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18.11.10

Nina Girapagina #2

illustrazione capelli francesca ballarini gira pagina

Nina seduta e disegna, s'ispira e inspira e respira, e sospira.
Nina siede e si sdegna, segna un sorriso, degna di un riso.

Chissà se è seduta su un letto di piume, come gran cuscino,
oppure aspetta di risorgere, forse sgorgare 
da una gonna a coda di sirena, 
bellepronta per quando farà festa?

Nina Girapagina dice cose senza senso,
ma lo nasconde il senso, perché il senso c'è tutto
e pure il verso, di quei capelli
all'aria, son pagine girate dal vento.


L'aube se lève
Et le vie ce cortège défile
tombe la neige
la danseuse se réveille s'étire
moi j'vais à pied
de mon lit à ma table y'a pas d'bus
dire que je vais rester
toute la journée
assise

Vous papillons épinglés
une belle nuit d'été sur ma page!
vous amoureux déchirés
couchés sur le papier bien sages!
c'est à mon tour regardez
j'ai une voix pour chanter
j'ai des pieds pour courir

j'vais quand même pas rester toute ma vie
à écrire.
*




*

16.6.10

Fuoco sospeso





Ci sono tempi sospesi che restano tali per parecchio, così, sciolti, senza timone o con una bussola che avevi disegnato tempo prima, e spesso dimentichi che non è la bussola a dire dove andare, lei semplicemente ti dà le alternative.
Ma tu lo sai che prima o poi si arriva a un punto, di cambiamento, di svolta, di virata, di giravolta. Possono passare ore come anni, per arrivare a quella boa laggiù, che tanto raggiungerai, perché continui ad andare, e l'acqua è più bollente, e allora non passerà più inosservata.

Questo per dire? nulla. Ma è in quel nulla che sussiste la sospensione, consapevole, del "tanto prima o poi". Nel mentre, avanti così, sciolti, senza timone o con una bussola che avevi disegnato tempo prima.

Da un po' ho la sensazione nitida di essere lì vicino, a sfiorare quella boa.




22.1.10

6 sensi



Elucubrazioni ninesche del 22 gennaio 2009 alle ore undici e venti mentre si dirige verso un'anomima tipografia digitale di provincia in una strada grigia di periferia industriale mentre fuori c'è la nebbiolina, e lei è in auto da sola con la radio accesa cercando di non pensare a nulla.

Poi capita Eppure sentire (Un senso di te), magari preso a metà o a poco dall'inizio, ma non fa niente, perché è quando arriva la musica di-quel-momento, tuo intimo e tuo esterno, di giornata e di circostanza, dilatata o momentanea. E' quella che ti butta giù dalla seggiola e stai bene a sentire il fresco della terra, o ti fa saltare in aria, oppure ti incendia facile, o ti fa sprofondare nell'acqua, come tu dotata di branchie, e lì sotto puoi ascoltare e respirare come nessuno mai, e insomma nel mentre sei in un altro binario rispetto a tutti quanti, e cominciano a comparire accanto a te le valigie che hai dietro i bauli le gabbiette vuote la trousse gli specchi del viaggio.

Eppure dice sempre eppure sentire un senso di te.
Allora mi dico che è un senso proprio, come un altro oltre ai 5 che abbiamo.

Ecco, tu sei il mio sesto.

Percepire in altro modo.

Non è un semplice ricordare, non è un già risaputo vedere, non è un musicale udire, è di più, un sesto senso, che non è intuito perché c'è pure il passato col futuro e il presente assieme.


Il senso per me è in quel senso, che poi, se vuoi, è pure direzione.


Si trasforma la materia fuori, e tu sei fatta di tutti gli elementi assieme.



30.10.09

Auto-ironina



"Le persone educate contraddicono gli altri, i saggi contraddicono se stessi". (O.Wilde)







Mi ha rapito, l'ho letto e l'ho rapito io.


