mauro Bortolotti/Walter Branchi - Paesaggi intravisti (1987). Walter Branchi è una delle colonne del Gruppo Improvvisazione Nuova Consonanza; Bortolotti fu allievo di Pietro Grossi, pioniere dell’elettronica italiana, co-fondatore di Nuova Consonanza (l’associazione, non il gruppo) e scheggia ideologica dei Corsi Estivi di Darmstadt (Internationale Ferienkurse für Neue Musik, Darmstadt), untori primi della scena sperimentale europea. Paesaggi intravisti consta di due lunghe tracce: inserti dialogati, concretismi, ambient, elettronica convivono in un flusso sonoro accattivante, felicissimo. Lo consiglio, ovviamente. In più, sotto i video dei primi due dischi (su youtube non esistono video dei Paesaggi), aggiungo un imperdibile documentario tedesco (di Theo Gallehr) sul Gruppo Improvvisazione Nuova Consonanza.

Per il download: basta cliccare sul titolo, spuntare la casella e cliccare nuovamente, stavolta sul simbolo universale del download (下載 in cinese) e il tutto si avvierà automaticamente.

domenica 20 dicembre 2015

Piero Ciampi - Andare camminare lavorare e altri discorsi (1975)

Questo non è Piero Ciampi
Il Bomba aveva tuonato: cattiva Germania! Basta le sanzioni alla Russia! Adesso vado là e gliene dico quattro!
Poi si è scoperto, pietosamente, che le sanzioni alla Russia le hanno decise egualmente (gli ambasciatori, manco i Primi Ministri)  e che la cattiva Germania farà quel che le pare, come al solito.
Il messaggio però è passato: adesso vado là e glielo faccio vedere io; insomma la sarcastica canzoncina del Ciampi livornese riadattata ai tempi.

Una regina come te in questa casa?
Ma che succede? Ma siamo tutti pazzi?
Ma io adesso sai che cosa faccio?
Che ore sono? Le 11?
Io fra... guarda... fra 5 ore sono qua,
e c'è una casa con 14 stanze,
te lo faccio vedere chi sono io!

E che sono quei cenci che hai addosso? Ma che...
Ma fammi capire... ma se... ma io...
ma come? tu sei la... sei la mia!
E stiamo in questa stamberga con quei cenci addosso!
Ma io adesso esco, sai che cosa faccio?
Ma io ti porto una pelliccia di leone con l'innesto di una tigre!
Te lo faccio vedere chi sono io!

Senti, tanto però c'è un problema...
Siccome devo uscire me le puoi dare 1.000 lire per il tassì,
di modo che arrivo più in fretta a risolvere
questo problema volgare che abbiamo?
Te lo faccio vedere chi sono io!

Lascia fare a me...
lascia fare a me...
lascia fare a me perchè ti devi fidare!

Ma che cosa ti avevo detto? Una casa?
Ma io sai che cosa faccio?
Io ti compro un sottomarino!
Perchè se qui davanti a casa nostra quelli c'hanno la barca
e rompono le scatole, io ti compro un sottomarino.
Così, sai, li fai ridere tutti questi, hai capito!?

Intanto facciamo una cosa, che fra 5 ore sono qua:
tu metti la pentola sul fuoco,
ci facciamo un bel piatto di spaghetti al burro
mentre aspettiamo il trasloco.
Poi ci ficchiamo a letto e te lo faccio vedere chi sono io!
Ti sganghero!
Te lo faccio vedere chi sono io!

Te lo faccio vedere chi sono io!

Sono un uomo associale, ma sono un uomo che...
Io non ti compero un sottomarino, ti compro un transatlantico!
Basta che tu non scappi!
Stai attenta che se scappi col transatlantico
ti affogo nel ... nell'Oceano Pacifico!
Dai dai coricati che ti sganghero!
Te lo faccio vedere chi sono io!

Avrei voluto, ardentemente, vivere tempi infernali, invece che questi, ve lo assicuro.


