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domenica 25 gennaio 2015

Come in una bella favola (o forse no?)


Ne sono successe di cose, negli ultimi giorni, dalle parti del Calderon: il passaggio del turno di Coppa del Re contro l’Eterno Rival, la vittoria sofferta contro il Granada e quella decisamente più facile (ma non troppo) contro il Rayo, le due meritate sconfitte contro il Barcellona e, last but not least, l’ingresso nel club dell’ennesimo multi-miliardario cinese in cerca di visibilità in Europa.

Se fossimo in una favola, saremmo in una bella favola, tutto sommato: l’eroe “bello di fama e di sventura”, tornato a casa, ci trascina alla conquista di Madrid frantumando una serie incredibile di record personali e non (non si vincevano tre derby di fila dagli anni Cinquanta, mai il Real aveva incassato due reti all’inizio dei due tempi, mai si era vista una tale superiorità biancorossa in termini di risultati nella capitale, mai Fernando Torres aveva segnato al Bernabeu). Intorno a lui, la squadra lotta, combatte, non si dà per vinta ma anzi si considera vincente e dimostra ormai che, per i colchoneros, andare al Bernabeu è come farsi un panino sotto casa: placido, tranquillo, sereno (almeno sul piano mentale, perché è chiaro che sulla bilancia la tecnica pesa ancora tutta per i blancos). Simeone le azzecca tutte, Mario Suarez sembra un giocatore vero e Siqueira un difensore affidabile, Oblak finalmente svela perché è stato pagato una vagonata di soldi e la stampa..beh… è costretta ad ingoiare le sviolinate alla remontada che mai sarà. Come ha detto giustamente il Cholo, spettatori e stampa non scendono in campo, nonostante la vergognosa grancassa mediatica messa in atto per salvare il Calcio dalla calata dei Vandali, cose che non si vedevano dai tempi in cui era in gioco l’onore della Spagna contro i club stranieri, magari appartenenti ai pericolosi stati socialisti dell’Est Europa.
Il lieto fine sarebbe bell’e pronto: colpito da una siffatta dimostrazione di potenza e forza mentale, un altro eroe, non giovane, non bello, ma ricco e potente, arriva fin dalla lontana Cina per sposare la bella principessa e rendere il regno ancora più forte e vincente.

Una bella favola, davvero. Sarebbe molto bello crederci e, in generale, sono piuttosto propenso a farlo.
In fondo, concluso il girone d’andata e appena iniziato quello di ritorno, l’Atletico sembra in ascesa, contrariamente agli anni scorsi, quando gennaio e febbraio coincidevano con un pericoloso calo fisico. Quest’anno Simeone ha ruotato maggiormente gli uomini, anche perché, non avendo una formazione e un modulo definiti e funzionanti in mente, ha dovuto maggiormente sperimentare rispetto al passato. In più, considerate le difficoltà nel gioco, i vari cambi hanno pesato sicuramente meno, non andando a inceppare un meccanismo che già di per sé era tutto meno che perfetto.
Ora invece i colchoneros sembrano aver trovato un’idea stabile di gioco, anche se permangono confusioni tecniche e tattiche, principalmente legate alla difficoltà a trovare spazio ad alcuni acquisti estivi e all’evidente abiura di una buona parte del progetto elaborato in estate, e difficoltà in alcuni ruoli (terzino sinistro su tutti).
Addirittura, non si sa se spronato dalle richieste di cessione o meno, Simeone ha rispolverato Mario Suarez, il quale ha regalato alcune buone prestazioni. Anche qui, non è chiaro se il nostro non più giovanissimo canterano sia sembrato un giocatore vero perché è in particolare forma (e allora complimenti al Cholo e al suo occhio lungo), o perché vuol mettersi in mostra per una futura cessione. Ha giganteggiato al Bernabeu e se l’è cavata altrove, in verità, ma può bastare. D’altra parte, il giocatore è noto, così come la sua innata capacità di mostrarsi calciatore vero in favore di telecamera (ricordate la Supercoppa col Chelsea?) e dormire le restanti trenta gare: il che mi fa supporre che non andrà mai più in là di così, nonostante stia per entrare, almeno anagraficamente, nel culmine della carriera.
E dove non arriva il prode Fernando ci pensano Griezmann, ormai completamente integrato nel meccanismo della squadra, tremendo e letale contropiedista, o il prode Godin, regolare e preciso come mai nella sua carriera, anno scorso a parte. Per non parlare di un Gimenez che non fa rimpiangere Miranda, al punto che molti tifosi si spingono a parlare, neanche troppo sottovoce, di una cessione del brasiliano come di una occasione da non perdere.
In più, è arrivato, del tutto a sorpresa, Cani, in prestito dal Villareal, al posto del Cebolla Rodriguez. Professionista esemplare, quest'ultimo, ma anche giocatore poco sagace dal punto di vista tattico e piuttosto limitato da quello tattico, capace solo di correre coi paraocchi lungo la fascia. Lo spagnolo invece, abile tecnicamente, di professione trequartista ma non solo, pare un ottimo sostituto di Arda Turan. E se la forzata inattività al Villareal ci consegna un giocatore piuttosto arrugginito, è vero anche che è un'altra pedina fresca per il Cholo.


