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venerdì 14 agosto 2015

I Nuovi Analfabeti che Usano Facebook



I nuovi analfabeti che usano Facebook,  non sanno interpretare la realtà
Se chiudo gli occhi e immagino un analfabeta, penso ad una persona che firma con una X al posto del nome.
Ma sbaglio.
Un analfabeta, ci ha ricordato l’OCSE pochi giorni fa, è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status  su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Certo, sono due analfabetismi diversi: quello di secondo tipo si chiama analfabetismo funzionale e
riguarda quasi 3 italiani su 10, il dato più alto in Europa.

Un analfabeta funzionale, apparentemente, non deve chiedere aiuto a nessuno, come invece
succedeva una volta, quando esisteva una vera e propria professione – lo scrivano – per indicare le
persone che, a pagamento, leggevano e scrivevano le lettere per i parenti lontani.
Un analfabeta funzionale, però, anche se apparentemente autonomo, non capisce i termini di una
polizza assicurativa, non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è capace di riassumere e di appassionarsi ad un testo scritto, non è in grado di interpretare un grafico.


Non è capace, quindi, di leggere e comprendere la società complessa nella quale si trova a vivere.

Tre italiani su 10, ci dice l‘OCSE, si informano (o non si informano), votano (o non votano), lavorano (o non lavorano), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità di analisi, quindi,
che non solo sfugge la complessità, ma che anche davanti ad un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread) è capace di trarre solo una comprensione basilare.
Un analfabeta funzionale, quindi, traduce il mondo paragonandolo esclusivamente alle sue esperienze dirette (la crisi economica è soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto, la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta il prezzo del gas, il taglio delle tasse è giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici…) e non è capace di costruire un’analisi che tenga conto anche delle
conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo.

Sarà che forse sono un po’ analfabeta funzionale anche io, ma leggendo i dati dell’OCSE ho subito
pensato ad un dialogo di qualche anno fa, tra me e una collega.
All’epoca ero una maestra della scuola primaria. Era una bella giornata di sole: io e la mia collega di
italiano avevamo portato le classi in terrazza per la ricreazione e parlavamo del più e del meno. Ad un certo punto mi è venuto in mente di consigliare alla collega di italiano la lettura di un libro che avevo
appena terminato e lei mi rispose, candidamente: Grazie, ma io non leggo libri.
Mai? chiesi.
Mai – rispose la collega – l’ultimo libro l’ho letto quando ho preso la maturità, perché dovevo portarlo all’esame. Non ho mica tempo, per leggere, e poi mi annoio.

Davanti ai dati dell’OCSE l’ex Ministro Carrozza si è affrettata a sottolinearne la drammaticità chiedendo una forte inversione di tendenza.
Ma, anche se all’allarme corrispondesse un reale investimento dell’attuale Governo – e, purtroppo, la
storia recente ci porta a dubitarne – quale diga fermerà il crollo verticale della cultura degli italiani, se a chi ci deve rappresentare e a chi ci deve insegnare non si impone di essere più preparato, e non meno preparato, del proprio popolo, dei propri impiegati, o della propria classe?
Non esiste cura, se i primi a rifiutare la complessità e l’approfondimento sono i nostri insegnanti, i nostri manager, i nostri politici.

La scuola italiana, da sempre fondata sul dogmatismo, ha visto annullate le proprie spinte verso un
insegnamento diverso, riducendosi alla trasmissione di competenze inutili, perché si dimenticano il
giorno dopo l’interrogazione, e che non insegnano a capire, ad analizzare, a criticare, a soppesare, a
riassumere.
Era il 1974, quando Sergio Endrigo, ispirandosi a Gianni Rodari, incise su un disco questo prologo
illuminante: Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio il 15 agosto del 1769. Il 22 ottobre del 1784 lasciò la scuola militare di Briennes con il grado di cadetto. Nel settembre del 1785 fu promosso sottotenente.

Nel 1793 fu promosso generale, nel 1799 promosso primo console, nel 1804 si promosse imperatore.

Nel 1805 si promosse re d’Italia. E chi non ricorderà tutte queste date, sarà bocciato!

