venerdì 29 febbraio 2008
Quindici anni (ben nascosti)
Con sorpresa e un pizzico di orgoglio mi sono accorta che c’erano ancora, non erano scappati via abbandonandomi alla mercè della maturità, della saggezza e anche del rimbecillimento, tutto quello che arriva, insomma, più o meno dagli “anta” in poi. No, sorpresa delle sorprese, i miei quindici anni erano ancora lì dentro di me, ben nascosti, polverosi e un po’ addormentati dal mio essermene troppo spesso dimenticata, ma ancora ben presenti all’appello. Bastava solo farli scattare sull’attenti con la parola giusta, cosa non facile da trovare così sui due piedi nella vita routinaria di una quarantenne che si barcamena tra i batticuori del bucato e le forti emozioni di un raffreddore. Poi, su segnalazione della Coniglia, mi sono imbattuta in un libro inconsueto, leggero ma intrigante, divertente, romantico e con quel tocco thriller che non guastava affatto. Quello che mi ci vuole in questo momento, ho pensato. Il fatto che si trovasse in mezzo alle letture per teenagers mi ha fatta quasi desistere, mi sembrava ridicolo, poi però chissenefrega, del resto anche Harry Potter mica lo leggono soltanto i ragazzini. Così mi son buttata a capofitto tra le pagine, curiosa e divertita. L’ho divorato in un battibaleno e, caspita che effetto, ringiovanente è dir poco. Molto meglio di un’endovena di ginseng o di un impianto al silicone. Ho ritrovato la quindicenne che è in me, trepidante, appassionata, gli occhi a cuoricino, a immedesimarsi nella protagonista e a spasimare per il suo bellissimo e paurosissimo boyfriend. Un vero e proprio lifting al mio umore e al mio cervello. E non è certo poca cosa.
giovedì 28 febbraio 2008
Buon viaggio
Non ti dirò addio, ma arrivederci. Benché la tua partenza rientri nella naturalità degli eventi, è questo senso di definitivo che mi spaventa un po'. Nascita, morte, nessuno ne sfugge, siamo tutti di passaggio, anche se spesso tendiamo a dimenticarlo. Avendo già spento la tua centesima candelina, forse non sei sorpresa più di tanto nemmeno tu che sia giunto il momento di partire per sempre e poter finalmente raggiungere tuo marito dopo così tanti anni di lontananza. Ne avrete di cose da raccontarvi. I tuoi tre figli ti accarezzano con lo sguardo un po' umido e un po' stanco. I tuoi nove nipoti ripensano al tuo sguardo azzurro mentre qualche lacrima riga le guance e i nasi vengono soffiati in silenzio. Mio marito è tra loro e anche se non dice niente sono i suoi occhi a parlare, e quante cose dicono. I tuoi sette bisnipoti non ci sono tutti, chi è all'asilo, chi è malato, ma la picci e sua cugina si tengono per mano, serie e stranamente silenziose, anche se ogni tanto si scambiano un sorriso. Che strana che dev'essere la morte agli occhi di un bambino. Quando ha saputo, si è rabbuiata, è scoppiata a piangere, ha chiesto se avresti continuato a guardarla dal cielo, è rimasta pensierosa, poi è tornata a illuminarsi. Io ti ricorderò sempre per quella grandissima persona che eri, così speciale e unica, tanto diversa da come uno si può immaginare una nonna. Ti rivedo con le infinite varietà di bulbi da piantare e trapiantare, con i libri di storia e di arte che affollavano il tuo tavolino, le decine di foto incorniciate in argento che amavi guardare in solitudine, con i racconti dei tuoi viaggi e della tua vita, con quell'auto piccola e veloce che fino a pochi anni fa hai guidato imperterrita prendendo le curve che portavano a casa tua come fossi stata al Rally dell'Elba, con la tua vena british che saltava fuori nei momenti più impensati a ricordarci le tue origini, con la tua classe e intelligenza fuori dal comune. Buon viaggio, cara nonna, il tuo ricordo resterà per sempre con noi.
