Tredici mila chili di arcobaleni a strisce
a volte è proprio bravo chi è che ti capisce
da cavalcar nel vento come un puledro moro
e scivolare in fondo a caccia del tesoro.
Tredici oceani ricchi di pesci e di balene
e tuffi in fondo al blu insieme alle sirene
miliardi di conchiglie e onde con la cresta
anche se è una piscina è qui la vera festa.
Tredici leghe e ancora di passi e di saltelli
corse a perdifiato e impavidi duelli
prati verdi in discesa da farci capriole
se lo decidi tu vai dritta fino al sole.
Tredici lune a punta per dondolarti lenta
nel buio della notte che niente ti spaventa
e sogni attorcigliati di brividi e rugiada
finché la luce arriva e nebbia la dirada.
Tredici fate in cerchio a prenderti per mano
i balli e le risate ad intonare un brano
musica intorno al cuore come una melodia
passi di danza incantano con rara maestria.
Tredici fiamme bruciano intense nei tuoi occhi
a me pare impossibile sentir questi rintocchi
mi volto e vedo un fiocco appeso sul portone
ti guardo e sei già grande non più nel mio pancione.
Tredici e ancora mille fiocchi di neve pura
da ascoltare in silenzio sui monti o giù in pianura
per diventar regina d’inverno e primavera
il cuore batte forte proprio per te stasera.
sabato 28 luglio 2012
venerdì 13 luglio 2012
Ferie after-hours
E' strano questo luglio, diverso da tutti gli altri lugli, si dice lugli? mi sa di no, e non solo per il caldo record che lo ha fatto schizzare ai vertici della hit parade estiva degli ultimi cinquant’anni. In genere è un mese fiacco, addormentato dall’afa e dalla solitudine di una città già mezza vuota, un mese in stand-by, in attesa delle vacanze e dei primi temporali, dove spesso le cose più interessanti da fare si riducevano al guardare qualche stanca replica televisiva ed a fulminare a suon di racchettate le sventurate zanzare che si azzardavano ad entrare in casa. Questo luglio invece mi sta sorprendendo con un’identità nuova, nottambula e festaiola, dove passato il tramonto ogni occasione è buona per uscire e far qualcosa. Ecco quindi fiorire cene in pizzeria con amici e figliolanza, spettacoli estivi, apericene, cinema all’aperto e perfino un Lago dei Cigni. Caspita, praticamente impossibile riuscire a trovare un buco libero nel mio carnet. E se anche restiamo in casa, vai di tivù spenta e via con una serata di letture come quella di ieri sera, dove io e la pulcina ci siamo godute il silenzio e la notte, ognuna immersa nella lettura del suo libro ma contemporaneamente in compagnia dell’altra. No, non è affatto male questo luglio cittadino, con i negozi che restano aperti fino a mezzanotte per combattere la crisi e offrire un diverso modo di fare shopping ai saldi, che sembra quasi di essere a Viareggio in passeggiata per le classiche vasche del dopocena. E se ci scappa un bellissimo paio di jeans al prezzo di una maglietta, ancora meglio. E poi un po’ di ferie le abbiamo già fatte, ed altre verranno ancora quando molti staranno tornando, e nel mezzo possiamo metterci dei giorni proprio così, climatizzati, austeri e lavorativi durante il giorno, ciarlieri e giocosi sotto le stelle. Praticamente delle mini-ferie in pillole da prendere ogni giorno. Una specie di cura vitaminica, come la pasticca rosa che ogni mattina metto accanto alla tazza della colazione della pulcina. E si sa, le vitamine fanno sempre bene.
mercoledì 4 luglio 2012
Fuori dal mondo
A volte una vacanza deve anche essere così, fuori dal mondo per una settimana, l’auto dimenticata nel parcheggio oltre la sbarra, e giorni pieni solo di mare e di sole, dove le uniche preoccupazioni sono quelle di spalmarsi di fattore trenta, di ricordarsi di prenotare la canoa e di non perdersi lo spettacolo serale. Per il resto, ore passate a leggere a bordo piscina, a camminare in riva al mare raccogliendo ciottoli così bianchi, levigati e rotondi da crederli finti e messi lì appositamente dall’azienda turistica, a ridere ballando la sigla sotto le stelle come una ragazzina, ad asciugarsi le lacrime che escono furtive alla vista di mia figlia con l’erogatore in bocca scomparire per la prima volta tra i flutti lasciando una scia di bollicine. La vita di villaggio è così, a metà strada tra fiaba e finzione, e così deve assolutamente essere, per potersi davvero chiudere la porta alle spalle e staccare la spina di qualsiasi filo mi tenga ancorata alla realtà, ed immergersi in un luogo perfetto, circondata da prati verdissimi, mare turchese e olivi secolari dai tronchi immensi, le cui grinze ospitano nidi abitati da neonati uccellini col becco spalancato. Non pensare a nulla, non voler sapere nulla di quel che succede al di là di quella sbarra, disintossicarsi da tutto ciò che ci avvolge nella vita di ogni giorno e riuscire a dimenticarsene davvero, tanto da guardare con occhi torvi il cellulare che improvvisamente prende vita ed essere tentati di spengerlo senza rispondere. Certo, trascorrere un’intera estate così, come fantasticavamo con la pulcina mentre andavamo in giro in pareo e infradito, alla fine potrebbe forse essere noioso, magari dopo un po’ tornerebbe prepotente il desiderio di accendere la tivù per ascoltare un telegiornale o potremmo venir travolti da una crisi di astinenza da stress lavorativo o da un attacco di nostalgia per la coda alla cassa del supermercato, chissà. Per quanto mi riguarda, ne dubito fortemente. Sono sicura che la parola noia non apparirebbe mai nel mio dizionario, nemmeno a settembre inoltrato, quando fossimo rimasti soli, obbligati a passare il tempo giocando a carte col bagnino ed il capo villaggio.
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