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giovedì 15 marzo 2012

quasi tre

{quasi tre}

per Ema, Max ed Isa






dai non guardatemi così...


Lo so che a disegnare i piedi sono una schiappa! 

Però è piaciuto molto. :)

mercoledì 18 maggio 2011

old artworks

{oli vegetali non idrogenati 1}
20x20, autoritratto, oil on canvas, aprile 2010



sabato 11 dicembre 2010

Taranto

"Maledett à ttè, maledett à ttè... Addà murè!" Gabri Cili

I miei primi acquerelli realizzati coi preziosi consigli della sorella painter e make-up artist. Luoghi a me cari.

La mia città è bella.
La mia città è un'isola e due penisole.
E poi ancora due piccole isole
E tre ponti
La mia città è un diamante di calce e tufo incastonato nel blu profondo.
(Andrebbe un pò lustrato)
La mia città ha un profumo inconfondibile
di cozze pesce e fumo ilva.
Comunque l'odore del mare ancora c'è.
E ci sono ancora quiete e macchie odorose in riva al mare
timo spazzatura e sassi levigati dalle onde

e comunque, io la mia città l'amavo e lei non ci credeva

Attenzione, c'è una sovversiva che pianta palme ovunque, e tra qualche anno

La mia città sarà un'oasi. ;)


La città vecchia vista da "sotto la ringhiera", la chiesa di San Domenico, le uscite al mare degli ipogei delle case nobiliari della parte alta della città, il mare profondo e La Cozza.


L'sola di San Pietro con le costruzioni militari, le misteriose rocce grige di San Vito, erose in maniera difforme da quelle circostanti, su cui io e anjaist andavamo a "ricaricarci" di energia (meteore o concrezioni vulcaniche dall'origine dei tempi?)


La sconnessa, stretta, intima Circummarpiccolo (striscia grigia), la quiete di un anello di acqua quasi fetido ma dal fascino indiscutibile, le colline brulle nei dintorni, gli uliveti silenziosi, gli allevamenti di cozze.


Il ponte di pietra a sinistra, il ponte girevole a destra, il ponte punta penna pizzone che incombe alle spalle della città vecchia, l'isola con San Domenico ed il castello aragonese, gli accessi privati al mare dei vecchi palazzi nobiliari, il grande Mar Grande, la nube tossica dell'Ilva che oscura il cielo a sinistra.


venerdì 10 dicembre 2010

Sirenetta


"Ho tratti indefiniti, confini non precisi." (Ciccio Bon)
Oggi ho trovato il tempo di fotografare un piccolo quadretto che ho dipinto la scorsa estate. Ero in vacanza dai miei e non avevo con me nessun materiale creativo e le mani nei momenti di calma mi prudevano... Non c'è nulla da fare, non so stare ferma!! Allora sono andata a frugare in cantina, tra le cose di mio padre (grande creativo inarrestabile anche lui) ed ho trovato questa tavoletta in compensato tagliata a mezzaluna. Poi ho fortunosamente ritrovato una vecchia scatola piena di colori (alcuni rappresi, vecchi almeno 25 anni) di ogni genere... olio, tempere, colori per tessuti, inchiostri e qualche vecchio pennello, un pò spelacchiato per la verità.


Ho dipinto il fondo con una soluzione di polvere per dipingere il legno color noce (è in vendita in bustine, costa pochissimo ed una bustina è sufficiente a dipingere un'intera casa - anche questa però ritrovata in cantina, nella scatola delle sorprese) ed alcool. Ho lasciato asciugare bene e per amor di completezza ho dipinto anche la parte posteriore. Una spruzzata di vernice trasparente spray mi ha garantito da eventuali sbavature: la polvere noce viene via con qualunque pennellata e va a macchiare eventuali applicazioni, anche se in questo caso non avrebbe causato un grave danno.
Riordinando qualche tonnellata di libri ho ritrovato dei vecchi appunti di meccanica agraria che risalivano ai tempi dell'università. Il contenuto non mi interessava più ma le pagine erano ingiallite e avevano acquistato il fascino della carta invecchiata e vissuta. Ho salvato qualche pagina senza sapere per cosa utilizzarla, ma ho subito pensato di incollarne una sulla tavoletta, ritagliandola a mezzaluna e lasciando un margine di mezzo centimetro intorno. Prima di incollarla ho "inkato" i bordi con un tampone imbevuto di inchiostro seppia (ritrovato tra i miei relitti di scrapbooking). Inkare in gergo scrapper vuol dire "inchiostrare", "sporcare di inchiostro". Con lo stesso tampone ed uno stamp (timbro) in caucciù ho stampato i motivi sul fondo. E infine ho dipinto la sirena, riportando prima sulla tavoletta un disegno di massima schizzato precedentemente su carta, con l'aiuto della carta carbone.


Il corpo è dipinto con acrilico, la coda e la pinna finale con colori per tessuto, i capelli e la corona con tempere.

Il risultato, tenendo conto dei mezzi di fortuna, a me non dispiace. Io la chiamo folk art.
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