Tuttavia, c'è di che stare attenti.
In primo luogo, serpeggia un certo malumore, nelle file biancorosse. Sotterraneo, ma c'è. Non si spiegherebbero altrimenti le richieste di cessione da parte di Mario e, soprattutto, di Saúl. Entrambi sono rimasti “fregati” dal ritorno improvviso, quest'estate, di Tiago, che ha tolto loro spazio e prospettive. Se però del primo si potrebbe tranquillamente fare a meno, visto che, a parte provenire dalla cantera, non ha nessuna qualità imprescindibile ed è, di fatto, un giocatore come mille altri, il secondo è destinato ad una luminosa carriera ed è comprensibile che, dopo l'ottima stagione al Rayo, si aspettasse molto di più. Dal momento che il portoghese non è eterno, deve solo avere pazienza, in teoria. Ma “pazienza” è una parola che mal si sposa con Jorge Mendes, un vero e proprio cancro del calcio e dell'Atletico, che spinge perché il ragazzo giochi altrove, non è chiaro se in prestito o in via definitiva. E non illudetevi: se per il momento la cosa è stata stoppata, il “re dei procuratori” tornerà alla carica ben presto, per una soluzione o per l'altra. D'altra parte, uno così guadagna in commissioni sui trasferimenti.
E allora, ecco il punto. Perché un mega-miliardario cinese dovrebbe investire in una società sempre sul filo del rasoio finanziario, guidata in malo modo da gente che si mette nelle mani di tipacci come il portoghese di cui sopra? Una società pesantemente indebitata col Fisco e dai conti opachi e impossibili da decifrare? Un club i cui vertici sono stati più volte condannati per vari reati fiscali tra cui frode ai danni della stessa società e falsa emissione di azioni?

È circolata la voce che questo sia solo il primo passo e che il gruppo Wanda voglia rilevare, nel giro di pochi anni, diciamo dopo il passaggio alla Peineta, l'intera società.
Permettetemi di dubitare. Non tanto che la voce, smentita da Cerezo (…), sia vera: questo è abbastanza verosimile, visto che nessuno butta 45 milioni di euro nel capitale sociale di una società che non produce utili così, solo per amore verso lo sport e i nostri colori in particolare. Dubito che la cosa si concretizzi. La premiata ditta Gil-Cerezo, così abile nel falsificare bilanci e aumenti di capitale, sicuramente avrà in mente qualche piano diabolico per tenersi i soldi e sganciarsi da siffatti, scomodi, soci. I quali certo hanno piani decisamente più importanti che rafforzare il club: lottizzazioni edilizie, compravendite immobiliari, investimenti nel turismo d'élite e chi più ne pensa più ci azzecca. Chissà perché, la mente corre subito al Malaga, sedotto ed abbandonato da uno Sceicco che i soldi li aveva eccome, anche se la stampa nostrana l'ha preso in giro come un poveraccio, ma che ha improvvisamente deciso di non elargirli più quando il suo piano di cementificazione dell'intera Costa del Sol è stato bloccato dal governo locale. C'è da guadagnare con lo stadio, la nuova Ciudad Deportiva e chissà cos'altro. Oltre al fatto che la faccenda pone tutta una serie di interrogativi e di problemi: possono proprietari di un club che sarebbero stati condannati a rifondere alla loro stessa società i danni da loro stessi causati disporre un aumento di capitale? A cosa, se non a un capitale inesistente, perché fasullo, si vanno a sommare i 45 milioni detti sopra? Come si fa a stabilire le nuove quote della società, considerato che le vecchie si basavano su carte false? E via così...

Da ultimo, l'aspetto sportivo vero e proprio. Dopo aver esorcizzato un demone, ne compare un altro: se c'è una cosa che il doppio confronto del Camp Nou ha evidenziato, è, per l'ennesima volta, che la coperta è troppo corta. O tentare di attaccare e perdere o chiudersi a riccio, rinunciando a uscire dagli ultimi 25 metri e perdere; questo, in estrema sintesi il dilemma. Ci sarà occasione di analizzare tatticamente le partite col Barcellona, ma è chiaro che i rapporti di forza, rispetto all'anno scorso, quando li imbrigliammo per ben 6 volte, sono cambiati. Pertanto, non sono per niente fiducioso per il ritorno di Coppa e non lo sarei stato neppure se l'andata fosse finita 0-0. È chiaro a tutti, io credo, che il Barça non è il Real: il tasso tecnico è superiore e questo ci mette in difficoltà, mentre contro i blancos, più fisici, ci troviamo proprio per questo maggiormente a nostro agio (anche se soffriamo parecchio anche lì; d'altra parte il divario è quello).
Anche in Liga, non è possibile distrarsi un secondo, perchè Valencia e Siviglia sono lì e non si schiodano dalle nostre calcagna, complici alcuni risultati deficitari nostri nei primi tre mesi di campionato e il generale declino di buona parte delle squadre spagnole.

