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27.9.13

Agli, altri



Dedica. 

Porre attenzione agli altri, a lei piace. È un po' un'attitudine, o una genetica. Forse è per questo che inciampa facilmente nei soffritti, nei battuti e soprattutto nei pesti - sembra proprio fatta apposta.

"Bisognerebbe fare attenzione anche a questo, signorina. Essere dedicati non significa non avere contorno e contenuto".


*

 

6.1.13

I will move you

make gif
mi sto preparando per l'anno nuovo
make gif
stendendo la carta, massaggiando le fibre, affinando la mina nina
make gif
ammorbidendo la pelle, 'per tornare liscia come la terra vista da lontano',




 e cambiando casa.




_________________________
Ninetta a Ninopoli, prossimamente


10.11.12

Faccia pure



Aveva con sé l'inattaccabile quiete degli uomini che si sentono al loro posto.




31.10.12

Il vaso di Nina Pandora


illustrazione pasta ballarini
Tolse il coperchio per sapere. Poteva esserci vuoto, un burrone, fine profonda, non uscir nulla, una eco al massimo, un riflesso sul fondo. Invece era di acqua salata. C'era il mare dentro.








17.10.11

Ninestrone 2012

ninestrone francesca ballarini
Scusate il ritardo, ero ancora alla stazione di N mi sa.
Quando son tornata, un po' infreddolita dal paradiso perduto delle probabilità, ho infilato il grembiule tirolese e mi son preparata un minestrone caldo e confortante (nonché alquanto insolito - al posto di coltelli e pentoloni, noi si usa pennelli e matite).

Un concertino di ortaggi è cresciuto sulla carta e nell'acquerello, e io non mi fermavo mica, giocavamo a farci le linguacce e a saltellare da foglio in foglia.

E intanto pensavo che un minestrone, un buon minestrone, di quelli sinfonici nel loro scompiglio, di qualsiasi foggia si tratti, è come un tutti-insieme-appassionatamente. È un "con", variopinto e armonico, che ti fa stare bene.

Sinfonia e minestrone è il cesto di pastelli colorati qui davanti a me, sparsa confusione di shanghai, tra gomme spugne e pennini, ma che porta il tumulto di ogni disegno che sta ancora dentro,
sinfonia e minestrone è «Il mio cervello zeppo di idee strettamente ripiegate come il dorso dei fenicotteri
quando volano verso sud al tramonto» - scrive Virginia Woolf,
sinfonia e minestrone è la tavola affatto apparecchiata ma piena degli ingredienti per il dolce della domenica,
sinfonia e minestrone è il letto sfatto mentre fuori piove, e c'è il gatto e c'è il libro e la matita preferita per sottolineare e toh pure una tazzina di caffè,
sinfonia e minestrone è riconoscere un ordine speciale in un apparente caos, un qualcosa di magico e personale che ci permette la lettura di quel disordine, e ce ne fa affezionare, perché spesso è una traduzione tutta nostra, quasi un nostro ritratto, ma fuori, ed è bello riconoscersi fuori.

Minestrone è un buon augurio per tutti allora, mi son detta.
Noi però lo chiameremo Ninestrone, di una sinfonina di verdure.

verdure illustrate ortaggi colorati

Nasce così per queste future feste il Calendario Ninestrone 2012, 
raccontato da 12 buffi ortaggi stagionali, vivi e fiabeschi, d'acqua e acquerello ninesco;
stampato su fine art paper e dai disegni sfilabili (formato 40x18cm), per essere incorniciati a piacere
allo scadere di ogni mese.


Come averne un piatto? 

1. Un Ninestrone sarà in palio per il contest di fine anno di Nina, da qui al 20 novembre 27 Novembre (prorogato a gran richiesta oggi 17 Novembre!)
2. Per chi lo desidera, dato che il Calendario Ninestrone sarà fatto su misura e in edizione limitata 
e numerata, è pregato di scrivere un'email a Nina entro il 25 novembre per prenotarlo (poi se lo vincete meglio pure!) 