venerdì 22 febbraio 2008
Giù le mani dalla libertà
Sto leggendo molto in questi giorni. Sto anche riflettendo molto. Le questioni che mi stanno a cuore sono quelle che mi fanno pensare di più. Penso che ogni donna del mondo abbia eguali diritti. Penso anche che ogni donna del mondo debba avere eguale libertà. Libertà di pensare, di agire, di credere, di scegliere. Si può arrivare a scegliere di rinunciare a una vita che sta nascendo dentro di noi per molteplici motivi, e nessuno di questi sarà mai facile o spensierato. Sarà comunque un dolore, una ferita aperta per sempre, un tatuaggio indelebile sul cuore. Ma credo importante, fondamentale, essenziale e imprescindibile che si debba poterlo scegliere. Non ha alcuna importanza se io lo farei o non lo farei, non è così che si devono giudicare le scelte altrui. Qualcuno ha detto che la mia libertà finisce dove inizia quella di un'altra persona. Vorrei che fosse davvero così. E' per questo che da oggi appare un banner rosa su questo strambo diario delle mie emozioni. Perché voglio difendere quella libertà.
giovedì 21 febbraio 2008
Aria di zucchero
Oggi ho annusato l'aria, come i cani quando escono dalla porta e prima di iniziare a perlustrare il giardino rivolgono il naso in su e sniffano pensierosi. E tra l'avvertire nitidamente quello zucchero e sorridere sarà intercorso sì e no un nanosecondo. Era lì, caspiterina, era arrivata, l'aria dolce e lenta della primavera aveva riempito il cielo di nascosto, senza fare troppo rumore, per cogliermi di sorpresa e farmi un regalo. E mentre i miei occhi si soffermano sulla lucentezza del sole che dona nuovi riflessi ai colori che mi circondano, nella mia mente si susseguono immagini, odori, profumi, li sento solo io ma che importa, ne sono circondata, avvolta. Le ciocche di lillà nel vaso di vetro trasparente, una torta di riso da sfornare, i cipressi che svettano fieri come corazzieri mentre la mia schiena curva raccoglie gli anemoni, le rose gialle sul porticato, il ronzio delle api che lavorano instancabili, la nevicata di petali del mio albicocco, le piogge scherzose e improvvise e quell'odore di erba bagnata e pozzanghere. Non credo che resterà, ha ancora altri giri da fare, un po' di shopping perbacco, ché una signora prima di trasferirsi definitivamente avrà pur diritto a comprarsi un abitino nuovo, o solo una collana magari, di quelle a sfere di plastica extralarge color confetto o caramella che già strabordano dalle vetrine. Io l'ho già salutata, abbracciata, come si fa con una vecchia amica che non vediamo da un po'. Così, quando arriverà davvero, per me sarà solo un graditissimo ritorno.
mercoledì 20 febbraio 2008
Colpo di fulmine
Non ho mai creduto molto ai colpi di fulmine. Per una femmina poi, figurarsi, che idiozia. Decisamente out of the question. Avrei capito un batticuore devastante per l'irraggiungibile e brizzolatissimo uomo dei miei sogni o per uno scambio di sguardi con il fascinoso Piroso di La7, che bello non è ma che ha quel-certo-non-so-che che mi attizza non poco. Mai avrei pensato che la freccia di Cupido potesse scoccare per una signorina in rosa, sportiva e attraente, che sembrava fatta apposta per me. Che quando l'ho guardata attraverso il vetro ho subito pensato di fidanzarmici, per poi frenarmi pensando al suo status sicuramente irraggiungibile, per poi soffermarmi incredula sulla scritta che campeggiava lì vicino che sogno o son desta declamava un rotondissimo cinquantapercento, per tornare infine a rimirarla con ghigno soddisfatto e l'aria di quella che già sapeva che l'avrebbe conquistata in un baleno. Detto, fatto. L'ho presa sottobraccio, morbida, intrigante, di un rosa cipria delizioso, un po' melenso e un po' velo di cipolla, assolutamente trendy, che ben s'intonerà al mio trench nero nuovo di zecca, al lunghissimo filo di perle rosa, alle ballerine argento e a quel po' di abbronzatura che prima o poi arriverà. L'ho stretta a me e l'ho fatta mia. E come per tutte le unioni ufficiali che si rispettino, mi sono state comunicate le sue generalità, nome Paradise Angel, ma quanta poesia, data di nascita 4 Agosto 2007, praticamente una giovincella. Carta di credito alla mano e sorriso a trentadue denti, ce ne siamo uscite dal negozio insieme. Che bella coppia. Quando nasce un amore c'è poco da fare. Si vede.
