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lunedì 29 giugno 2015

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domenica 22 settembre 2013

Networking senza cuore

lavora con noi

 I recruiter , naturalmente lo fanno per cercare collegamenti, ma se gli chiedete il collegamento, e dopo due secondi gli chiedete di trovarvi un lavoro, beh, questo non è il modo migliore di fare networking.

Fa più pensare a Dracula che si aggira in cerca di prede ,e a qualcuno può non piacere .

(Tra parentesi,leggendo i vari manualetti sul coaching, sul trovare lavoro, sul "successo", purtroppo è questa l'interpretazione più frequente - cinica,dannosissima - che vari guru nostrani danno del networking).

Quindi, non abbiate fretta.

Ringraziate, spiegate qualcosa di voi e chiedete qualcosa di rilevante e motivato -in fondo volete lavorare per loro- e vedrete che otterrete più collaborazione.

Questo modo di cercare lavoro utilizza il network come naturale conseguenza del vostro interesse genuino nei confronti di un settore, di un'azienda . Cercate di scoprire questo,prima di mettervi a contattare affannosamente la gente. Lo so,c'è fretta di trovare lavoro, ma prendetevi tempo.

Fate il bilancio delle vostre competenze e fate sempre tanta ricerca di informazioni. Vi accorgerete che vi ha giovato, e magari non nel modo in cui vi aspettavate, (si chiama serendipity).
Auguri a tutti noi, ne abbiamo bisogno. .

leggi anche 


NON AFFIDARTI A DEI CIARLATANI GIOCA  LE TUE CARTE 

http://maucas.altervista.org/imago_carte.html

GUARDALE QUI SOTTO CLICCA
LA FOTO


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lunedì 20 maggio 2013

Trovare foto senza copyright



Trovare foto senza copyright

 COPYRIGHT, questo sconosciuto! 

Esiste un ottimo sistema per arricchire le nostre pagine web , senza violare le leggi sul diritto d’autore e rischiare sanzioni: in rete ci sono innumerevoli siti che offrono foto e immagini, in molti casi gratis, in altri a pagamento, soprattutto se si scelgono immagini con dimensioni/risoluzioni particolari o che hanno le caratteristiche di opere creative.
Come procedere? Una volta individuata l’immagine che fa al caso nostro, bisogna leggere con attenzione le “istruzioni per l’uso” e scegliere di conseguenza.
Ho messo alla prova alcuni di questi siti  e ne cito alcuni che mi sono sembrati particolarmente ricchi e chiari quanto a condizioni di utilizzo:
- OpenPhoto: le immagini sono raggruppate in categorie (es. animali, città…), ma si possono anche ricercare per soggetto nella sezione “SEARCH”, in alto a sinistra. Cliccando sull’immagine scelta, si trova la dicitura “CC: …”, dove sono indicate le famose istruzioni per l’uso. CC è l’acronimo di “Creative Commons”, ovvero i tipi di licenza: in pratica, quello che siamo liberi di fare con l’immagine che abbiamo visualizzato.
- Flickr: per trovare immagini per uso gratuito, basta utilizzare l’opzione “ricerca avanzata “ e selezionare “cerca soltanto tra contenuti con licenze Creative Commons”.
- Stock.xchng: anche qui suddivisione per categorie o ricerca nella barra , sotto la freccia verde “back”. La dicitura “Royalty free” contraddistingue le immagini gratuite, ma, per stare tranquilli, i dettagli si possono trovare nello spazio “usage options”.
- MorgueFile: il mio preferito. La ricerca è semplicissima e troverete tantissime immagini curiose, in alta definizione, senza limitazioni.
- Photl.com: ottima qualità e un download massimo di 35 MB al giorno.
- Freepixels: un catalogo vastissimo e facile da consultare. Veramente fantastica la sezione “simboli”.
- Wikimedia Commons: un classico.
- Multicolr: per palati raffinati. Permette di estrarre immagini con una determinata combinazione di colori, a nostra scelta: potremo così abbinarle alla gamma cromatica predominante nel nostro sito.
Altri contenitori dove vale la pena frugare sono Freedigitalphotos e Pixabay.

