Visualizzazione post con etichetta liga 11-12. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta liga 11-12. Mostra tutti i post

lunedì 30 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: l'attacco


Falcao, 9: a lungo criticato da una discreta parte della tifoseria con l'accusa di non essere un altro Aguero, capace di fare reparto da solo e di costruire e finalizzare le azioni tutto da solo, ha pian piano conquistato tutti quanti con la sua caparbietà e le sue straordinarie giocate.
All'inizio ha faticato anche perché il modulo Manzano, basato su attacchi a casaccio, senza schemi né automatismi, lo lasciava in balia di passaggi imprecisi e palloni vaganti (ma il suo comunque discreto bottino di reti certifica che ha fatto miracoli nel capitalizzare quel disastro).
Inserito in un contesto più razionale, ha confermato di essere un attaccante di razza, non solo ottimo come realizzatore ma bravo anche nel gioco di sponda e nel far salire la squadra. Con lui, tra l'altro, sono finalmente tornati ad essere produttivi calci d'angolo e punizioni dalla trequarti. Da apprezzare anche la sua grande forza mentale, che gli ha permesso di segnare gol impossibili e di arpionare palloni ormai giudicati perduti (si veda il 2-2 al 93' contro il Betis, un pareggio che dobbiamo interamente al colombiano e alla sua volontà).
In effetti necessita di una maggiore assistenza rispetto ad Aguero, però ha dimostrato anche in questo campo di non essere affatto inferiore all'argentino: contro il Valencia in Europa League e nella finale di Bucarest ha fatto in diverse occasioni reparto da solo, facendo salire la squadra e inventando gol spettacolari e imprevedibili praticamente dal nulla.
Unica pecca, a dire la verità più evidente nella prima parte della stagione, la tendenza a non avere mezze misure: o autore di prestazioni maiuscole, o praticamente non pervenuto, con errori anche banali in serie.
Resta comunque il centravanti di gran lunga migliore della Liga e, per quanto mi riguarda, il miglior giocatore biancorosso dell'annata.

Adrian, 8: con Manzano è stato poco utilizzato, ma certo anche piuttosto evanescente, per cui non mi sento di colpevolizzare particolarmente il Goyo per il suo scarso utilizzo, almeno all'inizio. Da fine ottobre ha però inanellato una serie di prestazioni sempre più convincenti (ottimo col Saragozza, ad esempio), mostrando anche una buona capacità di giostrare da prima punta (al Bernabeu, per esempio), e qui Manzano lo ha colpevolmente sotto-utilizzato (salvo cercare poi, a esplosione avvenuta, di avanzare propri supposti meriti nella sua grande stagione).
Abilissimo nello svariare e nel partire tra le linee per infilarsi nelle difese sbilanciate, è stato autore di gol d'autore, anche se non particolarmente abbondanti. Se in Europa League, infatti, ha saputo coniugare qualità e quantità (ricordo i gol straordinari con Besiktas, Hannover e Valencia), in Liga avrebbe potuto fare di più e ha anzi dimostrato una certa mancanza di continuità. Non bisogna però sottovalutare l'importanza della stanchezza, considerate la raffica di partite giocate ogni tre giorni e lo spirito di sacrificio con cui Adrian ha spesso dato il suo contributo in copertura.

Salvio, 5,5: qualche gol, qualche partita di discreto livello, ma per il resto una grave insipienza tattica. Sembra giocare con i paraocchi, senza mai interessarsi a quanto fanno i compagni: la sua unica opzione è correre palla al piede verso la porta, senza mai dettare il passaggio né partecipare alla manovra. Simeone ripone in lui una grandissima fiducia, non si sa bene in base a quali valutazioni. Ad altri, anche più dotati di lui, non è stata data tanta fiducia, quindi la mia modestissima opinione è la seguente: questo sarà l'anno della verità. O sfonda, o conviene monetizzare il per me incomprensibile interesse per lui delle grandi portoghesi.

Reyes, 2: c'è veramente qualcosa da dire? Sempre fuori forma, lezioso e fuori posizione; un giocatore inutile e senza carisma, capace solo di insultare Manzano e godere del credito di un Calderon infuriato col Goyo e quindi incapace di valutare in maniera oggettiva la sua penosa situazione. Se ne è andato a Siviglia a non combinare alcunché, svenduto in maniera indecorosa. Non dimentichiamoci mai quel che disse Del Nido quando lo vendette all'Arsenal :”Ho venduto a caro prezzo un mezzo giocatore che non combinerà mai nulla”.

lunedì 23 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: il centrocampo


Arda Turan, 7,5: è arrivato un po' in sordina, penalizzato dall'origine turca e dalle conseguenti perplessità su adattabilità al calcio spagnolo, tenuta mentale e continuità. In più, in Turchia era la Star Assoluta e ci si chiedeva se sarebbe riuscito a calarsi nel ruolo del Signor Nessuno che ancora deve dimostrare tutto. Da subito ha però dimostrato di essere un grandissimo calciatore, abilissimo nel giocare a tutto campo nella zona d'attacco e nel capitalizzare al massimo ogni pallone, sempre servito splendidamente ai compagni. A mio giudizio è forse risultato più convincente con Manzano che con Simeone, che gli ha chiesto maggiori sacrifici in copertura e così lo ha privato in varie occasioni di un po' di brillantezza. D'altra parte, ha confermato di soffrire di una certa discontinuità, ma non è da escludere che abbia pagato con una flessione a metà stagione il gran lavoro svolto durante la parentesi Manzano, quando è stato praticamente l'unico a giocare con una buona continuità.
Altro grande difetto, la scarsa abitudine al tiro. Eppure, la folgore scagliata da 25 metri contro il Celtic dimostra che il problema, più che a livello fisico, sta nella testa, per cui ci aspettiamo notevoli miglioramenti anche in questo campo.

Mario Suarez, 5: in una recentissima intervista a MARCA, ha dichiarato che i numerosi fastidi muscolari gli hanno impedito di essere al livello della finale di Bucarest, livello al quale vorrebbe sempre giocare (e in effetti in quella partita è stato splendido). Purtroppo fatico a credergli. Se infatti il fatto che si sia dimostrato scarso nell'interdizione, costringendo così Diego ad abbassarsi molto per garantire un minimo di filtro e abbandonando spesso e volentieri Gabi al suo destino, potrebbe essere spiegato con le non perfette condizioni fisiche, questo non spiega la sua evidente incapacità di leggere i tempi del gioco, per cui spesso si è fatto trovare fuori posto e ha lasciato scoperta la difesa. Inoltre per tutta la stagione ha raramente giocato la palla di prima, rallentando continuamente l'azione e non cercando mai il passaggio verticale. Di fatto, il re del passaggio facile, corto e orizzontale.

Gabi, 6,5: non è un fenomeno e sicuramente sul mercato si potrebbero ottenere giocatori molto più abili, ma la sua è stata una stagione tutto sommato positiva. Buono l'inizio, impreziosito da passaggi filtranti e repentini cambi di gioco, discreto il resto della stagione, quando però l'insipienza fisica e tattica di Mario lo ha costretto a un super-lavoro di contenimento e rottura che ne ha pregiudicato la fase di impostazione. Consapevole del fatto che questo giocatore non è un regista, Simeone ha impostato tutto il suo gioco su una mediana di rottura che facesse ripartire il gioco “servendo” velocemente le mezzepunte, modulo nel quale Gabi ha mostrato buoni spunti, soprattutto coi lunghi lanci ad impostare le ali.

