Visualizzazione post con etichetta lefebvre. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lefebvre. Mostra tutti i post

domenica 10 aprile 2016

Mons Fellay a Roma è stato incoraggiato ad aprire un Seminario in Italia. ( FSSPX)

Il Papa estenderà la piena validità delle confessioni dei   Sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X ( FSSPX)  oltre l'anno giubilare della Misericordia



Puy-en-Velay (Haute-Loire , Francia)
Diverse migliaia di persone (4.000 secondo Le forum catholique- v. foto) si sono trovati nella Città di Puy-en-Velay

domenica 6 ottobre 2013

Fraternità Sacerdotale San Pio X : Intervista a don Gabriele D’Avino

Sono già otto, e forse potrebbero ancora aumentare, gli aspiranti italiani al sacerdozio che hanno iniziato a frequentare, da martedì 1 ottobre, il Pre-Seminario di Albano Laziale della FSSPX.
Siamo di fronte a numeri inconsueti per il nostro paese che ci avvicinano, per la prima volta, quasi alla realtà francese.
Proponiamo pertanto, anche allo scopo di far conoscere le motivazioni che possono spingere un giovane d'oggi ad abbracciare la vita sacerdotale, un'intervista a don Gabriele Davino, novello sacerdote napoletano della FSSPX, ordinato ad Econe il 28 giugno 2013.
Seguirà prossimamente anche un'analoga intervista a don Enrico Doria.
Ringrazio don Gabriele per la disponibilità ed il Superiore del Distretto don Pierpaolo Petrucci per l'autorizzazione a realizzarla.

Marco BONGI

Intervista a don Gabriele D’Avino


D. 1 - Rev. don Gabriele, ci può brevemente raccontare come è nata la Sua vocazione sacerdotale? C'è qualche episodio particolare che ha contribuito ad orientarLa verso questa decisione?

1) Lo sbocciare di una vocazione sacerdotale resta, perfino per se stessi, un profondo mistero: è il segreto tra un’anima e Dio.
Tuttavia l’assidua frequenza alla santa Messa ed ai sacramenti, oltre che la presenza costante di sacerdoti nella vita di un giovane possono senza dubbio spiegare il desiderio di imitare un ideale di vita che si condivide e si conosce bene. Ma, appunto, ciò non basta: la vocazione è una “chiamata” che Dio fa conoscere alla persona attraverso tanti segni: desiderio di salvare le anime, amore per la Chiesa e la santa Messa, attitudine allo studio ed alla vita di preghiera, consigli di sacerdoti esperti…
Durante la mia adolescenza avevo notato tutto ciò, e ad un certo punto, nel corso della mia carriera da studente, ho capito più chiaramente cosa desiderasse Dio da me, come potessi consacrare a Dio la vita che gratuitamente Egli mi aveva elargito. 
Stabilii che non era più il momento di indugiare e con grande entusiasmo decisi di intraprendere questa strada; il tutto senza precisi avvenimenti, ma con un bagaglio di esperienze e di formazione dottrinale che di certo hanno contribuito a farmi maturare la scelta: non ultimi, gli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.

D. 2 - Come ha reagito la Sua famiglia quando le ha comunicato l'intenzione di diventare Sacerdote?

2) Grazie a Dio ho trovato piena comprensione e totale appoggio dalla mia famiglia: non ne dubitavo, poiché è grazie all’educazione cristiana ricevuta dai miei genitori che è stata possibile da parte mia una generosa risposta alla chiamata del Signore; ma di certo questo appoggio che ho avuto è stato di fondamentale importanza sia all’inizio della mia formazione sia durante tutti gli anni del Seminario.

D. 3 - E gli amici? Si sono mostrati contenti, stupiti o inclini alla derisione?

3) Anche in questo caso sono stato fortunato: i miei amici più cari, con i quali ancora oggi sono in contatto, hanno approvato la mia scelta nonostante il naturale dispiacere della separazione; ho potuto constatare con gioia fino a che punto questi vincoli di amicizia fossero forti, poiché alcuni di essi sono stati presenti a tutte le “tappe” della mia formazione sacerdotale (vestizione, ordini minori, ordini maggiori) nonostante i mille chilometri che separano la mia città dal seminario di Ecône!