Per il download: basta spuntare la casella e cliccare sul simbolo universale del download (下載 in cinese) e il tutto si avvierà automaticamente.

lunedì 14 dicembre 2015

Moby Dick - Moby Dick (1973)

Potrebbe capitarvi di effettuare il download da un cloud cinese.
Niente paura: basta spuntare la casella e cliccare sul simbolo universale del download (下載 in cinese) e il tutto si avvierà automaticamente.
* * * * *
Questo disco dimostra, eccome se dimostra.
Se un gruppo, italiano di Napoli, ovvero originario d'un paese che ha sempre e naturalmente osteggiato l'hard rock (e tutte le sonorità affini), decide di affidarsi all'ingegnere del suono dei Led Zeppelin (Olympic Studios, Londra), allora il risultato artistico del gruppo sarà, al netto del talento, di rilevanza non indifferente (oltre che decisamente zeppeliniana, ma non è l'originalità che interessa qui).
Con ciò non si vuol dire che Moby Dick sia un disco notevole, ma dignitoso, questo sì; dignitoso, in un campo in cui l'Italia ha prodotto poco e niente negli anni gloriosi (Rovescio della Medaglia, Teoremi, Ut, Sirio 2222 del Balletto di Bronzo, una canzoncina degli Spaventapasseri); e ancor più dignitoso, anzi ben gradevole, per un palato che ama gustare hard rock settantino con voluttà.
Insomma, come disse Totò, la serva serve; al di là del talento sono il mestiere, la professionalità, la tecnica e il duro lavoro dietro le quinte a creare qualità.
Ma noi ci affidiamo ancora allo stellone.


venerdì 11 dicembre 2015

The birth of Italian heavy metal vol. 1 - (Death SS/Strana Officina/Metallo Italia)


Cos'è l'heavy metal? L'ultima fase del disimpegno; o meglio: la fine dell'impegno quale mediazione fra istanze sociali e musica. L'inverarsi di questo processo è palesemente rintracciabile nella parabola sonora a cavallo tra Settanta e Ottanta: progressive escapista, quindi punk improvvisato e frontista e, finalmente, l'assalto tribale e viscerale dell'heavy metal. Attenzione: questo non significa un necessario movimento di riflusso ideologico; significa invece questo: che il folk e il rock (e certo prog colto d'area Canterbury, ad esempio) si cibavano d'una contestazione che nasceva da una analisi più o meno profonda della società contemporanea; l'hard rock e il metal erano, invece, eruzioni immediate, emozionali e irriflesse che si opponevano al buon gusto, alla borghesia e alle storture dell'esistenza occidentali. Da tale punto di vista, pur inevitabilmente grossolano, ha senso quella divisione, altrettanto grossolana, fra rock "di sinistra" o "politico" e rock duro "di destra", machista e testicolare.
L'Italia non fece eccezione. Liquidata la gloriosa parentesi prog-sinfonica e cantautorale, esauriti gli ultimi fuochi del 1977 e i petardi a miccia corta del punk, cominciò subito a formarsi, alimentato dalle ventate del New Wave of British Heavy Metal (NWOBHM), una scena heavy (molto limitata e di culto, ma, come le classifiche possono affermare, anche il prog e il punk erano relativamente limitati e di culto). L'Italia usciva dal gelo degli anni di piombo: e s'apprestava al futuro godimento di numerosi anni di merda, per citare Altan; il melodismo da Sanremo, la disco music e la new wave più trita avrebbero continuato a rifornire d'immondizia le orecchie dei conformisti, e la contestazione, pur ridicolmente esigua, sarebbe stata guidata dai metallari (parliamo dell'Italia, lo ripeto).
I primi alfieri di questo cambiamento furono davvero leggendari e la leggenda fra le leggende, anche in virtù della longevità, fu quella dei Death SS. Nonostante i Nostri abbiano ramazzato il trovarobato horror più risibile (in scena si camuffavano da vampiro, mummia, uomo lupo et cetera: i Kiss non passarono invano), il loro metal nero e obliquo ha lasciato in eredità al genere alcune gemme d'assoluta rilevanza. 

- Death SSThe story of Death SS (recordings 1977-1984; 1988) 
- Strana Officina - Rare and unreleased (recordings 1979-1989; 2014)
- AA. vv.Metallo Italia - (1982; compilazione con brani di Raff, Shout, T.I.R., Vanexa, Crossbones, Synthesis, Steel Crown, Elektra Drive).

venerdì 4 dicembre 2015

Italian post industrial vol. 1 - Atrax Morgue - Exterminate (2000)

