giovedì 18 ottobre 2007

C'è posta per me


E’ arrivata per posta, dalle nebbiose terre inglesi, accompagnando una lettera triste per la verità, ché quando qualcuno ci lascia per sempre, anche dopo una vita lunga e felice, vi è sempre tristezza, cieli grigi e sguardi velati. Ma, come un raggio di luce che improvvisamente squarcia le nubi e brilla sul mondo bagnato e abbacchiato, come un abbraccio consolatorio che ti spinge a proseguire e a guardare oltre, c'erano queste parole di augurio, così belle che mi hanno fatto tremare il cuore. Un'antica benedizione irlandese, autore sconosciuto, come spesso accade quando ci si imbatte in versi semplici ma così densi di significato. Parole benauguranti dunque, che mi hanno resa felice e che dispenso a mia volta con somma gioia. Un augurio alla sottoscritta Gallina, che troppo spesso si complica la vita rincorrendo sogni e castelli. Un augurio al suo Galletto, consorte e compagno di vita, di sale, pepe e battibecchi. Un augurio alla loro meravigliosa Pulcina, che cresce svelta, briccona, furba e dolce come il miele. Un augurio a tutta la famiglia Coccodé, nella versione allargata, sempre amata, a volte odiata, frequentemente sopportata, mai rifiutata e molto spesso incompresa. E infine un augurio a tutto il pollaio, a tutti quelli che passano di qui, per caso o per diletto, che razzolano, svolazzano e magari depongono anche un uovo.

A Gaelic Benediction

May the road rise to meet you
may the wind be always at your back
may the sun shine warm upon your face
the rains falls soft upon your fields
and until we meet again
may God hold you in the palm of his hand.

May God be with you and bless you
may you see your children’s children
may you be poor in misfortune
rich in blessings
may you know nothing but happiness.

From this day forward
may the road rise to meet you
may the wind be always at your back
may the warm rays of sun fall upon your home
and may the hand of a friend always be near.

May green be the grass you walk on
may blue be the skies above you
may pure be the joys that surround you
may true be the hearts that love you.

lunedì 15 ottobre 2007

Il giorno dei lupetti


Che bellissima giornata. Semplice, pura, rara. E proprio per questo meravigliosa. Di quelle giornate che iniziano presto, quasi all'alba, che l'esser mattinieri è caratteristica di ogni buon branco che si rispetti. E quello dei lupetti non può certo essere da meno. Di quelle che vecchi jeans e comode sneakers bastano e avanzano, felpa legata in vita e capelli selvatici tenuti a bada da un elastico, da mamma lupa per l'appunto. Di quelle da zaino in spalla, vecchia coperta da buttare in terra e pranzo al sacco in quantità industriale, che l'appetito non mancherà di certo tra i giovani lupacchiotti, figuriamoci tra i più datati. Di quelle che fortuna che c'è il sole e anche una brezza leggera tanto per ricordarci che signori, perbacco, siamo in Autunno. Di quelle che la picci non la tieni nel letto un minuto di più, tanta è l'eccitazione e la voglia di partecipare, di scoprire, di giocare, di fare il suo ingresso. Di quelle che inizia a cinguettare alle sette del mattino e smetterà solo a tarda sera, testa ciondolante nel sedile di dietro, arruffata, sporca, sudata e infine addormentata. E così ricca dentro. Di quelle che si chiacchiera e si ride con chi si conosce già e poi anche con gli altri, che dopo cinque minuti è come se ci si conoscesse da una vita. Di quelle che l'indice impazzisce e inizia a scattare a raffica sull'otturatore perché ogni momento sembra più intenso di quello appena trascorso, fammi vedere com'è venuta, guardami, levati le dita dal naso. Di quelle che la torta salata che hai preparato per il concorso di cucina delle mamme lupe sfigura un po' in mezzo a certi manicaretti da rivista, ma nella sua allegra semplicità è lì che sorride a tutti e ammicca invitante, assaggiami dai che son buona anch’io. Di quelle che quanto tempo che non mi divertivo così, che stavo bene con gli altri, che non assaporavo questa gioia fatta di piccole, piccolissime cose. Impalpabili quasi. Di quelle che ti auguri tornino presto, prestissimo, speriamo, chissà. Di quelle che strabocchi di contentezza per l'allegria di tua figlia, per l'amore e la passione che traspare dalle parole, dai gesti e dal cuore dei suoi nuovi capi, per la fortuna di averli incontrati sul tuo e sul suo cammino. Di quelle che, mannaggia, avessi una trentina d'anni di meno, quel cappellino lo indosserei proprio volentieri. Di quelle che si impara da piccoli a diventare grandi. Ma anche di quelle che si impara da grandi a ritornare piccoli.