DA :
http://officineformative.it/ci-vorrebbe-una-foto-senza-copyright/?goback=%2Egde_4678892_member_241498663
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lunedì 8 ottobre 2012

Divieto di cookies senza autorizzazione


Divieto di cookies senza autorizzazione: nessuno rispetta la nuova norma

Con le modifiche introdotte di recente al codice della privacy, l’archiviazione automatica di cookies nel computer dell’utente di Internet non può avvenire senza l’espressa autorizzazione di questi: tuttavia la nuova normativa viene ancora ignorata dalle aziende che offrono servizi online.

I cookies sono piccoli files di testo che si installano automaticamente dentro i computer durante la navigazione in rete e racchiudono le preferenze della navigazione stessa e i gusti del netizen. Tali dati, appetibilissimi per chi svolge vendite online, vengono poi sfruttati per vari scopi commerciali come l’invio di newsletter o la mostra di banner pubblicitari.

Già la Comunità Europa aveva introdotto l’obbligo della previa informativa e autorizzazione dell’utente al tracciamento dei propri spostamenti sul web a partire dallo scorso 25 maggio. Una rivoluzione copernicana della privacy su internet che, tuttavia, al momento, i gestori dei siti sembrano poco intenzionati a rispettare. Sebbene ai fini dell’espressione del consenso possano essere utilizzate specifiche configurazioni di programmi informatici o dispositivi di facile e chiaro utilizzo, alcun avviso ancora compare nelle videate di chi si connette a qualsiasi url.

La ricorrente giustificazione – troppo spesso impiegata nella realtà materiale – di incapacità ad adeguare nel breve periodo l’enorme mole di siti web, aziende ed enti governativi ci sembra, in questo ambiente, di scarso appiglio, posta la facilità di programmazione e aggiornamento dei codici. Prova ne è il fatto che anche un adempimento semplice come quello dell’obbligatoria indicazione della partita IVA in homepage per tutti i siti che producono reddito di impresa non viene ancora rispettato da tutti. Il che la dice lunga sull’osservanza delle norme del diritto in Internet.

Non c’è in realtà alcuna volontà di agire in modo limpido e trasparente nei confronti degli utenti: un po’ forse perché l’incontrollata fobia del controllo generale, da parte di un Grande Fratello del marketing, si è diffusa anche tra i navigatori più sprovveduti e leggeri. Subordinare il tracciamento degli utenti al loro stesso consenso potrebbe voler dire la drastica riduzione dei dati personali da trattare e vendere per finalità pubblicitarie. Con buona pace del vero business che regge più della metà delle attività sul web.
La pubblicità sarà anche l’anima del commercio, ma in Internet ne è anche il corpo!

Sarebbe dunque ora che l’Autorità Garante per la privacy si svegli e proceda ad effettuare i dovuti accertamenti per imprimere un nuovo corso alla trasparenza su Internet, in devozione dei suoi stessi utenti. Utenti che, oggi, vengono trattati massivamente, senza alcun rispetto della privacy.



 http://www.avvocatoandreani.it/notizie-giuridiche/visualizza.asp?divieto-di-cookies-senza-autorizzazione-nessuno-rispetta-la-nuova-norma-7801f530c78e98754989f54cb158cdbf

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lunedì 28 maggio 2012

Mai più senza internet: web is mobile


“Mai più senza internet: web is mobile”.
Mai più, perché internet oggi è ovunque.
Nelle tasche dei tuoi jeans, fra le dita della mano.
Sta rivoluzionando la tua vita.
E siamo solo all'inizio..