Koke, 7: demenzialmente ignorato da Manzano anche quando non c'era nessun altro (vedi la partita in casa col Levante), si è rifatto ampiamente con Simeone, che ha investito su di lui come vice-Diego e l'ha spesso fatto giocare sulle ali. Va anche detto che nelle pochissime occasioni fornitegli dal Goyo è sembrato un altro giocatore, lento, involuto, spaesato. Con il Cholo è stato protagonista di ottime partite, condite da passaggi filtranti e aperture illuminanti (come contro Osasuna e Besiktas), dimostrando tra l'altro una notevole intelligenza tattica, soprattutto nel gioco tra le linee. Stranamente non è mai stato impiegato nel suo ruolo abituale davanti alla difesa (dove avrebbe potuto dare un contributo di geometria e rottura, quello che a parer mio ci voleva accanto a Gabi), pur non avendo chiaramente il passo del trequartista.

Diego, 7,5: arrivato tra squilli di trombe e rulli di tamburi alla fine dell'estate, si è dimostrato molto più utile da trequartista puro che da regista, sia pure avanzato, ruolo per il quale pareva essere stato comprato. Ha sorpreso la sua volontà di agire in copertura, mentre in avanti ha mostrato i colpi che ci si aspettava da lui, inventando in diverse occasioni azioni da rete in situazioni che ormai sembravano perdute. Non sono mancate però le perplessità legate al suo gioco ancora immaturo e poco aduso alla coralità: ha spesso rallentato la manovra, portando palla mentre attraversava tutta la trequarti avversaria in diagonale e incaponendosi in inutili vezzi (i calci d'angolo sprecati con la battuta rasoterra verso il compagno più vicino, ad esempio). Nell'insieme, è anche mancato un suo più consistente contributo in fase realizzativa.

Tiago, 5,5: ha giocato poco, ma ha quasi sempre mostrato limiti assai evidenti: lento, poco mobile, in difficoltà contro gli avversari nella zona nevralgica del campo. Sembra ormai un giocatore sul viale del tramonto.

Assunçao, 5: ignorato da Simeone, è un altro ormai non più in grado di giocare ad alti livelli. Ai limiti abituali, ad esempio l'incapacità di giocare il pallone, ha aggiunto anche una mobilità ormai limitata, con conseguenze negative anche su quello che sapeva fare meglio, cioè il contrasto.

Pizzi, sv: ha giocato poche partite all'inizio, mostrando movimento, velocità, buona volontà e poco altro. Di fatto, veramente convincente solo nella partita da subentrato col Levante, nel quale ha realizzato l'unico gol della sua Liga.

giovedì 19 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: la difesa


Courtois, 7,5: in alcune partite le sue prodezze ci hanno permesso di ottenere vittorie o pareggi assolutamente insperati; in altre le sue papere hanno contribuito pesantemente alla sconfitta, in particolare alla fine della stagione. E' normale se hai 19 anni, anche quando tutti ti pronosticano un futuro da numero uno planetario. Ne sia un esempio il comportamento sui calci d'angolo: bravissimo ad Hannover, decisamente timido e impacciato nella semifinale di andata di Europa League.
Comunque notevole per reattività e riflessi nell'area piccola e anche per il coraggio di alcune uscite, effettuate per di più con ottimo stile.

Asenjo e Joel, sv: è veramente uno scandalo che questi due ragazzi siano ridotti a barcamenarsi tra panchina e tribuna perché la società insiste su un portiere in prestito invece di valorizzare quanto ha in casa. Aggiungiamo il fatto che i due, già adesso e ancor di più in futuro, sono e saranno in competizione, situazione che raramente genera tranquillità nei portieri, e il quadro del disastro gestionale è servito.
Joel ha concluso la stagione in prestito al Rayo (con risultati altalenanti...), Asenjo ha giocato pochissimo, alternando buone cose a pessime. Nel complesso, è impossibile valutare il reale valore dei due giocatori.

Godin, 6,5: il giocatore ammirato nel Villareal in biancorosso si è visto solo a sprazzi. In diversi casi ha manifestato scarsa reattività e si è reso protagonista di gravi errori di controllo, il derby del Bernabeu in particolare. Molti dei rigori fischiati contro l'Atletico portano la sua firma. In alcune partite è stato invece monumentale, per esempio a Pamplona, dove ha salvato più volte il risultato. In generale, non è male in fase di impostazione, anche se non raggiunge i livelli di abilità di Miranda. Ha evidenziato anche notevoli difficoltà sui palloni alti, fatto tanto più sorprendente considerato quanto sia risultato micidiale di testa sui calci d'angolo a favore.

Miranda, 7: ha cominciato la stagione nel peggiore dei modi. Con Manzano è parso quasi sempre spaesato, privo di senso della posizione e di velocità, come dimostrano i disastri con Athletic e Barcellona. Progressivamente è migliorato, fino a raggiungere il massimo con Simeone, come molti dei suoi compagni. Nel complesso si è dimostrato un buon difensore, ottimo nell'anticipo e abile nel rilanciare l'azione, grazie anche al lancio preciso e alla buona visione di gioco. Fatica invece sul breve e se pressato, oltre a non essere granché come marcatore (anche se in alcune partite ha tirato fuori una grinta e una reattività notevoli): meglio con uno schermo davanti che gli permetta di sfruttare l'intelligenza tattica per farsi trovare sempre al posto giusto e neutralizzare gli avversari in anticipo. Anche lui non eccezionale sui palloni alti e nelle situazioni di mischia.

Dominguez, 6,5: diligente, concentrato, forte fisicamente. Tuttavia anche lento e scarsissimo in impostazione, il che spiega perché Simeone (e anche Manzano) gli abbia preferito i due sopra. A parer mio il suo vero difetto è che, se non è al massimo della forma, risulta decisamente modesto, perché tecnica e velocità non sono i suoi punti forti e così non può “mascherare” la sua debolezza. Tuttavia gli va dato atto di essersi sempre fatto trovare pronto e di non essersi mai lamentato per il poco spazio che gli è stato offerto, evitando inutili e dannose polemiche di spogliatoio. Professionista esemplare.

Filipe, 7: ha iniziato malissimo, poi è andato migliorando, inizialmente in difesa e poi anche in attacco. Fino ad allora, l'Atletico “pendeva” a destra (grazie alla catena Juanfran-Adrian-Diego) anche per la scarsa fiducia nutrita dai compagni nei suoi confronti.
In diverse occasioni è stato veramente devastante nei suoi inserimenti e provvidenziale in difesa, come il giocatore che tutti speravamo che fosse. In una recente intervista ha dichiarato che questa è stata la sua migliore stagione, ma sono abbastanza sicuro che possa fare ancora di più, sia sul piano della continuità che dell'azione d'attacco.

Juanfran, 8: per quel che mi riguarda, la più bella sorpresa della stagione, anche se sono sempre stato un suo sostenitore. Fondamentale da centrocampista contro il Rennes, ha trovato la sua dimensione da terzino destro, ruolo nel quale ci ha deliziato con percussioni devastanti e con recuperi prodigiosi. E' stato semplicemente inesauribile e ha il grandissimo merito, almeno ai miei occhi, di essere stato l'unico a salvarsi nel disastro con l'Albacete in coppa. Ha ampiamente meritato l'Europeo ed è vergognoso che in Polonia e Ucraina gli sia stato preferito il mediocre Arbeloa.

Silvio, 6: ha giocato poco, a causa della pubalgia che lo ha ben presto appiedato, però ha lasciato buone impressioni. Abile in difesa e in fase di spinta, dotato di buona visione di gioco, ha spesso appoggiato il centrocampo cercando giocate a testa alta e dimostrando quindi di saper cosa fare della palla. Mi auguro che il prossimo anno possa essere il suo anno.

Perea, 5: nella sua ultima stagione a Madrid, ha mostrato le solite carenze che, a mio giudizio, rendono misteriosa la sua lunga permanenza in biancorosso: carenze tattiche, tecniche e di concentrazione sia da centrale che soprattutto da terzino destro (i continui errori di misura nei cross gridano ancora vendetta). Uno dei principali colpevoli del disastro di Barcellona.