giovedì 11 ottobre 2007

La sindrome dello scoiattolo


Ci risiamo. Non appena la colonnina di mercurio comincia a scendere, le giornate iniziano a farsi più corte e fanno il loro ingresso sulla scena eserciti di golfini e scaldacuori, io vengo invariabilmente colta dalla sindrome dello scoiattolo. Il mio inconscio, convinto che il letargo sia alle porte, inizia ad inviare segnali allarmanti al mio cervello, il quale fa scattare la necessità impellente ed irrefrenabile di accumulare calorie, che l’inverno è lungo, il gelo incombe e le scorte scarseggiano. Da lì alla sensazione di fame nera il passo, purtroppo, è breve. L’appetito cresce a dismisura, il mio stomaco sembra perennemente vuoto e reclama a gran voce una farcitura di qualsiasi tipo, ettolitri di acquolina iniziano a zampillare nella mia bocca appena sento solo lontanamente nominare parole tipo focaccia, pizza o patatine e vengo colta da raptus improvvisi che mi fanno scassinare il frigorifero alle ore più impensate. Insomma, quello che l’equilibrata dieta primaverile mi aveva fatto raggiungere, riuscendo a farmi rientrare in quei bellissimi pantaloni bianchi che sonnecchiavano sul ripiano dell’armadio da un paio di stagioni, è a serio rischio di finire brutalmente nel secchio. Potrei anche infischiarmene e buttarmi a capofitto in una ciotola di noccioline, ma in questo caso allora gradirei anche approfittare di un bel letargo. Sissignori. Infilarmi sotto il piumone con una bella scorta di Pringles, Fonzies e focaccine assortite e poltrire fino a Marzo inoltrato. Questa sì che sarebbe una giusta contropartita. E se al risveglio i pantaloni bianchi non mi entrassero più, pazienza, sarebbe il loro turno di letargo fuori stagione.

martedì 9 ottobre 2007

Ti ringrazio


Mi ha fatto piacere incontrarti, rivederti, sentirmi nuovamente accanto a te. Era un bel po’ di tempo che non venivo a casa tua, che non ascoltavo le tue parole, che non avvertivo la tua presenza. Nei miei pensieri ci sei sempre stato e questo tu lo sai bene. Sei nelle gocce di rugiada che imperlano i petali dei fiori, nei raggi di sole che scaldano i cuori, nello sguardo un po’ appannato di mia figlia quando si sveglia al mattino, nelle mie mani che impastano, scrivono, amano. Tu ci sei sempre e anche io questo lo so bene. Come so bene di essere un po’ pigra e sempre troppo piena di cose da fare. E così rimando spesso, al giorno dopo, alla settimana seguente, al mese successivo. Ma ti penso. Come due vecchi amici del cuore e dell’anima che non si vedono spesso e si telefonano solo raramente, nelle occasioni speciali, ma che sanno di esserci, l’uno per l’altro, in qualsiasi momento, sempre. Forse non basta, ma io sono fatta così. Domenica però sono stata felice di essere lì a casa tua, seduta sulla panca di legno, mentre le labbra ricordavano perfettamente parole da troppo tempo dimenticate e il mio sguardo ti cercava nella luce che filtrava obliqua dalle vetrate policrome e cadeva sulla testolina bionda di mia figlia che, seduta in prima fila, iniziava quello stesso percorso che anche io iniziai tanti anni fa. E non credere che se non vengo più spesso da te sia perché ho dimenticato. Ma so che anche questo tu lo sai bene. Ed è per questo che ti ringrazio, Gesù.

venerdì 5 ottobre 2007

I love you cialda


La mia ciambella di salvataggio di metà mattina, quando l’occhio comincia a farsi vitreo e il livello di attenzione cala drammaticamente come il livello del Po a ferragosto. La mia ancora di salvezza, che mi rimette in carreggiata quando comincio a sbandare in curva peggio di una A112 Abarth al Rally degli Abeti. Il mio antivirus personale, pronto ad intervenire al primo accenno di sbadiglio nel bel mezzo di una cartella Excel o di un improvviso attacco di ipnosi durante infinite schermate Windows. E' lei, la mia coccola quotidiana, che occhieggia invitante dal cassetto della mia scrivania, vezzosa e modaiola col suo abitino rosso e argento. E' lei, tonda e paffutella, che spande nell'aria quell'aroma intenso e inconfondibile di arabica a media tostatura. E' lei, la mia amatissima cialda, che una volta all'interno del suo box doccia personale, mi regalerà un nettare caldo e profumato, scuro, denso e cremoso al punto giusto. Il mio caffè quotidiano, momento prezioso, rito sacrosanto e indispensabile, assolutamente irrinunciabile.