Dal 1974 le cose, se possibile, sono generalmente peggiorate.
I parametri Invalsi – lo strumento Europeo per la valutazione delle competenze – sono diventati in fretta praticamente l’unica cosa che la scuola si preoccupa di insegnare, riducendo la lungimiranza
dell’insegnamento alla verifica in programma, all’esame di fine anno.
Ma cosa rimane fuori da una scuola sdraiata sui parametri Invalsi (per i quali, in ogni caso, non
brilliamo, come competenza, in particolar modo nel Sud Italia)?
Rimangono fuori proprio le competenze che fanno di una persona un cittadino attivo, e non un
analfabeta funzionale: la capacità di scegliere un libro interessante, e di immergersi nella lettura, la
scelta di comprare un quotidiano, la capacità di valutare le proposte economiche e politiche nella loro (grandissima) complessità.

Per rispondere all’allarme dell’OCSE questo paese deve ribaltare il concetto stesso di competenza.
Una scuola dogmatica è una scuola che respinge, e che insegna senza insegnare.
Una scuola che costruisce e valorizza le competenze, invece, è una scuola capace di accogliere, e di
insegnare gli strumenti di comprensione del mondo.
Un analfabeta può anche imparare a memoria che Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio il 15 agosto del 1769, e che nel 1805 si promosse re d’Italia, ma non per questo avrà gli strumenti per accogliere ed analizzare la complessità della società in cui vive.
E anche lui, come i ragazzi che spesso la nostra scuola respinge – quelli che non vengono messi in
grado neanche imparare le date a memoria – rischia di entrare a far parte di quel folto gruppo per i quali la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta la bolletta del gas.

LEGGI ANCHE :  http://popovina.blogspot.it/2015/08/sai-litaliano.html



L'Italia è un paziente malato di mente. Malato grave.
Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i manicomi”. Il professor Vittorino A...CONTINUA A LEGGERE http://cipiri.blogspot.it/2015/07/litalia-e-un-paziente-malato-di-mente.html




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domenica 16 settembre 2012

Antenne di telefonia mobile imposte per legge

 

Il governo italiano imporrà ai condomini l’installazione di antenne di telefonia mobile


Scandaloso, offensivo, ignobile.
Solo con questi aggettivi può qualificarsi l’intervento legislativo in corso, con cui il ministro Passera intende dare un forte impulso alla crescita tecnologica del nostro Paese, introducendo, nel secondo Decreto Sviluppo in fase di adozione, dedicato all’Agenda Digitale, una norma che impone a proprietari e condomìni di tollerare l’installazione di una o più antenne per il servizio di telefonia mobile di quarta generazione, l’LTE.
È la norma della discordia, quella che farà “traboccare il vaso”, inferocire i cittadini più di quanto non siano già vessati, portando ad estreme conseguenze lo stato di conflitto sociale, che da anni percorre strade e piazze delle nostre città, laddove un operatore di telefonia mobile tenti di piazzare il suo “totem elettromagnetico”.
Una norma folle, irrazionale e controproducente, che creerà più guasti di quanto ne abbiano causato insieme tutte le scellerate deregolamentazioni degli scorsi anni intervenute a riordinare il settore delle telecomunicazioni.
Se l’art. 29 della bozza di Decreto in questione dovesse mantenere il tenore espropriativo nei termini perentori in cui è descritto nell’articolato, questo governo passerà alla storia per il demerito di aver eretto l’ultimo e più infausto muro tra chi rappresenta le istituzioni ed il cittadino.
Si tratta di un colpo di mano talmente grave da indurre a sospettare che la mano che ha redatto questa norma sia la stessa che quotidianamente pianifica e realizza studiate aggressioni al territorio urbano ed extraurbano, che si accanisce sulla salute della gente, pur di accaparrarsi uno spazio elevato ove collocare antenne, tralicci e ripetitori.
Ma c’è un altro aspetto ignobile che induce a riflettere sulla paternità della stesura di questa norma: il ricorso spregiudicato alla monetizzazione del disagio subito con l’installazione di un’antenna. A fronte dell’imposizione di una servitù coattiva, il governo mette a disposizione un congruo risarcimento, stabilito “in base all’effettiva diminuzione del valore del fondo o dell’immobile”!
Ecco che, in tempi di crisi, molti cittadini e famiglie saranno indotti a sobbarcarsi l’ingombrante presenza tra le mura domestiche di una fonte di rischio per la salute, pur di accedere alle risorse messe a disposizione!
Un ricatto bello e buono, che tuttavia finirà per ribaltare ogni più virtuosa previsione di ripresa economica, allorché si dovrà fare i conti con gli effetti del più grande esperimento di massa sulla pelle della popolazione: quando, cioè, i costi sanitari per curare quote crescenti di popolazione contaminata dagli effetti indotti della esposizione ai campi elettromagnetici non saranno più sostenibili, allora sarà troppo tardi per pretendere di gestire e regolamentare il fenomeno di “Antenna Selvaggia”.
Occorre pertanto reagire con fermezza a questo devastante attacco ai diritti e valori costituzionalmente tutelati, informando capillarmente la popolazione, l’opinione pubblica, i media e le istituzioni sui rischi che incombono dalla sciagurata approvazione della norma.
Occorre, inoltre, mobilitarsi personalmente e collettivamente, pretendendo il coinvolgimento della Politica, perché non è pensabile che chi ricopre un ruolo di rappresentanza, dagli enti locali al Parlamento, accetti supinamente o, peggio, approvi questa scellerata iniziativa, senza levare un dito della propria capacità di intervento ed interdizione a tutela della integrità collettiva e per scongiurare l’inesorabile declino della nostra Civiltà.
Comunicato stampa. Per informazioni: diritti.infanzia@gmail.com
By Edoardo Capuano
 http://www.ecplanet.com/node/3534
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Valutazione di Impatto di una stazione radiobase di telefonia mobile