lunedì 18 febbraio 2008
Aquiloni
Ne ho visti molti, ieri. Osservavo il cielo limpido e brillante come uno zaffiro mentre i raggi del sole si intiepidivano sulla mia fronte e socchiudendo gli occhi come un gatto ho liberato la mente e sono rimasta in attesa dei pensieri, quelli vaganti, che arrivano improvvisi, fugaci, una macchia di colore, un alito di vento. Aquiloni che si rincorrono dietro agli occhi. Ho pensato a quanto mi sei mancata, mamma, in quei pomeriggi silenziosi di primavera mentre sceglievo il macramè, valutavo l’orlo a frullino e la sarta mi disse che ero la prima sposa che andava a scegliersi l’abito da sola. Ho pensato a quanto mi manchi quando le sue parole feriscono più dei coltelli e al tuo cospetto non posso far altro che ingoiarle e sorriderti. Ho pensato che se tornassi indietro non farei le stesse scelte e non percorrerei la stessa strada e poi ho pensato che invece sì, forse farei proprio così perché alla fine non avrei potuto fare diversamente e il destino non si cambia. Ho pensato a questa voglia di nulla, di lasciatemi stare, sono stanca di tutto, arenata, come una barca quando la marea si ritira e la lascia lì, ferma e storta, con la vecchia chiglia corrosa bene in vista, e mi accorgo che apatia fa spesso rima con infelicità. Ho pensato alla promessa che ci siamo scambiati e alla sua inutilità, ché quando ti accorgi che il cuore si è svuotato c’è ben poco da fare e il castello del re altro non è che un castello di carte che al minimo scossone cade al suolo sparpagliando picche, fiori e soprattutto cuori. Poi il sole è calato ed un brivido di freddo mi ha fatto aprire gli occhi. Gli aquiloni erano scomparsi.
giovedì 14 febbraio 2008
Il giorno del cuore
A chi ama il gatto e a chi ama fare le fusa. A chi ama i bambini e a chi ama i nonni. A chi ama i cani e a chi ama accoccolarsi sul divano. A chi ama la moglie e a chi ama la moglie di un altro. A chi ama in silenzio e a chi ama ad alta voce. A chi ama le montagne e a chi ama le montagne russe. A chi ama il mare e a chi ama marinare la scuola. A chi ama il bianco e a chi ama i neri. A chi ama leggere e a chi ama essere letto. A chi ama dormire e a chi ama sognare. A chi ama la Ferrari e a chi ama la bicicletta. A chi ama il mouse e a chi ama il topo di biblioteca. A chi ama l'oggi e a chi ama il domani. A chi batte forte il cuore, felice San Valentino.
mercoledì 13 febbraio 2008
Mio
Chissà se anche i meneghini la pensano allo stesso modo sulla madunina e i romani per il Colosseo. Io so solo che ti sento mio, che tutte le volte che il mio sguardo cade sulle tue pareti curve e rosee sorrido senza accorgermene, che quando la tua lanterna fa capolino tra i tetti mentre il bus sfreccia veloce o i miei piedi percorrono le stradine del centro mi sento protetta e riparata dalla tua mole, come il gigante buono del Carosello della Ferrero di quand'ero bambina. Eppure questa città che a volte odio ma che alla fine amo con tutta me stessa ne ha tanti di simboli, ma il Ponte Vecchio, il David e la Torre di Arnolfo li lascio ai turisti e alle loro macchine fotografiche spianate ad ogni angolo di strada. Tu invece ti sento mio, chissà mai perché. Forse perché quando da piccina ho varcato per la prima volta la tua soglia con la mia mamma non mi sono sentita intimidita ma accolta, quando ancora si poteva entrare liberamente e pregare se se ne aveva voglia o solo stare un po' seduti e lasciar correre lo sguardo tutto intorno mentre alle narici arrivava quel vago odore di secoli, incenso e candele. Perché quando da ragazzina ti ho scalato in quattro e quattr'otto per emergere poi nel cielo e nel sole mi sono sentita in cima alla città, in cima al mondo, il mio. Perché quando la picci ti ha scalato per la prima volta pochi giorni fa mi ha detto che sei davvero bello, che le scale erano ripide, che in cima c'era tanto vento, che ha guardato negli occhi gli angeli dei tuoi affreschi e che mamma nella cripta c'erano tombe a gogò e non ho potuto trattenere una risata. Perché tra le tue mura ho avuto la mia Cresima, fatta da grande e proprio per questo ancora più bella perché bello è stato il suo percorso, la messa in discussione, il senso di ricerca dentro e fuori di me. Perché nonostante tu abbia visto passare di tutto, dai muli ai cavalli, dai carretti alle carrozze, dalle prime vetture ai torpedoni di giapponesi, dagli autobus alle migliaia di scooters e forse anche una tramvia, tu sei sempre lì, bello e fiero, mi guardi, ti guardo e, oggi come allora, ti amo.