Regolamento per la conquista di un Ninestrone 2012

Ingredienti: Nel calendario ci son porro, cetriolo, melanzana, carota, raparossa, pomodoro, piselli, indivia, fiordizucca, cipolla, fagiolino, patata, radicchio e prezzemolo, ma nel vostro Ninestrone potrà andarci di tutto, ché non sarà solo un minestrone alimentare, anzi! A ognuno il suo caos perfetto e nutriente e vitaminico di ricordi di oggetti di pensieri e pinzillacchere.

Procedimento: Raccontate dunque, inventate, disegnate, fotografate, cucinate
o silenziosamente mostrate la vostra sinfonia-minestrone,
un tutti insieme appassionatamente che è attorno a voi, di fronte agli occhi, o nei meandri dei pensieri.
 Quell'insieme di ingredienti che vi fa sentire a casa anche quando non ci siete dentro,
che vi conforta con piacevole tumulto, un disordine armonico che voi ben riconoscete,
perché contribuisce alla riuscita della vostra personale sinfonia.

Pubblicate poi la personale interpretazione sul vostro blog, flickr, pagina facebook,
 canale youtube,o qualsiasi altra pagina visibile a noi tutti,
che abbia come titolo "Il mio Ninestrone" 
e un link al presente post del concorso utilizzando questo banner:

concorso vinci calendario

Lasciate infine il link del vostro post come commento qui sotto, Nina provvederà a inserirlo in un'unica lista, tra i ninestroni dai molteplici sapori che metterete in tavola.

Scadenza
Tempo di cottura: Avrete un mese per creare, tutti i post dovranno esser pubblicati
entro la giornata del 20 Novembre  27 Novembre!


Giuria per giuria assaggeremo il vostro ninestrone e decreteremo il vincitore!

calendario illustrato 2012

Lo Chef dice:  È un augurio di Nina tutto questo,
in onore delle armonie che si creano in questi intrecci della rete,
e degli sguardi che ti leggono e si riflettono e di cui ringrazio
(conosco persone colorate come un radicchio, croccanti come un fior di zucca,
fresche come fagiolini alla mentuccia), 

e per l'apparente minestrone di aspettative e desideri che cucina ancora dentro me,
ma che nel tempo prende contorni sempre più chiari,
 perché poi penso al sapore buono, caldo e intenso che avranno dato a fine preparazione,
e che i sensi riconosceranno quando sarà pronto,
in una variopinta attesa che a volte pare disordine, ma non è.


[Il termine sinfonia viene dal greco συμφωνία symphōnía, composto da σύν = "con, insieme", e φωνή = "suono"]



*****
 Nel Menu - I Partecipanti


  • 2. Claudia Scorza d'Arancia con Tu la conosci Nina? con baciuzzi pi'mia "bedda duci e zuccherata".
  • 5. Suster di Pisa&Love con Il nostro Ninestrone - "di segnali di una realtà multiforme, che a me sfugge, a lei no."
  • 7. Ale racconta qui il suo prezioso tutti insieme appassionatamente - "Caffè e tazzina sbeccata e biscotti e facce intorno che fanno stare al caldo e ricordi di sorrisi che non ci sono più attorno ad una tavola, che scaldano ancora...Come quello di mia nonna che giusto un anno fa moriva...Le mie tazzine di caffè hanno tutto questo senso dentro". 
  • 8. Vogliounamelablu e il suo Falling in love ai Laghi di Lamar "leggero come una ninestrina e dal sapore delicato (sa di foglie secche stropicciate, vi avviso)".
  • 9. Silevainvolo con Ninestrone e faccia tosta - "I tempi di percorrenza sono brevi. Non scuocere le verdure come certi amori troppo molli che annacquano il cuore".
  • 15. Liquirizia con Ninestrone emozionale - Gli ingredienti emotivi li trovate nel vostro orto umano: le radici ai piedi, le foglie in testa, i fiori in bocca e i frutti della passione nel cuore.
  • 16. Tri mamma con Ninestrone Matrimoniale - tra le stanze e gli oggetti di una decina d’anni vissuti “tutti insieme appassionatamente".
  • 17. Simona Pinto con Ninestrone Viola del Pensiero -  di pensieri misti che s'accavallano e moti e idee che in questi giorni fan friccicare la rete...
  • 18. Patrizia con Assaporiamo l'autunno -  questo era il mio intento, recuperare le foglie del parco e portarmele nel giardino, rivestire il prato verde di coriandoli multicolori.
  • 19. La Cuoca Pasticciona e il suo Ninestrone dell'AmaraDolcezzauna sinfonia nuova in cucina che sprigiona un qualcosa di fiabesco (o Ninesco)...
  • 20. Owl con Ninestrone silente - di suoni familiari che raccontano, colori che accarezzano, silenzi che condiscono.
  • 25. Ciboulette con Il mio Ninestrone è arancione - una sinfonia è fatta di tante note, tanti movimenti, tante variazioni: e quest'anno la mia è scritta su uno spartito completamente nuovo ed è la musica più bella che abbia mai ascoltato.
  • 26. Valewanda con Ninestrone di lillà - un fiore per quel sentirsi di voler essere esattamente lì, non capita sempre nella vita.
  • 28. Roberta Cobrizo con In groppa ad un fagiolo - la sua faccia invece era paralizzata dall'incanto, a bocca aperta, di fronte a cinque piantine che ormai erano alte dieci centimetri...
  • 29. Olgaolgae con Il Mio Ninestrone (o il bello si fa forza!) - Lui, leggendo solo una frase scritta e appesa nel suo studio o chissà forse proprio un pensiero comune, un desiderio comune, un sogno, ha detto sorridendo: “Il bello si fa forza!”.