Protezione della popolazione e legislazione di riferimento

Il rispetto dei valori limite a salvaguardia della popolazione e dei lavoratori è sostanzialmente determinato in base alle modalità indicate dai DPCM 8/7/2003, in attuazione della legge quadro nazionale n.36/2001.

Legge Quadro 22 febbraio 2001, n. 36 e decretazione attuativa

La legge quadro sui campi elettromagnetici (Legge 22 febbraio 2001, n. 36, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 7 marzo 2001) definisce:
  1. limiti di esposizione - valori che non possono mai essere superati in nessuna condizione di esposizione.
  2. valori di attenzione - valori da non superare nei luoghi dove è prevista una permanenza per più di 4 ore (case, scuole ed altri luoghi adibiti a permanenze prolungate)
  3. obiettivi di qualità - valori elettromagnetici più restrittivi a cui si deve far riferimento per il risanamento e da conseguire per la costruzione di nuovi impianti situati nei pressi di centri abitati, scuole, parchi giochi per bambini, ai fini di una progressiva minimizzazione dell'esposizione.

Limiti di campo elettromagnetico in Alta Frequenza:
Il successivo decreto attuativo DPCM 8/07/2003 (Appendice 1) ha poi fissato i seguenti tre limiti per i campi elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100kHz e 300Ghz:

limite di esposizione
20 V/m(*)
valore d'attenzione
6 V/m
obiettivo di qualità
6 V/m

(*) limite di esposizione per i c.e.m. a frequenze comprese tra 3 Mhz e 3Ghz.Per quelle tra 100kHz e 3Mhz il limite è 60 V/m; per quelle oltre 3GHz e fino a 300 Ghz il limite è 40V/m.

Campo elettromagnetico generato da un antenna

Per finalità di tipo protezionistico, il campo irradiato da un antenna è generalmente calcolato nella regione di campo lontano (detta anche regione di Fraunhofer con un termine derivato dall'ottica), dove la propagazione è sferica e il guadagno non dipende dalla distanza tra sorgente e punto ma solo dalla posizione angolare (bibl, [1]).

