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mercoledì 25 ottobre 2017

Nomad Freshie Salt 'n' Pepper Gose

La cosiddetta birra artigianale, al di fuori dai nostri confini nazionali, sta sempre più abbracciando il formato lattina e anche l’Australia non sembra sottrarsi a questa tendenza.  Nomad Brewing, birrificio fondato a Sidney da Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo), Kerrie Abba e Johnny Latta di Experience It Beverages (importatore di bevande) ha iniziato ad usarle nel 2016; di Nomad avevo già parlato in queste occasioni.  Alla guida dell'impianto di Nomad c'è il birraio Brooks Caretta – un birraio nomade - ex di Birra del Borgo e responsabile anche dello start-up delle birrerie Eataly New York e Eataly Roma, progetti che vedono entrambi Di Vincenzo come socio.  Per chi di voi se lo stesse domandando il birrificio Nomad è rimasto estraneo alle vicende commerciali che hanno coinvolto Birra del Borgo nell'aprile del 2015, ovvero la vendita alla multinazionale Ab-Inbev.
Quattro sono le proposte in lattina di Nomad, tutte birre stagionali estive che il formato rende facilmente trasportabili e fruibili all’aperto. A debiuttare è la Reef Pale Ale seguita dalla Freshie Salt 'n' Pepper Gose, dalla Saltpan Desert Gose (con sale rosa e lime) e dalla Rosie's Summer Punch (una berliner weisse con ibisco).

La birra.
La ricetta della Freshie Salt 'n' Pepper Gose prevede una percentuale di acqua marina prelevata alla Freshwater Beach che si trova a tre chilometri di distanza dal birrificio e pepe della Tasmania.  Il suo colore è un dorato pallido, velato, sul quale si forma una cremosa testa di schiuma bianca, compatta e dalla ottima persistenza. 
Nessuna indicazione disponibile per risalire all’età anagrafica di questa lattina ma l’aroma trasmette ancora freschezza: una lieve nota salina accompagna coriandolo e pepe,  scorza di limone, mela, mandarino. La sensazione palatale è davvero ottima: corpo medio-leggero, le bollicine conferiscono a questa gose una bella vivacità che le permette di scorrere ad alta velocità senza nessuna deriva acquosa. Al gusto c’è una notevole intensità, partendo da una base maltata piuttosto leggera (pane) che lascia subito spazio a limone, arancia e mandarino:  una moderata acidità attraversa tutta la bevuta. Il finale (agrumi) è piuttosto corto ma abbastanza secco e piacevolmente movimentato da una delicata nota pepata che si mescola ad un accenno salino: il palato rimane sempre pulito ad ogni sorso.  Una bella sorpresa questa Freshie Salt 'n' Pepper di Nomad: ci sono gli elementi caratteristici di una Gose ma anche piacevoli divagazioni che coincidono con ammiccamenti fruttati, un po’ ruffiani. Birra semplice ma non banale, molto pulita, grande bevibilità, c’è tutto quel che serve per dissetarsi e rinfrescarsi con piacere anche su una spiaggia assolata, possibilmente australiana.
Formato:  33 cl., alc. 4.5%, lotto 234, scad. 01/12/2017, prezzo indicativo 4.00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

martedì 25 aprile 2017

Nomad Choc-Wort Orange

Il birrificio australiano Nomad Brewing l'avevamo incontrato per la prima volta giusto un anno fa. Un progetto nato dall’incontro tra Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo), Kerrie Abba e Johnny Latta di Experience It Beverages, importatore di bevande con sede a Sidney; la coppia australiana viveva in Italia ed aveva iniziato un'attività di importazione di vini italiani nell'emisfero australe, venendo poi in contatto anche con la nostra scena brassicola. Birra del Borgo è uno dei primi marchi che gli australiani decidono di aggiungere alla propria gamma. Di Vincenzo venne invitato in Australia a partecipare ad alcuni eventi tra i quali la Good Beer Week di Melbourne, finendo con l'innamorarsi della terra dei canguri.  Tra una pinta e l'altra, tra Di Vincenzo ed i Latta nasce l'idea di mettere in piedi un microbirrificio a Brookvale, sobborgo che si trova quindici chilometri a nord di Sidney. L'annuncio della nascita del progetto Nomad Brewing viene dato a febbraio del 2014 e la prima birra viene ufficialmente spillata a fine luglio 2014. Alla guida dell'impianto c'è il birraio Brooks Caretta - birraio nomade - ex di Birra del Borgo e responsabile anche della "partenza" delle birrerie a Eataly New York ed a Eataly Roma, progetti che vedono entrambi Di Vincenzo come socio. 
Per chi di voi se lo stesso domandando, il birrificio Nomad è rimasto estraneo alle vicende commerciali che hanno visto protagonista Birra del Borgo nell'aprile dello scorso anno, ovvero la vendita alla multinazionale Ab-Inbev: da quanto ne so Di Vincenzo continua ad esserne socio per ricoprendo contemporaneamente la carica di amministratore delegato di Birra del Borgo.