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venerdì 2 settembre 2011

La tv 3D senza occhiali


La tv 3D senza occhiali


La tv 3D senza occhiali è per tutti.
 Prodotta da Toshiba, arriverà nei negozi a dicembre.
 E Sony e Philips rilanciano con super-webcam e fotocamere .

BRUNO RUFFILLI INVIATO A BERLINO

 La cinquantunesima edizione dell'Ifa oggi ha aperto i battenti ufficialmente dopo due giorni di anteprime. E si è vista fibalmente dal vivo una delle novità più attese: la prima tv 3D senza occhiali per il grande pubblico. Prodotta da Toshiba, arriverà a dicembre nei negozi (almeno in Germania). La ZL2 misura 55 pollici in diagonale e adotta un innovativo display con una risoluzione di 3.840 x 2.160 pixel, ossia il quadruplo di un attuale Full Hd. Come gli altri schermi 3D senza occhiali esposti a Berlino, funziona generando una serie di immagini ottimizzate a seconda degli angoli di visualizzazione (sono nove quelli predefiniti), ma sempre diverse per l’occhio destro e sinistro. Poi una telecamera riconosce la posizione dello spettatore e decide quale coppia di immagini inviare perché siano visibili al meglio dalla posizione in cui si trova. Nel caso della tv Toshiba, il tutto avviene automaticamente, ma Sony, ad esempio, ha presentato un modello di computer portatile della serie Vaio che permette di vedere in un riquadro dello schermo l’immagine dello spettatore e capire come sta lavorando il pc per creare l’effetto tridimensionale.

Il computer non funziona male, anche perché lo schermo non è enorme, solo 15 pollici, mentre il nuovo televisore Toshiba mostra qualche difetto di gioventù: le scritte non sono sempre a fuoco, ogni tanto le immagini sembrano un po’ sgranate, specie se si muove la testa. La ZL2 è supersottile, iperconnessa, sia al web che alla rete wifi casalinga. Come altre tv 3D, ha anche un potente processore interno per simulare l’effetto tridimensionale partendo da immagini in 2D. Tutto questo, ovviamente, ha un costo: 7999 euro. Forse il grande pubblico aspetterà ancora, ma certo se il 3D ha un futuro assomiglia molto a questo televisore Toshiba.

Webcam e fotocamere sono dappertutto: nei tablet, nei computer, nelle tv, e anche nei monitor per pc: quelli della serie ErgoSensor di Philips la usano per riconoscere la posizione del viso dell’utente e suggerire la postura più adatta per prevenire e il mal di schiena.




http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=9452&ID_sezione=38&utm_source=twitterfeed&utm_medium=facebook

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sabato 6 agosto 2011

Ecco come Bin Laden riusciva a comunicare senza Internet


Ecco come Bin Laden riusciva a comunicare senza Internet

Dopo l'arresto di Bin Laden inziano a trapelare nuove informazioni sui metodi utilizzati dal re dei terroristi per comunicare con il mondo esterno.

