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venerdì 4 maggio 2018

Linkedin festeggia 15 anni


Quindici anni fa si utilizzavano ancora i fax per mandare comunicazioni importanti. Ora si è costantemente connessi alle email, alle chat e ai social network: una rivoluzione che ha cambiato anche il modo di cercare (e trovare) lavoro. E uno degli attori principali di questa rivoluzione è LinkedIn, che in questi giorni festeggia i suoi 15 anni di vita.

E proprio l’Italia rappresenta la terza più grande community nazionale di workers 4.0 d’Europa con i suoi oltre 11 milioni di utenti presenti sulla piattaforma. L'Italia si colloca subito dopo Inghilterra (oltre 25 milioni di lavoratori presenti sulla piattaforma) e Francia (16 milioni), e prima della cosiddetta la regione Dach (composta da paesi come Germania, Austria e Svizzera), a quota 11 milioni di membri, e della Spagna, che si ferma a 10 milioni di utenti. La più grande rete professionale online del mondo ha raggiunto gli oltre 562 milioni di utenti a livello globale.

“Quando abbiamo aperto la sede italiana nel 2011 c’erano poco più di due milioni di iscritti al network -ha commentato Marcello Albergoni, Head of Italy di LinkedIn-. Poter annunciare oggi di aver quintuplicato questo numero in poco più di sei anni ci rende orgogliosi del nostro lavoro e di far parte di un progetto che ogni giorno aiuta milioni di persone ad avere successo nella propria carriera. Un risultato che ci fa capire come ciò che abbiamo fatto in questi anni sia stato davvero qualcosa di grande e importante e non vediamo l’ora di raggiungere nuovi traguardi, supportando sempre di più professionisti e aziende a farsi trovare e scoprire”.

Nato nel 2003 come la prima piattaforma di social media per professionisti, LinkedIn ha raggiunto 2.708 utenti nella sua prima settimana e due anni dopo questo numero si è trasformato in 2 milioni di lavoratori iscritti al network. Originariamente pensato per trovare lavoro in maniera semplice e creare connessioni, la piattaforma è diventata velocemente un posto dove i suoi utenti potevano interagire e discutere di argomenti importanti per loro e per il futuro delle loro carriere.

“Proprio come il mondo del lavoro, LinkedIn si è evoluto ed espanso negli ultimi 15 anni trasformandosi e adattandosi alla nuova era digitale, seguendo trend come la veloce crescita del settore tecnologico o il continuo sviluppo di segmenti dell’innovazione come l’intelligenza artificiale, il controllo vocale e la robotica -ha continuato Albergoni-. Come il numero degli utenti italiani presenti sulla nostra piattaforma è cresciuto rapidamente così anche la varietà delle professioni rappresentate è aumentata, evidenziando una grande propensione dei lavoratori peninsulari verso mondi come quello della finanza, della moda, delle startup e dell’industry 4.0, come emerso anche dalle nostre ultime ricerche".

"Un segnale questo che sottolinea come ormai il ventaglio di opportunità presenti sulla nostra piattaforma non si riferisca più a una singola categoria di lavoratori. Che tu sia un pilota o un insegnante di yoga, un venditore o un tester di birre hai a tua disposizione una community di oltre 11 milioni di persone in Italia e oltre mezzo miliardo a livello globale che possono aiutarti a raggiungere i tuoi successi professionali”, ha concluso Albergoni.


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mercoledì 22 giugno 2016

Ho CREATO LINKEDIN nel SOGGIORNO di CASA



OGGI LA VENDO PER 26 MILIARDI DI DOLLARI

Voleva fare l’insegnante per cambiare il mondo. Poi ha scelto la tecnologia come mezzo per connettere le persone e aiutarle a sviluppare se stessi. Reid Hoffman, 49 anni, considerato il filosofo del Web, ha venduto LinkedIn (fondato nel 2003) a Microsoft per 26,2 miliardi di dollari.

Lo chiamano il filosofo del Web. Reid Hoffman, 49 anni, fondatore di LinkedIn, è anche uno dei più 
grandi esperti di investimenti nella Silicon Valley. Prima di fondare di LinkedIn, lavorava come 
responsabile delle relazioni esterne di PayPal. Quando la società entra in Borsa, Hoffman diventa 
multimilionario. Con una parte dei proventi, nel 2003, fonda LinkedIn.

Una laurea all’Università di Stanford in Scienze del comportamento, un master in Filosofia a Oxford, 
siede nei consigli di amministrazione di tantissime startup. 
Ha fatto nascere e crescere PayPal, Zynga, Flickr.


All’inizio della sua carriera lei voleva fare l’insegnante. Come mai ha deciso di diventare imprenditore?

