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mercoledì 16 ottobre 2013

Distillerie aperte: storie di famiglie, di grappe e alambicchi....

             


Porta la firma di "Made in Vicenza" l'organizzazione di "Distillerie aperte", l'evento che mette in risalto il distillato italiano per eccellenza: la grappa.
Novità del 2013 è stata la presenza di blogger del settore enogastronomico, che hanno partecipato alle visite guidate nelle distillerie e goduto di un weekend all'insegna delle degustazioni.
Cinque sono state le aziende prese in considerazione, cinque differenti realtà che hanno come comune denominatore la passione e la dedizione al lavoro, con in più il rispetto per le tradizioni di famiglia, alcune delle quali sono molto antiche, altre invece sono di più recente costituzione.






Le acquaviti o distillati si preparano per distillazione di alcune bevande alcoliche, o per fermentazione e successiva distillazione, di prodotti ricchi di zuccheri o amidi. La loro gradazione alcolica oscilla mediamente tra i 38 e 60° di etanolo in volumi, ma la media in commercio si aggira intorno ai 40°.
Il distillatore classico è l'alambicco, che funziona a ciclo discontinuo ed é formato da una caldaia in rame contenente quattro cestelli bucherellati sul fondo; dalla colonna di distillazione, composta da nove piatti a campanelle; da un condensatore a serpentina, immerso nell'acqua fredda, attraverso il quale i vapori alcolici si condensano e fuoriescono come liquidi; dalla campana di saggio, che misura la gradazione alcolica; dal misuratore fiscale e recipiente di raccolta.


             

Dopo la vinificazione, il vino viene separato dalle vinacce. Queste vengono inserite nei cestelli bucherellati e scaldate dal vapore emesso dal fondo della caldaia. Qui inizia un gioco di vapori e evaporazioni alcoliche che, condensandosi nella serpentina, fanno fuoriuscire la grappa.
La prima e l'ultima frazione, la "testa" e la "coda", vengono eliminate per la loro tossicità e perché conferiscono odori e sapori sgradevoli. É quella centrale, il "cuore", la parte "nobile", che costituisce quindi il distillato.
Dopo essere stata sottoposta a misurazione fiscale, la grappa viene fatta maturare in serbatoi di acciaio per almeno un anno, in caso di grappa giovane; e in barrique di rovere per alcuni anni, in caso di grappa invecchiata. Poi viene imbottigliata.



Distilleria Poli. "La grappa a modo mio"
Corre l'anno 1898 quando Giobatta, detto Titta, spinto dalla sua passione per la grappa, monta un piccolo alambicco clandestino su un carretto e va girovagando di casa in casa, a distillare vinacce. Si arriva ai giorni nostri con Jacopo, Barbara, Andrea e Cristina, moglie di Jacopo, passando per i progressi di nonno Giovanni e alle modifiche apportate da papà Toni.
   
Pur lavorando artigianalmente con uno dei più antichi alambicchi ancora in funzione, per le sue dimensioni, quella dei Poli sembra un'industria a tutti gli effetti. Questo grazie al lavoro di marketing di Jacopo che ha portato alto il nome in giro per il mondo.
Sono solo vinacce fresche D.O.C. della Pedemontana veneta che vengono impiegate per la produzione di una vasta gamma di grappe che racchiudono i sapori antichi di una famiglia molto attenta al rispetto della materia prima e dei metodi di produzione originali, non perdendo però mai di vista il consumatore perché "distillare grappe é semplice, bastano vinacce fresche e 100 anni di esperienza" (cit. J. Poli).

 

Conclude la visita una divertente e godereccia seduta (di degustazione) "spiritica"al buio, che evoca l'antenato Giobatta



Distilleria Schiavo. "Un piacere senza tempo"

     

Una realtà giunta alla quarta generazione con Marco, giovane produttore che conduce da solo l'attività familiare e custodisce orgogliosamente documenti e oggetti di una tradizione portata avanti con il cuore, oltre che con testa.



Sei sono le caldaie dell'alambicco di rame a ciclo discontinuo impiegate per le "cotte" di vinacce fresche e selezionate nella zona che si estende dal Valpolicella al Trevigiano, che la Schiavo utilizza per una produzione di grappe, distillati d'uva e liquori. 