(to be continued, prorogato fino al 27 Novembre!)


*


24.7.11

Tutti i risotti della mia vita

Pensavo oggi che il riso abbonda sulla bocca di Nina.
In più sensi e per svariate ragioni, tanto che potrebbe ricondurre la sua vita - almeno fino ad ora - a una Fenomenologia del Risotto (cfr. Fenomenologia del Passato).


risotto perfetto racconti di cibo
Un po' per amore (potere del riso di assorbire nutrienti e ingredienti e spezie e acqua e aroma e mescolìo e non lasciarlo andare, e prendere colore, il colore che dici tu, il sapore che dici tu, è un passaggio, è una concessione, sembra quasi una tela, un'osmosi terrena), un po' per dovere (così salubre per lei, lui privo di glutine), un po' per senso metaforico (dev'essere ad onda, lui cresce nell'acqua, è riso-sorriso, son chicchi come gocce di pioggia narranti e attente, e li lanci in aria per festeggiare, e così via).

Allora ho pensato ai miei anni divisi per risotto. Facciamone otto, per ora.

C'era il tempo della mensa dell'asilo, in cui Nina non mangiava quasi nulla, però c'era il riso rosso che facevano, quello col sugo, che un po' acidino era, che le piaceva e la faceva fantasticare. Lo allargava tutto quanto sul piatto, così non scottava, ci scriveva con la forchetta e immaginava fosse una pizza margherita. Bianco lo amava come lo faceva la mamma a casa, al latte, che sembrava una crema, era dolcino, ed era una magia poter mangiare una cosa che pensavi dolce a una pensata solo salata, e mia madre una maga (capiamoci, a 4 anni dovevi ancora e ancora affinare gusto ed estetica, e io non ero un talento, è probabile).

Però di quelle magie mi piaceva conoscer le regole; e pian piano quei pochi intrugli che provavo a far a casa e sentirmi una donnina e far una cosa sopraffina, seguendo la ricetta e senza aiuti, era prova di grandezza. Ricordo il risotto "brusciato" di anni dopo, preso da un vecchio ricettario bianco a quadretti, che ora è giallo invecchiato, quello con certe immagini che, ad oggi, con la rete piena dei più vividi foodblog terracquei esistenti, ti viene da dire ma-come-ci-pensavano-a-fare-foto-così? Ultrasature ultraunte ultracariche, marroni, l'acquolina al massimo veniva al gatto. Però quella foto del risotto brusciato me la ricordo perché era rosso e saporito, si vedeva, e metteva insieme un sacco di ingredienti dentro che, sempre a causa del giudizio-ancora-da maturare, io credevo più ingredienti = più gusto. Ovviamente lo testai 13enne con ospiti a pranzo, e il sapore era buono, tipo di caciocavallo affumicato, ma il fondo della pentola era davvero bruciato e idem si dica per l'aria della cucina. Da lì cominciò l'eterna ricerca del risotto perfetto.
risotto giallo liquirizia racconti di cibo illustrati