Si tratta dell'Honest Scrap, un giochinino carino che ti chiede di raccontare 10 cose di te che gli altri non sanno. Imbarazzanti o svelanti, facciamo noi..


Donc, esercizio del giorno! Voilà, c'est moi:


1. Dicono che guidi come se stessi lì per lì per incontrare un animale nel buio che devo assolutamente schivare. Occhio scrutatore, sopracciglio alzato, petto al volante.
(Così dicono ma vorrei precisare che non è così).
(Ma, in fondo, quanta autocoscienza in me).

2. Il mio disordine non è da ordinare, se lo ordini, scatto d'ira e apologia sul "De Disordine, Pro Disordine", è inevitabile.

3. I termometri e i ventagli io li rompo. I primi mi cadono dalle mani, è sempre stato così (rischiando puntualmente l'avvelenamento da mercurio, dall'età di 1 anno); i secondi non so manco io come faccio a distruggerli, per la gran gioia di mia nonna, che ormai è rassegnata ad avere stecche di ventaglio che ciondolano, mentre alla veneranda età di 95 anni si sventola via da una vita aria calda e imbranataggini della nipote.

4. Probabilmente io so come sarò da vecchia. Come Nonna Bianca appunto, ci assomigliamo davvero tanto, più passa il tempo più è la mia Benjamin Button. Devo portare un rossetto rosso sempre con me, come fa lei, e ovviamente quel ventaglio rotto di cui sopra.

5. Ho una sorta di blocco nella scelta, che, ahimé, noto peggiori col tempo. Poco da aggiungere per il tuttoquanto sarebbe da scrivere.

6. Nino dice che sono "bon ton", non bacchettona intendiamoci, ma che le volgarità mi fan balzar la mosca al naso, alzo il sopracciglio e ridacchio, ma non saprei mai rispondere a tono. Di solito è un semprevalido "EDDAAIIII". (Si diverte lui a sfidare la mia buoneducazione, è quello il punto)..

7. Ho un neo nell'occhio sinistro, come se troppo iride sia fuoriuscito. Un pigmentino in più ecco. Da bimba, non sapendo cosa fosse, gli avevo dato un nome e l'avevo fatto passare alle mie amichette come un segno di magia e/o di rarità-nobiltà. (Che snob mammamia).

8. Puntualmente ogni volta che ascolto "La Storia di Marinella" di De Andrè, io piango. Ma piango piango eh. In qualsiasi luogo, stato d'animo mi trovi, da sempre funziona così. Corde speciali toccherà.

9. Nel mio sito personale sono ancora al 4° anno di Università. In realtà mi son laureata nel 2005, e ancora non l'ho aggiornato. E qui, sarebbe d'uopo dire, "invece di star a fare l'honest scarp, perchè non lo vai ad aggiornare ORA?" Perchè il 9° punto in questo consiste. Una sorta d'ignavia sull'effettivo e utile "da fare".

10. Le falangette delle mie dita medie son leggermente storte, vanno verso l'esterno, come a indicare fuori. E io come l'imbecille guardo il dito e non dove indicano.


(Posso aggiungere l'11°? posso posso posso?)


11. Insomma, volevo precisare pure, che io i titoli delle canzoni nel mio iTunes, o cd, o album scritto a mano, sì insomma io i titoli me li invento se non li so. E solitamente non li so. Ho una lista musicale tutta mia. Se qualcuno sente una canzone e non si ricorda il nome io dico "Ah sì! la so!" e rispondo col mio titolo personale, cosa che metterà probabilmente la persona in questione ancora più in confusione. E di solito, dopo che ho saputo il vero titolo, io non lo correggo, perché ormai mi ci sono affezionata a quel titolo lì.


Dopo queste verità pericolose spero che continuerete a seguirmi.


Rigiro l'Honest Scrap - nonché l'aforisma di Oscar Wilde - a:




(Vi dirò, mi diverte e mi allena questa cosa di auto-definizione... Oscar sarò fiero di me!)



Buona giornata à tout le monde,
Honest Nina



21.10.09

Ninuscola




Sono un pò assente.