giovedì 4 ottobre 2007

Cake alle olive e speck


Seguendo parzialmente una ricetta che avevo trovato qualche tempo fa e aggiungendoci un po’ del mio, ieri ho sfornato questo fragrante cake salato, che si è rivelato semplice e gustoso, ottimo come piatto unico da servire con una fresca insalata di misticanza e un pinzimonio di crudité. L’ho immaginato anche su una allegra tovaglia a quadri durante una scampagnata o facente parte del buffet di una simpatica cena in piedi e trovo che in entrambi i casi non si sentirebbe affatto fuori posto.

Ingredienti:
250 gr. di farina
4 uova
1 bicchiere di vino bianco
1 bicchiere di olio extra vergine di oliva
2 cucchiai di senape medio-forte
100 gr. di groviera grattugiato
150 gr. di speck piuttosto morbido, a dadini
200 gr. di olive verdi snocciolate
1 bustina di lievito
pepe verde

Preparazione:
In una ciotola versare il vino bianco e sciogliervi dentro la senape, aggiungere l’olio e mescolare bene. Incorporare le uova e con l’aiuto di una frusta amalgamare il tutto. Macinare del pepe verde e mescolare, senza salare. Versare la farina e infine il lievito. Quando l’impasto sarà ben cremoso, aggiungere i dadini di speck, le olive e il groviera grattugiato. Foderare uno stampo da plum cake con carta da forno imburrata e versarci l’impasto. Cuocere in forno a 180° per circa 40 minuti. Servire tiepido.

martedì 2 ottobre 2007

Per sempre poesia


Mamma, avrei voglia di scrivere un testo poetico, hai detto. I tempi cambiano, si sa, e per sottolinearlo e confonderci un po’ la scuola cambia anche il nome alle cose. Sui miei quaderni, i pensierini crescendo si trasformavano in temi. Adesso, grandi o piccoli che siano, son tutti testi. E i quaderni, ingrassati da indigestioni di vocali e consonanti, son diventati quadernoni. Anche le poesie hanno cambiato nome, con buona pace di Pascoli e Ungaretti, trattasi adesso di testi poetici. Un testo poetico?, ti ho risposto, che bella cosa. E su cosa lo vorresti scrivere?, ti ho chiesto abbracciandoti. Sui libri, mamma, mi piacciono così tanto che vorrei scrivere cosa penso di loro. Ho delle parole dentro che avrei voglia di far uscire fuori, hai detto guardandomi seria. Fallo allora, fallo figlia mia, ti ho detto mentre il mio cuore saltava un battito, che le parole e i pensieri non si devono mai tenere chiusi. Vanno liberati, come uccellini chiusi in gabbia, da far volare in alto fino a quando incontrano il blu del cielo. E tu l’hai fatto, un po’ emozionata e un po’ stupita da ciò che stava uscendo dal tuo cuore per prender forma sulla carta. La tua prima poesia. Che ti auguro di essere la prima di una lunga serie, che ti aiuterà a vedere, a sentire, a percepire, ad ascoltare, a gustare e ad amare la vita che ti scorrerà tra le mani. Mi sento felice mamma, mi hai detto poi, come dopo che si è fatta una cosa bella. L’hai fatta, amore mio, l’hai fatta. In una luminosa mattina di fine Settembre sul lungomare di Capraia, hai fatto una cosa bellissima. E tua madre, attonita, ancora stenta a crederlo. E per lei, si tratterà per sempre di poesia.

"Un libro è "

Un libro è una gioia
un mare che scorre dentro di te
un fiocco di neve che cade sul tuo cuore.
Un libro non ti fa mai sentire sola
è un sentimento che ti accompagna
tristezza, paura, amore.
Un libro è una fata
che con la sua bacchetta magica
rende incantevole quello che leggi.
Un libro è tutto quello che pensi
che ti adora
e che non ti abbandonerà mai.

(il mio pulcino di 8 anni – 30 Settembre 2007, Isola di Capraia
)

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