lunedì 11 febbraio 2008
Il gioco dell'oca
Il fatto di avere il marito sommelier presenta indubbiamente i suoi vantaggi, anche per una pressoché astemia come la Gallina. Arrivano in casa mezze bottiglie dei vini più rari o pregiati, residui delle degustazioni serali che il Galletto vuol finire di assaggiare in santa pace dopo che il nobile liquido abbia ben respirato, che io verso a sua insaputa nel ragù e ti credo che poi viene così buono. Arrivano in casa calici di varie forme e dimensioni, tutti spaiati ma che importa visto il ritmo con il quale li frantumo, e poi pare che sia fashion apparecchiare la tavola con calici rigorosamente diversi gli uni dagli altri. Arrivano in casa anche inviti a degustazioni e serate enogastronomiche e se le prime mi lasciano piuttosto indifferente, alle seconde partecipo invece con sommo piacere, come quella di ieri sera, dedicata al foie gras e relativi abbinamenti enologici. Qualche giorno prima, leggendo sul giornale che in Francia c’è chi sta mettendo in discussione il foie gras e i metodi non propriamente animalisti con i quali viene prodotto, avevo provato in realtà un po’ di compassione per le povere oche e anatre costrette a mangiare con la forza, ma ieri sera, quando mi sono trovata al cospetto di bloc e torchon accompagnati da gocce di aceto balsamico, confetture e papaia caramellata con chicchi di melagrana, ho messo a tacere ogni remora e mi sono fatta travolgere dai piaceri della tavola, papille gustative a briglia sciolta, olfatto in piena libertà e gioia infinita della mente. Anche i bianchi alsaziani che accompagnavano queste prelibatezze erano di prim’ordine e il tutto si traduceva in delle accoppiate assolutamente vincenti, come un cavaliere bello e gentile che accompagna la sua dama al ballo prendendola amorevolmente sotto il braccio e danzando con lei tutta la sera. Ringraziando infinitamente gli interpreti, mi sono accomodata in platea e mi sono assolutamente gustata lo spettacolo.
venerdì 8 febbraio 2008
Material girl
Vorrei i capelli lisci come spaghetti al posto di quest’ammasso informe e stopposo che nemmeno una piega al 220. Vorrei un bel bungalow overwater alle Maldive dove veder guizzare trigoni e pesci chirurgo al posto di questa finestra su cortile con tanto di guano e piccioni. Vorrei una chaise longue in cavallino dove rilassarmi in compagnia di un buon libro al posto di questa sedia girevole semiscassata farcita di polvere e macchie di chissacché. Vorrei un trilogy di quelli da aver paura che ti taglino il dito al posto di questo vecchio anello in argento senz’arte né parte. Vorrei delle unghie perfette e americane con accuratissimo french al posto di queste schifezzuole corte da preparazione pinzimonio e strofinamenti con Glassex. Vorrei una limousine con tanto di autista in livrea e pasticcini per il tragitto al posto di questi bus stracarichi pieni di ogni sorta di facce e di odori. Vorrei un bel tacco dodici delle Tropeziennes da camminarci anche al supermercato al posto dell’ennesimo paio di sneakers comode e sportive che cominciano a farmi tanto Rosy Bindi. Vorrei un tavolo riservato al ristorante stellato dove assaggiare portate a non finire socchiudendo gli occhi e la mente al posto di un avanzo di ieri sera da riscaldare nel microonde tra la De Filippi e la D’Eusanio. Oggi mi sento molto materiale. Eccheccavolo.
giovedì 7 febbraio 2008
Buonanotte non basta
Buonanotte non basta. Nemmeno buonanotte amore. La formula da recitare è una sola e non la si può cambiare. Giammai. E’ il nostro rito, la consuetudine che ci fa mettere il cuore in pace, accantonare pensieri e progetti e ti fa chiudere gli occhi lentamente, con quel sospiro da cucciolo nel cesto e un mezzo sorriso che si increspa lievemente. Sogni d’oro, d’argento, di cristallo e tanti brillantini rosa. E’ questo quello che devo dirti e guai a cambiare una virgola, sennò non vale mamma, hai sbagliato. E’ la nostra password speciale, quella ci prepara ad un’altra notte e ad un altro risveglio. La tua treccia bionda sul cuscino, il piumino sotto il mento, l’altro lato del letto affollato dalla truppa di My Doll, un papero, un coniglio e i due Kaloo che ti seguono fin dalla culla. I segreti dell’ultim’ora, quelli detti con la vocina un po’ miele e un po’ pepe, oggi ho detto a Niccolò che voglio essere la sua fidanzata anche se lui ne ha già altre quattro e lui ha detto che gli va bene lo stesso. E chiamalo scemo. E poi l’abbraccio, lungo, caldo, e respiro il tuo odore inconfondibile mentre ti bacio le gote soffici. Nanna adesso, che la mattina non vuoi mai alzarti. Faccio per andar via ma mi richiami sempre, un altro bacio, un altro cocco, un altro segreto. Sogni d’oro, d’argento, di cristallo e tanti brillantini rosa. Stavolta, per davvero.