A Bordeaux, nei miei mesi francesi, alla famiglia ospitante preparai un pranzo all'italiana, in cui il risotto al radicchio a me caro, già visto preparar tante volte dal mio guru del risotto, lo credevo un cavallo da battaglia, dimenticando nell'euforia la delicatezza che necessita, e il pericolo pappone nonché il pericolo insalata-di-riso sempre dietro l'angolo. Destino volle che la famiglia bordolese decise all'ultimo di invitar amici e parenti, e mi trovai seduti al tavolo 8 persone in più frementi e affamate a far il tifo: "Bravo Bravo Ninà!" E con un risotto strabordante da mescolare in una pentola da 4. Risultato: una sbobba al radicchio (radicchio che m'ero fatta spedire dall'Italia, ché lì non si trovava, e loro che di risotto conoscevano solo il basmati lessato). Forse fu solo per queste ragioni che, comunque, si leccarono i baffi.

Delusa dalla mia ars coquinaria sotto stress, e chiedendo scusa al Dio dei Risotti, decisi di aspettar tempo ed esercitarmi in un risotto a settimana. Volevo la perfezione, quella del minuto esatto, della consistenza esatta, del giusto equilibrio di sapore, che sennò era sacrilegio, che di sbobbe e risi non mantecati non volevo più vederne sotto i miei occhi, nella mia pentola: insomma, la perfezione del risotto verde e del suo creatore, di cui forse leggeste tempo fa (ed è lui che vi invito a invocare quando mantecate il vostro risotto perfetto).

Poi celiachia venne e risotto - per fortuna - rimase, e da lì l'apoteosi della mia ricerca.

Ricordo il risotto alla polvere d'arancia e sedano che da Cavoletto scoprii, il risotto giallo alla liquirizia con cui festeggiammo l'anno nuovo, e la mia caparbietà e il mio fanatismo per i risotti crebbe e crebbe e crebbe.


L'ultimo risotto - da cui nacque il pensiero di questa fenomenologia di vita, come delle tappe di cui ricordo tutto - fu quello che mangiai al Maso, nel Trentino, poche settimane d'estate fa.

Un risotto fuori tempo, disse lui, alla Nina invitata a cena e pure "a nozze" dato il piatto a sorpresa che le fu così presentato: "Siccome Nina aspetta la primavera quando è autunno, stasera per lei un risotto alla zucca e funghi". E be', quanto mi piacque!

Dico piacere e non parlo (solo) di quello di gola, o di mélange di sapori da critica che non sono di cucina, ma di cura. Il riso, il risotto in particolare, ha bisogno di cura, di tempo, di armonia e di senso; di chi lo mangerà di chi riconoscerà i sapori di chi non li riconoscerà ma li amerà.

Per questo forse io li ricordo tutti i risotti della mia vita, perché, come brodo e zafferano, il riso assorbe pure il tempo in cui l'hai preparato, il desiderio con cui hai mescolato, il primo assaggio di chi l'ha fatto per te. Come se ogni chicco fosse un messaggero.

risotto verde racconti di cibo ode al riso

Ora sta piovendo e pare autunno, io quel risotto alla zucca l'ho rifatto oggi, a onda, sparso sul piatto ogni forchetta gustata, ogni chicco ben tosto.

Magari un giorno esisterà un risotto all'aere d'estate, un risotto alla corteccia di gelso, un risotto all'aroma di iris, e ogni sapore come il succo di ciò che ti specchia, insomma come una tela dicevo, come un inchiostro.
E, mi dico, quella continua e caparbia ricerca affinché quella cura sia perfetta, e quei chicchi siano abbracci stretti e raccontino bene il tuo messaggio, bello sarebbe se uno la facesse con ogni cosa a cui tiene della propria vita.



Oggi il tempo è di pioggia.
Sembra il giorno una sera,
sembra la primavera
un autunno, ed un gran vento devasta
l’arboscello che sta – e non pare – saldo.

(Umberto Saba)




*

19.7.10

Quando ride e piove




Oggi è il 19 Luglio 2010, e il cielo ancora ride e piove, proprio come 7 anni fa.

In questo Ritratto romano in una vigilia d'estate, la verità è che siamo in due, ed è la cosa che mi fa più felice.

Grazie ai Calycanti che hanno reso realtà la magia, o la magia realtà, e che l'hanno svelata, a loro insaputa, proprio oggi.