Modelli previsionali

Per la stima dei valori di campo elettrico attesi in un certo punto a distanza nota da una stazione radiobase (SRB) di telefonia mobile sono stati sviluppati vari modelli previsionali, utili in fase di pianificazione da parte degli stessi gestori e utilizzabili anche per stime di impatto.
In regioni di campo lontano in ambito urbano sono disponibili modelli statistici, il più noto dei quali è quello di Okumura-Hata, spesso utilizzato dai software di pianificazione.
Per il calcolo del contributo di SRB è disponibile un algoritmo di calcolo riportato nella norma CEI 211-10/2002, “"Guida alla realizzazione di una Stazione Radio Base per rispettare i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici in alta frequenza”
Per la stima dei valori di campo elettrico generato da antenne di telefonia mobile si può poi fare ricorso a metodi di calcolo semplificato che utilizzano formule valide in condizioni di campo lontano e in situazioni di campo libero, trascurando fenomeni quali le riflessioni da parte del terreno, delle infrastrutture, della vegetazione eventualmente presenti. Tale procedura di calcolo risulta utile in termini protezionistici in quanto nella quasi totalità dei casi porta a sovrastimare i valori di campo, ed è pertanto da intendersi di tipo cautelativo. Tale sovrastima si verifica anche per distanze inferiori a quella di campo lontano, e quindi la semplificazione adottata riesce applicabile -nell'ambito sopra indicato- anche a distanze minori di quelle in cui si realizzano condizioni di propagazione per onda piana. (bibl, [4]).
In condizioni di campo libero il valore di campo elettrico nella regione di spazio radiativo lontano vale la relazione:
formula campo antenna
Dove E è il valore di campo elettrico espresso in V/m, P è la potenza dell'antenna, G il guadagno ed r la distanza le punto considerato dall'antenna.
Per un antenna alimentata con una potenza di 15 W ed un guadagno di 17 dBi (corrispondente ad un fattore moltiplicativo di 50), l'andamento del campo nella direzione di massimo irraggiamento raggiunge il valore limite di 6 V/m ad una distanza di circa 25 metri.
grafico campo elettrico antenna

Caratteristiche delle antenne

Le antenne utilizzate nelle stazioni radiobase di telefonia mobile (SRB) sono tipicamente delle schiere di elementi radianti disposti verticalmente, con uno schermo riflettente nella parte posteriore, inseriti in un contenitore di materiale plastico a protezione dagli agenti atmosferici. Le antenne hanno una forma stretta e lunga in senso verticale, di altezza compresa tra 1 e 2 metri e una larghezza orizzontale fra 15 e 20 cm.
Il diagramma di irradiazione di una antenna SRB è caratterizzato da un lobo di radiazione principale con una apertura ( a -3 dB) molto stretta sul piano verticale ( 5° -15°) e più ampia sul piano orizzontale (60° -90°).

I bassi livelli riscontrati talora in prossimità delle antenne, in apparente contrasto con la vicinanza alla sorgente, può essere quindi spiegato dalla direttività delle antenne stesse, che non irradiano nello spazio in modo omogeneo, ma secondo dei fasci (un po' come la luce di un faro) come evidenziato dalla figura che segue:
lobi radiazione antenna SRB

Validazione delle stime previsionali con misurazioni strumentali

La bontà e attendibilità di una valutazione teorica tramite modellazione deve essere validata da una campagna di misurazioni in sito attraverso l'utilizzo di opportuna strumentazione.
Le norme tecniche cui riferirsi per le misurazioni sono sostanzialmente quelle contenute nella norma CEI 211-7 (2001-01), «Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettrici e magnetici nell'intervallo di frequenza 10 kHz-300 GHz, con riferimento all'esposizione umana»

 http://www.studiogsp.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=8&Itemid=8
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giovedì 1 settembre 2011

Facebook: il ministero degli Interni ITALIANO , ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili



Facebook


il ministero degli Interni ITALIANO 


ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili


 - Senza dirlo a nessuno il ministero degli Interni italiano ha ottenuto dai vertici di Facebook le chiavi per entrare nei profili degli utenti anche senza mandato della magistratura. Una violazione della privacy che farà molto discutere.

Negli Stati Uniti, tra mille polemiche, è allo studio un disegno di legge che, se sara approvato dal Congresso, permettera alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati.