La birra.
A Clockwork Orange, Arancia Meccanica: libro (1962) di Anthony Burgess e film (1971) di Stanley Kubrick. Mettete in una imperial stout della scorza d'arancia ed otterrete una Choc-Wort Orange, almeno secondo le intenzioni di Nomad: è la prima imperial stout prodotta dal birrificio australiano ed è una produzione occasionale, ossia non disponibile tutto l'anno. D'impatto è l'etichetta disegnata da Alex Latham, giovane artista emergente di Sidney: le teste dei quattro drughi di Arancia Meccanica qui sono state sostituite da arance.
Il suo colore è pressoché nero e forma una generosa testa di schiuma compatta e cremosa, dall'ottima persistenza. L'aroma non è tuttavia altrettanto "goloso" quanto l'aspetto: l'intensità è molto modesta, la pulizia è poca e si fa davvero fatica a trovare quello che il nome della birra promette, ovvero  cioccolato ed arancia. Ci sono tostature, qualche traccia di caffè, cenere, forse liquirizia: siamo davvero ai minimi termini. Al palato le cose vanno un pochino meglio, ma anche qui la pulizia è tutt'altro che eccellente: un po' di caramello ed un accenno d'arancia supportano le decise tostature che caratterizzano la spina dorsale di una imperial stout per nulla ingombrante e che scorre piuttosto bene. Se cercate però una sensazione palatale morbida, cremosa e avvolgente non è la birra che fa per voi: considerata la gradazione alcolica (9.5%) avrei gradito un po' più di presenza a livello tattile. L'amaro è protagonista assoluto del finale: alle tostature s'aggiungono caffè, cioccolato fondente ed il terroso del luppolo. La notevole intensità non va tuttavia a pari passo con l'eleganza e il sorseggiare di questa imperial stout è, almeno nella mia esperienza, rallentato più che dall'alcool (ben nascosto) dalla scarsa pulizia e dalla monotonia di una birra che regala molti sbadigli: quella noia che i drughi di Burgess combattevano con l'ultraviolenza.
Formato: 50 cl., alc. 9.5%, lotto B163, scad. 06/2019, prezzo indicativo 8.00 Euro (beershop).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

giovedì 21 aprile 2016

Nomad Couch Stout

Nuovo appuntamento con Nomad Brewing, creatura nata dall’incontro tra Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo), Kerrie Abba e Johnny Latta di Experience It Beverages, importatore di bevande con sede a Sidney; la coppia australiana viveva in Italia ed aveva iniziato un'attività di importazione di vini italiani nell'emisfero australe, venendo poi in contatto anche con l'attivissima scena brassicola italica. Birra del Borgo è uno dei primi marchi che gli australiani decidono di aggiungere alla propria gamma. Di Vincenzo venne invitato in Australia a partecipare ad alcuni eventi tra i quali la Good Beer Week di Melbourne, finendo con l'innamorarsi della terra dei canguri.  Tra una pinta e l'altra, tra Di Vincenzo ed i Latta nasce l'idea di mettere in piedi un microbirrificio a Brookvale, sobborgo di Sidney situato una quindicina di chilometri a nord. L'annuncio della nascita del progetto Nomad Brewing viene dato a febbraio del 2014; nello stesso periodo un impianto Spadoni da 25 hl parte via mare dall'Italia. La burocrazia australiana rallenta un po' i piani, e la prima birra viene ufficialmente spillata a fine luglio 2014.  Qualche mese dopo, in ottobre, al Salone del Gusto di Torino è già possibile assaggiare qualche bottiglia allo stand di Birra del Borgo; Di Vincenzo, che ammette di passare ormai quasi sei mesi l'anno in Australia, affida l'avviamento dell'impianto a Brooks Caretta - birraio nomade - ex di Birra del Borgo e responsabile anche della "partenza" delle Birreria a Eataly New York ed a Eataly Roma, progetti che vedono entrambi Di Vincenzo come socio.