Antonio Lopez, sv: un altro pezzo di storia che se ne va, da me non particolarmente rimpianto. L'ho sempre trovato mediocre e sopravvalutato (ah, i canterani...), sia nella spinta che nel contenimento, anche nei suoi giorni migliori. Però è, come Perea d'altra parte, un grandissimo professionista: sempre pronto, mai una polemica, sempre il massimo impegno.

domenica 1 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: l'allenatore


Il bilancio della stagione non può che cominciare, a mio giudizio, con il più grande protagonista della seconda metà della stagione, cioè Diego Simeone.

Comincio col dire, senza nessuna paura essere smentito, che la vittoria in Europa League è merito precipuo, e forse esclusivo, del Cholo.
Se qualcuno non fosse d'accordo, vada pure a rileggersi a che punto eravamo nel nadir della stagione. Chi avrebbe mai detto, allora, che avremmo concluso la stagione con la terza coppa europea in tre anni?

La finale contro l'Athletic è stato l'esempio sommo del “Cholo-pensiero”: squadra corta, molto pressing a partire dalla trequarti (per impedire la lucida ripartenza degli uomini di Bielsa dalla difesa), impegno da parte di tutti.

Naturalmente, questa tattica ha avuto anche risvolti negativi: Adrian e Arda sfiancati in un oscuro lavoro di difesa sulle ali; un pressing che, dopo il primo gol di Falcao, si è attestato sulla metà-campo, rendendo più difficile e farraginoso il contropiede; una conseguente difficoltà nel gestire la pressione dei baschi nei 10-15 minuti dopo l'1-0 e nel periodo tra 70' e 77' (quando gli avversari ci hanno ripetutamente graziati...). Tuttavia, credo che il problema sia più negli uomini che nel modulo, ovverosia che, mancando qualità nel mezzo del campo e mancando un po' di forza mentale là dietro nei momenti topici, questi siano effetti collaterali inevitabili.


D'altra parte, l'Atletico di Simeone non è stato solo difesa e contropiede, come hanno sostenuto molti commentatori superficiali. La semifinale di andata contro il Valencia ha mostrato un calcio tutto sommato d'attacco, basato sempre sull'aggressività in difesa e su una capacità di attesa variabile, a seconda dei momenti.

Proprio la duttilità del pressing, pur nella sua continuità, è stato il portato più evidente della gestione Simeone, almeno a livello tattico: si è passati, nel corso delle stesse partite, da fasi di attacco avvolgente a fasi di attesa sia sulla trequarti, che a metà-campo, che al limite dell'area. In ogni caso, non si è mai data la sensazione di difendersi e basta, ma di adattarsi alle contingenze e all'avversario senza mai perdere di vista la necessità di segnare.

Certamente le cose non sono sempre andate come nei piani del Cholo, soprattutto nella Liga, ma non credo che si possa fargliene una colpa: se Manzano non avesse sprecato colpevolmente tutto il girone d'andata, se la panchina non fosse stata così corta, se non ci fosse stata una micidiale sequenza di partite ogni tre giorni per oltre due mesi, staremmo a parlare di qualificazione alla Champions.

Ancora, grande enfasi è stata posta anche sul lavoro dei due terzini, chiamati a proporre nuove linee di passaggio in fase di ripartenza e ad appoggiare l'azione d'attacco, un ruolo svolto alla grande da Juanfran e Filipe, finalmente debitamente istruiti su cosa si volesse da loro.

Il gioco d'attacco ha certamente vissuto sui colpi dei singoli, come da pura tradizione atletica, ma inseriti questa volta (ed ecco la novità attesa da anni) in una trama di interscambi, sovrapposizioni e giocate spalle alla porta. Eccezionali Falcao (anche nel gioco spalle alla porta) e Adrian (nelle sovrapposizioni e negli inserimenti), mentre Arda e Diego avrebbero potuto fare di più.

Quindi quello del Cholo è stato oggettivamente un lavoro in profondità, tanto più sorprendente se si considera che è stato svolto in cinque mesi, con una squadra dagli evidenti punti deboli presa in corsa.


Naturalmente non mancano gli aspetti che non mi hanno convinto:

In primo luogo, non ha risolto la difficoltà ad andare in porta con altri che non sia Falcao: a Diego e Arda, in particolare, andava chiesta una maggiore presenza in zona-tiro.

Ancora, trovo che Diego non sia stata la soluzione più adatta per rovesciare il fronte: la sua abitudine a tenere eccessivamente palla ha accentuato l'altro grande difetto dell'Atleti, cioè la tendenza a uscire dall'area non con il gioco ma attraverso percussioni palla al piede che, se comprensibili nei terzini, risultano ridicole in giocatori di qualità tecnica decisamente elevata.

Infine, a mio giudizio si poteva fare di più per elevare il tasso tecnico (e tattico...) del doble pivote. Gabi è discreto e nulla più, su Mario Suarez non posso proprio dire alcunché di positivo, sia pure alla luce della prestazione monstre di Bucarest. Non ho capito né l'insistenza nello schierare Koke tra i tre davanti invece che come centrale (è vero che è discreto a giocare tra le linee e ha una buona intelligenza tattica, ma non ha il passo del centrocampista avanzato), né l'accantonamento di Fran Merida: quest'ultimo, schierato al posto di Koke là davanti, avrebbe permesso di schierare il giovane canterano a fianco di Gabi e di dare quindi qualche opzione in più per le ripartenze.


In ogni caso, complessivamente, il Cholo Simeone prende 9

mercoledì 2 maggio 2012

Atletico– Real Sociedad 1-1: tipicamente colchonero, parte 3

-->
Ho visto solo il secondo tempo della partita, quello nel quale, stando alla cronaca dei primi quarantacinque minuti di Marca.com, l'Atletico ha fatto qualcosa.
Ancora una volta, dopo il Betis, un gol sciocco negli ultimi minuti ci condanna non solo a salutare la Champions (a cui io peraltro non credevo da almeno un mese), ma mette anche a rischio una qualificazione europea che ormai poteva dirsi molto probabile.

Qualche considerazione sparsa, sulla base del poco che ho visto.
É incredibile l'ingenuità dei giocatori: nell'azione della sua seconda ammonizione, Gabi passeggia colpevolmente aspettando l'arrivo del pallone, poi, quando scopre di essere in ritardo, alza la gamba in un chiaro gioco pericoloso, meritandosi un'ammonizione più che giusta.

Non parliamo neppure dell'ennesimo gol incassato sul finire e su calcio d'angolo. Chiaro segno di debolezza mentale, se non almeno di stanchezza.

Salvio è veramente incapace: possibile che non sappia neppure stoppare un lancio di trenta metri, che debba sempre compiere il movimento sbagliato, che non cerchi mai l'intesa coi compagni?

A me, più passa il tempo, meno sembra che Courtois sia il gran portiere che molti dicono: sulle punizioni, è assodato, è assolutamente perso; nei calci d'angolo combina disastri una partita sì e una no (speriamo che con l'Athletic sia nel momento no). Soprattutto mi sembra poco reattivo sul breve: dopo l'errore contro il Betis, un'altra papera incomprensibile ha spianato la strada al gol del miracolato Vela (ancora un panchinaro, tra l'altro, che entra come mossa disperata e viene miracolato dai colchoneros. Come trasformiamo noi le schiappe altrui, non lo fa nessuno...).

Unico aspetto positivo, il gol ottenuto con un tiro da fuori, praticamente un “apax legomenon” su questo blog. Alle volte pare di vedere il Barça, con l'ossessione per i passaggi e i giochi di prestigio al limite dell'area e l'obbligo di entrare almeno nell'area piccola con la palla. Eppure Gabi, Diego, Filipe e Juanfran avrebbero le capacità per tirare e segnare da fuori.

lunedì 30 aprile 2012

Betis – Atletico 2-2: una lezione dura da imparare


Se c'è una cosa che le grandi squadre, quelle abituate a trionfare, sanno fare, è vincere le partite in cui non giocano al massimo, grazie al loro cinismo e al loro senso dell'opportunità.
Ieri, se mai ce ne fosse bisogno, l'Atletico ha dimostrato per l'ennesima volta di non essere una grande squadra.