Particolare menzione merita "Anno Decimo", liquore al sapore di prugna e mandorla, studiato da lui stesso per l' impiego anche in pasticceria, altra sua grande passione.



Distilleria LI.DI.A. "LIquori, DIstillati e Affini"
Per le grappe di questa distilleria il Look è colorato e brioso, unico nel suo genere, tanto prezioso che è stato coperto da brevetto. Ogni confezione ha incarto di un suo proprio colore che ne contraddistingue l’aroma di grappa.


L'azienda pur essendo giovane, ha già la sua storia, infatti è stata fondata nel secondo dopoguerra da nonna Lidia, donna di grande spessore, che aveva l'abitudine di offrire un goccino di grappa ai ciclisti che pedalavano lungo la strada davanti alla distilleria. Nei racconti di Elena, la nipote che assieme al marito porta avanti l'attività, si evince che era una maestra nella preparazione di liquori: il suo "bombardino" rimaneva sorprendentemente compatto e non c'era bisogno di agitare la bottiglia prima di versarlo nel bicchierino.
Per l'impianto discontinuo a quattro caldaiette in rame, le vinacce selezionate sono freschissime, umide e profumate, e provengono dai colli Berici e Euganei, con partite dall'Alto Adige e Emilia.



Distilleria Dal Toso Rino e figlio. "La grappa è un bene da tutelare"



Da Rino e Sergio Dal Toso, azienda nata all'inizio degli anni '60 dopo la scissione dalla distilleria di famiglia da parte di Rino, si distillano grappe tipicamente venete, di forte carattere, da vinacce miste, senza trascurare comunque la richiesta di prodotti più morbidi. Peculiarità di questa distilleria é l'alambicco a ciclo discontinuo a 6 caldaiette tutto in acciaio: "Richiede meno manutenzione e dà più sicurezza", dice Sergio, attuale titolare dell'azienda.


Gradevole è il Grappiz, aperitivo rivisitazione dello spritz veneziano, che vede il vino bianco sostituito dalla grappa al moscato

Distilleria F.lli Brunello. " Profumo di antico, sapore di moderno"
Quando l'azienda apre i battenti, è il 1840. L'Italia era divisa in piccoli stati e l'unità dello Stato era ancora molto lontana. Tutto questo conferisce alla distilleria un'aura un po' "retro".



Posizionata a Montegalda, tra i colli Berici e quelli Euganei, una struttura cinquecentesca di campagna é la sede della distilleria più antica d'Italia, di un B&B e del ristorante "Da Culata", dove si prepara il baccalà in tutte le sue declinazioni.


Eredi di una nonna che é stata tra le prime donne imprenditrici della storia, Giovanni, Paolo e Stefano producono grappe giovani, invecchiate, distillati d'uva e liquori, frutto di vinacce fresche provenienti non solo dai territori circostanti, ma anche dalla Valpolicella, dalla Toscana e dalla Sicilia per le produzioni più esclusive


Per la distillazione i Brunello si avvalgono di un alambicco storico a ciclo discontinuo, tra i pochi ancora funzionanti nel suo genere, dotato di una batteria di quattro caldaiette in rame a vapore diretto e a pressione e temperatura talmente basse da avvicinarsi quasi ad un bagnomaria. 
Le vinacce rosse passano per l'alambicco subito dopo la svinatura per mantenere tutta la loro fragranza. Quelle bianche vengono lasciate a fermentare per circa un mese in piccoli contenitori sigillati per far sì che gli zuccheri vengano trasformati in alcol in modo favorevole alla conservazione dell'aroma.
                                                          








Ristorante Antica Casa Della Malvasia
All'Antica casa della Malvasia, ristorante a quattro passi dalla Basilica palladiana, lo chef rivisita ricette della cucina locale con un gusto particolare nella composizione dei patti.
Fois gras alla grappa su crostini di pane briosciato, creme di zucca e dattero, scaglie di tartufo nero dei Colli Berici; bigoli con l' arna (anatra); sua maestà il baccalà alla vicentina con la polenta; piccione arrosto; variazione di cioccolato e creme.