Il leader terrorista Osama Bin Laden, nonostante non avesse un accesso a Internet, riusciva facilmente a comunicare con la rete internazionale di terroristi messa in piedi in questi lunghi anni di latitanza. Scrivendo numerose email Bin Laden, catturato e ucciso poche settimane fa con un blitz americano in Pakistan, era  sempre stato capace di non farsi intercettare dall’unità investigativa americana. Il metodo, descritto in dettaglio da un funzionario anti-terrorismo e una seconda persona informata dell’inchiesta degli USA, era semplice.
Per non lasciare tracce digitali, scriveva numerose email sul computer in modalità offline e le registrava su alcune penne USB. Dopo, passava le USB flash drive ai suo corrieri che, raggiunto un Internet cafè, potevano inoltrare i messaggi ai destinatari. Il processo contrario era lo stesso; una volta in possesso delle email di risposta, queste venivano registrate sui supporti digitali e consegnate al leader. Questo sistema, basato sulla fiducia e sulla disciplina, permetteva la comunicazione globale.
I Navy Seals hanno scoperto nel covo centinaia di penne USB che forniranno importanti informazioni sulla comunicazione tra Bin Laden e i suoi associati nel resto del mondo. I membri di Al Qaeda cambiano continuamente gli indirizzi email, così non è ancora chiaro quali e quanti sono ancora attivi. La lunga lista di indirizzi email e i numeri telefonici recuperati permetterà alle autorità competenti americane di chiedere informazioni alle compagnie che gestiscono i servizi Internet.
I documenti non chiarificano se Bin Laden comunicasse con persone all’interno degli Stati Uniti, anche se storicamente vengono utilizzati servizi di email e gestori delle connessioni Internet degli U.S. La quantità di documenti è talmente ampia che sono stati chiamati molti traduttori della lingua araba che ruotano intorno al sistema dell’Intelligence americana.
Le autorità americane sono alla ricerca di tutte le informazioni che possono portare alla scoperta delle future strategie del gruppo terroristico. Gli ufficiali hanno detto che non è stato individuato un piano nel presente anche se, chiariscono, Bin Laden è rimasto in contatto nelle operazioni di Al Qaeda anche dopo che passò il controllo a Ayman Al-Zawahri.
Le informazioni contenute nei files non solo potranno aiutare le autorità investigative a scoprire l’identità di nuove figure all’interno del gruppo, ma spingere i terroristi a cambiare le loro strategie; questo potrebbe renderli più vulnerabili ad essere scoperti e intercettati nel Cyberspazio.


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mercoledì 26 gennaio 2011

COME CREARE UN EBOOK SENZA SPENDERE UN CENTESIMO

 

 

COME CREARE UN EBOOK

SENZA SPENDERE UN CENTESIMO



Gli eBooks sono oggi una delle parti più importanti del Web. Gli ebooks sono delle specie di libri presentate in forma digitale, il che li rende estremamente maneggevoli, portabili e facilmente condivisibili con altre persone. Molte persone li considerano inutili, mentre altri sono dell’opinione che sia questo l’obiettivo futuro della divulgazione dell’informazione su Internet. Ad ogni modo è fondamentale per ogni blogger sapere come creare un ebook.
Gli ebooks sono utili per promuovere il proprio sito, per costruirsi una audience, per incrementare le sottoscrizioni ai feed RSS, attrarre traffico verso il vostro sito, creare un portfolio di lavori, presentare tutti gli articoli del vostro blog in un solo file, e soprattutto per monetizzare i propri contenuti. Ma la sua utilità è affidata la fantasia di ciascuna persona.


Personalmente, non ho ancora fatto uso di ebooks, anche perché ho passato del tempo per capire come crearne velocemente e soprattutto a budget limitato. Per essere più precisi oggi voglio darvi alcuni consigli su:

Come creare un ebooks gratis

Solitamente gli ebooks si presentano in formato PDF. Per ottenere file di tale estensione ci sono due alternative:
  • Acquistare il software Adobe Acrobat, molto professionale delle sue funzioni, ma forse superfluo per quello che vogliamo ottenere noi;
  • Utilizzare il servizio di gestione documenti on-line offerto da Google: Google Docs.
  • Google docs, vi permette di creare diversi formati e documenti: documenti di testo, fogli di calcolo, presentazioni , con una semplicità disarmante. Tra i punti di forza di questa applicazione Google c’è proprio la possibilità di esportare documenti in formato PDF.


