giovedì 9 agosto 2012

Gerusalemme:la spianata delle Moschee


 La cupola dorata della Moschea della Roccia si vede da quasi ogni punto della Città Vecchia, in Gerusalemme.Al mattino il sole la trafigge da est ed i raggi incendiano la cupola d'oro, con essa risplendono tutti gli altri tetti tanto da divenire abbaglianti.
Se si sale sulla spianata si trova uno spazio largo, un enorme terrazzamento (qui sorgeva il Tempio di Salomone), il contrasto é evidente con gli spazi angusti dei vicoli del suq e di tutta la Città Vecchia: qui lo spazio é aperto, ci sono alberi, giardini e fontane.
Si osserva il resto della città da un punto di vista più alto e la sensazione appena arrivati é di apertura spaziale, di aria.

Sulla spianata le Moschee principali sono due: la Moschea di Al-Aqsa e la Moschea di Omar.
Sebbene quella di Al-Aqsa sia quella più grande di Gerusalemme, lo sguardo é inequivocabilmente attratto dai colori superbi delle maioliche azzurre della Moschea di Omar.
Essa fu costruita in epoca Ommayade tra il 687 e il 691 d.C., é a pianta ottagonale con una cupola di oltre 20 metri di diametro.


 Questa Moschea é detta "della roccia" poiché al suo interno si troverebbe la roccia dalla quale ascese al cielo il Profeta Maometto (questo rende la Spianata e di conseguenza Gerusalemme luogo sacro dell'Islam); la stessa roccia sarebbe quella dove avrebbe dovuto verificarsi il sacrificio di Isacco da parte di suo padre Abramo, poi fermato dall'angelo di Dio.
Secondo altre tradizioni, la stessa roccia sarebbe la prima pietra mai creata durante la nascita dell'Universo, da questa pietra di sarebbe originato tutto il mondo.
Mi stupisce sempre constare come le tre grandi religioni monoteiste, che hanno Gerusalemme come centro sprituale, abbiano tutte come simboli dell'Assoluto e dell'Astratto delle rocce: per i cristiani é la lastra di pietra del Santo Sepolcro, per gli ebrei le mura di pietra del Kotel, per i musulmani la roccia contenuta nella Moschea di Omar.
Tre popoli nomadi di pastori, che scelgono come simbolo terreno di Dio, dell'infinito e dell'invisibile, la cosa più concreta che esista: rocce, tangibili.
Forse un bisogno di contrasto con la vita errabonda delle greggi che pascolavano, un bisogno di tornare in un punto preciso dove fermarsi e dove pregare.
Rocce, pietre colossali, lastroni come simbolo dell'eterno e dell'immutabile.



lunedì 6 agosto 2012

Passi montani



La montagna ha sempre un potere sorprendente su di me, e con essa i boschi.
Quello in cui sono stata ieri, é un bosco dove sono passata tante volte, nella vallata più vicina a casa: un bosco dove abbiamo fatto tante gite, di cui abbiamo tante fotografie.
Da un po' non ci tornavo a camminare e ieri, con i miei genitori, ci siamo andati, molto presto di mattina, prendendo poi una deviazione per un passo che non conoscevamo.
Abbiamo scoperto un'altra parte di quel bosco, ricca di fiori, a anche alcune piante della famiglia delle orchidee.





Ancora più stupefacente, dopo circa un'ora di cammino abbiamo trovato una cascata nascosta nel verde ombroso del bosco, una cascata che non avevamo mai visto, sebbene sia in quel bosco dove abbiamo camminato già tante volte.
Tutt'attorno alla cascata, massi ricoperti di muschio, in un anfratto fatato e magico.
Vista da più vicino, la cascata ha svelato anche oltre al suo fragore, un piccolo laghetto di un colore che non si può spiegare a parole: cristallo liquido, trasparentissimo, azzurro, un colore fresco e verde.
Un laghetto tondo, come un cerchio purissimo, circondato da muschio e piccole piante acquatiche.