In Italia senza clamore, lo hanno già fatto. I dirigenti della Polizia postale due settimane fa si sono recati a Palo Alto, in California, e hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli sulle pagine del social network senza dover presentare una richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari pei una rogatoria internazionale. Questo perchè, spiegano alla Polizia Postale, la tempestività di intervento è fondamentale per reprimere certi reati che proprio per la velocita di diffusione su Internet evolvono in tempo reale.
Una corsia preferenziale, insomma, che potranno percorrere i detective digitali italiani impegnati soprattutto nella lotta alla pedopornografia, al phishing e alle truffe telematiche, ma anche per evitare inconvenienti ai personaggi pubblici i cui profili vengono creati a loro insaputa. Intenti forse condivisibili, ma che di fatto consegnano alle forze dell'ordine il passepartout per aprire le porte delle nostre case virtuali senza che sia necessaria l'autorizzazione di un pubblico ministero. In concreto, i 400 agenti della Direzione investigativa della Polizia postale e delle comunicazioni potranno sbirciare e registrare i quasi 17 milioni di profili italiani di Facebook.

polizia_postaleMa siamo certi che tutto ciò avverrà nel rispetto della nostra privacy? In realtà, ormai da un paio d'anni, gli sceriffi italiani cavalcano sulle praterie di bit. Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e persino i vigili urbani scandagliano le comunità di Internet per ricavare informazioni sensibili, ricostruire la loro rete di relazioni, confermare o smentire alibi e incriminare gli autori di reati. Sempre più persone conducono in Rete una vita parallela e questo spiega perche alle indagini tradizionali da tempo si affianchino pedinamenti virtuali. Con la differenza che proprio per l'enorme potenzialità del Web e per la facilità con cui si viola riservatezza altrui a molto facile finire nel mirino dei cybercop: non è necessario macchiarsi di reati ma basta aver concesso l'amicizia a qualcuno che graviti in ambienti "interessanti" per le forze dell'ordine.

A Milano, per esempio, una sezione della Polizia locale voluta dal vicesindaco Riccardo De Corato sguinzaglia i suoi "ghisa" nei gruppi di writer, allo scopo di infiltrarsi nelle loro community e individuare le firme dei graffiti metropolitani per risalire agli autori e denunciarli per imbrattamento. Le bande di adolescenti cinesi che, tra Lombardia e Piemonte, terrorizzano i connazionali con le estorsioni, sono continuamente monitorate dagli interpreti della polizia che si insinuano in Qq, la più diffusa chat della comunità. Anche le gang sudamericane, protagoniste in passato di regolamenti di conti a Genova e Milano, vengono sorvegliate dalle forze dell'ordine. E le lavagne degli uffici delle Squadre mobili sono ricoperte di foto scaricate da Facebook, dove i capi delle pandillas che si fanno chiamare Latin King, Forever o Ms18 sono stati taggati insieme ad a ltri ragazzi sudamericani, permettendo cosi agli agenti di conoscere il loro organigramma. Veri esperti nel monitoraggio del Web sono ormai gli investigatori delle Digos, che hanno smesso di farsi crescere la barba per gironzolare intorno ai centri sociali o di rasarsi i capelli per frequentare le curve degli stadi. Molto più semplice penetrare nei gruppi considerati a rischio con un clic del mouse. Quanto ai Carabinieri, ogni reparto operativo autorizza i propri militari, dal grado di maresciallo in su, ad accedere a qualunque sito internet per indagini sotto copertura, soprattutto nel mondo dello spaccio tra giovanissimi che utilizzano le chat per fissare gli scambi di droga o ordinare le dosi da ricevere negli istituti scolastici. Mentre, per prevenire eventuali problemi durante i rave, alle compagnie dei Carabinieri di provincia è stato chiesto di iscriversi al sito di social networking Netlog, dove gli appassionati di musica tecno si danno appuntamento per i raduni convocando fans da tutta Europa. A caccia di raver ci sono anche i venti compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni, localizzati in tutti i capoluoghi di regione e 76 sezioni dislocate in provincia. «Il nostro obiettivo è quello di prevenire i rave party prima che abbiano inizio», spiegano, «e per questo ci inseriamo nelle comunicazioni tra organizzatori e partecipanti, nei social network, nei forum e nei biog». Così può capitare che anche chi ha semplicemente partecipato ad una chat per commentare un gruppo musicale finisca per essere radiografato a sua insaputa.