5.7.10

Tenerezze


Sono circa, uhm, 10 ore esatte che dovrei mettermi a conteggiar fatture e resoconti per la commercialista-dal-sedere-tondo che mi aspetta domani. Ovviamente ho fatto tutt'altro.

Ho disegnato nuovi mari, ipotizzato diverse cornici, ho mangiato un'albicocca, mi son chiesta domani che farò (ho preso il fascicolo verde delle fatture), ho raccolto nuovi versi, ho risposto a dolci e interessanti richieste di regali di battesimo (ho aperto il fascicolo verde delle fatture), ho messo un rossetto per stare a casa [arancione, ndr, dove osano le Nine], ho annusato un dono inaspettato e trovato il nido a una colombella di carta, sono andata alle Poste, ho riso amaramente dell'impiegata di sportello che ha coperto mezzo disegno della cartolina che inviavo col francobollo di Pavarotti, ho organizzato la salita a una discussione di laurea, ho fatto il caffè, ho letto la schiuma dei giorni, (ho aperto la cartella digitale controlla fatture), ho impacchettato altre conchiglie, e riso del gatto spaparanzato a zampe in su.


Sai quando hai di fronte, o vicino, o anche solo nella testa, qualcosa, ma non sai se è davvero la tua?
Però sembra proprio per te, voglio dire, anche il gesto per porgertelo, se potessi riconoscerlo senza possibilità d'errore dall'esperienza e dal confronto, sembra davvero abbia il nome tuo stampato sopra.

È quello che mi distrae, se quel dolcetto è per me oppure no.
Come sempre non oso chiederlo direttamente, e rimango col cucchiaino sospeso a mezz'aria.



28.6.10

Spirito mordente



"Sì, la coscienza è uno specchio. Almeno stesse fermo. Più lo fissi, invece, e più trema."



(Buona settimana, per colazione oggi pane tostato e parole)




27.1.10

To you




When food is gone you are my daily meal.





11.12.09

Mani di latte



Ci ho messo un pò per trovare il tempo giusto e scrivere della giornata-mostra al Caseificio.
Ora tutti sono al loro non-posto: il gatto che russa sulla poltrona, il sole delle ore 13 che illumina il parco fuori ormai spogliato, il ticchettìo della pendola, il rumore di qualche sparuta macchina che torna a casa per pranzo.
Gli oggetti sembrano ascoltare e partecipare, come sempre. Sono un'animista, è accertato.


La Festa al Caseificio è stata bella. Davvero una festa nel vero senso della parola. Non era una sagra, pur nella rusticità, non era un "evento" (come va di moda dire), pur nell'istituzionalità: era un covo di energie diverse.
Energia di Giulia - la Signora (ragazza) del Caseificio Piandelmedico - l'artefice di tutto, dai formaggi inventati al luogo di terra che 5 anni fa ha voluto costruire, fin ad oggi con l'idea di un compleanno dell'azienda festoso da arricchire con mostra fotografica, presentazione di libri, musica country, risotti al formaggio lì ricreati dagli Chef Cuochi di Marca (i figli, anzi), e la mozzarella di bufala meravigliosa, fatta da lei stessa, davanti a tutti, nel calderone di legno, bollente, che ci metti le mani dentro e diventano di latte.


Esperienza unica un morso di mozzarella bollente appena fatta, una delle cose più buone che io abbia mia assaggiato. Perché è la condizione in cui lo fai, il perchè, e la potenza dell'energia di cui prima, che illumina davvero tutto.
Quando una persona ama ciò che fa, brilla, brilla davvero. Giulia è esempio di questo.
Alle 7 di sera quando tutto cominciava a sbollire, e chi seduto riflessivo (?) su una panca, chi assaggiava l'ultimo spumante, chi raccattava i propri mestoli o libri o pentole o fotografie, lei era ancora lì con le sue galosce bianche a ritmar a colpo di taccoepunta di gomma la chitarrina dello spilungone musicista della country-band. E poi c'eravamo noi a ballicchiare, e la guardavamo ammirati e compiaciuti.