Perciò, sogniamo, se volete. Ma non scordiamoci mai che è ancora quasi tutto da costruire e che, soprattutto, un bel paracadute è proprio quello che ci servirebbe in caso di bruschi risvegli.

martedì 26 agosto 2014

Rayo Vallecano – Atlético Madrid 0-0: the long road


L'Atletico esordisce in campionato nel modo peggiore possibile, con una prestazione spenta e opaca che solo per fortuna non si traduce in una sconfitta. Dopo il trionfo in Supercoppa, un duro risveglio per i colchoneros, orfani di Simeone per ben quattro partite.

Eppure il primo tempo era iniziato bene: discreto calcio, spinta dalle fasce (soprattutto da Ansaldi, sostituto di Siqueira infortunatosi all'ultimo), alcune occasioni da rete piuttosto pericolose, frutto di una attitudine offensiva piuttosto spiccata. Buono il movimento di Raul Jiménez, ottima la regia di Gabi, piuttosto puntuale sottoporta Mandzukic, anche se impreciso.
Ciò nonostante, era piuttosto diffusa l'impressione che la partita non stesse andando come si sperava. Naturalmente una buona parte del merito andava al Rayo, decisamente attento nel controllare gli spazi (e che quindi dimostrava di aver finalmente imparato la lezione degli ultimi incontri), ma molto era dovuto anche a un Atletico comunque poco brillante: Griezmann era inconsistente, così come Juanfran, Mario Suarez non apportava nulla in avanti e poco in copertura, lo stesso Koke, nei fatti, ruminava il pallone piuttosto che guidare la squadra.
Una mancanza di velocità preoccupante, tanto più se consideriamo che Mandzukic è il tipo di attaccante che sfrutta le occasioni, più che crearsele su lancio lungo o dopo essere stato innescato in contropiede.

Nel secondo tempo, complice la stanchezza, i colchoneros, che avevano sprecato troppo precedentemente, non hanno più saputo trovare la via della porta avversaria e hanno corso anche alcuni pericoli, sventati grazie alla buona prestazione di Moyà. Però la gara si è trascinata stancamente, col Rayo che conquistava il campo ma non riusciva a pungere e l'Atletico sulle ginocchia e impegnato solamente a difendersi.

Alla fine, uno 0-0 che lascia l'amaro in bocca: se una delle (poche) occasioni del primo tempo fosse stata capitalizzata, staremmo a parlare di una vittoria con vantaggio minimo, poco soddisfacente ma comunque utile in questa fase di rodaggio. Così, non si può non cominciare a guardare la classifica e domandarsi già se quelli di Vallecas non siano due punti persi.

D'altra parte, la partita può essere guardata in due modi differenti, uno legato al contingente e l'altro più di prospettiva.
Ieri sono mancati gli uomini capaci di spostare velocemente la palla dalla nostra metacampo a quella avversaria, a causa del basso stato di forma di Juanfran e Griezmann, dell'infortunio di Siqueira (comunque sostituito degnamente da Ansaldi). Sono mancati anche i giocatori capaci di accendere la luce, con Koke appannato e Arda infortunato.
Tuttavia, e questa è la vera preoccupazione, c'è il rischio che questi giocatori manchino a lungo: Koke e Arda sono veloci? Griezmann non è troppo poco come unico innesco dei contropiede? Basta la spinta dei terzini per garantire il veloce ribaltamento del fronte? Quale deve essere il ruolo di Mandzukic, attaccante d'area o torre deputata a far salire i compagni?

Vale a dire, in estrema sintesi: ha ancora senso il contropiede con questi giocatori? E questi sono giocatori da calcio propositivo? Chi ha tecnica non è veloce (Arda e Koke), chi sta sulle ali neppure (i due di prima); chi è veloce è pressocchè l'unico a esserlo (Griezmann) o rischia di essere troppo lontano dall'area avversaria al momento in cui inizia l'azione (i due terzini); gli attaccanti, anche Raul Jiménez, partecipano al gioco dalla trequarti in su, diversamente da Diego Costa, o anche Forlan e Aguero, cioè rifiniscono e finalizzano le azioni, non le creano dal nulla. Chi apre il campo per gli attaccanti? Chi arriva sul fondo per tentare il cross?
Non è un caso che il Cholo abbia insistito sull'arrivo di un altro attaccante esterno e, forse, di una mezzapunta. Io sono convinto che punti al 4-2-3-1, come spiegherò nel prossimo post di tattica (in preparazione), ma che, per il momento, si veda costretto fare di necessità virtù.
Urgono rinforzi, dunque. Questa settimana, io credo, ci porterà ancora qualche novità.


Note positive
Moyà: discreto negli interventi, calmo e attento nella gestione dell'area e dei compagni. Non è Courtois, ma è affidabile e concreto. Per ora può bastare.
Raul Jiménez: niente di trascendentale, ma l'impressione che possa essere utile alla causa.