E come poteva finire la serata se non in maniera "spiritosa"?








lunedì 25 marzo 2013

Identità di Sala a Identità Golose 2013


"Quello che mi aspetto da Identità di Sala è che i contributi dei miei colleghi, assieme al mio, possano essere coordinati con l'obiettivo di offrire un'immagine diversa del nostro mestiere. L'immagine di quello che può essere avendo semplicemente una mente aperta: un lavoro straordinario con enormi possibilità di crescita, soprattutto personale."



Identità Golose 2013



Il servizio è il momento più importante dell'intero processo lavorativo del ristorante. 
Elemento di trait d'union tra produzione, management e cliente, è la componente immateriale che valorizza il cibo, il menu e l'ambiente, comunicando la professionalità dello staff e la filosofia gastronomica del locale.
Diversamente da come veniva considerato fino a qualche tempo fa, oggi il concetto di servizio si è evoluto e, alla convinzione che debba essere impeccabile, rigido e schematico, il fattore umano ha preso il sopravvento sull'aspetto meramente tecnico. Ciò non significa che non si tenga più conto delle regole, quelle sono state codificate e rimangono valide e fondamentali, soprattutto nei ristoranti blasonati, ma si ha lo scopo ben preciso di agevolare il cliente.
E' importante evidenziare che un cliente rimane colpito in modo maggiormente negativo da un cattivo servizio piuttosto che da un cibo scadente, e non perdona la mancanza di attenzione e freddezza.



Identità Golose 2013



"Perché Università di vita? 
Perché si ha la possibilità di conoscere l'uomo, a volte anche lo stesso uomo già conosciuto in tutti i suoi aspetti".


Una calda accoglienza da parte del maître è necessaria per mettere a proprio agio le persone: un sorriso per rompere il ghiaccio, informarsi con tatto se ha prenotato o un gesto cortese, sono dei piccoli  accorgimenti che fanno sentire le persone importanti.
Il cliente può desiderare di parlare o di non essere disturbato, può gradire un vezzeggiamento o di essere trattato con la massima deferenza, può aver voglia di divertirsi o di riflettere. I comportamenti variano di volta in volta, secondo le situazioni, e per questo il servizio va personalizzato. La massima attenzione ai particolari, l'immedesimarsi nella persona per capire i suoi desideri, sono gli atteggiamenti che bisogna attivare. Ad esempio, per clienti abituali si può tener nota dei piatti preferiti e delle abitudini, così si potrà stupire l'ospite con un dettaglio anche banale, ma che dimostra attenzione nei suoi confronti.
Occorre quindi del personale qualificato che abbia voglia di comunicare, che possieda competenza tecnica, conoscenza del prodotto da vendere e che sappia capire quali sono le aspettative del cliente.
Questo per il ristorante significa mettersi costantemente in discussione, continuare la sua formazione per poter raggiungere un'organizzazione e un coordinamento adeguato alle esigenze che vanno via via modificandosi.



Identità Golose 2013
Raffaele Alajmo


"Rivediamo i percorsi di studio delle scuole alberghiere, basta istituti professionali: per come sono congegnati oggi sono fuori tempo, fuori dal mondo reale. Servono scuole serie, veri e propri Licei (professionali) alberghieri. 
[...] 
Cari critici, cominciamo a fare la pagella dei ristoranti equiparando il valore del servizio a quello della cucina. I primi che possono aiutarci a cambiare, a cescere e ad emergere siete voi."



Un po' di Identità Golose:


L'apertura all'auditorium è spettata a Massimiliano Alajmo che ci ha presentato le sue cotture a freddo, la sua pizza al vapore....

Identità Golose 2013   
Identità Golose 2013



....e il premio ricevuto da Chiara Quaglia e Piero Gabrieli del Molino Quaglia

Identità Golose 2013 005



Il grande Massimo Bottura, che ha consigliato ai ragazzi di iscriversi alla qualifica di Sala:
"Perchè tra cinque anni avremo un esercito di chef disoccupati e la Sala senza camerieri"...