Come incastonata dentro a uno specchio a guardar passare le persone.


(Però ho un bel rossetto, forse mi si noterà e qualcuno specchiandosi mi tirerà fuori da qui)


15.7.09

Il girasole è un fiore pesante


(adoro quel peso)

Sono di poche parole. E' come se dentro frullassero pensieri che si mangiucchiano stropicciano chiedono combattono illuminano si spengono gridano si offendono pure, e in mezzo a tutta questa bagarre non arrivano a nulla, o al contrario di tutto.
E' come se sentissi bisogno di scrivere ma non riuscissi a cominciare. Idem per disegnare.

Cose mi tengono sul filo, e ogni volta che capisco, che dico no, non la temo più questa cosa perché ho la prova che non è così, ripiombo nel dubbio e la prova stessa traballa, non si regge da sè, non basta.
Mentre io vorrei bastasse. E' questa la verità.



Vorrei vedere le cose chiare, o forse vorrei non averne paura.



Senti i grilli.. nel parco sottocasa ne stanno dicendo di tutti i colori. Beati, di certo a loro non rimangono parole sospese sulla punta della lingua.



Quando questo macinìo di meningi finisce ve lo dico eh.




Nina e l'ultima insegna accesa

15.6.09

Strade color lillà



Ne parlavo oggi a una mia cara amica, di strade.
Non mi riferisco alle sliding doors o quelle cose lì, ai grandi sistemi, a quello binario, al Fato o al caso, alle Moire, o ai dadi.

Parlo di ciò che tu decidi di capire, inconsciamente o no, nel "messaggio" che l'altro ti manda.

Così, ho detto a quella mia amica, tutt'ad un tratto, pensa a quante volte le nostre strade (futuro, eventi) cambiano. 
Metti un messaggio letto male, un equivoco di senso, un tono più o meno di quell'atteso. 
E da lì decidi: vado, no non vado, parto ti raggiungo, no non te lo meriti, no non vengo più. Mi hai fatto capire qualcosa che non mi va, forse, o mi pare di aver capito?, intanto scelgo il silenzio, ti rispondo in malo modo, a mezza bocca, ma in realtà è la mia pelle che si è da sola infastidita, o forse no, chissà, non so. 
Però intanto scelgo il no. E qualcosa di conseguenza non avviene. 
Chissà cosa ti sei persa, chissà cosa porterà questo "non-avvenimento".
Tutto per un qualcosa di mal tradotto. E allora la scelta che prendi frutto di quelle sfumature cambia svia devia perdi la mappa e ti ritrovi in un altro giro.


Ecco, io vorrei che le sfumature che leggo mi portino sempre al fiore che voglio, all'iris che m'aspetta, non voglio essere in balìa di sensazioni inspiegate, voglio sapere già, voglio dire "Lo so" perché ho scelto di saperlo, e questo mi deve bastare.





Dopo tutto questo monologo la mia amica fino a lì silenziosa mi fa: 
"Quale strada credi di aver perso oggi Nina?"






1.4.09

Il piccolo cuore di Nina



(Jim era deciso a lasciare che succedesse quel che doveva succedere. Faceva, col cuore e con le mani, come un piccolo bordo attorno a Kathe, perché lei non scivolasse fuori sbadatamente: ma muraglie non ne avrebbe costruite)


Oggi, scartabellando tra vecchi album di quand'ero bambina, ho ritrovato questa fotografia degli anni della scuola materna: una giornata qualsiasi, in cui ognuno di noi mostrava all'obbiettivo il proprio cuore che aveva poco prima colorato, e lo teneva alto, "in bella vista".

Mi è saltato agli occhi che il mio era completamente rosso. 

Nel senso, non uno spazio lasciato bianco, non uno scarabocchio di fuori, era "colmo" e preciso dentro i suoi contorni...E la precisione non era e non è certo il mio forte. 