Note negative
Mario Suarez: siamo alle solite. Non costruisce, e passi, ma neppure si fa sentire in fase di interdizione. Resta un mistero cosa ci faccia in una squadra del livello dell'Atletico.
Griezmann: il grande acquisto dell'estate dimostra di non essere ancora al livello dei compagni né di essere integrato nel gioco di Simeone. Vaga come un'anima in pena lungo la fascia, indeciso se tagliare verso il centro o affondare verso il fondo. Nel dubbio, non fa quasi nulla in entrambi i sensi.





Rayo Vallecano: Cristian Álvarez; Quini, Zé Castro, Abdoulaye Ba, Tito; Baena, Trashorras; Aquino, Bueno, Kakuta; y Jonathan Pereira (Manucho, m. 54). No utilizados: Embarda, Cobeño, Nacho, Morcillo, Pozuelo y Licá.

Atlético: Moyà 6,5; Juanfran 5, Miranda 6, Godín 6, Ansaldi 6; Griezmann 5 (Cristian Rodríguez, m. 83 sv), Gabi 6, Mario Suárez 4,5, Koke 5,5; Mandzukic 5 (Héctor, m. 74 6) y Raúl Jiménez 6 (Saúl, m. 61 5,5).
No utilizados: Gámez, Tiago, Oblak y José Giménez.


Árbitro: Carlos Clos Gómez. Amonestó a Baena, Abdoulaye Ba, Mario Suárez y Juanfran.
Unos 14.000 espectadores en el estadio de Vallecas.

martedì 28 gennaio 2014

Rayo Vallecano – Atletico Madrid 2-4: corsa ad ostacoli


Gennaio e febbraio, per l'Atletico, rischiano di essere un calvario: non solo si gioca ogni tre giorni, in un continuo dondolio tra partite in casa e trasferte; per di più si affrontano un sacco di partite complicate, contro avversari aggressivi e comunque disposti a tutto pur di fare lo sgambetto ai colchoneros. Non solo Barcellona, Athletic, Real Sociedad e Milan, ma anche piccole come il Rayo, prontissime a metterci l'anima per guastare le uova nel paniere della grande squadra.
In situazioni così, non è facile (e forse neppure possibile) essere sempre al massimo. Inoltre, in un campionato tiratissimo come la Liga di quest'anno, ogni partita rischia di risultare decisiva, così come ogni match di Coppa e di Champions'. Ogni episodio, ogni giocata, ogni calo di tensione rischiano di essere fondamentali e possono, se non compromettere la stagione, certamente complicarla alquanto, soprattutto se non si è esattamente al top della forma.
A Vallecas, in una partita controllata dai colchoneros, non sono comunque mancati momenti in cui l'Atletico ha rischiato di compromettere quanto aveva costruito a causa dei cali di tensione che ormai prendono in maniera fisiologica i biancorossi.
I colchoneros hanno segnato subito, con Villa lesto ad approfittare del grave errore di Baena sul proprio pressing e del conseguente assist di Diego Costa. Tuttavia, subito dopo si sono visti fischiare contro un rigore per un possibile fallo di Manquillo: l'ottima parata di Courtois non cancella il fatto che, negli ultimi tempi, ogni gol segnato si tramuta presto in un pericolo dovuto all'immediato calo di tensione dei colchoneros, segno inequivocabile che il problema, se tale lo vogliamo chiamare, risiede più nell'ambito mentale che in quello prettamente fisico.
Da quel momento l'Atletico ha mostrato un chiaro dominio del campo, ma non ha mai tramutato la sua superiorità in chiare occasioni da rete, almeno fino al gol-capolavoro del 2-0 al 30': Diego Costa lanciato sul centrodestra difende benissimo il pallone e apre per Sosa, il quale, invece di tirare, pur essendo in ottima posizione, appoggia per Turan completamente solo sulla sinistra.
Ancora una volta, tuttavia, i colchoneros rianimano l'avversario: una grande combinazione sulla trequarti centrale sfonda le difese dei colchoneros e permette ai rayistas di accorciare le distanze proprio alla fine del primo tempo. Certamente gli avversari, cui va dato atto di non aver mai ceduto alla rassegnazione, hanno sviluppato una manovra veloce e ficcante; tuttavia non si possono tacere gli errori di posizionamento dei colchoneros, fattisi sorprendere in contropiede: la palla perduta da Villa, la mancata copertura dei centrocampisti più vicini, la posizione completamente sbagliata di Gabi e Godin che lasciano soli Miranda e un trafelato Manquillo.
Dopo qualche minuto di ulteriore panico, con un'occasionissima del rayo propiziata da un erroraccio di Godin, i colchoneros riuscivano un po' fortunosamente a segnare il 3-1 con Arda Turan su punizione di Gabi.
Nel secondo tempo l'incontro si manteneva più o meno sugli stessi binari, ma con un Atletico ancora più sornione e rinchiuso nella propria trequarti, il che dava coraggio ai padroni di casa. Neppure il 4-1 dei colchoneros, al termine di una combinazione Arda – Filipe – Costa conclusa in rete dalla sfortunata deviazione di Saul, chiudeva l'incontro. Su cross dalla trequarti la difesa dei biancorossi si faceva subito beffare di testa da Larrivey e poi doveva intervenire più volte Courtois per evitare guai peggiori.