polizia-postale-carabinieri-facebookIn teoria queste attività sono coordinate dalle procure che conducono le indagini su singoli fatti o su fenomeni più ampi. I responsabili dei social network non ci tengono a farlo sapere e parlano di una generica offerta di collaborazione con le forze dell'ordine per impedire che le loro piattaforme favoriscano alcuni delitti. Un investigatore milanese rivela a "L'espresso" che, grazie alle autorizzazioni della magistratura, da tempo ottiene dai responsabili di Facebook Italia di visualizzare centinaia di profili riservati di altrettanti utenti, riuscendo persino ad avere accesso ai contenuti delle chat andando indietro nel tempo fino ad un anno. Chi crede di aver impostato le funzioni di riservatezza in modo da non permettere a nessuno di vedere le foto, i post e gli scambi di messaggi con altri amici, in realtà, se nel suo gruppo c'e un sospetto, viene messo a nudo e di queste intrusioni non verrà mai a conoscenza.
E non sempre l'autorità giudiziaria viene messa al corrente delle modalità con cui vengono condotte alcune indagini telematiche. Un ufficiale dei Carabinieri, che chiede di rimanere anonimo, ammette che certe violazioni della legge sulla riservatezza delle comunicazioni vengono praticate con disinvoltura: «Talvolta», spiega l'ufficiale. «creiamo una falsa identità femminile su Fb, su Msn o su altre chat, inseriamo nel profilo la foto di un carabiniere donna, meglio se giovane e carina, e lanciamo l'esca. II nostro carabiniere virtuale tenta un approccio con la persona su cui vogliamo raccogliere informazioni, magari complimentandosi per un tatuaggio. E in men che non si dica facciamo parte del suo gruppo, riuscendo a diventare "amici" di tutti i soggetti che ci interessano». Di tutta questa attività, spiega ancora l'ufficiale, «non sempre facciamo un resoconto alla procura e nei verbali ci limitiamo a citare una fantomatica fonte confidenziale». Da oggi, in virtù dell'accordo di collaborazione con Mark Zuckerberg siglato dalla Polizia, chi conduce queste indagini potrà fare a meno di avvisare un magistrato perchè «la fantasia investigativa può spaziare», prevede un funzionario della Polposta, «e le osservazioni virtuali potranno essere impiegate anche in indagini preventive».


 (di Giorgio Florian)


(L'Espresso)
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venerdì 3 giugno 2011

il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, abbiamo deciso di organizzare un concorso Doodle per Google interamente italiano,



Per la prima volta, in occasione di un così importante evento per il nostro paese come

  il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, abbiamo deciso di organizzare un concorso Doodle per Google interamente italiano,


Disegna il tuo doodle “L'Italia tra 150 anni”

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Modello del logo Google e Domanda di partecipazione Download [PDF]
Benvenuto su Doodle per Google “L’Italia tra 150 anni”, una competizione artistica rivolta alle scuole italiane per far riflettere gli studenti sul significato dell’Unità d’Italia e sul suo futuro.
I “doodle” sono i loghi personalizzati di Google che celebrano ricorrenze importanti, anniversari e personaggi storici visualizzati sulla nostra home page e visti da milioni di persone ogni giorno.
Per la prima volta, in occasione di un così importante evento per il nostro paese come il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, abbiamo deciso di organizzare un concorso Doodle per Google interamente italiano, sostenuto dall’Unità Tecnica di Missione per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Invitiamo le scuole elementari, medie inferiori e superiori a far lavorare l’immaginazione creativa dei propri studenti sul tema del futuro dell’Italia. Quindi scoprite come far partecipare la vostra scuola e iniziate a dar libero sfogo alla fantasia.
La scuola vincitrice otterrà un buono per dotazioni tecnologiche mentre gli studenti che hanno lavorato ai doodle vincitori riceveranno fantastici premi!
Il doodle vincitore verrà esposto a livello nazionale sulla home page di Google per 24 ore il giorno 30 settembre 2011.

Che cosa stai aspettando? Inizia subito

  1. Prima di iniziare a disegnare il doodle, è necessario leggere attentamente la pagina Informazioni per i partecipanti, è molto importante!
  2. Consigliamo di scaricare le istruzioni per il logo di Google, da utilizzare come guida nel disegno.
  3. Infine... date libero sfogo alla fantasia!
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venerdì 12 marzo 2010

ECCO I MIGLIORI ANTIVIRUS GRATIS IN ITALIANO ....