Al Benito Villamarin l'Atletico aveva giocato un primo tempo di controllo totale, a ritmo non particolarmente sostenuto ma accettabile. Il gol, quella chimera che spesso sfugge ai rojiblancos quando non si impegnano al 100%, non era arrivato, nonostante qualche buona giocata degli avanzati, ma c'era la sensazione che la partita potesse sbloccarsi nel secondo tempo, ovviamente a favore dei colchoneros, vista la pochezza del Betis.


Nel secondo tempo l'Atletico continuava a controllare la partita e accelerava il ritmo, fino a cogliere il giusto premio al 63': Tiago, dalla trequarti sinistra, crossava in area dove Falcao, di testa, serviva un assist meraviglioso all'avanzante Koke, che fulminava il pur bravo Fabricio.
La partita, a questo punto, cambiava misteriosamente: il Betis si riversava in avanti e sembravano saltare tutti gli schemi, le occasioni si susseguivano alle occasioni, da ambo le parti. I colchoneros sbagliavano tutto quanto si poteva sbagliare, sia in attacco che in difesa, facendo correre brividi di terrore nelle schiene degli aficionados di entrambe le squadre.
Quando però la partita sembrava finalmente stabilizzata, ecco il colpo di scena finale: in soli due minuti, approfittando del solito vuoto mentale dei biancorossi, il Betis piazzava un uno-due devastante e ribaltava la situazione.


L'intera squadra, Courtois compreso, si lanciava in avanti e Falcao, al 93', pareggiava di testa su calcio d'angolo. Straordinario esempio di forza mentale e fisica, che fa ben sperare per il finale di stagione. Peccato che sia venuto dopo un penoso esempio di black-out, che proietta invece un'ombra di preoccupazione sul finale di cui sopra. Quel che è certo è che Simeone quest'estate dovrà farsi sentire in società e chiedere giocatori adatti al suo stile, duri e sempre pronti a dare il massimo ad ogni partita.


Note positive:
Falcao: segna all'ultimo secondo, di pura forza di volontà; fa segnare Koke con uno splendido assist; meriterebbe due rigori che non gli vengono dati perchè è troppo onesto (se non cadi, non vieni premiato); si sbatte come al solito a tutto campo. Di più non saprei cosa chiedergli.
Filipe: per buona parte della partita è la mente e il braccio di tutte le azioni d'attacco. Bentornato al giocatore che avevamo ammirato nel Deportivo!
Condizione fisica: tutti corrono fino all'ultimo minuto. Un buon viatico per il finale di stagione.


Note negative
Courtois: l'esitazione sul secondo gol, una vera e propria papera, è imperdonabile.
Adrian: a quanto pare, non è sempre Europa League. Nella Liga il bilancio è piuttosto negativo, soprattutto se sbagli gol già fatti come è capitato ieri sera.
Black-out: siamo alle solite. Dopo aver segnato, i colchoneros si disuniscono e, in un modo o nell'altro, si fanno infilare concedendo gol idioti. Proprio il tipo di cose che andrebbero evitate se si vuole essere una grande squadra.




Real Betis: Fabricio; Nelson, Amaya, Paulao, Nacho; Iriney, Matilla (Beñat, m.46), Salva Sevilla (Jonathan Pereira, m.52); Jefferson Montero, Santa Cruz (Pozuelo, m,74) y Rubén Castro.

Atlético: Courtois 4,5; Filipe Luis 7, Godin 5, Dominguez 5, Juanfran 6, Tiago 5,5, Gabi 6, Diego 6 (Koke, m.58 7), Salvio 5,5 (Arda, m.76 sv); Adrian 5 y Falcao 7,5.

Goles: 0-1. m.63, Koke. 1-1. m.86, Pozuelo. 2-1: m.88, Pereira. 2-1: m.93+, Falcao
Árbitro: José Antonio Teixeira Vitienes (c.cántabro). Mostró tarjeta amarilla a Tiago (m.25), Gabi (m.41), Matilla (m.44), Pereira (m.72), Iriney (m.81), Amaya (m.89).
Incidencias: Partido disputado en el benito Villamarin ante 36.879 espectadores. Terreno de juego en buenas condiciones. Antes de empezar el partido el presidente del Real Betis, Miguel Guillén recibió la camiseta con el número 12 de la Federación Española al club por el buen comportamiento de sus afición, acto al que asistieron el socio más joven de la entidad, un bebe de 19 días, y el más veterano, de 94 años.

lunedì 2 aprile 2012

Atletico – Getafe 3-0: una vittoria facile facile


Ormai al rush finale nella Liga, l'Atletico riceveva in casa una diretta concorrente per l'Europa, quel Getafe che all'andata aveva creato diversi grattacapi ai colchoneros.
Ci si aspettava una partita durissima e assai combattuta, ma la realtà è stata completamente diversa. Il Getafe si è rivelato un avversario molto modesto, capace di infastidire i rojiblancos solo nei primi 24 minuti di partita, fino cioè al gol di Salvio che ha cambiato la partita.
Fino ad allora un brutto Atletico, lungo e incapace di fare filtro a centrocampo, aveva subito il pressing e il contropiede degli avversari; in particolare, il redivivo Sarabia gettava scompiglio tra i biancorossi, capitanando i numerosi attacchi provenienti dal centro-sinistra (nella zona cioè in cui Perea e Juanfran dimostravano la loro scarsa intesa). A tutto l'Atletico rispondeva con il tipico gioco asfittico che tante volte abbiamo visto: a trequarti campo la palla finiva nelle gore del duo Diego – Arda, abilissimi nel portare palla inutilmente, in un gioco di continui passaggi all'indietro o in orizzontale, nell'attesa che “trucchetti” individuali risolvessero la situazione.
Al 24', però, Salvio, all'altezza dell'angolo destro dell'area avversaria, rubava il tempo al suo marcatore e colpiva di testa un cross incrociato di Filipe proveniente dalla trequarti sinistra: il pallonetto che ne nasceva ingannava il portiere avversario e finiva in rete, tra lo stupore generale.
Nonostante la rete, l'Atletico proseguiva nel suo gioco ruminato, affetto da distrazione e lentezza nelle chiusure difensive (clamorosa l'occasione sbagliata da Diego Castro al 38'), senza però pagare dazio, come altre volte era successo nel corso della stagione.

Nel secondo tempo, invece, i rojiblancos cambiavano completamente marcia, anche qui secondo un copione che ormai sta diventando abituale nell'era Simeone. Il gioco scorreva più fluido, con meno tocchi inutili e grazie anche a un Filipe decisamente più arrembante.
Falcao segnava ma in fuorigioco al 51', poi si faceva parare miracolosamente un tiro da Moyà al 58', infine tre minuti dopo riceveva da Diego e forniva uno splendido assist allo stesso brasiliano, che di testa colpiva la traversa e, sulla ribattuta, colpiva in semirovesciata per il 2-0.
A quel punto, la partita era conclusa. Il Getafe non accennava neppure a una reazione e anzi subiva la terza rete, grazie a un'ottima combinazione Juanfran - Koke – Juanfran che liberava Falcao davanti alla porta per il più facile dei tocchi.

P.S. Sono stato assente una ventina di giorni, lo so. Ho visto buona parte delle partite da quella col Granada a questa, ma non ho potuto scriverne, anche se ho elaborato diversi pensieri. Nei prossimi giorni un post specifico conterrà le mie impressioni su questi venti giorni e sulle prospettive di fine stagione.