La birra.
Arriva ad agosto 2015 la prima (ed unica, al momento) stout di Nomad Brewing: una birra stagionale pensata per i mesi più freddi dell’anno, perché ricordate che nell'emisfero australe ferragosto cade in pieno inverno. 
Si tratta di una Oatmeal Stout con l’avena che dovrebbe regalarle quel corpo e quella morbidezza da renderla perfetta per una serata di relax sul divano, raffigurato anche in etichetta. Riempie il bicchiere di colore ebano scuro, sul quale si formano due dita di schiuma nocciola fine e cremosa ma piuttosto rapida a scomparire senza lasciare pizzo nel bicchiere. L’aroma affianca alle decise ed eleganti tostature i profumi del caffè e del cioccolato amaro; in sottofondo una lieve presenza terrosa, di cenere e di frutti di bosco. L’inizio è molto promettente ma già i primi sorsi si rivelano meno coinvolgenti rispetto all’aroma:  stupisce soprattutto la sensazione palatale nella quale non ritrovo la cremosità che l’avena le avrebbe dovuto conferire e che viene anche sbandierata in etichetta. La birra scorre bene e, con poche bollicine, ripropone in maniera leggermente meno pulita ed elegante il suo profilo di caffè e tostature  supportato da una patina dolce di caramello; annoto un tocco di cioccolato amaro e di liquirizia che, assieme all’acidità dei malti scuri, conferisce una buona freschezza al finale. C’è complessivamente una buona intensità, il retrogusto è molto ben bilanciato tra caramello, caffè e tostature ma c’è soprattutto quella sensazione palatale più “watery” che cremosa che grida vendetta e fa perdere qualche punto ad una buona stout, ben equilibrata e molto facile da bere. Più da sgabello di pub che da divano.
Formato:  50 cl., alc. 5.3%, IBU 18, lotto 91, scad. 08/01/2017, 4.90 Euro (foodstore, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

sabato 6 febbraio 2016

Nomad Long Trip Saison

Galeotto fu l'incontro tra Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo) e  Kerrie Abba e Johnny Latta di Experience It Beverages, importatore di bevande con sede a Sidney; la coppia australiana viveva in Italia ed aveva iniziato un'attività di importazione di vini italiani nell'emisfero australe, venendo poi in contatto anche con l'attivissima scena brassicola italica. Birra del Borgo è uno dei primi marchi che gli australiani decidono di aggiungere alla propria gamma. Di Vincenzo viene invitato in Australia e a partecipare ad alcuni eventi  e alla Good Beer Week di Melbourne, finendo con l'innamorarsi della terra dei canguri. 
Tra una pinta e l'altra, tra Di Vincenzo ed i Latta nasce l'idea di mettere in piedi un microbirrificio a Brookvale, sobborgo di Sidney situato una quindicina di chilometri a nord. L'annuncio della nascita del progetto Nomad Brewing viene dato a febbraio del 2014; nello stesso periodo un impianto Spadoni da 25 hl parte via mare dall'Italia. La burocrazia australiana rallenta un po' i piani, e la prima birra viene ufficialmente spillata a fine luglio 2014.  Qualche mese dopo, in ottobre, al Salone del Gusto di Torino è già possibile assaggiare qualche bottiglia allo stand di Birra del Borgo; Di Vincenzo, che ammette di passare ormai quasi sei mesi l'anno in Australia, affida l'avviamento dell'impianto a Brooks Caretta - birraio nomade - ex di Birra del Borgo e responsabile anche della "partenza" delle Birreria a Eataly New York ed a Eataly Roma, progetti che vedono entrambi Di Vincenzo come socio.
Nomad Brewing offre al momento quattro birre disponibili regolarmente (Pale Ale, Golden Ale, IPA e Saison) più un'ampia serie di produzione stagionali, occasionali e collaborazioni.
Long Trip è il nome scelto per una Saison realizzata con malto Pale, frumento, chicchi di caffè, pepe della Tasmania e semi di Acacia Picnanta australiana.
Il suo colore è l'arancio pallido, sormontato da un'esuberante schiuma biancastra e pannosa, dalla lunghissima persistenza. Gli agrumi (soprattutto cedro e limone) danno il benvenuto al naso, molto intenso e piuttosto pulito; sono affiancati da spezie (pepe bianco, cardamomo?), fiori e sentori di miele, erbe aromatiche (alloro?).  L'elevata carbonazione la rende in bocca molto vivace, mentre la consistenza watery abbinata ad un corpo medio garantisce un'ottima scorrevolezza. Il gusto è abbastanza complesso e parte con il dolce del miele e del biscotto, della frutta candita (albicocca), dello zucchero candito che formano una patina un po' appiccicosa che avvolge il palato senza mai abbandonarlo; a bilanciare c'è la nota acidula del frumento e l'amaro che si divide equamente tra il terroso e le erbe officinali. Nel retrogusto amaro fa ogni tanto capolino anche una suggestione di caffè. E' una Saison la cui lettura non è proprio immediata ma che mette in campo un'ottima intensità e un'eccellente pulizia; a mio parere indugia però un po' troppo sul dolce e si sente la necessità di una maggiore secchezza a ripulire il palato dopo ogni sorso. Viene un po' a mancare la raison d'être dello stile, quel potere dissetante e rinfrescante che costituiva il DNA di queste birre utilizzate dai contadini per rifocillarsi durante le lunghe giornate di lavoro estivo: priva di carattere rustico/ruspante, è una birra buona ed elegante che vedo più appropriata ad un comodo sorseggio a tavola in calice ed in abbinamento gastronomico, piuttosto che ad un'informale bevuta seduti per terra in mezzo all'erba di campagna. 
Formato: 33 cl., alc. 6.6%, IBU 39, lotto 35, scad. 07/2016, 3.90 Euro (foodstore, Italia).

NOTA: la descrizione della birre è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglie, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.