In colnclusione, un incontro che ha mostrato il meglio e il peggio dell'Atletico Madrid: un gioco a tratti coinvolgente, soprattutto in avanti, ma anche momenti di amnesia pericolosi e potenzialmente devastanti contro avversari più quotati. Comunque, sono due gol incassati, una rarità ma anche il segno che qualcosa non ha funzionato alla perfezione.


Note positive
Diego Costa: non segna, ma propizia tre gol su quattro, e scusate se è poco. Evidentemente Simeone deve avergli fatto un discorsetto su quanto sia importante giocare per il collettivo e non solo correre a testa bassa verso la porta. Recuperato un po' di senno, si rivela ancor più letale che se avesse segnato una tripletta.
Sosa: buoni dettagli, una certa visione di gioco, un discreto senso del sacrificio fanno ben sperare per il futuro.
Arda: nonostante tutti i proclami sulla necessità di essere un vero leader, si eclissa sovente dal gioco, come suo costume. I regali che gentilmente, ma con molta parsimonia, offre, fruttano però due gol e l'avvio dell'azione del quarto. Meno lodevole il fatto che lascia spesso solo Manquillo in fase di copertura (si veda sotto)

Note negative
Miranda-Godin: dietro si balla parecchio, tra errori di posizionamento, passaggi errati, disimpegni mal pensati e mal eseguiti. Aggiungiamo una certa vulnerabilità sulle palle alte, degna di tempi ben meno felici. Certamente sono in buona compagnia: Koke, certo in ripresa ma non perfetto, lascia spesso scoperta la zona, Manquillo non sfigura ma è un fatto che tutte le azioni pericolose degli avversari vengano dalla sua zona, Gabi non può certo correre per tutti.


Rayo Vallecano: Rubén; Arbilla, Saúl, Tito, Nacho; Baena, Trashorras; Lass (Rochina, m. 57), Bueno, Jonathan Viera (Iago Falqué m. 83) y Larrivey.
No utilizados: Cobeño; Galeano, Iago Cueva, Embarba.

Atlético: Courtois 7; Manquillo 6, Miranda 6, Godín 5,5, Filipe Luis 7; Sosa 7 (Oliver, m. 63 sv, Cebolla Rodríguez, m. 65 6), Gabi 7, Koke 6,5, Arda 7; Villa 6,5 (Raúl García, m. 80 sv) y Diego Costa 7,5.
No utilizados: Aranzubia; Adrián, Alderweireld e Insúa.

Goles: 0-1. M. 7. Villa. 0-2. M. 30. Arda. 1-2. M. 40. Jonathan Viera. 1-3. M. 45. Arda. 1-4. M. 74. Saúl, en propia puerta. 2-4. M. 76 Larrivey.
Árbitro: Undiano Mallenco. Amonestó a Arbilla y Manquillo.
Unos 11.000 espectadores en Vallecas.


lunedì 11 febbraio 2013

Rayo Vallecano – Atletico Madrid 2-1: un disastro annunciato

A chiusura di un'intera settimana passata ad annunciare urbi et orbi che la partita di Vallecas sarebbe stata difficilissima, l'Atletico subisce l'ennesima sconfitta lontano dalle mura amiche. Una sconfitta senza attenuanti, decisamente molto più netta di quanto non dica il risultato e chiaramente maturata ben prima di entrare in campo, come dimostrano chiaramente le dichiarazioni dei giorni precedenti che, rilette ora (ma era già chiaro allora), sanno di resa anticipata e di querula autoassoluzione.

Di tutta la partita, l'ennesima in cui l'Atletico non è sembrato quello di Simeone ma quello, lento, timoroso e senza gioco che per tanti anni abbiamo visto anche al Calderon, mi sono rimaste impresse soprattutto le facce che la tivù, impietosa, rimandava nelle nostre case.

La faccia del Cholo, prima di tutto, mai visto così rassegnato e disilluso. Penso avesse già intuito la sconfitta, ma certo non immaginava che i suoi avrebbero giocato con così poca grinta e con così tanta rassegnazione. Vi confesserò che ho avuto (e ho ancora) paura, perché per la prima volta ho avuto la netta sensazione che Simeone non sapesse che pesci pigliare e che addirittura non avesse più il polso della squadra.

La faccia del Cata Diaz alla fine della partita, quando salutava un avversario con un'espressione serena, come se avesse vinto, assolutamente inspiegabile visto che i due gol sono farina del suo sacco e considerato che si è indubitabilmente dimostrato non adatto a un club del livello dell'Atletico.

Quella che Arda ci ha propinato per tutti i minuti in cui ha giocato: un'espressione per metà idiota e per metà isterica, sfoderata dopo ogni giocata inutile e velleitaria, quasi a volersi fare scudo dell'incapacità dei compagni per giustificare l'ennesima partita opaca che il turco ha giocato da quando ha sventolato sui giornali il suo prossimo sbarco in una squadra “in grado di vincere la Champions”. Alzi la mano chi si ricorda una sua prestazione di spessore contro avversari di alto livello... Arda dovrebbe, prima di offendere compagni, tifosi e società, farsi un serio esame di coscienza.