Note positive
Dominguez: torna alla titolarità solo grazie al turno di riposo opportunamente concesso a Miranda e Godin, ma dimostra ancora di più perchè è tanto apprezzato e benvoluto. Entra, gioca la sua partita senza sbavature, non fa polemiche. Non sarà un campione, ma un affidabile gregario di sicuro

Note negative
Primo tempo: francamente siamo stanchi di vedere mezze partite buttate via senza motivo, in un attendismo irritante. Ieri il gol casuale di Salvio ha cambiato gli equilibri, altrimenti chissà come sarebbe andata a finire: forse come a Saragozza o a Maiorca?
Salvio: fortunato. In tutta la partita compare solo in occasione del colpo di testa del 1-0 e poi basta. Come capita spesso, corre ingobbito senza mai alzare la testa dall'erba, inanellando partite disastrose nelle quali, però, a un certo punto imbrocca il gol da urlo. Rimane uno scarso mezzo giocatore, un fortunato fantasma che lascia la squadra con un uomo in meno per tutta la partita, tranne i momenti del gol.



Atlético de Madrid: Courtois 7; Juanfran 7, Perea 6, Domínguez 7, Filipe 6,5; Diego 7 (Adrián, m. 65 sv), Gabi 6,5, Mario 6, Arda Turan 6 (Koke, m. 71 6); Salvio 5 y Falcao 7 (Tiago, m. 77 sv).
Getafe: Moya; Miguel Torres, Cata Díaz, Alexis, Mané; Lacen (Casquero, m. 57), Juan Rodríguez; Sarabia (Güiza, m. 63), Diego Castro, Gavilán; y Miku.

Goles: 1-0, m. 24: Salvio, con un cabezazo a la escuadra. 2-0, m. 63: Diego bate a Moyá tras un rechace en el larguero después de unremate de cabeza suyo. 3-0, m. 77: Falcao culmina un pase de Juanfran.
Árbitro: Paradas Romero (C. Andaluz). Amonestó al local Koke (m. 89) y a los visitantes Alexis (m. 53) y Cata Díaz (m. 70).
Incidencias: partido correspondiente a la trigésimo primera jornada de Liga en Primera División, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 50.000 espectadores.


domenica 11 marzo 2012

Atletico – Granada 2-0: il ritorno della “manzanite”?


Ha un bel dire Simeone che non ci devono essere né fatica né assenze, ma questi sono gli unici fattori che potrebbero giustificare una prestazione come quella di oggi. Per la prima volta, da quando c'è il Cholo, i colchoneros non hanno messo in mostra le qualità che ormai si riconosceva a questa squadra: sul campo si è visto un gioco confuso, “sviluppato” senza velocità e senza grinta da giocatori che non sembravano aver ben chiaro quali fossero le loro posizioni e i loro compiti, in una sorta di continuità ideale con il secondo tempo della partita col Beşiktaş.

Di fronte a un Granada ben messo in campo, che pressava e rilanciava l'azione cercando di far male ai padroni di casa, trotterellava un Atletico impreciso, a tratti apparentemente svogliato, che, nel suo ruminare il pallone senza cercare mai la profondità, sembrava essere ritornato ai tempi di Manzano. In più occasioni solo la miseria tecnica degli avanti avversari salvava i colchoneros (ancora una volta in difficoltà su tiri e azioni dalla trequarti) dal subire quel gol che forse il Granada avrebbe meritato.

Va da sé che, come spesso succede nel calcio, oggi questo Atletico ha ottenuto molto di più di quanto aveva fatto nelle sfortunate partite contro Racing e Sporting Gijon. Segno che probabilmente, anche se oggi era ben nascosto, il carattere c'è ed è forte.
Al 38' Miranda, sull'ennesimo calcio d'angolo guadagnato dai colchoneros (senza peraltro aver mai creato pericoli), era bravissimo a sfruttare l'assist di testa di Koke e a finalizzare in semirovesciata per la sua prima rete in campionato.
Nel secondo tempo, in pieno recupero, una straordinaria cavalcata sulla fascia destra di Juanfran veniva conclusa (malamente...) da Falcao per un 2-0 che puniva eccessivamente gli avversari.

Note positive
Juanfran: sarà perchè prima non giocava mai, ma non sente la fatica. Ancora una partita di spessore, perlomeno comparata a quella dei suoi compagni. Il 2-0 è esclusivamente frutto della sua pervicacia.
Vittoria: dopo cinque pareggi, si ritorna ai tre punti, in un modo o nell'altro.

Note negative
Falcao: sempre fuori fase. Cade e scivola in continuazione, non controlla il pallone quando lo riceve, è sempre troppo avanti o troppo indietro quando viene cercato dai compagni, se può tira contro il portiere in uscita: insomma, tutto il repertorio delle partite in cui non incide. Ciliegina sulla torta, rischia di sbagliare anche il gol che segna.




Atlético de Madrid: Courtois 6,5; Juanfran 7, Miranda 6, Godín 6, Domínguez 6; Salvio 5 (Arda Turan, m. 69 sv), Gabi 5, Mario 5 (Assuncao, m. 56 5,5), Koke 5; Adrián 5 (Perea, m. 79 sv) y Falcao 4.

Granada: Julio César; Nyom, Íñigo López, Mainz, Borja Gómez; Cortés (Ighalo, m. 59), Mikel Rico, Moisés (Geijo, m. 81), Jaime (Henrique, m. 31); Abel Gómez y Uche.

Goles: 1-0, m. 38: Miranda, de media chilena tras un saque de esquina y un toque de cabeza de Godín. 2-0, m. 90: Falcao, tras una jugada de Juanfran.
Árbitro: Mateu Lahoz (C. Valenciano). Expulsó con roja directa a Henrique, del Granada, en el minuto 82. Amonestó a los locales Koke (m. 60) y Godín (m. 73) y a los visitantes Nyom (m. 52) y Borja Gómez (m. 63).
Incidencias: partido correspondiente a la vigésimo séptima jornada de Liga en Primera División, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 52.000 espectadores.

lunedì 5 marzo 2012

Siviglia – Atletico 1-1: il passo del gambero


Vai a Siviglia senza i pezzi migliori, falcidiato da infortuni e squalifiche che ti sei andato a cercare, con la panchina piena di giocatori finiti e giovani di speranze ancora tutte da verificare. Sai che la partita è uno snodo fondamentale della stagione, che devi vincerla, costi quel che costi, se vuoi continuare a sperare di artigliare quel quarto posto che sarebbe già tuo se non avessi sprecato occasioni incredibili nelle partite precedenti.
Incredibilmente trovi la rete del vantaggio con una splendida azione conclusa da un giovane di belle speranze che fa di tutto per sembrare scarso. Gestisci con grande tranquillità il primo tempo senza subire alcun pericolo, “rischiando” anzi di raddoppiare più volte e sprecando, secondo un copione già visto, ogni occasione del KO gentilmente offerta dagli avversari.

Hai condotto un primo tempo di raddoppi, pressing, sacrificio; il secondo tempo inizia ancora meglio di come è finito il primo, con gli avversari che tengono un ritmo ancor più blando, senza segnali di pericolo all'orizzonte. Allora che fai? Continui così?
Ma OVVIAMENTE NO! Ti disunisci e concedi uno, due, tre contropiedi, tutti uguali, tutti da sinistra, tutti condotti dalla coppia Navas – Reyes che crocifiggono un Filipe Luis lasciato colpevolmente solo dai compagni, fino a lasciare al nuovo attaccante degli avversari, quello che non aveva ancora segnato, l'occasione di segnare un gol facile facile davanti al portiere, oltre a numerose altre azioni pericolosissime che solo per tua grandissima fortuna non si concludono con il 2-1 per gli avversari.

Colmo della fortuna, quando mancano due minuti l'ennesima azione di attacco del Siviglia, un contropiede provocato da una avventata azione in avanti di Juanfran, permetterebbe a Manu del Moral di segnare il più classico gol dell'ex, se l'arbitro non lo cogliesse in uno di quei fuorigioco millimetrici che vengono fischiati solo una volta nella vita.