Allora mi ha fatto ridere, mi ha fatto pensare a quei bordi di cui parlava Jim, a quelle non-muraglie, all'orlo punto erba di Caty, e alla non-diga del fiume di a.o.


E ora, riguardando i miei cuori disegnati odierni, ci trovo, dietro quella placca lucida rossa di bambina, tutti i fili, i nodi, la matassa, gli intrecci dell'intensità del tempo.


Insomma, mi fa tenerezza quel cuore lassù. Non so che farci, ma più lo guardo e più sorrido.


E poi mi chiedo, mentre io quel mattino disegnavo quel cuore e poi tutt'attenta lo coloravo con impegno e speranza, come se ricamassi sul serio una trama di fili di seta rossa,

tu cosa stavi facendo?




15.12.08

Cosa vedi?





Ma è sabbia o mare che scorre nelle tue clessidre?


oppure


Quanto altro tempo dovrò fingere prima del tuo ritorno?


oppure


Il tempo scorre, che è una cascata dentro le clessidre.






N.B.  I punti di vista sono importanti. Lo so questo, eppure sembra che di tanto in tanto io me lo dimentichi, e ci cada dentro, incastrata come in un'ampolla di vetro.



20.11.08

E' tutto così stranamente silenzioso.



Un silenzio non sereno però. Come un'assenza di parole quando dovrebbero esserci, come una musica che copre invece di esaltare, come io che non trovo.

C'è ancora un guardiano ai miei pensieri, che non lascia passare.

5.11.08

Nina Cambiavento


(Sedia per visite veloci - di Bruno Munari)


I guizzi di Bruno Munari mi fanno ogni volta respirare la mente. Una sorta di leggerezza infinita. 

Ricordo quante volte ho disegnato sedie prospetticamente sbagliate, tanto che a un certo punto ho deciso di lasciarle così. Erano storte. 
Ci sarà pure un motivo che la mia mano le preferisca così, dicevo; magari non mi arriva il messaggio chiaro in testa, però la mano l'ha scelto.
 
Poi alla vista di questa, materica, le ho rivalutate tutte. Nella loro non-stabilità, inquietudine, bisogno di movimento, come se fossero un mio specchio.

A volte vorrei un pò più di sana perpendicolarità, quella delle linee che cadono a piombo sul pavimento e mi fanno stare ferma, bella salda a terra, invece che vagare come una gocciolina nell'aria quando cambiavento.


Poi mi accorgo che della realtà non si può fare a meno, come del sogno che si ha di essa.

Allora mi ricompongo sulla sedia e continuo a disegnare.




13.7.08

Rilevazioni e rivelazioni #1



Ho rilevato che a me piace molto fotografare:

- i riflessi sugli specchi tondi
- le ombre che si allungano sul muro di fronte
- le persiane aperte
- le persiane chiuse
- le persiane aperte a metà
- le ombre tra i tronchi degli alberi, quelli fitti fitti 
- le simmetrie sul pavimento
- i piedi che camminano (e il resto della foto tutto pavimento)
- visioni nascoste tipo da dietro qualcosa, attraverso qualcosa, etc
- visioni prospetticamente errate
- visioni con  profondità di campo uguale a zero
- le spalle di qualcuno, come se fossi io stessa proiettata in avanti
- i vasi di fiori poggiati davanti alle porticine
- i vasi di fiori poggiati avanti alle finestrelle
- prendere in giro le statue, fotografando come sono cave dentro
- una persona che mangia
- una persona che ride ma non si accorge di me
- situazioni che mi ricordano cose che io ho vissuto o disegnato
- le mani che gesticolano, toccano, lavorano, fervide di un movimento tutto loro
- gatti per strada
- i piatti di cibo
- la gente che cucina
- la cucina e gli arnesi
- le vallate macchiate dalle enormi ombre delle nuvole sopra
- l'acciottolato delle strade (tralasciando di netto quello che si erge sopra)
- i violini
- le persone in bicicletta


Ho rilevato inoltre che a me NON piace fotografare:

- monumenti, edifici, palazzi, case, torri, chiese perfettamente prospettici
- vestigia romane e greche etc in  stile cartolina
- le cascate e i laghi (le prime mi ricordano l'effetto flou che da sempre mi dà nausea, i secondi mi annoiano terribilmente)
- conferenze e gente che parla al microfono
- chi risponde male, se lo fotografo il fastidio potrebbe causare danni alla Canon
- iscrizioni, icone, statue, ponti
- persone che mi guardano sospette
- persone che si mettono le mani davanti al viso. Queste ultime, se non le conosco, potrebbero generare in me una forte, irrazionale antipatia, difficilmente estirpabile in quel frangente.
- persone che non capiscono visibilmente cosa intendo

Da questo deduco che in me si rivela una non-attitudine alla fotografia turistica promozionale, architettonica e memoriale. Inoltre, una non tolleranza parziale che potrebbe esser causa di molti lavori mancanti di immagini fondamentali per il cliente.

N.b.: Ovviamente se si verifica un caso di fusione di "a me piace fotografare" con un "a me NON piace fotografare",  il primo annullerà quasi sicuramente il secondo, forse aumentandone il piacere (questo a sottolineare la forza del primo gruppo). Per es. se un cuoco non capisce perchè io stia fotografando il fatto che lui lavi accuratamente una cipolla, a me la cosa diverte e potrei fotografarlo il triplo di più.


La lista di cui sopra è ovviamente in fieri.



22.6.08

I pensieri sono le gemme


Questo è il mio detto preferito, m'ha fatto sempre ridere, e ridere di me.

Se dai primi grossi rami partono decine di rametti e fuscelli nelle più disparate direzioni che sono i discorsi che apro e mai chiudo - oppure che completo nei momenti meno probabili - i pensieri più o meno sono fatti della stessa pasta, o corteccia chedirsivoglia.
Ma lì in fondo posso fare come mi pare. Nella dislessia di quando scrivo impulsivamente e lascio lettere in giro, attaccate alla tastiera o scivolate sul tasto invio,  o di quando parlo per voler dir tutto, devo in fondo confrontarmi con l'esterno e rendermi traducibile. 
Coi pensieri invece posso fare come voglio. 
Solo che a volte sono ingestibili, cioè dico, fai una scelta uno scarto e portane avanti qualcuno che non puoi mica tenere le redini tutto.

(Sul volto di quel gelso si avverte in effetti il segno di qualche sconquasso mentale)

17.6.08

Non mi ricordo più


Son andata nella sua nuova, vera casa.  Faceva strano vederci lì, assieme, in quei nuovi ruoli. Era difficile contenerne l'idea, probabilmente non ci sono ancora riuscita. 

E' come se si fosse aperto un nuovo cerchio, e poi ancora un altro, e poi un altro ancora, e poi questi si siano incatenati e la chiusura di ogni cerchio io l' abbia persa ogni volta. Quando è successo mi chiedo, in quale preciso momento si è concluso, non ricordo più.
Gli abiti di ognuno son cambiati, le facce, gli sguardi, si stanno riabituando a una nuova luce.
Difficile razionalizzare i cambiamenti e parlarne con lucidità.

Oggi ho comprato "L'uomo che non credeva in Dio" di E. Scalfari. Mi chiamava già da un po' quel libro, spero di  scoprire il perché.

"(...) Se hai conosciuto amore e dolore, se hai accettato i tuoi limiti ma hai utilizzato tutte le valenze vitali delle quali disponevi, se non hai prevaricato, se infine non sei stato avaro di te stesso, questo vuol dire aver fatto i conti con la morte".

Ndr: Non voleva essere una citazione cupa,  ma d'altronde fuori il tempo non si capisce bene com'è e potrebbe anche darle quella valenza. E poi quando degli scritti così chiamano dallo scaffale della libreria più disordinata del mondo, e quando non si sa se pioverà o verrà il sole, e cerchi una qualche minima certezza, beh questi scritti fanno del bene, poco da fare.


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