Solo recentemente sono venuto a conoscenza di questo volume misconosciuto: Rumori sacri, in cui si parla di quattro protagonisti, italiani, della scena post industriale: Ain Soph, Atrax Morgue (Marco Corbelli), Rosemary's Baby e Sigillum S.
I primi ascolti effettuati delineano un ambito sonoro sospeso fra elettronica, doom e noise, e accomunato dal rifiuto feroce, più o meno consapevole, di ogni consuetudine, ordine e aspirazione distillati dalla tradizione, dalla ragionevolezza e dalla serenità classiche (o borghesi, vedete un po' voi).
I post industriali italiani (e i loro maestri nobili) sono, insomma, decadenti; ma non di quell'intensità decadente propria, ad esempio, di un Baudelaire o Huysmans. Sarebbe troppo poco; Baudelaire o Huysmans reagivano all'arte tradizionale coi metodi dell'arte. I nostri non vogliono l'arte; e aborrono ogni euritmia e regolarità; in breve: odiano la bellezza così come ci è stata tramandata nei secoli. E amano il brutto (in quanto categoria opposta a quella bellezza codificata): necrofilia, orrore, strage, perversioni sessuali, incubi, satanismo, magia nera, mostruosità esoteriche: l'alito del maligno soffia incessante da questi recessi musicali virtualmente inesplorati.
Ciò che affermò Terenzio: "Nulla di ciò che è umano mi è estraneo", per loro ha un valore negativo: tutto ciò che è inumano per noi ha rilevanza, sembrano dire. E al diavolo il passato!
Atrax Morgue/Corbelli non fa eccezione; guidato dal proprio personale disgusto per l'umanità, compone tre ossessivi pezzi elettronici per sintetizzatori scorticati: senza speranza, in attesa di avviarsi al nulla.

giovedì 22 ottobre 2015

Nurse With Wound list vol. 43 (Third Ear Band/Thirsty Moon/This Heat/Jacques Thollot/Thrice Mice/Throbbing Gristle/Paolo Tofani/Tokyo Kid Brothers)

NWW list vol. 43. Paolo Tofani

Third Ear Band (Gran Bretagna) - Alchemy (1969). Già recensito qui.

Thirsty Moon (Germania) - You'll never come back (1973). Già recensito qui.

This Heat (Gran Bretagna) - This Heat (1979). Webbaticy: "Ciò che lo rende comunque all'altezza del secondo [Deceit] è la formidabile ecletticità della proposta: il noise-rock dissonante di Horizontal hold, la cantilena pastorale dell'orrido di Not waving, la desolazione spoglia di Twilight forniture, l'ottusa danza industriale di 24 track loop. Tutto il resto è sperimentazione brada e senza possibilità di controllo. Essenziale". Un capolavoro essenziale. Charles Bullen, voce, chitarra, clarinetto, viola; Gareth Williams, voce, chitarra,  tastiere, basso: Charles Hayward, voce, tastiere, percussioni.

Jacques Thollot (Francia) - Quand le son devient aigu, jeter la girafe à la mer (1971).

Thrice Mice (Germania) - Thrice Mice (1971). Karl-Heinz Blumenberg, voce; Werner von Gosen, chitarra; Wolfram Minnemann, tastiere; Wolfgang Buhre, sassofono; Rainer von Gosen, basso; Arno Bredehöft, batteria.

Throbbing Gristle (Gran Bretagna) - The second annual report (1977). Webbaticy again: "... questo debutto terrificante finì per diventare l'atto primo della musica industriale ... Da qui è partito più o meno tutto il filone (e anche la dark-ambient, con i 20 minuti catacombali di After cease to exist) di menti deviate, di rifiuto totale della standardizzazione musicale, di sperimentazioni ardite ... la vocalità angosciante e manipolata di Orridge, le spirali corrosivo-convulsive della Fanny-Tutti e i lavori terroristico-elettronici di Carter e Christopherson, qui colti quasi esclusivamente in sede live, furono veramente protagonisti di una rottura indicibile, un passaggio di frontiera irreversibile". Capolavoro definitivo. Genesis P-Orridge, voce, chitarra, violino, clarinetto; Chris Carter, tastiere, programmazioni; Cosey Fanni Tutti, voce, chitarra; Peter Christopherson, tromba, programmazioni.

Paolo Tofani (Italia) - Indicazioni (1977).

Tokyo Kid Brothers (Giappone) - Golden bat (1971).

domenica 30 agosto 2015

Beyond the (Italian) boundaries. Post rock vol. 12 (Riz Ortolani/Maurizio Bianchi/Fabio Fabor & Giancarlo Barigozzi) plus Fabio Fabor e Topolino