D. 4 - Per quale motivo, una volta presa la decisione, si è rivolto alla FSSPX e non al seminario della Sua Diocesi?

4) Non ho mai avuto altra prospettiva di formazione sacerdotale che i seminarî della Fraternità San Pio X: fin da piccolo infatti frequento la congregazione grazie alla scelta che fecero i miei genitori negli anni ’80 di seguire la Tradizione contro il dilagare degli errori moderni. 
Ho potuto di conseguenza constatare, durante tutta la mia infanzia e adolescenza, la profondità spirituale dei sacerdoti che ho conosciuto, la loro accurata preparazione dottrinale, la loro ineccepibile condotta morale: era naturale, dunque, che guardassi verso Ecône, baluardo della fede cattolica. 
Ero sicuro che, in questo periodo di profonda crisi all’interno della Chiesa, solo una formazione sacerdotale tradizionale quale quella che impartiscono i seminarî della Fraternità fosse degna di essere presa in considerazione al fine di far “sopravvivere” il sacerdozio cattolico che, a causa del modernismo, vive tuttora una grave crisi d’identità e non ha più come punto di riferimento la Rivelazione e il dogma.

D. 5 - Come è stato il primo impatto con il Seminario all'estero? Ha trovato difficoltà di integrazione o linguistiche?

5) Non ricordo di essermi mai sentito disorientato fin dal mio primo contatto con il seminario. Certo, il paese e la lingua stranieri, le persone di un’altra cultura, e soprattutto la prospettiva di passare sei anni lontano dalla propria terra rappresentano un sacrificio da affrontare: ma l’atmosfera cordiale dei confratelli, la disponibilità dei professori del seminario e in generale il clima di carità fraterna che regna in quest’ambiente “protetto” porta più ad unire che a dividere gli animi, e tutto sembra fatto apposta per eliminare qualsiasi difficoltà integrativa.

D. 6 - Che ricordi conserva degli anni trascorsi in seminario? Ha dovuto superare momenti di crisi? Se sì... Chi l'ha maggiormente aiutata a superarli?

6) Il ricordo degli anni passati in seminario è molto confortante, sia dal punto di vista spirituale, sia da quello intellettuale: la vita di unione a Dio a cui quotidianamente si tende e gli studî sempre interessanti creano un clima ideale per la formazione di un sacerdote: pur senza farne un paradiso terrestre (non esiste un contesto umano o un’esperienza che non presenti anche una minima difficoltà) ricorderò sempre con gioia i begli anni passati ad Ecône e le amicizie che vi ho stretto con i confratelli, molti dei quali sono oggi sacerdoti come me.

D. 7 - Gli studi in seminario sono difficili? Può aspirare al sacerdozio anche un giovane che non possieda basi culturali molto profonde?

7) Il livello degli studî in seminario è, come lo indica il nostro fondatore negli statuti, di tipo “quasi universitario”; pur essendoci una grande comprensione per la differenza di livello degli aspiranti al sacerdozio, i quali provengono dai più svariati contesti e con una grande diversità di bagaglio culturale, è chiaro che è richiesto un minimo di attitudine allo studio: il sacerdote è chiamato ad insegnare, vuoi la domenica dal pulpito, vuoi per il catechismo ai bambini ed agli adulti, vuoi per conferenze dottrinali che possono essergli richieste.
Le materie di studio spesso sono di per sé difficili: penso ad esempio ai trattati di teologia sulla Trinità o l’Eucaristia, o anche ai corsi di Metafisica ed Ecclesiologia; tuttavia si tiene sempre conto del livello di ciascuno e non si richiede necessariamente a tutti il massimo dell’approfondimento possibile!

D. 8 - Ha trovato comprensione negli insegnanti? Che rapporto si instaura fra i seminaristi e i superiori? Nel seminario si respira un clima di gioia o, come molti pensano, un'atmosfera di cupa severità?

8) Il rapporto tra gli insegnanti e i seminaristi è franco e cordiale, ma che mantiene un necessario distacco che eviti l’eccessiva familiarità, al fine di rendere ben chiara la distinzione dei ruoli. Ritengo che quest’aspetto sia indispensabile per la serietà ed anche la credibilità della formazione data. Tutto ciò, come dicevo anche prima, in un clima generale di serenità e di sana allegria: giusto il contrario dell’immagine che comunemente si dà degli ambienti religiosi del tipo “Il nome della rosa” che deriva, a mio avviso, da un banale pregiudizio…

D. 9 - Oggi che è diventato Sacerdote: che effetto Le fa di poter finalmente celebrare il S. Sacrificio della Messa? Verso quale tipo di Apostolato si sente più attratto?