«Ho studiato scienze cognitive, filosofia e politica. Volevo scrivere di sviluppo personale e volevo 
cambiare il mondo in meglio. Poi mi sono reso conto che non c’è un grande supporto nei confronti degli accademici, così, ho scelto la tecnologia e l’imprenditoria come mezzi per promuovere i meccanismi di una buona società. Ho cercato di individuare di quali competenze avevo bisogno in un settore a così rapida crescita e mi sono adattato».

Come si pianifica il proprio percorso professionale?

«È importante partire dalla propria vocazione, ma se si scopre che quella non è la strada giusta bisogna essere pronti a cambiare rotta. È quello che fa un imprenditore: persevera nel realizzare la propria visione, ma è pronto a cambiare sulla base delle esigenze del mercato. Per trovare la propria strada, bisogna fare. Quando ho deciso di entrare nel mondo del business, credevo che il mio vantaggio competitivo fosse di natura intellettuale, invece mi sbagliavo di nuovo: solo iniziando a lavorare davvero ho scoperto che la mia vera abilità stava nel riuscire a fare delle riflessioni sulle dinamiche sociali su grande scala».

Com’è nata l’idea di LinkedIn?

« Mi rendevo conto dell’enorme potere di Internet nell’accelerare il business delle imprese, ma anche dei tanti individui che si trovavano in Rete. Mi chiedevo come ognuno di essi potesse dare una svolta 
alla propria carriera, al proprio “brand”. 
Quando ho lasciato PayPal tutte queste idee si sono trasformate in LinkedIn. 
Che è decollato cosi rapidamente perché avevo un network di amici da coinvolgere».

Qual è la più grande soddisfazione che le ha dato LinkedIn?

«Vedere 150 milioni di persone collaborare, condividere informazioni, parlare di lavoro e in generale 
aiutarsi per diventare professionisti migliori».

Cosa consiglia a un giovane che volesse avviare un’attività con un budget ridotto?

«I tuoi asset (cioè quello che hai in questo momento, in termini di conoscenze, competenze e beni 
materiali), le tue aspirazioni e la realtà del mercato determinano il tuo vantaggio competitivo. Formula un piano, mettilo in pratica tante volte e adattalo in base al feedback che ricevi dal mercato e dalle lezioni che impari. Ma se fondare la tua società senza capitali significa finire senza un tetto sulla testa, allora è meglio non farlo. Bisogna sempre avere un piano di salvataggio, una soluzione di riserva che ti permetta di accollarti i rischi che ti stai prendendo».



La lezione di Hoffman

Assumi una mentalità beta permanente. 
«Non consideratevi mai un prodotto finito, siate aperti ai 
cambiamenti. Siamo tutti work in progress. Ogni giorno ci offre la possibilità di fare di imparare di più, fare di più, essere di più, 
crescere di più nella vita privata e professionale» consiglia Hoffman.
Costruisci una rete di relazioni, non solo per tuo vantaggio. Impara a tessere una rete di alleanze che ci supportino in termini di informazioni di business.
Insegui le opportunità quando si presentano. 
Ma tocca a te metterti in moto per trovare e far nascere 
opportunità professionali adatte a te.
Assumi rischi intelligenti. Cosi puoi ottenere risultati straordinari. 
« Se fondare la tua società senza 
capitali significa finire senza un tetto sulla testa, allora è meglio non farlo. 
Bisogna sempre avere un piano di salvataggio, 
una soluzione di riserva che ti permetta di accollarti i rischi che ti stai prendendo».

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lunedì 11 aprile 2011

Il prodotto sei tu “Condividi” e “connetti”





Il prodotto sei tu 
“Condividi” e “connetti”