Per la mia mini-mostra fotografica io davvero non sapevo cosa aspettarmi, dato che la stampa è avvenuta in poco tempo e con poca praticità ad assistermi, ché quella, come qualcuno sa, la devo rafforzare come un muscolo. Ma devo dire che sono soddisfatta, Nina è stata brava!

Alla fine le fotografie hanno trovato il loro giusto posto e mi sentivo forte e gioiosa, e chi è passato di lì si è complimentato, si è chiesto, si è soffermato sul tartufo/mora, ha creato attenzione.
La scelta, fatta in fretta, ma che in poco spazio e in poco tempo doveva soffermare le persone che erano lì solo per degustare, era di non mettere belle fotografie singole e basta. Era di creare sinergia tra tutte, come se fossero un unico di parti che non possono sussistere senza le altre. Che fosse anche specchio di quello che succedeva lì fuori in caseificio, i campi, le stalle, le bufale, le persone, il formaggio, il gusto.

"Dalle Terra alle Mani", così si chiama.

Sono nati allora 4 pannelli 70 x 55 cm, applicati su forex (anche da arredamento devo dire niente male). La delegazione "politica" che è passata di lì ha chiesto il biglietto da visita, ora vediamo se e cosa accadrà. Domani mattina sarò di nuovo in tour con la mia collection al Teatro delle Muse di Ancona per l'evento "Tipicità", di nuovo seguendo Giulia e i suoi formaggi di bufala, che puzzano, ma puzzano di terra e di buono.
Puzzare di buono.


E quelle energie di cui parlavo, che erano diverse, come quelle niniche che si aggiravano e mi sostenevano in una luuunga giornata da expo sui generis (pannelli appesi su grata sostenuta da cannucciaia, su pavimento facilmente imbrattato di fango e qualcos'altro di non tanto sconosciuto..) hanno raggiunto l'apice quando una gentil donna dal cappotto viola ricamato, si è avvicinata e mi ha chiamato.

"Francesca?"
"mmm ..si?"
...

PANICO!

Sì perchè, come dicevo, quando mi trovo davanti a un "regalo" grande e a sorpresa, rimango senza parole. Divento proprio ridicola eh, tipo dislessica/afasica, e Carla ha avuto il meraviglioso dono di vedere oltre questi imbarazzi (spero).
E' la prima volta che mi capita di vedere dal vivo, abbracciare una persona che così bene mi conosce sulla rete e di cui mai ho incrociato gli occhi. Per cui mi sentivo anche svelata, spogliata, e non era davvero niente male tutto questo.
Lei era lì, con un pacchetto per me che profumava di arancio (una pioggia di polvere d'arancio preziosa più dell'oro!), e il suo sguardo fenomenale. Di fronte ai pannelli fotografici in un battibaleno e con una nonchalance da Argan dei giorni nostri & nineschi, riconosceva ogni fotografia che io avevo postato qui, nei miei 200 post, e dove e perché e come! Dalla tavola imbandita londinese, a quelle mani di madre che abbracciano il pane.

E ovviamente ha riconosciuto il fioraio a testa in giù che mi scriveva sulla sabbia, lì presente (e che lei, marchigiana, vanta di avere sulle Pagine Bianche di quest'anno).

Insomma, occhi sgranati e bocca spalancata, che la mia memoria già parecchio ammirata e pure quella di Nino, lei sembrava superarla di gran lena!

Immensa felicità quindi. Di trovarsi, di riconoscersi e di riconoscere.

Davvero prezioso.


La festa per cui è stata la mia, è stato il cerchio di energia e gli incontri fatti ad aver costruito una giornata così luminosa, in cui tutto era al posto giusto.




Penso però che la mia prima-vera-mostra, sarà quella che farò con ciò che più amo e più e mio, con i miei di-segni, e che sappia di note basse e blu e di pioggia e di suoni di violino, e di quello che, grazie Marilì, fa breccia nell'animo.
E ci sarete voi che ogni giorno mi fate sentire, e mi date prova, che davvero accade.







26.11.09

Pane



Ieri sera ho visto finalmente un film che attendevo, "Julie & Julia".