Quella di Godin e Tiago, a pochi minuti dalla fine, in panchina. Un misto di incredulità e impotenza di fronte allo sfacelo fatto dai compagni in campo. Immagino che Godin non riesca proprio a spiegarsi come sia possibile preferirgli uno come il Cata Diaz e francamente non ci riesco neanche io.

Quella di Falcao appena rientrati in campo per il secondo tempo. Vi si leggeva determinazione, voglia di rivincita, concentrazione. Ha persino battuto le mani per incitare i compagni al grido di “Vamos!”. La sua non è stata una prova particolarmente convincente, ma certo non si può pretendere che risolva tutte le partite da solo. Abbiamo il miglior centravanti d'Europa e, invece di metterlo in condizioni di segnare, gettiamo avanti il pallone a casaccio o ci incaponiamo in inutili e velleitari coast to coast palla al piede.

L'espressione ineffabile di Adrian, da inizio campionato impegnato a giocare un campionato tutto suo nel quale, a una totale mancanza di incisività, corrisponde dall'altro lato la convinzione neanche troppo nascosta di meritare di più, in termini contrattuali e forse anche sportivi, in virtù della (discreta) stagione scorsa.

Quali sono le prospettive per la stagione, allora? A mio giudizio, non sono buone. Siamo ancora in corsa per tutto, siamo ancora possessori di un bel vantaggio nella Liga, ma gli altri, alle nostre spalle, si sono messi a correre. Giocare a minimizzare le cadute sulla base della considerazione che siamo ancora secondi e che il vantaggio sugli altri è notevole non mi pare produttivo. La squadra sembra aver perso l'impronta che le ha dato Simeone, almeno in trasferta. Vincere in casa e perdere fuori, alla lunga, non produce grandi risultati: c'è il rischio concreto di arrivare con un vantaggio minimo alle ultime curve, quelle nelle quali può accadere di tutto.

È questo il momento topico della stagione: bisogna raddrizzare la barca adesso, se non si vuole entrare in una spirale pericolosa e dagli effetti imprevedibili. Per quanto possa sembrare paradossale, siamo ancora perfettamente in tempo a trasformare una stagione fino a poco fa magnifica in un gigantesco fallimento.

Simeone deve assolutamente riprendere in mano il timone, perché da quando ha abbandonato l'approccio partita per partita e si è messo a dosare l'impegno dei giocatori chiave col bilancino la squadra si è bloccata.
Abbiamo meno uomini degli altri, spesso anche di minor qualità: in certi ruoli chiave non si può effettuare molte rotazioni. Per altro, è ancora troppo presto per scegliere quale obiettivo scartare, senza dimenticare che l'anno scorso un numero ancora più esiguo di calciatori, giocando ogni tre giorni, ha vinto l'Europa League e mancato per un pelo la qualificazione alla Champions. Possibile che siamo già alle rotazioni massicce?
Quando il Cholo se ne esce con affermazioni come “Dire che potremmo vincere la Liga è mentire alla gente”, crea solo le premesse per queste figuracce. Perché non ha ripetuto il solito leit-motiv del “partita per partita”? Perché questo continuo insistere sulle gravi difficoltà che affronteremo in trasferta (Bilbao prima e Vallecas ora)? E, dopo quelle dichiarazioni, entra in campo una squadra senz'anima... C'è veramente da aver paura, io credo; ma d'altra parte non bisogna lasciarsi prendere dal panico, perché niente è ancora compromesso. Però cullarsi sugli allori del vantaggio sarebbe la mossa peggiore, che sia ben chiaro.

Note positive
Oliver: il ragazzo si riaffaccia in prima squadra e ci mette un po' di pepe.

Note negative
Cata Diaz: veramente dovrei scrivere “tutti”, ma me la prendo con lui perché ieri la sua prestazione è stata veramente penosa e non è la prima di tal fatta. A questo punto, direi che il Cholo ci deve delle spiegazioni sul perché in campo non ci vada Pulido: è peggio del Cata? Difficile da credersi...
Simeone: “I ragazzi nel primo tempo non sono praticamente scesi in campo”, ha detto nella conferenza stampa. Non credo di dover aggiungere altro sulle sue responsabilità.


Rayo Vallecano 2 Atlético de Madrid 1 di acosart

Rayo Vallecano: Rubén; Arbilla, Gálvez, Amat, Casado; Trashorras, Javi Fuego; Lass (José Carlos, m.67), ''Chori'' Domínguez (Adrián González, m.86), Piti; y Leo (Delibasic, m.74).

Atlético de Madrid: Courtois 6; Juanfran 5,5, Miranda 5, ''Cata'' Díaz 3, Filipe Luis 5; Koke 5 (Oliver Torres, m.81 sv), Gabi 5,5, Mario Suárez 5(''Cebolla'' Rodríguez, m.71 5), Raúl García 4; Adrián 4 (Arda Turan, m.46 4,5) y Falcao 5.