“Condividi” e “connetti” sono le parole del momento su tutte le piattaforme sociali: Facebook, Youtube, Twitter, Foursquare, LinkedIn… Ce ne sono ormai a decine e anche chi aveva delle remore si sta iscrivendo. Tra gli Italiani che vanno su internet, 1 su 2 usa Facebook e il suo fondatore Mark Zuckerberg a 26 anni si è fatto un gruzzolo di 7 miliardi di dollari. Anche Larry Page e Sergey Brin avevano 26 anni quando hanno fondato Google e oggi si son messi da parte 15 miliardi di dollari a testa. E’ una nuova corsa all’oro nel Far West digitale. Milioni di Gigabytes delle nostre informazioni personali scalpitano per uscire dai corral delle fattorie di server californiane. I nostri nomi e cognomi, indirizzi, numero di cellulare, gusti, preferenze sessuali e d’acquisto, vogliono correre liberi nelle praterie della Rete dove i pubblicitari non vedono l’ora di prenderle al lazo e Facebook ha il compito di trattenerli. Ma ci riesce sempre? E Google, cosa sa di noi e cosa se ne fa delle informazioni che raccoglie? Condividere è facile anche su Youtube, dove gli Italiani cliccano i video un miliardo di volte al mese e può succedere che qualcuno condivide la roba tua anche se non te lo saresti mai aspettato. Come si fa a difendersi? E come si evitano le trappole che i criminali allestiscono per derubare gli utenti di Facebook quando cliccano il tasto “mi piace”? Circa 17 milioni di Italiani usano Facebook ogni giorno per comunicare con i loro amici, ma in certi casi ti ritrovi buttato fuori. C’è libertà di espressione su Facebook o hanno fatto accordi con il Ministero dell’Interno per monitorare quello che dicono gli utenti? Intanto l’Autorità garante delle comunicazioni sta preparando un sistema per oscurare parti di siti italiani o per sbarrare totalmente l’accesso ai siti esteri sospettati di violare il diritto d’autore. Migliaia di siti potrebbero diventare inaccessibili come oggi capita a thePiratebay, ma c’è anche il sistema per aggirare la censura italiana. Si può tenere insieme la libertà d’espressione con il profitto oppure come ritengono gli hacker solo una Rete anonima e gratuita è libera e al riparo da ogni controllo? Meglio esporsi come raccomandano i californiani o vivere nascosti come raccomandava Epicuro 2300 anni fa e oggi Wikileaks? 






Facebook? Non è poi così libero, sfrutta i tuoi dati per far soldi, vende i profili ad aziende "maligne" senza scrupoli, ti cancella l'account da un giorno all'altro senza motivo, oppure, peggio, per motivi politici. Chi ha visto il servizio dedicato a Facebook dalla trasmissione Report di Milena Gabanelli avrà pensato che questo Facebook è una specie di trappola infernale dove ti rubano soldi, ti censurano e ti va bene se non finisci in galera. Forse è deviante descrivere un social network con 500 milioni di iscritti con qualche caso. Qualcuno può dire che su Facebook non puoi esprimere la tua opinione? O che in Italia non c'è dibattito politico? E se ci sono applicazioni che ti chiedono soldi per comprare oggetti virtuali e qualche utente è disposto a pagare per questo, cosa fa Facebook di male?
E poi la privacy, già, questo problema vitale nell'era berlusconiana: privacy, privacy, privacy, un tantra ripetuto da chi non è nessuno e si sente una star. Ma chi vuole vedere le vostre foto al mare con la pancetta? Cosa gliene frega al mondo di dove siete stati in vacanza? Non siamo vip, non viviamo sotto i riflettori. Siamo solo uomini con vite, problemi, sentimenti molto simili gli uni agli altri. Questa è la Rete, qui Milena Gabanelli e il suo programma sono una voce come tante altre, qui se si dicono cose inesatte o comunque parziali, arriva l'onda di ritorno che per Milena e il suo grande staff porta quasi sempre elogi, condivisioni (proprio su Fb) e applausi. Forse oggi arriva anche qualche critica, ma chi sta in Rete e la conosce ha l'umiltà per accettare anche i fischi.
Ovvio, alcuni problemi sottolineati da Report esistono, ma bastano pochissime regole per rimanerne al riparo. La prima è che i minori non possono essere abbandonati su Internet (così come nella vita reale per altro), la seconda è che quello a cui puntano tutte queste "infezioni", "malignità", "virus" etc è clonarti la carta di credito per prosciugarti il conto corrente che, se non sei uno sprovveduto, è assicurato, e poi, terzo, se Facebook inizia davvero a comportarsi come i casi limite sottolineati da Report, quanto pensate che duri?


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sabato 26 marzo 2011

Facebook, Twitter, LinkedIn e MySpace mediante un’unica app da desktop



Sobees: Accedere a Facebook, Twitter, LinkedIn e MySpace mediante un’unica app da desktop


Tutti coloro che preferiscono accedere a Facebook direttamente dal proprio desktop, piuttosto che servendosi, così come di consueto, del browser web preferito, di certo avranno avuto modo di sperimentare l’utilizzo di diversi ed appositi client adibiti all’esecuzione di tale operazione.
Tuttavia, qualora oltre a Facebook venissero impiegate più risorse di social networking simultaneamente, quali Twitter, LinkedIn e MySpace, allora, di certo, potrebbe risultare piuttosto utile avere a portata di mano uno strumento mediante cui canalizzarne l’accesso e la gestione andando inoltre a semplificare di gran lunga la vita dell’utente.


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