Così, dopo una partita buttata via, ti ritrovi al punto di un mese fa: nono posto, a cinque punti dalla zona Champions, con una rosa ridotta all'osso, mentre gli avversari, vecchi e nuovi, riprendono a correre e tu ti sei già giocato le carte migliori quando avresti potuto, con un po' più di attenzione e meno ingenuità, installarti a quota 37 e rimanere agganciato a quel treno che ora devi inseguire di nuovo.

C'è qualcosa di positivo, qualcosa da salvare? C'è, ovvio. Per esempio la ormai assodata imbattibilità in trasferta. Il punto è: meglio una vittoria da tre punti o tre pareggi da uno ciascuno, per muovere la classifica?

Per quel che mi riguarda, metto una pietra sopra alla qualificazione in Champions, che a mio parere ormai è andata; ma non rinuncio assolutamente a Simeone: con una plantilla più adeguata e con una seria programmazione estiva, chissà dove saremmo ora...

Note positive
Gabi: è l'anima dell'Atletico. Corre, lotta e, in occasione del gol, un suo squisito cross pesca Salvio al centro dell'area.

Note negative
Filipe: la cerniera sul centro-sinistra tra lui e Dominguez resiste solo un tempo, poi si squaglia, per colpa di entrambi ma fondamentalmente a causa sua. Sempre fuori tempo, sempre all'inseguimento degli avversari, va in crisi contro Navas (avessi detto...)



Sevilla FC: Palop; Coke, Spahic (Fazio, m.57), Escudé, Fernando Navarro; Jesús Navas, Medel, Rakitic (Trochowski, m.57), Reyes; Kanouté y Babá (Manu del Moral, m.73).

Atlético de Madrid: Courtois 6,5; Juanfran 6 (Perea, m.90 sv), Miranda 6, Domínguez 5, Filipe Luis 4,5; Mario Suárez 5, Tiago 5 (Pizzi, m.81 sv); Salvio 6,5, Gabi 7, Koke 6,5; y Adrián 5,5.

Goles: 0-1, M.09: Salvio. 1-1, M.53: Babá.
Árbitros: Alfonso Álvarez Izquierdo (Comité Catalán). Amonestó a los visitantes Filipe Luis (m.12), Tiago (m.34), Salvio (m.44) y Juanfra (m.52) y a los locales Medel (m.21) y Fernando Navarro (m.44).
Incidencias: Partido correspondiente a la vigésima sexta jornada de Primera división disputado en el estadio Ramón Sánchez Pizjuán ante cerca de 45.000 espectadores. Terreno de juego en buenas condiciones.

lunedì 27 febbraio 2012

Atletico- Barcellona 1-2: a testa alta

Come era preventivabile, la super-sfida contro il Barcellona ha messo fine all'imbattibilità del Cholo Simeone. Come era decisamente meno scontato, l'Atletico esce dalla sfida a testa alta, dopo aver fatto soffrire il Barça e aver rischiato anche di vincere, piegato soltanto da una furbata di Messi e da un arbitraggio discutibile (sull'altro campo della capitale, anche il Rayo ne sa qualcosa…). Niente a che vedere, insomma, con la totale insipienza tattica e tecnica mostrata all'andata sotto la guida (???) di Manzano.

Ben consapevole infatti del gioco dei catalani, Simeone ha schierato un Atletico assai guardingo, ma niente affatto rinunciatario: difesa e pressing solo dalla propria metà campo, per evitare di essere risucchiati in avanti dai movimenti dei difensori blaugrana e per non concedere la superiorità numerica sulle fasce, e veloci contropiede che mettessero in difficoltà gli ospiti, questo era il piano.

Tuttavia nel primo tempo si è vista solo una parziale attuazione del piano del Cholo, perché il baricentro era troppo basso e la velocità piuttosto limitata, così i rojiblancos non solo faticavano a recuperare la palla, ma non avevano modo di ripartire: la palla veniva perduta subito anche perché non si tentava di uscire dall'assedio attraverso il gioco, ma con veloci rilanci di trenta-quaranta metri, cosicché la difesa del Barça aveva tutto il tempo di schierarsi in copertura per rubare palla e ripartire.
D'altra parte, perché un contropiede riesca c'è bisogno di un paio di fattori (non necessariamente sempre associati): la superiorità numerica da parte degli attaccanti e una manovra veloce e precisa. Nel primo tempo mancavano entrambi, motivo per cui fino al 25' l'Atletico non si faceva neppure vedere dalle parti di Valdes e poi le poche azioni ficcanti di un buon Filipe e di Koke venivano vanificate o dal pessimo controllo di Falcao o da sbavature nel passaggio.

L'Atletico rischiava comunque poco, grazie alla ragnatela tesa nella propria metà campo e al gioco decisamente rude (a tratti anche intimidatorio) messo in atto. Nell'unica occasione in cui il Barcellona poteva sviluppare tutto il suo potenziale, un triangolo Messi (dalla trequarti) - Fabregas (a sinistra) - Alves (sul secondo palo) permetteva a quest'ultimo di portare in vantaggio i blaugrana.
La rete colpiva con una frustata l'Atletico, che quasi subito costringeva Valdes a una parata miracolosa su Falcao, ben servito da una giocata Adrian - Arda Turan, ma poi riprendeva a macinare il solito gioco guardingo.

Nella ripresa però la musica cambiava totalmente: l'Atletico avanzava il proprio baricentro, iniziando a pressare dalla trequarti avversaria, e chiudeva progressivamente il Barcellona nella propria metà campo, sottoponendo Valdes a un autentico fuoco di fila. Fortuna voleva, tra l'altro, che proprio al primo tentativo i colchoneros raggiungessero il pareggio: su calcio d'angolo da destra, Busquets prolungava inspiegabilmente verso il secondo palo, dove era in agguato Falcao.
Da quel momento, in un Calderon trasformato in una bolgia, si aveva netta l'impressione che la partita potesse persino volgere a favore dei colchoneros, con un Barcellona scosso e in difficoltà nel contenere gli attacchi manovrati dei padroni di casa.

L'incantesimo durava fino al 80', quando, mentre Courtois era impegnato a disporre la barriera su una punizione dalla trequarti, Messi tirava all'improvviso e fulminava il portiere belga. Nonostante le proteste dei biancorossi, l'arbitro convalidava: non sapremo mai se era stata chiesta la barriera oppure no, se a parti invertite la punizione non sarebbe stata ribattuta, certo è che la rete tagliava le gambe all'Atletico e ammutoliva il Calderon. I rojiblancos si gettavano ancora in avanti, ma senza più la lucidità necessaria. Tuttavia rischiavano più volte di pareggiare, l'ultima volta su tiro di Juanfran su assist di… Busquets con la mano, un fallo clamorosamente non visto da un arbitro decisamente non all'altezza della partita, per non dire di peggio.

In conclusione, prima sconfitta dell'era - Simeone, al termine della brusca frenata in Liga che già avevamo denunciato, ma le sensazioni continuano ad essere buone. Se l'attitudine rimarrà questa, ci toglieremo, già quest'anno, delle soddisfazioni.

Note positive
Filipe: concentrato, forte in fase difensiva, caparbio (anche se non brillante) nell'alimentare l'azione d'attacco. Che stia tornando,un passo alla volta,agli antichi splendori?
Miranda - Godin: buona partita, con un'unica sbavatura sul gol di Alves, quando nessuno dei due esce incontro a Messi. Abili anche nell'alimentare l'azione dalle retrovie, motivo per cui vengono preferiti a Dominguez, che non ha questa capacità.
Arda: ottime alcune intuizioni, addirittura feroce, in alcuni momenti, nel pressing. Sta tornando quello di inizio anno. Gli manca solo il gol, come diciamo da mesi.