Luca Barbareschi in Cannibal holocaust

Riz Ortolani - Cannibal holocaust (1994; recordings 1980). Colonna sonora dell’opera omonima di Ruggero Deodato, Cannibal non è, a primo orecchio, ‘avanguardia’: lo diviene se debitamente incatenata alle scene del film, una raggelante catabasi nell’animo dell’umanità. È solo dopo la visione, infatti, che l’apparentemente innocua main title (e il capolavoro Adulteress’ punishment, d’eccezionale intensità lirica e drammatica) vi si appiccicheranno addosso trasformandosi in simboli sonori dell’orrore. Ruggero Deodato è, pur non artisticamente, oltre Herzog e Conrad: nega ogni afflato poetico e pietismo da colonizzatore compassionevole vietando, al contempo, facili e immediate chiavi interpretative. La struttura del film è lineare quanto geniale: nella prima parte il professor Monroe, assistito da due guide, parte alla ricerca di quattro reporter perduti nella giungla amazzonica; risalendo, come si risale un rivo d’acqua maligna alle sue fonti, sino alla verità (gli esploratori sono stati assassinati dagli indigeni) Monroe si imbatte nei segni di violenze indicibili: unico oggetto sopravvissuto alla strage e alla distruzione è la cinepresa d’uno dei reporter, che custodisce, come un vaso di Pandora, la testimonianza sugli eventi accaduti. La seconda parte è occupata proprio dalle sequenze girate dai quattro, che svelano, a spettatori sempre più attoniti (fra i quali siamo noi, spettatori degli spettatori), il folle carico di violenza innescato dai bianchi into the wild: stupri, incendi, assassini, umiliazioni. Deodato, tuttavia, racconta pure l’altra metà della messa: i cosiddetti selvaggi non sono, infatti, portatori d’un (inesistente) stato edenico: anch’essi (che pure sono stati duramente provocati) partecipano alla violenza (che è violenza umana, congenita) e sono ripresi, perciò, proprio come i bianchi, quali attori di evirazioni, impalamenti, eviscerazioni, decapitazioni (anche nei riguardi di tribù rivali); la differenza colla violenza bianca è puramente antropologica: il manto cultuale e sociale che la avvolge è diverso sol perché frutto d’una diversa evoluzione, dettata esclusivamente dalle condizioni spietate della sopravvivenza (che l’hanno, quindi, formata in tal modo peculiare); certo, sembra suggerire Deodato, essi ci sono forse superiori poiché ‘amorali’, e fuori d’ogni ipocrisia, non essendo riusciti a sublimare adeguatamente il male entro artificiose codificazioni etiche e religiose (quelle che il Conrad di Cuore di tenebra appellava ‘tricks and beliefs’). Solo da tale punto di vista, quindi, i cannibali paiono distanziarci per bontà e naïveté: alla faccia di Rousseau!
Ovvio che tale film, disturbante al di là dell’oggettiva crudeltà della messa in scena, non sia mai stato trasmesso integralmente in televisione (ormai il medium degli idioti).
A voi rimediare.

Maurizio Bianchi - Symphony for a genocide (1981). Devo ammettere che la maggior parte dei titoli del leggendario Maurizio Bianchi mi ha lasciato indifferente (forse anche a causa della qualità delle registrazioni): una serie di borborigmi indistinguibili. Fra le eccezioni troviamo, però, alcune perle; Symphony for a genocide è una di queste: MB ci cala direttamente nelle fucine dell’inferno: loop rumoristici al limite della sostenibilità auditiva, interferenze, risucchi elettronici, concretismi, sardonici girotondi sonori. Da saggiare con cautela.

Fabio Fabor & Giancarlo Barigozzi - Synthetronics (1976). Sedici brevi tracce (notevolissime) che Fabio Fabor (FAbio BORgazzi) licenziò assieme al sassofonista Barigozzi: impossibile capire di chi sia la paternità dei singoli brani, ma pare indubbio l’influsso preponderante del primo. Il disco  è riccamente variegato: si va dalla siderale Flying stars’ ai cupi accenti di Occult sciences e Devil’s foundry sino alle felice intersezioni fra l’avanguardia e il sax di Barigozzi (Erosion, Aberrations) alla free psichedelia di LSD trip. Da ascoltare, ovviamente.
Colgo l’occasione per segnalare che l’ottimo Fabor (almeno dal 1967 al 1970) tenne una rubrica musicale settimanale su Topolino. Lo ignoravo. Evidentemente quando leggevo Topolino non conoscevo Fabor e quando conobbi Fabor non leggevo più Topolino. La rubrica spazia dal jazz alla musica classica al rock sino al pop italico (e allo Zecchino d’Oro), con tono piano e divulgativo; a pensare che milioni di mocciosi italiani appena alfabetizzati potessero leggere di Caterina Caselli, Sinatra, Cino Tortorella quanto di Mozart, Jefferson Airplane e Louis Armstrong mi viene un groppo in gola. Quanta bella Italia abbiamo buttato via?
Due esempi della rubrichetta li vedete sotto; sono compresi, comunque, nel download.