Goles: 1-0: m.2: Lass; 2-0: m.32: Leo Baptistao; 2-1: m.94: Falcao.
Árbitro: Estrada Fernández (Comité Catalán). Amonestó a Javi Fuego y Trashorras, del Rayo; y a ''Cata'' Díaz y Gabi, del Atlético de Madrid. Expulsó al técnico del Rayo Paco Jémez (m.81).
Incidencias: encuentro correspondiente a la vigésimo tercera jornada de la Liga BBVA, disputado en el Estadio de Vallecas (Madrid), ante 9.538 espectadores

lunedì 17 settembre 2012

Atletico Madrid – Rayo Vallecano 4-3: dieci minuti di terrore


In dieci minuti di pura follia l'Atletico ha rischiato di buttare via una partita vinta e stravinta, ma è comunque riuscito a portare a casa una vittoria che lascia “l'amaro in bocca”, come ha ammesso Mario Suarez.
Peccato perchè i colchoneros, schierati con un quasi inedito 4-4-2 a supportare la coppia d'attacco Falcao – Diego Costa, erano riusciti a scavare un solco tra loro e gli avversari anche giocando una partita al piccolo trotto, come le grandi squadre devono essere capaci di fare.
La scelta di schierare Diego Costa, oltre che per sostituire un Adrian che è solo l'ombra di se stesso, rispondeva anche all'esigenza di tenere sotto costante apprensione la difesa a tre del Rayo, obbligata dalla presenza del doppio centravanti a tenersi bassa e centrale. In questo modo i tre del Rayo si esponevano alle incursioni dei centrocampisti dell'Atletico, innescati dal gioco di sponda di Falcao e dalle progressioni di Costa, abile a sfruttare la libertà lasciatagli dalla difesa avversaria, terrorizzata dal colombiano, per svariare su tutto il fronte d'attacco.
Le prime tre reti dei colchoneros nascevano tutte nello stesso modo, da incursioni sulle fasce concluse da assist verso centro-area e finalizzate ogni volta da un centrocampista diverso. Nell'azione del rigore, ancora una volta Costa raggiungeva la linea di fondo, per subire però un netto fallo.
Il punteggio cresceva verso l'ennesima goleada in soli 5 minuti, tra il 49' e il 54', dopo che i Colchoneros avevano concluso il primo tempo con un gol di vantaggio e in generale avevano gestito una partita facile facile contro un avversario inesistente.
Però sul finire della partita, saranno stati i cambi o la supponenza, i nostri cedevano sempre più ampie fette di campo e subivano tre gol nell'area piccola, frutto di errori di posizione e superficialità dei difensori.
Poteva finire male, ma per fortuna questa volta la lezione era pesante ma non definitiva.


Note positive
Diego Costa: gli manca solo il gol, ma di fatto la prima, la seconda e la quarta rete sono opera sua e delle sue progressioni sulle fasce laterali. Dall'inizio dello scorso campionato è cresciuto moltissimo e ora è un vero gioiellino, da testare anche contro avversari più quotati.

Note negative
Difesa: i tre gol vengono da dormite collettive, d'accordo, ma le colpe dei difensori, incapaci di liberare l'area piccola dalle palle scodellate dagli avversari, sono evidenti. Miranda, ma soprattutto Godin e Filipe, peccano grandemente di reattività.



Atlético de Madrid: Courtois 6; Juanfran 6,5, Miranda 6, Godín 6, Filipe 6; Arda Turan 6,5 (Adrián, m. 66 5,5), Mario 6,5 (Tiago, m. 62 5,5), Gabi 6, Koke 6; Diego Costa 7,5 (Cristian Rodríguez, m. 55 6) y Falcao 6.

Rayo Vallecano: Dani Giménez; Tito, Amat, Casado; Trasshorras, Javi Fuego, Adrián (Delibasic, m. 70); Piti (Lass, m. 53), Leo Baptistao, José Carlos; y Nicki Bille (''Chori'' Domínguez, m. 57).

Goles: 1-0, m. 29: Mario Suárez culmina una jugada de Diego Costa. 2-0, m. 48: Koke marca a pase de Diego Costa. 3-0, m. 51: Arda Turan remata un centro raso de Juanfran. 4-0, m. 55: Falcao, de penalti. 4-1, m. 82: Delibasic remate un centro desde la derecha. 4-2, m. 85: Delibasic culmina un envío raso desde la izquierda. 4-3, m. 88: Leo Baptistao aprovecha una serie de rechaces en el área.
Árbitro: Javier Estrada Fernández (C. Catalán). Amonestó a los visitantes José Carlos (m. 42), Javi Fuego (m. 54) y Adrián González (m. 68).
Incidencias: partido correspondiente a la cuarta jornada de Liga en Primera División, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 45.000 espectadores.