Atteso non in quanto food blogger (che tra l'altro non sono), ma perché il mondo della cucina da qualche anno mi chiama, mi affascina e ne leggerei a iosa sempre.
A pensarci bene grazie al mondo del food in rete - da cavolettodibruxelles precisamente, conosciuta quando ero a Bordeaux, cercando in rete una ricetta italiana da cucinare alla famiglia che mi ospitava che era belgo-spagnola (..) - son arrivata fin a qui, o meglio fin all'anno scorso, quando ho aperto Io & Nina, che parla di sinfonie ed è molto poco concreto a confronto.
E lo amo, io amo qui.
Per cui non potevo mancare questo film, tratto da una sorta di tout se tien che mi ha portato a Nina.

Me lo sono vista da sola, sdraiata sul letto, ogni volta con la voglia di assaggiare quel succulento pollo arrosto o cimentarmi anch'io con un'anatra da disossare. M'è piaciuto, mi sono cullata nel guardarlo, e m'è piaciuta l'atmosfera, il tuttoèpossibile e l'amore che impregna ogni azione.


Le figure maschili stesse ho amato e mi facevano sorridere complice.

Ecco, penso che così debba essere. Niente di più semplice e perfetto.


E' sempre tutto molto soggettivo, i film i libri che piacciono o no, il perché e il per come, e tutte quelle storie lì. Il punto per me è che una cosa piace quando colpisce e sferza come vento il pentagramma che hai dentro, o il tuo alfabeto, o i tuoi ingredienti, o il tuo sommario, perché non sia solo cuore o mente o anima. E' una sorta di lavorìo chimico che avviene, quando entra in sintonia con te, te che sei unico, e non giudice della bellezza o validità per tutti.

E in questo film - nelle pieghe a volte leziose o romanzate, ma efficaci - quello che ha pervaso me, Francesca e Nina, è l'idea di quell'energia che ti fa fare, che ti fa creare, che è una specie di luce, come quella che ti scaturisce dal plesso solare (che hai nella pancia d'altronde, no?), che è tutto terribilmente collegato, ed è vero, perché ti viene dall'amore.
E' una forza potente, ineffabile, che io sento, sento che è così. Motore immobile, mobile.


"Tu sei il burro sul mio pane, e il pane della mia vita".


Me lo ripeterei come un mantra, come Amélie seduta nel tram che declama al controllore perplesso, con sguardo colmo di pathos, un verso sofferto e contorto dell'amico poeta.



28.1.09

Risotto Verde



Spiegava come farlo, in quanto esempio di metodologia applicata, Bruno Munari, in "Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia progettuale" (Laterza,1981).  
Della serie "tout se tien", che ne è un pò la traduzione.


Ma è un risotto verde "interpretato" questo, un pò segreto, di un mio caro amico.

Quando sono in Inghilterra, come ora, è una tappa che adoro ripercorrere , come una coccola dai passaggi ormai conosciuti, in cui ogni piccolo particolare è ormai un piacere che già mi manca mentre lo vivo.


In genere arriviamo alle ore 20.15 nella casetta di Bray, sulle rive del Tamigi.

Ieri era tutto buio e non si vedevano nè i cigni vicino al molo, nè i camerieri dirimpettai, che trafelati di solito corrono dal portone della dispensa alla porticina delle cucine del Waterside Inn.

G. aspetta sempre noi per cominciare la preparazione. 
In realtà noi due siamo solo umili aiutanti, ma di meglio dice che non ha trovato mai.
G. è un pignolo perfezionista calcolatore matematico amante della cucina e dei risotti.
G. mi ha passato più di tutti questa passione. 
E' un po' come guardare il proprio guru a lavoro, anche se quel lavoro non è il suo di professione, e il tuo non è un credo spirituale.

Mentre taglio le erbette, quelle di una fragranza che sempre mi sorprende e mi fa le punta delle dita quasi verdi, Linton gratta il parmigiano, prepara un aperitivo con i salumi che offre la casa, e versa il vino nei calici. 

Si accende Bob Dylan di sottofondo. Ormai anche lui è un habitué della cena del Risottoverde.

(The Time They Are A-Changin' sentivo più di tutto cantare ieri)











Quello che più amo di questa casa, sono i ricordi che si sono attaccati nel tempo alle pareti rosse come il vapore di un cibo buono che cuoce, alle piastrelle bianche rigate di nero della cucina, al tavolo di legno dall'eccellente disordine goloso che riusciamo a creare ogni volta nella preparazione di un semplice piatto, ma che per noi è un ritrovo, un rito, un pezzo di stagione. 
Ognuno è in realtà lontano dalla propria vera casa, e i pensieri colmi di tante cose son altrove; ma lì, un tassello di storia nostra, pura, solo di noi 3, riusciamo a ricrearla. 
In quel luogo, e in quel modo.