Ed ecco due puntate de "Il Vostro Corrierino della Musica" (poi "Il Vostro Corrierino Musicale"), la rubrica che Fabio Fabor teneva settimanalmente su Topolino (cliccare per allargare):



Topolino nr. 621, 22 ottobre 1967 (Jefferson Airplane)



Toponimo nr. 719, 7 settembre 1969 (Joan Baez)

venerdì 31 luglio 2015

Pooh - Fantastic fly/Odissey (colonna sonora dei Racconti fantastici)


Ma sì, solo due strumentali componevano, a quanto mi risulta, la colonna sonora dei quattro episodi dei Racconti fantastici, sceneggiati trasmessi dalla RAI nel 1979, e tratti liberamente dalle opere di Edgar Allan Poe.
La regia di Daniele D'Anza, e la scrittura di Biagio Proietti (il duo che ci ha assicurato il capolavoro televisivo Il segno del comando), regalano agli episodi (Notte in casa Usher; Rewind (Ligeia forever); Il delirio di William Wilson; La caduta di casa Usher) un sicuro tono autoriale. Eppure ...
Eppure si era alla fine dei Settanta e la qualità e l'originalità, inesorabilmente, venivano meno. Di poco. Una cesura quasi inavvertibile. Gli attori sembrano meno convinti di fare arte, la regia osa di meno, i dialoghi si fanno più grossolani e sbrigativi; gli stessi Pooh (che, ricordiamolo, sono i Pooh) suonano già anni Ottanta: chef di rilievo (il moog di Fantastic fly è di chi sa dove mettere le mani) e, al contempo, efficienti camerieri di sciacquatura per piatti.
Ho caricato questa sciocchezzuola per tre motivi: non era pronto il post sui Built to Spill; ho un umorismo macabro; desideravo mostrare come la qualità artistica di un definito periodo storico non sia mai duratura. 
La qualità, infatti, necessita di un humus particolare, di fortunate congiunzioni astrali. Quando i pianeti più non si posizionano con certe particolari quadrature c'è poco da fare: è finita. Al massimo rimane il mestiere (che è importante), ma la liquida essenza, insondabile e magica, che ha donato vigore a un'intera epoca, scompare. A volte riemerge, diversa, come un fiume carsico, carica di tutto ciò che ha strappato nelle viscere della terra: ed è un miracolo.
A volte non riappare più.

domenica 12 luglio 2015

Nurse With Wound list vol. 42 (Demetrio Stratos/Supersister/Taj Mahal Travellers/Tamia/Tangerine Dream/Ghédalia Tazartès/Technical Space Composer's Crew/'Mama' Béa Tekielski)

NWW vol. 42. Tamia Valmont

248. Demetrio Stratos (Italia) - Cantare la voce (1978). Le investigazioni sullo strumento musicale più negletto: la voce. Demetrio Stratos, artista cosmopolita (nacque in Egitto da genitori greci, di fede ortodossa), recupera all’ascolto occidentale alcune tradizioni vocali popolari (siberiane e mongole) in funzione di rottura proprio con l’ordine borghese. L’operazione, assolutamente eversiva dal punto di vista antropologico e politico, mostra inoltre una tecnica stupefacente (basta dare un orecchio a Flautofonie e altro nonché a Investigazioni. Diplofonie e triplofonie [in cui Stratos raddoppia e triplica la voce alterandone il timbro]); il limite del disco risiede in una persistente aria d’incompiutezza, come se ogni traccia fosse un torso per sperimentazioni e studi piuttosto che una scultura finita e polita. Scartafaccio e non libro. Da confrontare, per la comprensione di tali appunti, al lavoro affine di Tamia Valmont.

249. Sweet Okay Supersister (Olanda) - Spiral staircase sass (1974). Abbiamo già presentato i primi due album della formazione olandese, Present from Nancy e To the highest bidder. Il presente Spiral staircase conferma il loro “eclettismo lodevole eppur forzato”, fra episodi di progressive colto, inserti concreti e lazzi di buona lega. Vanno riconosciuti ai Supersister, tuttavia, sia l’originalità d’ispirazione che la perizia nell’esecuzione. Robert Jan Stips, voce, tastiere; Sacha van Geest, voce, flauto, percussioni; Martin Van Wijk, chitarra; Dick De Jong, cornamuse; Anneke Van Der Stee, mandolino; Mien Van Den Heuvel, mandolino; Bertus Borgers, sassofono; Jan Hollestelle, basso; Ron Van Eck, basso; Louis Debij, batteria; Los Alegras Band, batterie; Dorien Van Der Valk, cori; Inge Van Iersel, cori; Josee Van Iersel, cori.