Identità Golose 2013 026



Joan Roca e "El trigo verde"

Identità Golose 2013



Cristina Bowerman e la fermentazione 

Identità Golose 2013



Davide Scabin e lo spacefood: la cucina italiana sottovuoto nello spazio

Identità Golose 2013



Simone Padoan e Corrado Assenza a Identità di Pizza

Identità Golose 2013



Lello Ravagnan, patron della pizzeria Grigosis di Mestre, al Food& Wine, egregiamente presentato da Alex

Identità Golose 2013 007 


Arrivederci a Identità Golose 2014





martedì 18 settembre 2012

Prima degustazione di pizze con Petra 100% grano italiano, lievito madre e presidi Slow Food

18 SETTEMBRE: PETRA E IL MOLINO QUAGLIA LANCIANO LA PIZZA 100% ITALIANA
ALLA PIZZERIA GRIGORIS DI CHIRIGNAGO (VE) L'ANTEPRIMA NAZIONALE INSIEME CON SLOW FOOD VENETO
ASPETTANDO LA PIAZZA DELLA PIZZA DEL SALONE DEL GUSTO E TERRA MADRE DI TORINO E PIZZAUP 2012










Dal 18 settembre sarà possibile mangiare pizze 100% italiane. Succede grazie a Petra®, la linea di farine macinate a pietra del Molino Quaglia che a partire da questo mese saranno realizzate esclusivamente con grano italiano.

Il primo appuntamento con il gusto 100% Made in Italy è dunque previsto alle ore 20:00 alla Pizzeria Grigoris di Chirignago (Ve) dove si terrà la prima "Cena dell'Alleanza", organizzata in collaborazione con Slow Food Veneto e basata esclusivamente su una degustazione di pizze realizzate al 100% con ingredienti italiani, farina compresa. Inoltre la serata prevederà la realizzazione di un Master of Food sulla pizza con l'intervento di alcuni attori protagonisti, che da diversi anni dedicano i loro studi e la loro arte al piatto più famoso del mondo.

Sette le pizze in degustazione durante la serata tutte realizzate con Petra®, la farina macinata a pietra nata per far riscoprire il profumo e il sapore del grano, e farcite con ingredienti di altissima qualità, tra i quali anche i Presìdi Slow Food. Questi i produttori dei Presìdi Slow Food coinvolti nella serata: gli antichi pomodori di Napoli sono stati coltivati da Agrigenus - Acerra (Na); la salsiccia rossa di Castelpoto è stata prodotta da Pierpaolo Maio - Castelpoto (Bn); la mortadella classica è stata prodotta da Bonfatti - Cento (Fe); il capocollo di Martina Franca è stato prodotto da Salumi Martina Franca - Martina Franca (Ta); la masculina da magghia è stata pescata da Cooperativa del Golfo - Catania; l'asiago stravecchio di malga è stato prodotto da Miradi Cortese - Malga Verde - Conco (Vi); il monte veronese di malga è stato prodotto da La Casara di Romano Roncolato - Roncà (Vr).

L'impasto di tutte le pizze sarà realizzato con farine di grano tenero italiano Petra® macinate a pietra dal Molino Quaglia (raccolto 2012 di messi da agricoltura integrata nelle provincie di Ferrara e Rovigo) e lievito naturale da pasta madre di Lello Ravagnan; le pizze saranno accompagnate dalle Birre del Birrificio 32 Via dei Birrai.

Il prossimo appuntamento con le pizze 100% italiane sarà nell'ambito del Salone del Gusto e Terra Madre di Torino (25/29 ottobre) dove con Petra®, farina ufficiale della Piazza della Pizza, saranno realizzate tutte le pizze in degustazione. L'incontro successivo sarà a Vighizzolo d'Este (Pd) nella sede del Molino Quaglia con la VI edizione di PizzaUp®, il simposio tecnico sulla pizza italiana che avrà luogo dal 5 al 7 novembre.

La Pizzeria Grigoris si trova a Chirignago (Ve) in via Asseggiano 147.
PRENOTA TELEFONANDO AL N. 041 - 915501Io ci sarò! E voi?? :)

giovedì 30 agosto 2012

Alla ricerca delle origini. Venissa: quando non te l'aspetti, il passato ritorna. 1° parte



Chi pensa che Venezia sia solo una città d'arte gremita da turisti di tutto il mondo, non sa che la laguna che l'abbraccia, accoglie sparsi un po' ovunque innumerevoli isolotti: alcuni abitati, altri solo paludosi che emergono e scompaiono a seconda dell'intensità delle maree.