Riconosco gli strofinacci appesi, le tovagliette americane apparecchiate sul tavolino basso del salotto, perché l'altro è sempre troppo pieno per mangiarci (e in realtà non ci vorrebbe molto per liberarlo, ma ormai, poco da fare, ci piace così). 
Io seduta al centro per terra su un cuscino, Linton alla mia destra, mentre G. arriva con l'ultimo piatto, da appoggiare sulle gambe, perché lui se ne sta in poltrona col suo grembiule color avion.


Non scrivo la ricetta perché bene non sarebbe scritta, e perché così forse abbandonerei il ruolo di aiutante osservatrice ammirata, che invece cambiar cappello non vuole proprio.

Chissà se lo farò mai io da sola quel risotto là.

Quello di cui scrivo è solo una nostalgia del presente, colori che si attraversano si intagliano si assaporano si cuociono si mescolano nella memoria mia, e che voglio fermare, ora, prima che "ecco son già fuggiti", come il piatto finito e la forchetta che ripassa ancora e ancora sulla scia che ha lasciato, intenta a non perderla e non esserne mai sazia.



Buona serata a voi che passate di qui, e che magari un Risottoverde avete già.

26.11.08

Via Giannelli 3













Un luogo a me caro, che è una via ma anche una cucina.
Un nuovo Rosso Conero che decantava nel mio bicchiere pensoso.
Colori come dentro un caleidoscopio.

I commensali discutevano animatamente 
per raggiungere un risultato;
furono messi poi in pace come da un pasto delizioso 
preparato dalle mani di Babette.


Mi piace guardarmi intorno e sentirmi come un pesce in un acquario 
dove nessuno mi vede e io tutto posso vedere.


Sono quel cucchiaio che riflette il mondo come desidera sulla superficie di se stesso.
 

24.11.08

Tiramisù, ché mi son persa in un bicchiere.






Questa è la migliore ricetta di tiramisù al mondo.
Ha confortato cuori spezzati, affascinato palati diffidenti, spinto ad alzarsi dal letto in preda a deliri d'amore, ha coccolato lo spirito accanto a un caminetto in una serata piovosa autunnale, ha fatto far pace, e negli anni è diventato il vero tiramisù.

Pochi e forse i soliti ingredienti, ma in una miscela perfetta.

Ve lo racconto, a mio modo, dentro a un bicchiere.


Dedicata a Jude che l'ha inventata e ne ha fatto per tutti noi un piacere per occhi e cuore.


Ingredienti:

500 gr di mascarpone
4 cucchiai di zucchero
4 uova
biscotti q.b. (per il gluten free ottimi i savoiardi di "Cose dell'altro pane")
caffé q.b. (8 tazzine, perché i miei biscotti si sono imbevuti tanto)
cacao amaro q.b.


Procedimento:


Con il blender montare le uova con lo zucchero finchè lo zucchero non si sia sciolto completamente; le uova dovrebbero assumere un bel colore giallo chiaro e diventare molto cremose.

Aggiungere il mascarpone e mescolare, sempre col blender.

Montare solo 2 albumi e aggiungerli alla crema mescolando con un cucchiaio.

Inzuppare i biscotti nel caffè tiepido (meglio non zuccherato) e disporli sul fondo dei bicchieri per 2 strati. Aggiungere la crema fino a circa 3/4 di bicchiere, e infine spolverare bene col cacao amaro.

Disporre in frigorifero e far riposare per almeno 4 ore.

12.11.08

Il cielo, quando c'è luce



Ho la chiave per un giorno, sotto il cielo di Roma.
C'è quel loto lassù spaccato e succoso che mi guarda e mi dice cosa farai Nina cosa fai.

Raggiungo il cielo che amo, loto mio, tutto qui. 

Tornerò per sera, quando lui sarà blu e io non potrò più vedere a un palmo dal naso.


30.10.08

A ognuno la sua pioggia



(Raccolta, come promesso, dentro un ombrello al contrario...)

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