Ecco come impostare il proprio lavoro:
1.Aprite Google docs. se non avete una account di Google, e dovreste averlo, allora createvene uno gratuitamente. In questo modo avrete accesso a decine di applicazioni offerte gratuitamente da Google, compreso l’ormai famosissimo client di posta. Per creare un account potete anche andare all’indirizzo www.gmail.com.
Creato l’account non vi resta che loggarvi a: http://docs.google.com
2. Una volta entrati in Google docs, cliccate sul bottone “Nuovo documento“. Vi troverete in una pagina a tutto schermo dove potrete editare il vostro testo, formattarlo cambiando diversi tipi di font, aggiungere del codice HTML, inserire immagini e links, eseguire il controllo ortografico e molto altro.
3.Salvate il vostro documento. Quando avrete terminato di redigere il vostro ebook, cliccate sul bottone “Salva” posto in alto a destra. Potrete tornare sul vostro documento e ed effettuare tutte le modifiche che desiderate in un secondo momento.
4. Convertite il documento in PDF. Tornate nella vostra bacheca di Google docs, selezionate il vostro documento ed all’ultima voce di menù a destra “Altre azioni“, selezionate il comando “Salva come PDF“. A questo punto, il vostro file sarà convertito in un ebooks in formato PDF. Niente di più facile!
Cosa state aspettando? Create anche voi il vostro ebook di successo e iniziate a promuovere il vostro blog sfruttando tecniche di marketing alternative.


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venerdì 12 novembre 2010

Web Libero , un altro passo indietro

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Web Libero , un altro passo indietro


Giusto pochi giorni fa quelli di Reporter senza frontiere – sicuramente dei comunisti e dei fabbricanti di odio – hanno pubblicato il loro rapporto 2010 sulla libertà di stampa, che vede il Belpaese al 49° posto insieme al Burkina Faso, parecchie posizioni dopo il Ghana e il Mali.
Evidentemente non soddisfatti del piazzamento – in fondo siamo ancora sopra la Mongolia e il Malawi – quelli dell’Agcom ieri hanno pensato bene di imporre una serie di nuovi obblighi e di nuove tasse per chi fa radio e video on line.
Le web radio dovranno fare una ‘dichiarazione di inizio attività’ e pagare un ‘costo di autorizzazione’ (!) di 750 euro. Il doppio per le web tv con palinsesto.
Il tutto è frutto del decreto Romani, una delle ultime porcate dell’ex viceministro berlusconiano prima di essere promosso allo Sviluppo.
Insomma, con una mano il governo fa credere in giro di aver liberalizzato il WiFi, e purtroppo è una balla. Con l’altra mano, soffoca l’emissione audio e video via web, e purtroppo non è una balla.


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martedì 2 novembre 2010

FB è una trappola


Tutti devono sapere che FB è una trappola

di Franco Berardi "bifo"

“Tutti devono sapere” è il nome di una pagina Facebook che informa(va) sulle questioni della cosiddetta riforma Gelmini, l’attacco definitivo scatenato contro la scuola pubblica italiana, il tentativo - che purtroppo sta avanzando - di distruggere alla base ogni vita intelligente, ogni democrazia in questo paese. Diecimila persone erano collegate a questa pagina: insegnanti, genitori, studenti. Da un paio di giorni questa pagina è stata cancellata senza motivazioni senza spiegazioni.

Per violazione di qualche norma di un regolamento che nessuno conosce. Facebook è così. Ricevo sempre più spesso messaggi (spesso comicamente disperati) di persone che sono state bannate dal social network, e annaspano perché la loro socialità si alimentava sempre più degli scambi di messaggi, e della continua consultazione del sito nel quale chi è solo (quasi tutti lo sono di questi tempi) può trovare la coccolante conferma della sua esistenza, e la sensazione di avere amici, anche se più tempo passi davanti allo schermo, meno amici avrai nella carne e nello sguardo. Io protesto insieme a molti altri contro la cancellazione autoritaria della pagina “Tutti devono sapere”. Però vorrei cogliere questa occasione per dire a tutti (anche ai diecimila iscritti della pagina bannata) che questa è una lezione su quel che è Facebook, e su quello che sta diventando la Rete, nella fase del Web 2.0: un ordigno totalitario, una bomba psichica a tempo destinata a distruggere ogni empatia tra esseri umani.