250. Taj Mahal Travellers (Giappone) - August 1974 (1975). Giàpresentato qui, JPR37.

251. Tamia (Francia) - Senza tempo (1981). La cantante francese (Tamia Valmont) recupera e reinterpreta vocalmente la tradizione popolare (medio)-orientale: in Shakuhachi song, ad esempio, una melodia nipponica per flauto di bambù, in First poliphony le polifonie tibetane, e così via. Le punte del disco (Narcissa solis) attingono davvero a un’esperienza atemporale, fuori d’ogni canone occidentale. Da ascoltare.

252. Tangerine Dream (Germania) - Electronic meditation (1970). Il debutto dei Tangerine Dream, formati da tre colonne della musica germanica dei Settanta, è già un capolavoro. Sono passati quarantacinque anni: Electronic meditation non solo non è invecchiato, ma, a tutt’oggi, fa appassire, al confronto, parecchia avanguardia arrivata subito dopo. Essenziale. Edgar Froese, chitarra, tastiere; Conrad Schnitzler, chitarra, violoncello, violino; Klaus Schultze, batteria; Jimmy Jackson, tastiere; Thomas Keyserling, flauto.

253. Ghédalia Tazartès (Francia) - Tazartès' transports (1980). Francese di nascita, ma di ascendenza ebraica (in terra turca), Tazartès fonde con sorprendente fluidità concretismi, loop, effetti elettronici, spezzoni parlati (anche in italiano) e suggestioni di musica popolare nord-africana e medio-orientale: il pout-pourri si snoda sicuro, segno inconfutabile di una sensibilità superiore. Forse è world music, forse no. Eccellente, in ogni caso.

254. Technical Space Composer's Crew (Germania) - Canaxis V (1969). Il capolavoro diHolger Czukay, già recensito qui.

255. 'Mama' Béa Tekielski (Francia) - La folle (1977). Di padre polacco e madre italiana, Béatrice Tekielski si inscrive, per sua stessa ammissione, nella riconoscibile tradizione della canzone francese propria a Brel, Brassens e Léo Ferré. La forza appassionata e ruggente delle interpretazioni, a volte fluviali (La mort, 16’30’’) e dilatate, la pongono ben al di là del semplice manierismo. Da ascoltare.

giovedì 25 giugno 2015

Evil Monkey, Il rock invisibile (libro e pdf)

"Perché un blogger che per quasi 4 anni si è speso a scrivere di dischi, nel modo più obiettivo e approfondito possibile, dovrebbe inventarsi di sana pianta autori ed album inesistenti?
Risposta necessaria e sufficiente: perché è divertente.
Risparmia ore di tediosi ascolti fatti solo per scriverci qualcosa su e consente di parlare di dischi, a loro modo, perfetti. Proprio perché non esistono.
Potrebbe bastare così".

Comincia così Evil Monkey il suo aureo libretto. E rincara subito dopo: in tal modo si risparmia "il tedio dell'ascolto pre-recensione. Forzato, innaturale, ultra analitico, falsamente obbiettivo"; inoltre "la musica rock vive di mitologie. Che spesso, spessissimo sono false più che fantastiche. Personaggi reali avvolti da iperboli di fama e devozione che travalicano i confini del ridicolo, biografie e personalità contraffatte per il solo scopo di lanciare l'ultimo divo in pasto al mercato".
Ma sì, ha ragione lui! Basta con la leggenda! Lo diceva pure Louise Brooks: spesso le leggende (del cinema nel suo caso) erano attribuite negli anni ai più diversi attori: sempre le stesse! Sempre false! Riuscivano così bene nei confronti del pubblico che agenti e produttori riuscivano ad appiccicarle, nei decenni, ai più svariati divi - divi che, di tali leggende, erano assolutamente ignari ... ed ecco sorgere il mito di Bogart, di Brando, di Valentino ... nonostante Bogart, Brando e Valentino ... ed ecco sorgere i miti invasivi e fasulli di Jagger, Lennon e compagnia, dal lato che ci interessa. 
E allora basta riandare ai nomi consueti, alle solite smargiassate; basta pestare i sentieri già battuti, di affaticare i torchi con le copertine più trite, le smorfie viste miliardi di volte. Aria fresca! E qual è la soluzione? Borgesianamente consiste nella pura invenzione del rock: di opere e autori. 25 dischi inesistenti. Mai fatti, ma (nella mente di Dio) possibili. D'altronde non erano gli idealisti a dire che una cosa impossibile (una montagna d'oro) vantava, per il solo fatto di essere pensata, una propria realtà?
Ed ecco, perciò, meno reali del reale, ma più verosimili dei Kolors, i magnifici Venticinque: gli Etna di Silence ("Accordi lenti, assuefatti alle pasticche degli Earth, scanditi dal ridondare del basso degli Om"); i Catoblepa, conterranei degli ZZ Top, col loro omonimo del 1975 ("Un heavyblues di “machismo” conclamato, come certe prime uscite dei Foghat più dediti alle arene USA, senza dimenticare il potere della distorsione di qualche retropsichedelia texana": mi pare già di sentirli); e i Drowners Brothers col loro No tears del 1994 ("la post produzione certosina, il suono di cristallo e un refrain a 5 stelle, orchestrato alla Verve, fa di Rollin’ il singolo manifesto di tutta un epoca: tra Bolan e Faces, con tutta la tecnologia degli anni ‘90 più patinati che mai": anche questo mi pare di sentirlo, purtroppo); e che dire del testamento di Jenna Winter? O del sound ruvido dei Panthers, direttamente da Cleveland, Ohio?
Capito il gioco?
Concludo con una proposta e una blanda critica.
La critica (è blanda, quindi è una proposta): c'è bisogno di inventare? Ci son più cose nel cielo e nella terra del rock di quanto non ne sogni la nostra povera competenza ... c'è ancora tanto da scoprire; ricordi, caro Evil, la Virgin Forest?
La proposta: perché non allargare l'invenzione all'ucronia, ovvero a una realtà rock alternativa? Esempio: supponiamo che Phil Collins  nel 1974 abbia lasciato i Genesis ... in rotta col commercialissimo e venale Gabriel .... per tentare, assieme a due membri residui dei Can, uno sviluppo avant garde rock della musica etnica ... un primo album, denominato semplicemente I, influenza da presso David Sylvian e sconvolge David Bowie ... segue recensione di questa opera prima ineludibile e d'immortale freschezza ispirativa ...