Una meraviglia naturale che mi ha emozionato, profondamente, sebbene si tratti di una cascatella piccola e di un bosco molto vicino a casa, mi ha toccata nel vivo più di tanti altri paesaggi spettacolari visti in giro per il mondo.L'acqua era fredda, purissima, nel bosco non c'era nessuno oltre a noi, solo la natura con la sua acqua bianca ed i faggi sull'attenti attorno a noi.


Il bosco ha un fortissimo potere su di me: rimette in sintonia, cura, riallaccia mente e corpo.
Ho bisogno di stare nei boschi, in quell'ambiente ombroso e umido, dove la luce del sole filtra solo tra le foglie, in alto, tra le chiome degli alberi.
Dove i rumori sono pochi ed attutiti, dove la brezza fa muovere i rami come piccole girandole sussurrando dolcemente.
In terra le foglie secche, che ritornano ad essere cibo per il suolo, i germogli degli alberi nuovi che crescono piano.
Più di tutto, mi piace e mi cura la luce del bosco: luce filtrata, non violenta, direi quasi attutita.
Mi fa così bene stare nel bosco, é una mia necessità vitale, devo ascoltarla più spesso ancora.

In quello di ieri le piante erano più strane del solito, molte ancora ricoperte di rugiada finissima che le decorava con mille goccioline sui bordi.

Abbiamo trovato anche questa strana pianta che da 5 foglie ne origina nuove 10, a due a due, non l'avevo mai notata prima.
Lungo il sentiero, i cespugli erano carichi di laponi selvatici, tanstissimi, ne abbiamo mangiati a manciate.
Persino le fragoline di bosco erano frequenti, minuscole e rosse.
Per non parlare delle farfalle, multicolori, volteggianti ovunque.

Abbiamo camminato molto, circa 4 ore al mattino e tre al pomeriggio per ritornare a valle, ma il tempo é filato: buona parte del percorso era ombreggiata quindi non si faticava troppo, e nella parte finale c'era questo bel traverso che si apriva a strapiombo su tutta la valle sottostante, lasciando libero lo sguardo.
Mi piace sempre camminare, ma soprattutto ora che (sigh!) abitiamo in piena città, andrei in montagna ogni giorno, il verde mi chiama con la sua voce persistente, devo imparare a trovare il modo e il tempo per nutrirmi di verde anche ora.
La gita di ieri é stato un vero toccasana.

Arrivati in cima, il bosco ha lasciato spazio ad un altipiano roccioso carsico: la conca delle Carsene, di cui il vicino e molte volte visitato Pis del Pesio é un bell'esempio.

Un paesaggio molto bello, quasi arido, affollato da farfalle azzurrine che si posavano ovunque e da strane piante grasse dal fusto rosa e dai fiori color corallo pallido.



Ancora una volta, sono stata felice di alzarmi presto, anche se era domenica mattina, e di passare più ore a camminare che non quelle dormite la notte prima.
Nella natura, nel bosco, i piedi doloranti e la maglietta sbiadita dalla fatica, é lì che vivo più profondamente, lì che tutte le mie cellule e con esse la mia anima riprendono forza.
Nel bosco sono io, lontana da tutto, in silenzio, riallaccio il legame con le radici cotorte dei monti e con queste rimetto in asse tutto lo spirito.

Da Erri de Luca: "Per me scalare ha il valore aggiunto di servire a niente.
Nella grande officina quotidiana degli sforzi dedicati a un vantaggio, a un tornaconto, scalare è finalmente affrancato dal dovere di essere utile.
Disobbedisce alla legge di mercato che prevede contropartite all'investimento, al rischio.
Scalare è solo "àskesis" che traduciamo ascesi, ma che in greco non aveva niente di spirituale, era invece esercizio, pratica.
 È gratis, con quel poco di grazia che uno cerca nei propri atti. "

Voi cosa avete fatto questa scorsa domenica?