Negli anni ’80 tradussi un articolo dal titolo Communication without symbols, scritto da un giovane ingegnere elettronico di nome Jaron Lanier. Lanier lavorava allora in California per un laboratorio di ricerca sulle nuove tecnologie, e fu il primo a sviluppare le interfacce del Data Glove e di altri congegni di Virtual Reality che precedettero e prepararono il lancio del world wide web. Ora Jaron Lanier ha pubblicato un libro dal titolo You are not a gadget, che costituisce per quel che ne so la migliore critica del Web 2. 0 e particolarmente del social network che ha attratto più di mezzo miliardo di utenti, e che sta trasformando la vita quotidiana di una parte considerevole della nuova generazione. La prima parte del libro è dedicata all'analisi delle filosofie californiane che identificano nell’Info-Cloud la forma più alta di vita intelligente associata, e tendono a vedere nella rete telematica la forma più avanzata di vita intelligente, fino al punto che, come diceva Kevin Kelly nel suo libro del 1993 (Out of control) la mente globale non può essere compresa né controllata dalle menti umane individuali, e questo significa che essa è di un ordine superiore alla mente umana, come un alveare ha intelligenza superiore a quella delle api che lo hanno costruito. “La funzione di questo modello non è, scrive Lanier, rendere la vita più facile per la gente. Ma promuovere una nuova filosofia, secondo cui il computer evolve verso una forma di vita che può capire gli umani meglio di quanto gli umani capiscano se stessi…” (You are not a gadget, pag. 28, traduzione mia) Lanier parte dalla premessa (filosoficamente importante) che “L’informazione è esperienza alienata.” E aggiunge: “Se i bit possono significare qualcosa per qualcuno, è solo perché sono oggetto di esperienza. Quando questo accade, si crea una comunanza di cultura tra chi immagazzina bit e chi li va a pescare nella memoria. L’esperienza è il solo processo che può disalienare l’informazione.” (29)

La tecno-Teologia della Mente alveare ha elementi molto affini alla Teologia Neoliberista, secondo cui esiste una mano invisibile che automaticamente regola tutti gli scambi economici in modo tale da realizzare il migliore dei mondi possibili in una condizione di deregulation perfetta. Leggiamo ancora Lanier: “Nel passato un investitore doveva essere capaci di capire almeno qualcosa su quel che il suo investimento avrebbe effettivamente prodotto. Oggi non è più così. Ci sono troppi strati di astrazione tra il nuovo tipo di investimentoi e l'evento produttivo. I credenti nella filosofia della mente alveare sembrano pensare che per quanti livelli di astrazione siano in un sistema finanziario questo non ne riduce l’efficacia. Secondo questa ideologia, che mescola cyber-cloud ed economia friedmaniana (Neoliberista), il mercato farà quel che è meglio per tutti, e non solo, farà tanto meglio quanto meno la gente è in grado di capirlo. Io non sono d’accordo. La crisi finanziaria prodotta dal collasso dei mutui immobiliari è stato la prova del fatto che troppa gente aveva creduto nella teologia.” (pag.97) Prima del collasso, effettivamente, i banchieri ci assicuravano che i loro algoritmi intelligenti potevano calcolare ogni rischio ed evitare prestiti pericolosi. Sappiamo come è andata a finire, milioni di persone hanno perso la casa, il sistema finanziario è crollato, la popolazione è stata costretta a salvare le banche, causa del disastro, e oggi l’economia mondiale è sprofondata in una recessione che appare irreversibile, e i governi europei chiedono alla popolazione di rinunciare ai suoi diritti, ai suoi salari, al suo tempo libero alla sua pensione perché il sistema finanziario – che ha provocato tutto questo – deve essere salvato.

