Il
miracolo dell'Atletico Madrid ha un nome e un cognome: Diego
Simeone.
Durante
l'estate ti tolgono Diego,
Salvio, Pizzi, Assunçao, Antonio López, Domínguez e Perea e ti
omaggiano di fenomeni come Cisma, Cata Díaz, Emre, Cebolla, Raúl
García e Diego Costa. Cercano continuamente di vendere il tuo
migliore attaccante per tutta la stagione. Evitano accuratamente di
prendere giocatori utili alla causa. E tu che fai? Atteso al varco da
tutta la Spagna, ti inventi una squadra dura, tosta, mai doma, rotta
a ogni sfida, capace di portarsi a casa due coppe e di lottare fino a
gennaio con un Barcellona stellare.
In
questa squadra di giocatori capaci di giocare al massimo delle
proprie possibilità c'è, insomma, la mano del Cholo (e del Profe
Ortega, bravissimo a dare una preparazione fisica di altissimo
livello). Fino a dicembre-gennaio la squadra ha girato come un
orologio, offrendo anche un buon calcio, basato, più che sulla
fantasia (tolto Arda, non rimane granché...), su triangolazioni
veloci; nel 2013, complici la panchina corta e le carenze tecniche,
ci si è progressivamente occupati di gestire il vantaggio, con
prestazioni spesso orribili ma efficaci. Ciliegina sulla torta, aver
impedito la vendita di Diego Costa e averne fatto il punto di forza e
il generatore di imprevedibilità della squadra.
In
mezzo a questo sfavillio di luci, non sono mancate, a mio giudizio,
diverse ombre:
In
primo luogo, non ho affatto gradito la discutibile scelta di
sacrificare l'Europa League sull'altare del terzo posto in
campionato. Simeone ha più volte fatto capire che, senza questa
eliminazione, difficilmente i colchoneros sarebbero arrivati a
vincere la Coppa del Re, ma io non mi trovo d'accordo: l'anno scorso
non abbiamo vinto una Europa League giocando ogni tre giorni e con
l'acqua alla gola per l'orrendo girone d'andata di Manzano?
Quest'anno si trattava di gestire un vantaggio abissale in campionato
e andare avanti il più possibile nelle altre due competizioni: a
parer mio, era fattibile e non ci avrebbe impedito di vincere la
Coppa del Re.
Ancora,
non ho visto tutta l'attenzione verso i giovani di cui il Cholo ha
sempre parlato. Passi per Oliver Torres, sottoposto a uno specifico
programma di rafforzamento muscolare che lo ha sottratto all'Atletico
B senza renderlo disponibile per la squadra maggiore (con evidenti
benefici per il giocatore); però le poche occasioni date a Saul e
Manquillo mi hanno indispettito, considerato che i due occupano
posizioni delicate nel nostro scacchiere. A centrocampo siamo scarsi
di numero, sulla fascia destra Juanfran non era al massimo e avrebbe
avuto bisogno di qualche pausa. Inoltre, vista la scarsità di
giocatori in avanti, una fascia destra che potesse contare sulla
coppia Juanfran (avanzato) – Manquillo non sarebbe stata affatto
male.
Infine,
il tema del doble pivote. Continuo a non capire l'insistenza
nello schierare Koke tra i tre davanti invece che come centrale,
considerato lo scarso livello tecnico di Gabi e Mario.
Comunque il Cholo Simeone,
vista la difficoltà di ripetersi, si merita 9,5