lunedì 5 dicembre 2011

Atletico – Rayo Vallecano 3-1: la vittoria del Caso


Manzano ha compiuto il miracolo: è riuscito a moltiplicare vittorie e dubbi. Il risultato con cui l’Atletico ha steso il Rayo (seconda vittoria consecutiva della settimana) è quanto di più bugiardo possa mai esistere, tanto piccolo è stato lo scarto tra le due formazioni. Il Rayo ha fatto la partita, soprattutto nel primo tempo ma non solo (Asenjo ha compiuto alcuni interventi prodigiosi), l’Atletico ha giocato non si sa bene a cosa; il Rayo non aveva attaccanti degni di questo nome, l’Atletico ha ritrovato Falcao e ha fatto valere il suo maggiore tasso tecnico : il risultato è una logica conseguenza di questa situazione, non certo di un gioco o di una crescita di qualunque tipo.
Schierato con un insolito centrocampo a tre per l’assenza di Arda, l’Atletico ha alternato momenti di gioco rabbioso e confuso ad altri di pura e semplice confusione, aumentando i dubbi della tifoseria su molti dei rojiblancos: il figliol prodigo Reyes si è dimostrato ancora una volta incapace di fare e far fare il salto di qualità, Koke ha sprecato malamente la sua occasione (ma qui c’è concorso di colpa con Manzano), Perea e Filipe hanno penato con i rispettivi avversari diretti, Mario e Gabi hanno subito un Movilla in stato di grazia. Per fortuna Diego e soprattutto Falcao erano in buona: senza la loro classe, sarebbe forse stato l’ennesimo scialbo pareggio.
Al 25’, nell’ambito di uno scambio stretto sul centrodestra avversario (secondo consecutivo in Liga dopo il derby del Bernabeu: possibile che, nascosto chissà dove, esista uno schema?), Falcao serviva deliziosamente Gabi, che si incuneava in area e fulminava Cobeño.
La partita si trascinava stancamente, tra palloni persi in modo incredibile, giocate assurde e prive di un qualsiasi senso logico ed errori tecnici inspiegabili in prima divisione, fino al 74’: Diego portava palla sul centro sinistra e, quando pareva aver perduto l’ennesimo pallone in attacco, con una magia creava l’occasione dove prima non c’era nulla e permetteva a Falcao di segnare di testa.
Altra fiammata al 90’, con Gabi protagonista assoluto: prima con un buon passaggio permetteva a Salvio di segnare (finalmente!); poi, sull’ultimo attacco degli avversari, spingeva nella propria porta il gol della bandiera del Rayo.

Note positive
Falcao: torna finalmente a segnare su azione, ma soprattutto dimostra grinta e voglia di fare. Ribadisco la mia idea: ha bisogno di una squadra che giochi per lui, ma è anche molto abile (cosa che molti non vedono o fingono di non vedere) nel giocare di sponda o nel mettere i compagni davanti alla porta, ovverosia non è affatto l’attaccante d’area piccola egoista e avulso dal gioco che molti dipingono. Certo, ci vuole intorno una squadra…
Gabi: come centrocampista centrale non mi convince fino in fondo, ma non mi sembra neanche così male, anche se finora ha avuto alti e bassi. Credo sia molto penalizzato dal compagno di reparto particolarmente incapace, che lo costringe a fare un doppio lavoro che lo appanna.

Note negative
Gioco: scomparso. Contro l’Osasuna o il Valencia il risultato deludente si era almeno accompagnato a lampi di gioco promettenti. Ora si vince ma del gioco non c’è più traccia alcuna.
Koke: spreca un’occasione d’oro, ma non mi sento di buttargli la croce addosso. Debutta titolare in un centrocampo completamente diverso dal solito, dopo mesi di panchina, "buttato" sul centrosinistra invece che collocato nella propria posizione naturale. Dopo 45 minuti viene sostituito. A centrocampo abbiamo già bruciato, in pochi anni, Camacho, Jurado e Fran Merida: andiamoci con un po’ più di attenzione, please!
Calderon: grida e insulti contro Manzano, ovazioni per un Reyes inguardabile. E nessuno che se la prenda con i veri colpevoli, cioè i delinquenti che da anni distruggono il club, comprando e vendendo giocatori a casaccio e scaricando sempre ogni colpa sull’allenatore di turno. Finché ci saranno Gil e Cerezo, non ci sarà mai un vero progetto.


At. Madrid: Asenjo 7; Perea 5, Miranda 6, Domínguez 6, Filipe Luis 5; Mario Suárez 5, Koke 5 (Pizzi m.46 5,5), Gabi 6,5, Diego 6 (Adrián m. 88 sv) ; Reyes 4 (Salvio m. 69 6) y Falcao 7.

Rayo Vallecano: Cobeño; Tito (Pacheco m. 68), Arribas, Jordi, Casado; Javi Fuego, Movilla (Michel m. 84); Lass (Koke m. 75) , Michu, Piti; Tamudo.

Goles: 1-0: m. 25. Gabi ante la salida de Cobeño. 2-0: m. 74, Falcao, de cabeza. 3-0: m. 90, Salvio. 3-1: m.91, Gabi, en propia meta.
Árbitro: Carlos Clos Gómez. Enseñó tarjeta amarilla a Javi Fuego, Lass y Jordi.
Incidencias: Partido de la décimo quinta jornada de liga, disputado en el estadio Vicente Calderón en horario matinal (12:00 horas), ante unos 50.000 espectadores. Antes del encuentro, la policía cargó contra un grupo de seguidores de Rayo en los alrededores del estadio.