Cosa c’entra in tutto questo Facebook? C’entra eccome, perché Facebook è la forma più compiuta di una forma di totalitarismo algoritmico di cui Lanier parla così: “Con la formazione del Web 2. 0 si è verificata una forma di riduzionismo. La singolarità viene eliminata da questo processo che riduce a poltiglia il pensiero. Le pagine individuali che apparivano nella prima fase di Internet negli anni ’90 avevano il sapore della persona che le faceva. MySpace preservava qualcosa di quel sapore, anche se era cominciato il processo di formattazione. Facebook è andato oltre organizzando la gente dentro identità a scelta multipla, mentre Wikipedia cerca di cancellare interamente il punto di vista. Se una chiesa o un governo facessero una cosa del genere lo denunceremmo come autoritario, ma se i colpevoli sono i tecnologi, allora sembra che tutto sia alla moda, e inventivo.” (pag. 48)

E per finire, Lanier si chiede: “Sto forse accusando centinaia di milioni di utenti dei siti di social network di accettare una riduzione di sé per poter usare dei servizi? Ebbene sì, io li accuso. Conosco una quantità di persone, soprattutto giovani ma non solo che sono orgogliosi di dire che hanno accumulato migliaia di amici in Facebook. Ovviamente questa affermazione si può fare solo se si accetta una riduzione dell’idea di amicizia.” (pag. 52) Il problema è fino a quel punto questa riduzione potrà arrivare. Se si tratta di persone che hanno ormai un’esperienza psichica ed esistenziale, probabilmente Facebook finirà per essere solo una enorme perdita di tempo e una trappola come è successo per le diecimila persone che hanno affidato a Facebook la loro azione politica e comunicativa. Ma se l’utente ha otto anni o dodici, allora io credo che la questione sia molto più pericolosa.“Mi preoccupo per la prossima generazione, scrive Lanier, che cresce con una tecnologia di rete che esalta un’aggregazione formattata. Non saranno forse più inclini a soccombere alle dinamiche di sciame?” Queste parole non le scrive un umanista nostalgico, né un rabbioso sovversivo luddista, ma un ingegnere informatico che ha immaginato la rete molto prima che Internet esistesse.



Per questo dovremmo ascoltarle, e riflettere, perché la nostra socialità, attraverso la rete, esca dalla rete e invada la vita, che altrimenti non ha più amicizia, né piacere, né senso.

* Testo liberamente preso dalla rete

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martedì 5 ottobre 2010

Televisori 3D senza occhialini




Televisori 3D senza occhialini

la rivoluzione è cominciata

Toshiba lancia per prima sul mercato le prime tv - da 12 e 20 pollici, per ora - che offrono immagini a tre dimensioni senza necessità di inforcare alcunché. Anche gli altri colossi dell'hi-tech sono a buon punto. Per ora questi dispositivi costano dai 1000 ai 2000 euro. Ma siamo solo agli inizi

di JAIME D'ALESSANDRO


JOE LETTERI, mago degli effetti speciali della Weta Digital e tre volte premio Oscar, lo aveva detto: "La vera rivoluzione del 3D deve ancora arrivare. E inizierà solo quando usciranno televisori che non richiedono l'uso degli occhiali". Ora quel momento sembra finalmente arrivato. Almeno secondo la Toshiba che al Ceatec, la fiera hi-tech più importante del Giappone, ha presentato oggi due schermi tridimensionali "glassless" (che non richiedono appunto l'uso di occhialini). Sono i primi ad arrivare sul mercato, saranno nei negozi di Tokyo e dintorni a dicembre, in due versioni da 12 e 20 pollici (12gl1 e 20gl1). Ma solo il più grande arriva a una risoluzione decente con immagini tridimensionali, 1280 per 800 pixel. Quello da 12 pollici invece si ferma ad appena 466 per 350. Poco, anzi pochissimo.