Note negative
Courtois: l'ingenuità per la quale subisce il secondo gol lascia sbalorditi, al di là di quanto possa essere stato detto o fatto nei momenti appena precedenti al tiro.
Scarsa precisione: non si può puntare sul contropiede e poi sprecare le poche occasioni che capitano a causa di passaggi e tiri sbagliati. Così come non si può dominare la gara e sprecare occasioni su occasioni. La gara di ieri, nei due tempi, ha mostrato le due facce, incredibilmente simili, dell'Atletico. Difetti che ci stanno costando la Champions League. O la musica cambia, o il solco scavato ieri difficilmente sarà colmato.
Ammonizioni: fanno parte del gioco, d'accordo, ma alcuni falli, ieri e non solo, sono apparsi inutili e dannosi, visto il carico di cartellini gialli che hanno prodotto. Domenica a Siviglia andremo senza Diego, Falcao e Godin: forse si potrebbe stare un po' più attenti…



Atlético de Madrid: Courtois 4; Juanfran 6,5, Miranda 7, Godín 7, Filipe 7; Koke 6,5 (Salvio, m. 77 sv), Gabi 6, Tiago 5, Arda Turan 7 (Silvio, m. 86 sv); Falcao 6,5 y Adrián 6.

Barcelona: Víctor Valdés; Dani Alves (Cuenca, m. 71), Puyol, Mascherano, Abidal; Xavi, Busquets, Iniesta; Cesc (Pedro, m. 77), Alexis (Piqué, m. 84) y Messi.

Goles: 0-1, m. 36: Dani Alves culmina en el segundo palo un centro de Cesc. 1-1, m. 48: Falcao remate de volea un saque de esquina. 1-2, m. 81: Messi, de falta directa cuando Courtois colocaba la barrera.
Árbitro: Pérez Lasa (C. Vasco). Amonestó a los locales Godín (m. 24), Juanfran (m. 25), Arda Turan (m. 30), Tiago (m. 61), Koke (m. 74), Miranda (m. 81) y Falcao (m. 85) y a los visitantes Messi (m. 8), Cesc (m. 45), Alves (m. 71), Alexis (m. 77) y Xavi (m. 90).
Incidencias: partido correspondiente a la vigésima quinta jornada de Liga, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 53.000 espectadores.

lunedì 20 febbraio 2012

Sporting Gijon - Atletico 1-1: col fiatone…

Tre giorni dopo Roma, Simeone schiera a Gijon la stessa formazione che ha schiantato la Lazio, ma il risultato è molto diverso e l'Atletico ottiene il suo terzo pareggio consecutivo in Liga, gli ultimi due dei quali contro squadre dei bassifondi a cui, all'andata, aveva rifilato un totale di 8 reti.

D'altra parte, una semplice occhiata alla panchina avrebbe fatto capire a qualunque osservatore, anche il più distratto, che il Cholo sta raschiando non il fondo del barile, ma il fondo del fondo.

Ecco perché l'Atletico sceso in campo a Gijon non è sembrato la stessa squadra brillante di Roma, anche se il trio Koke - Diego - Adrian ha giocato complessivamente meglio (molto efficaci i continui cambi di posizione tra i tre). E' stato, per buona parte della partita, un Atletico guardingo, impegnato a gestire con mestiere le sfuriate degli asturianie a centellinare le proprie forze.

Il gioco sarebbe anche riuscito meravigliosamente, se sulla strada dei biancorossi non si fossero materializzati tre deprecabili fatti:
1. gli asturiani sono parsi trasformati dal buon vecchio Clemente, che, concreto ma non per questo difensivista a oltranza (come dipinto da una certa stupida critica), ha impostato una gara di lotta e di attacco, visto che i punti servono presto e tanti.
2. un vizio atavico dei colchoneros è sempre stata la beneficenza:  qualunque squadra o giocatore in difficoltà incontriamo sulla nostra strada, sentiamo sempre il dovere morale di rivitalizzarli concedendo loro almeno un punto o anche tre e almeno una rete o anche di più (ricordate Toquero l'anno scorso?).
3. Falcao, Diego, Adrian, Godin e Salvio hanno sbagliato gol già fatti, trasformando anche il portiere dello Sporting in un fenomeno. D'altra parte, finché i nostri penseranno che "tiro in porta", "tiro addosso al portiere" e "molle tocco in area" siano sinonimi, non andremo lontano.  

Nell'insieme l'Atletico ha sofferto molto il gioco aggressivo dello Sporting, soprattutto le incursioni da destra di Colunga e Andres Castro e i calci piazzati dalla trequarti. Non a caso è stato proprio su un cross dai 25 metri che Eguren, grazie ad un rimpallo fortunato e (forse) al controllo con il braccio, ha potuto sgusciare tra Miranda e Godin e fulminare Courtois.
Così si vanificava la splendida azione Juanfran - Adrian che, grazie allo scatto felino di quest'ultimo, aveva causato l'autorete di un terrorizzato Canella e aveva porto su un piatto d'argento ai Colchoneros una vittoria esterna solo da conservare con malizia e mestiere.
Ma l'Atletico ha sofferto sempre di più l'azzardo proposto da Clemente, anche a causa dell'infortunio di Diego: l'ingresso di Salvio per Koke al 66' aveva fornito ai colchoneros un autentico tridente che per qualche minuto (fino all'uscita del brasiliano, appunto) era parso bloccare lo Sporting a ridosso della propria area.
Poi, solo un gioco stucchevole e sprecone, basato su lunghi lanci in avanti dalle retrovie e su lunghe cavalcate palla al piede di alcuni biancorossi. Nessuna azione manovrata (salvo rari casi, i più pericolosi), nessun vero passaggio a Falcao (che ha sprecato ignobilmente i pochi assist ricevuti) ma solo velleitari tiri da fuori: segno inequivocabile di una squadra stanca, forse più nella testa che nei piedi, stando al forcing finale, ma comunque stanca.

E così la serata ci consegna un Atletico orgoglioso e mai domo ma in frenata, che per di più non avrà a disposizione Diego per la cruciale sfida col Barcellona, anch'essa pochi giorni dopo il ritorno di Europa League con la Lazio (da non sottovalutare).

Note positive
Simeone: 13 punti in 7 partite con gli stessi uomini di Manzano (che fece un penoso 19 in 16). Nelle ultime tre ha frenato (erano 10 su quattro), ma non si può certo chiedergli un miracolo maggiore di quanto stia già facendo. La panchina è corta e priva di qualità, alcuni titolari sono scarsi (ed è già esser buoni). Con questa media-punti, se fosse arrivato in estate, saremmo terzi con 42,7 punti: perfettamente in grado, quindi, di dosare le forze e centrare il traguardo Champions. Ringraziamo ora e sempre, per questa situazione in cui non si può sbagliare nulla, la società, abile come suo solito nella programmazione estiva.

Classifica: sesti a 32 punti, in zona Europa League, a un solo punto dalla Champions. La missione è quasi compiuta, a vedere il bicchiere mezzo pieno…

Note negative
Classifica: …oppure no, a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Domenica col Barça è da mettere in conto una sconfitta che ci ricaccerebbe indietro, motivo per cui contro Sporting e Racing bisognava fare bottino pieno. Per un Levante e un Espanyol in brusca frenata ci sono un Athletic di spessore, un Malaga che è sempre lì e un Siviglia mai troppo lontano, per non parlare di chi di volta in volta si affaccia in zona, brutta conseguenza di un campionato livellato verso il basso. Morale: ogni punto lasciato per strada, in questa situazione, è un peccato mortale che rischiamo di pagare carissimo.
Personalmente, credo che i margini di errore siano così stretti che difficilmente ce la faremo, però continuo a sperare.



Sporting: Juan Pablo, Pedro Orfila, Botía, Gregory, Canella, Eguren, André Castro (Rivera, m.65), Carmelo (Óscar Trejo, m.63), De las Cuevas, Adrián Colunga y Barral (Bilic, m.78)

Atlético de Madrid: Courtois 6, Juanfran 6,5, Godín 6,5, Miranda 6, Filipe Luis 6, Adrián López 6,5 (Perea, m.81 sv), Gabi 6, Mario Suárez 6, Koke 6,5 (Salvio, m.54 5), Diego 6,5 (Pizzi, m.61 5) y Falcao 4.