Qui la versione pdf gratuita del Rock invisibile di Evil:

e qui la versione cartacea:

giovedì 4 giugno 2015

Fabio Celi e Gli Infermieri - Follia (1969) ovvero: Io chiedo il capestro. Voglio vederli morti.


Mafia capitale: 44 nuovi arresti. Anche consiglieri centrodestra e centrosinistra. Pd sotto accusa replica: "Marino baluardo di legalità"
Blitz nel Lazio, Sicilia, Abruzzo ed Emilia Romagna. Anche 21 indagati a piede libero. Al centro dell'inchiesta il business dei migranti. Coinvolti Gramazio, Tredicine, Ozzimo, Coratti, Caprari e Tassone. Nelle carte anche il nome di Alemanno. Il sindaco: "Dimissioni? No, vado avanti".

Va avanti, lui. Ma dove vai, coglione!
Tutto questo nel giorno in cui si annuncia l'IMU sugli impianti industriali.

Basta, rinunciamo infine.
Alla libertà, ai diritti.
In cambio d'un capestro.
No, non è uno scambio doloroso. Neanche un mercimonio. È puro guadagno.
E poi quale libertà? Quella di votare? Stiamo scherzando? Quale libertà? Quella di parola? Stiamo scherzando di nuovo? La libertà di scegliere cosa? Cosa scegliamo?
E quale diritto? Quello di essere sopravanzato nella vita reale da perfetti inetti e corrotti? Il diritto alla felicità? A essere lasciato in pace? A essere libero in casa propria? Il diritto alla proprietà? Ad avere un lavoro? I figli a scuola? La vacanzuola?
Basta, per carità.
La libertà in Occidente è solo un tratto superstizioso, un cascame di antiche età. Non ha più senso.
Dare indietro il simulacro del diritto e il fantasma della libertà in cambio d'un giusto capestro, ecco, questo è un buon affare.
L'unico inciampo è quell'aggettivo: giusto. Dipende da noi.
Necessita un dictator rei gerendae causa.
La Patria è ingovernabile. Tutti i meccanismi sono saltati, è in polvere quella delicata e necessaria gerarchia intermedia fra cittadino e Stato.
E lo Stato è ormai flatus vocis; di fatto rileva esclusivamente quale congrega di burocrati e aguzzini, di protervi contabili usurai. Cos'è questo Stato se non un groviglio di interessi privati che usa l'esoscheletro democratico (oh, quanto rispettabile!) per sostentarsi con avidità parassitaria?
Ai miei diritti-burla rinuncio volentieri, con una risata.
Di questa armatura inservibile, che solo opprime chi la porta e manda ridicoli clangori di ferraglia, come il cimiero e la cotta del pezzente Don Chisciotte, posso fare a meno.
I diritti!
Non voglio diritti, né democrazia, né libertà.
Me ne sbatto.
Se li prenda il mio nuovo signore.
Rinuncio per un Michele Kohlhaas o un Marco Furio Camillo; va bene anche un lurido Pugacev, un pugnace Ned Ludd o un rapace Ivan.
Bello morire per tali uomini.
Moriturus te salutat.
Ma esigo il capestro.
Li voglio vedere impiccati, dal primo all'ultimo. Mille, diecimila, centomila patiboli, lungo la via Appia. Mi voglio beare a tale vista, le facce scure di sangue cagliato, braccia e gambe appese come stracci, le palle degli occhi ciondolanti fuor dell'orbita, beccate dai corvi, a segnare traiettorie di sguardi allucinati. Voglio ridere forte a guardare chi piange ai piedi d'ogni minuscolo Golgota, voglio frustare le loro mogli e i loro mariti, le madri e i padri, e voglio prendere a calci nei denti pure i figli, dileggiarli mentre quei papponi oscillano lenti contro un sole tiepido e luminoso.
Ridete, ora?
E voglio ghignare mentre penzolano pure i sacerdoti della bontà, e le diafane pitonesse della correttezza, cogli arti disarticolati dalle slogature, le trippe schiantate, strette dai nodi mortali, le budella che se ne vogliono scappare per uno qualsiasi dei loro beneducati orifizi, per le scintillanti tubature dell'anima - un'autoclave di fratellanza.
Uno degli arrestati annunciava sul proprio sito:



5 PASSI PER LA RIGENERAZIONE

Rigenerazione: è questa l'azione principale che abbiamo scelto per caratterizzare la nostra politica guardando al futuro di Roma Capitale. Rigenerazione è cambiamento. Rigenerazione è crescita. Rigenerazione è nuova vita.

Ben detto, vecchia talpa!
Questa è giusta. Rigenerazione. Traverso il fuoco e il sangue.

giovedì 23 aprile 2015

Nostalgia canaglia vol. 3/3 - Italian #1 hits (1977-1978-1979-1980)



1-7
Gianni Morandi
Sei forte papà
8
Keith Emerson
Honky tonk train blues
9-12
Mal
Furia
13
Keith Emerson
Honky tonk train blues
16-18
Collage
Tu mi rubi l’anima
19-26
Lucio Battisti
Amarsi un po’
27-28
Maynard Ferguson
Rocky
29
Donna Summer
I feel love
30-42
Umberto Tozzi
Ti amo
43
Umberto Balsamo
L’angelo azzurro
44
Amanda Lear
Tomorrow
45-47
Santa Esmeralda
Don’t let me be misunderstood
48
Umberto Balsamo
L’angelo azzurro
49
Santa Esmeralda
Don’t let me be misunderstood
50 -53
Matia Bazar
Solo tu

1978

1-7
Matia Bazar
Solo tu
8-9
Matia Bazar
E dirsi ciao
10-13
Rino Gaetano
Gianna
14-16
Anna Oxa
Un’emozione da poco
17
Alan Sorrenti
Figli delle stelle
18-23
Bee Gees
Stayin’ alive
24
Antonello Venditti
Sotto il segno dei pesci
25
Bee Gees
Stayin’ alive
26-38
Umberto Tozzi
Tu
39-40
Adriano Celentano
Ti avrò
41
Kate Bush
Wuthering heights
42-52
Lucio Battisti
Una donna per amico

1979

1
Lucio Battisti
Una donna per amico
2
D. D. Jackson
Meteor man
3-5
Bee Gees
Too much heaven
6-10
Pippo Franco
Mi scappa la pipì papà
11
Patrick Hernandez
Born to be alive
12-18
Bee Gees
Tragedy
19-22
Renato Zero
Il carrozzone
23-24
Amii Stewart
Knock on wood
25-38
Alan Sorrenti
Tu sei l’unica donna per me
39-42
Adriano Celentano
Soli
43-45
Julio Iglesias
Se tornassi
46-52
I Ragazzi di Remi
Remi, le sue avventure

1980


1
Heather Parisi
Disco bambina
2-3
I Ragazzi di Remi
Remi, le sue avventure
4-5
Heather Parisi
Disco bambina
6
I Ragazzi di Remi
Remi, le sue avventure
7-8
Heather Parisi
Disco bambina
9-10
Knack
My Sharona
11-24
Buggles
Video killed the radio star
25-26
Katia Svizzero
L’apemaia
27-31
Alan Sorrenti
Non so che darei
32-37
Gianni Togni
Luna
38-39
Miguel Bosé
Olympic Games
40-45
Renato Zero
Amico
46-47
Diana Ross
Upside down
48-52
Spargo
You and me