Già a settembre la Samsung, nel corso dell'Ifa di Berlino (altra fiera tecnologica), aveva mostrato un prototipo di tv del genere. Mentre la Nintendo a giugno ha svelato il suo 3ds, console tascabile in arrivo a marzo, con la quale si potrà giocare con videogame tridimensionali sempre senza bisogno di inforcare alcunché. Tutti in pratica ci stanno lavorando, comprese Sony, Panasonic e Lg. Il problema, fino a oggi, sta nel fatto che è quasi impossibile costruire schermi di grandi dimensioni, con risoluzioni elevate e che per vedere bene l'effetto tridimensionale bisogna stare esattamente davanti al display. In pratica questa nuova generazione di display funziona discretamente su una console o un portatile, non a caso al Ceatec da domani si potranno vedere alcuni modelli di pc 3D glassless, molto meno su un televisore di grosse dimensioni.

Toshiba ha spiegato di aver sviluppato un sistema del tutto nuovo che per ogni immagine bidimensionale fornisce nove differenti prospettive di visione. Prospettive che il cervello umano poi compone in tre dimensioni. Ed è un effetto creato in parte dallo schermo, in parte dal software che lo gestisce. Come nel caso del 3ds, si tratta di un'evoluzione in chiave moderna della vecchia stampa lenticolare con la novità che l'angolo di visione è parecchio più ampio. "Ma serviranno ancora diversi anni prima di arrivare a televisori da 40 pollici in su", ha puntualizzato Sascha Lange, a capo del reparto marketing di Toshiba Europe. E, aggiungiamo noi, altrettanto per arrivare a prezzi accettabili. I due modelli della Toshiba costeranno rispettivamente fra i 1000 e 2000 e fra i 2000 e i 3000 euro. Che sono davvero tanti. Insomma, Letteri ha ragione: il 3D per tutti è un 3D senza occhialini. Ma bisognerà ancora aspettare almeno cinque anni perché si diffonda davvero nelle case.


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SESSO E ZODIACO

Conosci la personalita' di
ogni segno zodiacale
per capire la sua

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del Nostro Sistema Solare 




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domenica 8 novembre 2009

Ingrandire Foto Ed Immagini Senza Perdite Di Qualità




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SmillaEnlarger utilizza, infatti, una serie di filtri che permettono di mantenere la qualità delle foto e delle immagini ingrandite. E se ti dicessi che per ingrandire le tue foto non devi spendere nemmeno un centesimo? Già, SmillaEnlarger è completamente gratuito.


Collegati sul sito Internet di SmillaEnlarger e fai click sul pulsante verde Download Now! per avviare lo scaricamento del programma sul tuo PC. Al termine dello scaricamento, estrai l’archivio scaricato in una cartella qualsiasi del tuo computer e fai doppio click sul programma SmillaEnlarger per avviarlo.



Per aprire la foto da ingrandire senza perdite di qualità, fai click prima sul menu File e poi sulla voce Open…. Nella finestra che si apre, seleziona l’immagine da ingrandire e fai click sul pulsante Apri per caricarla in SmillaEnlarger.



A questo punto devi selezionare la porzione di immagine da ingrandire. Per farlo, tieni premuto il tasto sinistro del mouse sulla foto presente in Source (è la foto originale da ingrandire) e trascinalo per delimitare l’area da ingrandire, che apparirà nel riquadro Preview.



Spostando l’indicatore Zoom presente nella sezione Source puoi decidere quanto ingrandire la porzione di foto selezionata. La parte di foto che verrà ingrandita sarà quella presente dentro il quadrato che è comparso sulla foto di Source. Per vedere come sarà la foto ingrandita, fai click sul pulsante Preview presente in basso a sinistra.



Per salvare l’immagine ingrandita, non ti resta che fare click sul menu File e selezionare la voce Enlarge & Save. Troverai la foto nella stessa cartella della foto di partenza. Essa presenterà nel nome del file la dicitura _e ad indicare, appunto, che l’immagine è stata ingrandita con successo.

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