 Forse non ci crederai, ma esistono un mucchio di antivirus gratis in italiano che non hanno assolutamente nulla da invidiare ai prodotti a pagamento. Proprio l’ideale per dormire sonni tranquilli e dire addio alle minacce informatiche una volta per tutte. avit0

1. Avira AntiVir, l’antivirus più forte del West!

Qualsiasi classifica si consulti, Avira AntiVir figura sempre al primo posto. Si tratta dell’antivirus gratis in italiano più efficace nel riconoscere le principali minacce informatiche (virus, keylogger, spyware, dialer, ecc.) e meno pesante sulla RAM, ciò permette di avere una protezione completa senza influire negativamente sulle prestazioni del PC.
Tra i pochi lati negativi di questo antivirus, c’è la mancanza della scansione della posta elettronica (utile se usi un client desktop come Outlook, inutile se usi web-mail come Gmail) e la lentezza degli aggiornamenti, che non di rado si bloccano a causa dell’affollamento dei server dal quale vengono scaricati.
Per scaricare Avira AntiVir sul tuo PC, collegati al suo sito Internet e clicca sul pulsante bianco Scarica il tuo antivirus gratis. A scaricamento ultimato apri, facendo doppio click su di esso, il file appena scaricato (avira_antivir_personal_it_21.exe) e, nella finestra che si apre, clicca sempre sul pulsante Avanti per installare Avira AntiVir sul tuo computer. Metti il segno di spunta accanto alle voci Accetto i termini del contratto di licenza e Accetto la condizione di utilizzo di Avira AntiVir Personal per accettare le condizioni di utilizzo del programma.
avit1

2. AVG: tre sole lettere, un mare di funzionalità

AVG rappresenta un ottimo compromesso tra funzionalità e prestazioni. Offre una protezione del sistema a 360 gradi contro tutte le principali minacce informatiche (compresa quella per la posta elettronica), si aggiorna spessissimo ed ha un’interfaccia utente estremamente facile da usare anche per chi è alle prime armi con il mondo dell’informatica.
Le classifiche comparative dicono che è tra i migliori antivirus gratis in italiano, ma non il migliore in senso assoluto. Ha un tasso di riconoscimento delle minacce leggermente inferiore a quello di Avira AntiVir (ma comunque ottimo) e rallenta un po’ di più il sistema rispetto a quest’ultimo.
Per scaricare AVG sul tuo PC, collegati al suo sito Internet e clicca prima sul pulsante blu Avvia Download e poi sulla voce Download. A scaricamento ultimato apri, facendo doppio click su di esso, il file appena scaricato (avg_free_stf_eu_90_730a1834.exe) e, nella finestra che si apre, clicca sempre sul pulsante Avanti per installare AVG sul tuo computer. Metti il segno di spunta accanto alla voce Ho letto il contratto di licenza e clicca su Accetta per accettare le condizioni di utilizzo del programma.
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3. Mi chiamo Avast! e sono più leggiadro di una libellula!

Avast! è la scelta ideale per chi ha un computer non recentissimo o per chi, in ogni caso, mette le prestazioni del proprio PC prima di qualsiasi altra cosa. Offre un’efficace protezione per qualsiasi attività svolta sul computer (navigazione sul Web, P2P, chat, ecc.), impiega pochissimo tempo a scansionare il disco fisso del computer ed ha un’interfaccia utente molto accattivante e semplice da usare.
I suoi principali punti di forza sono il bassissimo impatto sulle prestazioni del PC e la possibilità di abilitare/disabilitare ogni modulo singolarmente (es. quello per la protezione della navigazione, quello per la protezione del P2P, ecc.), mentre il suo tallone d’Achille è il tasso di riconoscimento delle minacce informatico, che è di poco inferiore rispetto ai due antivirus gratis in italiano menzionati in precedenza.
Per scaricare Avast! sul tuo PC, collegati al suo sito Internet e clicca prima sul pulsante arancione Download e poi sulla voce Download. A scaricamento ultimato apri, facendo doppio click su di esso, il file appena scaricato (setup_av_free.exe) e, nella finestra che si apre, clicca sempre sul pulsante Avanti per installare Avast! sul tuo computer. Per utilizzare gratuitamente Avast!, devi fare click destro sulla sua icona presente accanto all’orologio di Windows e selezionare la voce Informazioni sulla registrazione dal menu che compare. Nella finestra che si apre, clicca sul pulsante Registrati adesso, compila il modulo che compare e fai click sul pulsante Registrami per una licenza gratuita.
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