martedì 5 febbraio 2008
Nessuno è perfetto
Denso e vischioso come melassa. Nebbia fitta e bianca che mi toglie il fiato. Spire attorcigliate alle mie gambe. E io qui, immobile e cupa, insieme al mio senso di colpa. Ai miei tanti sensi di colpa, che stamani sono esplosi tutti insieme, uscendo dal cassetto dove li tengo a bada e sotto chiave. Devo averlo inavvertitamente lasciato socchiuso e loro ne hanno approfittato per uscire allo scoperto, godersi un po’ di libertà e invadermi così, deliberatamente, senza preavviso né un briciolo di compassione. Eccoli qua, tutti davanti a me in fila indiana, come tanti soldatini pronti a premere sul grilletto, a farmi fuori senza tante moine né cerimonie, ognuno a reclamare a gran voce i miei torti. Li ascolto uno ad uno, attentamente. Non sono una brava madre quando grido e strepito, come ieri sera, sfogando rabbia e nervosismo su di te e poi accorgermi di aver sbagliato, di aver preso un granchio bello grosso, mentre nelle tue lacrime si rifletteva tutta la mia stupidità. Non sono una brava moglie quando dalle mie labbra escono parole dure, stanche, stufe di tutto, di tutti e anche di te, e non mi accorgo che non sono la sola a dover combattere ogni giorno. Non sono una brava figlia quando dovrei esserci più spesso nelle vostre vite ormai giunte al capolinea e invece mi lascio trasportare dalla corrente e dal mio egoismo che per difesa mi tengono lontana. Non sono brava, non sono buona, non sono speciale, non sono niente. Il processo è finito, condannata senz’appello. Uno ad uno sfilano nuovamente davanti a me, silenziosi, pronti a rientrare nel cassetto che stavolta starò attenta a chiudere bene a chiave. La mezz’ora d’aria gli ha fatto bene, però. Li ha alleggeriti, ammorbiditi, mitigati. E a ben guardare, i fucili del plotone d’esecuzione eran caricati a salve. Lentamente mi accorgo di riuscire ancora a respirare, a muovermi, a pensare.
venerdì 1 febbraio 2008
Aria di festa
Si preannuncia uno di quei fine settimana scoppiettanti, tra maschere da sistemare all’ultimo momento, idraulici da domare come tigri al circo e i miei colpi di tosse che fanno concorrenza ai petardi. Ma tanto è Carnevale, ogni scherzo vale, no? Così apriremo le danze stasera con la festa scolastica della picci in versione spagnola bionda ché mica tutte le spagnole son more per forza, in orario da grandi caspiterina, non tanto per lei che si pavoneggia già con l’idea di essere ripresa alle ventidue, ma per noi che ce ne potremo andare a cena al cinese dopo non so più quanti anni. In due seduti al tavolino? non ricordo, anzi forse ho proprio rimosso. E magari tra un involtino primavera e un riso alla cantonese finiremo anche per non litigare, chissà, visto che le discussioni sono ormai diventate la nostra colonna sonora quotidiana. La kermesse proseguirà con un sabato dedicato ai preventivi di sanitari e pavimenti, un Cervino tutto da stirare che occhieggia spavaldo dal cesto di vimini e il Carnevale dei lupetti di esse vestiti, dove la pulcina si trasformerà in una strega in tulle nero e neri ragnetti appena finiti di attaccare. Le celebrazioni termineranno domenica con baccanale pomeridiano dove un’orda di fanciulli aiuterà una bimba a spegnere le candeline e dove un’altrettanto accanita orda di madri si dedicherà a ciane e gossip di vario genere ché tutto fa brodo in queste occasioni, e sarà la volta della figlia in versione Will Vandom e relativa madre in versione ti conosco mascherina, ché anche alla Gallina piace giocare, diciamocela tutta. Dopodiché, se sarò sopravvissuta, potrò anche dire di essermi divertita.
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