Goles: 0-1, m-20: Canella en propia puerta ; 1-1, m.37: Eguren.
Árbitro: Fernández Borbalán. Mostró tarjeta amarilla a Eguren (m 16), Gabi (m.29), Barral (m.40), Adrián Colunga (m.58), André Castro (m.62), Bilic (m.86), Mario (m.88)
Incidencias: En los prolegómenos el presidente de la asociación Proyecto Hombre, Luis Manuel Flórez realizó el saque de honor. Los jugadores del Sporting saltaron al campo luciendo camisetas que conmemoraban el 25 aniversario de esta asociación

lunedì 13 febbraio 2012

Racing Santander - Atletico 0-0: ancora in flessione

Da che mondo è mondo, andare a giocare al Sardinero non è mai una passeggiata. In casa il Racing è una brutta bestia, come anche quest'anno il ruolino di marcia cantabrico può confermare.

Per questo temevo molto la partita,che mi pareva più equilibrata di quanto potessero far supporre la classifica e il palmares delle due squadre. Per di più, come ho scritto per la partita col Valencia, l'Atletico mi sembrava aver in parte esaurito il famoso "effetto Simeone", quel particolare miscuglio di orgoglio, rabbia e (in questo caso eccezionali) motivazioni fornite dall'arrivo di un nuovo allenatore sulla panchina di una qualunque squadra.

Direi che purtroppo le mie fosche previsioni si sono avverate in pieno.
L'Atletico salito a Santander si è rivelato stanco, meno convinto e meno feroce di quello anche solo di un paio di settimane fa. Credo che si tratti di un fattore anche fisiologico, perché non si può correre a mille ad ogni partita.
Però è indubitabile che nelle ultime due partite i colchoneros hanno letteralmente buttato via la possibilità di compiere un allungo decisivo sulla via della qualificazione Champions, anche e soprattutto in considerazione del fatto che gli avversari diretti (un Levante rovinoso, un Espanyol e un Athletic sconcertanti) frenano da diverse gare. Dopo l'enorme sforzo delle prime partite di Simeone, la rimonta è compiuta, ma a metà, col rischio che il gioco dispendioso possa portare a ulteriori ben più gravi frenate proprio quando gli altri ricominceranno a correre. Senza contare che Osasuna e Malaga hanno rialzato la testa e soffiano sul collo dei biancorossi. Allo stato attuale, una situazione di classifica che poteva essere ben più che rosea si presenta invece come promettente ma solo a patto che il ritmo rimanga altissimo e i risultati arrivino; purtroppo panchina corta, stanchezza e scarsa qualità dei rincalzi e di alcuni titolari rendono il quadro meno positivo di quanto potrebbe.

Sulla partita c'è poco da dire: non sono affatto convinto che l'Atletico abbia dominato e che sia mancato solo il gol, come scrivono i giornali e diversi blog. Ho visto anzi un Atletico discreto, ma poco concreto e meno aggressivo del solito, impreciso nei passaggi e nel tiro: evidentemente, con la stanchezza riemerge la "Manzanite",  la brutta abitudine di alcuni a portare palla e a baloccarsi con la sfera invece di concludere. Molto imprecisi soprattutto Adrian e Falcao, che hanno sbagliato l'inenarrabile; molto floscio Mario, al solito inguardabile, ma non è che Tiago, fino all'infortunio, avesse poi brillato; in calo Juanfran: era inevitabile che il pallore faticasse a trasvolare dalla trequarti colchonera a quella avversaria (motivo per cui il Cholo ha inserito, probabilmente un po' troppo tardi, Pizzi, che con la sua velocità avrebbe potuto, nelle sue intenzioni, cambiare gli equilibri).
L'Atletico ha anzi sofferto un po' all'inizio dei due tempi, soprattutto sulle fasce, chiaro segnale di una non perfetta concentrazione e di una non totale condizione.
Il portiere degli avversari è stato stupefacente e, in qualunque altra occasione della sua parabola sportiva, staremmo a parlare di vittoria di rapina e sudata di fronte a un ottimo portiere che non ha potuto prolungare i suoi miracoli per 90 minuti. Però questo è proprio il tipo di partita difficile e rognosa che bisogna vincere, magari anche con un gol di… culo, per scavalcare gli avversari diretti in classifica.

D'altra parte, consoliamoci con l'imbattibilità esterna, ormai un dato consolidato, con l'ermeticità della difesa (che però richiede agli avanti un sacrificio che poi si paga in termini di lucidità sottoporta) e con lo spirito di sacrificio e la compattezza che ormai Simeone ha instillato nella squadra e che sulla riva del Manzanarre non si vedevano da almeno un decennio.

Per il futuro, speriamo nell'inserimento di Koke nel doble pivote e nel recupero di Fran Merida, gli unici che possono dare quel quid in più di cui ha bisogno il centrocampo: da qui si capisce che non siamo proprio messi bene… Col ritorno di Silvio, poi, l'avanzamento di Juanfran sulla destra potrebbe garantire maggior concretezza, con lo spostamento di Adrian a sinistra e l'esclusione sul breve periodo di Arda, ultimamente poco concreto.

D'altra parte, non possiamo chiedere a Simeone miracoli che non può fare: i giocatori sono questi, non si scappa.

Note positive
Classifica: nonostante l'occasione persa, abbiamo guadagnato un punto sui diretti rivali per il quarto posto. Avessi detto… però questo passa il convento in quest'anno disgraziato: cerchiamo di guardare il bicchiere mezzo pieno.

Note negative
Manzanite: insistere nel virtuosismo per il semplice gusto di mettere il compagno nella posizione perfetta per andare in porta produce esattamente l'effetto opposto. Non si tratta di chissà quale incredibile paradosso, ma i nostri, Diego in particolare, tendono a ignorarlo. In ogni azione pericolosa ho contato almeno un paio di passaggi superflui e questo, contro qualunque avversario, non solo squadre ben organizzate difensivamente come il Racing, è deleterio.
Diego: per molti dirò un'eresia, ma a me non è piaciuto. Certo si è impegnato, certo è stato continuo, ma il suo insistere nel portare palla sulla trequarti avversaria a ritmi tutt'altro che formidabili non squilibra nessuna difesa, anzi permette a tutti di trovare la miglior posizione difensiva possibile.
Arda: qualche passaggio, una buona copertura, ma anche una incredibile mollezza nel tiro, non giustificabile in un calciatore del suo (presunto) livello. Perché i gol non li può fare sempre e solo Falcao. 




Racing de Santander: Toño; Álvaro, Torrejón, Bernardo, Cisma; Arana, Gullón, Diop, Jairo; Arana (Acosta, min 59), Adrián (Munitis, min 69), Jairo; y Stuani (Babacar, min 84).

Atlético de Madrid: Courtois 6; Juanfran 6, Domínguez 6, Perea 6, Filipe Luis 6,5; Diego 6, Tiago 5,5 (Mario Suárez 5, min 43), Gabi 5, Turan 5 (Pizzi 5,5, min 70); Adrián 5 y Falcao 4,5.

Árbitro: Xavier Estrada Fernández (comité catalán). Mostró cartulinas amarillas a Filipe Luis, Tiago, Gabi y Turan por el Atlético de Madrid y a Diop, Acosta, Munitis y Stuani por el Racing.
Incidencias: partido de la vigésimo tercera jornada de la Liga de Primera División, disputado en los Campos de Sport de El Sardinero ante 12.328 espectadores. Antes del partido el Racing se sumó a la celebración del Día Mundial de las Enfermedades Raras adhiriéndose a la campaña "Vacúnate contra la indiferencia".