La storia della Serenissima inizia proprio da questi e dalla fiumana delle invasioni barbariche che hanno caratterizzato il VI secolo.
Unni e Longobardi, portando rovina e terrore, misero in fuga le popolazioni della costa, che trovarono riparo nel rifugio naturale offerto dall'arcipelago paludoso.
La gente di Altino occupò la parte della laguna nord con Torcello (la capitale), Burano, Mazzorbo e Murano e, attraverso opere di bonifica e costruzioni, iniziarono a dar senso ad un paesaggio che fino a quel momento aveva avuto solo un aspetto spettrale.
Sul suolo umido e fertile furono piantati giardini, orti e vigne. Da lì iniziò l'attività agricola che ancor oggi, assieme alle isole di Sant'Erasmo (attualmente presidio Slow Food per la "castraùra", il famoso carciofo violetto) e delle Vignole, è ancora molto attiva.
Ed è proprio a Torcello che Gianluca Bisol si trovava dieci anni fa.
Assieme ad un cliente americano visitava la Basilica. Affascinato dalla bellezza ed incuriosito dalla particolarità dell'ambiente circostante, Bisol scorse nel giardino della signora Nicoletta alcune viti che crescevano selvaggiamente, intersecate a piante ornamentali e fiori.
Parlando con la proprietaria, venne a conoscenza di una vigna sconosciuta: la Dorona.
Che uva sarà mai la Dorona? - Si chiese. I suoi acini erano il colore dell'oro e i suoi grappoli scottavano sotto il sole cocente, nonostante la copertura del folto fogliame.






Non risultava nessuna informazione a riguardo, quasi non fosse mai esistita prima di quel momento. Non c'era traccia neanche in nessun registro. Eppure era proprio il padre della Signora Nicoletta che la coltivava con molta cura da sempre! Doveva avere sicuramente una sua storia!
Scoprì quindi, dopo accurate ricerche con esperti, che si trattava di un vitigno autoctono molto antico, impiegato per la produzione di un vino tanto amato dai Dogi veneziani.
Iniziò il lavoro di recupero delle vigne in giro per le isole. Riuscì a raccoglierne delle altre e a trapiantarle.






La prima vendemmia, nel 2010, ha dato 4880 bottiglie da mezzo litro, 88 Magnum e 88 Jeroboam.
Si tratta di un vino bianco prodotto con il metodo della vinificazione in rosso, detta più propriamente vinificazione con macerazione. Le bucce rimangono nel mosto fermentante per un periodo di tempo di 30 giorni in botti di vetroceramica ad una temperatura di 18°/19°C. L'affinamento avviene poi per 12 mesi, sempre nel vetroceramica.






Particolare e pregiata è anche la bottiglia di vetro di Murano, che presenta una foglia d'oro zecchino applicata a mano al posto dell'etichetta.



Una bottiglia che racchiude in sè l'essenza di Venezia: vino, oro e vetro.  



Analisi sensoriale
"Il vino riflette un colore dorato, ed un'espressione nasale subito speziata, con sensazioni evidenti di camomilla e crema di noce. Al tutto la consistenza è piena e cerosa, con note dominanti di mandorla in armonia con espressioni di mela gialla e miele; in chiusura è leggermente asciutto, e la persistenza è sapida. Al naso, conquistano i ricchi profumi da bianco strutturato. In bocca, sorprendono i sapori da rosso maturo e il ricco estratto secco.
Venissa è un grande vino bianco longevo e quindi perfetto anche da collezione, grazie alla supervisione di un bianchista e un rossista d'eccezione: Desiderio Bisiol, innovativo ed autorevole enologo nelle terre di bianchi, e Roberto Cipresso, esperto di terroir di fama internazionale nelle terre dei rossi."






Oggi il vigneto viene coltivato nel terreno comunale della tenuta murata Venissa a Mazzorbo, che dà il nome a questo pregiatissimo nettare. Sono 2 Ha di terreno adibiti a raccolto: metà a vigneto alle Cantine Bisol di Valdobbiadene; e metà a orti e frutteto, che l'associazione Onlus di Burano ha dato a 10 anziani affinchè lavorassero la terra. I frutti del raccolto vengono in parte tenuti dai coltivatori e in parte dati al ristorante della tenuta, gestito dalla bravissiama chef bellunese Paola Budel.






Ma di questo e della giornata trascorsa al Venissa, ne parlerò prossimamente, nella seconda parte.

To be continued.....







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