9) Salire per la prima volta all’altare è un’emozione indescrivibile che il sacerdote porterà nel cuore per tutta la vita; è l’inizio di un’unione al Dio incarnato che si attua ormai fra le sue mani e che costituisce il mistero più grande della nostra fede, quello della Redenzione del genere umano, compiuto ogni giorno sugli altari.
L’apostolato che più mi attrae è quello che ho imparato a conoscere negli anni della mia gioventù attraverso i sacerdoti che ho frequentato: quello di tipo “parrocchiale” delle nostre cappelle e centri di Messa; un apostolato che, soprattutto in Italia dove la Fraternità è ancora in crescita, assomiglia a quello di San Paolo a causa dei numerosi viaggi e spostamenti; cosa che ho sempre trovato simpatica ed entusiasmante!

D. 10 - In conclusione: che consiglio pratico si sente di dare ai giovani di oggi, spesso confusi ed indecisi sul tipo di vita da intraprendere? Esiste qualche criterio per conoscere il progetto di Dio nella propria vita?

10) Discernere la propria vocazione, nonostante i preziosi consigli di persone esperte (soprattutto di sacerdoti) che certo vanno richiesti, riguarda in ultima analisi il singolo soggetto: a lui va la responsabilità integrale della scelta, a cui può effettivamente corrispondere la “chiamata” della Chiesa con l’appello del Vescovo nell’ordinazione. 
Tale scelta, lungi dall’essere avventata o sentimentale, deve essere matura, ragionevole, libera da ogni interesse di tipo temporale ma unicamente guidata dall’amore di Dio e della Chiesa.
Ma (e questo è un punto che ritengo fondamentale alla luce della mia ancor breve esperienza) la domanda sulla scelta del proprio stato di vita è senz’altro obbligatoria e non può essere saltata a piè pari. 
Esorto quindi i giovani cristiani ad aprire prima di tutto a se stessi il proprio cuore e a porsi sinceramente questa domanda, mettendo da parte un certo naturale egoismo: Cosa vuole Dio da me?

sabato 28 settembre 2013

Con Benedetto XVI rimaniamo inchiodati alla Croce della Liturgia !

Assistiamo ogni giorno ad una sorta di opposizione dialettica tra i difensori del culto liturgico e i promotori dell’apertura verso il mondo che puntualmente hanno finito per ridurre la vita cristiana ai soli sforzi sociali.
Il combattimento contro il “ senso del sacro ” ( Beato Giovanni Paolo II ) , che ha antiche radici, ha provocato due feriti gravissimi : la Chiesa e il Sacerdote.
Il beato Giovanni Paolo II riferendosi alle sistematiche desacralizzazioni della liturgia le definì : pratiche non accettabili (Ecclesia de Eucharistia, n. 10) .
Benedetto XVI ha denunciato come “deformazioni al limite del sopportabile” (Lettera ai vescovi in occasione della pubblicazione del Motu proprio ‘Summorum Pontificum’) i continui attentati contro la Liturgia, sempre più intrisi di cultura secolarizzata del mondo circostante .
Ai Vescovi della Francia riuniti a Lourdes in Assemblea Plenaria straordinaria il 14 settembre 2008 Papa Benedetto XVI ha ricordato che : “Il culto liturgico è l’espressione suprema dell’esistenza sacerdotale ed episcopale … è tale da ricollocare l’adorazione al centro della vita del sacerdote e dei fedeli. Invece e al posto del “cristianesimo secolare” .
L’Esortazione Apostolica ‘Sacramentum Caritatis’ di Papa Benedetto XVI ha insegnato ai fedeli che l’azione liturgica deve riconciliare fede e vita consacrando “l’impegno dei cristiani nel mondo che il mondo stesso, sono chiamati a consacrarsi a Dio mediante la liturgia… fino a venire attirati nel dinamismo dell’offerta dell’amore di Cristo che ivi si rende presente”.
La liturgia è il luogo privilegiato per approfondire l’identità del Sacerdote, che è chiamato a “combattere la secolarizzazione” poiché, come il Signore Gesù dice nella sua preghiera sacerdotale: “Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 
Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità” (Gv. 17, 15-17).
Per secoli la saggezza della Chiesa ha preservato attraverso le rubriche e la postura celebrativa il Sacerdote dal desiderio, anche inconscio, di attirare l’attenzione dei fedeli sulla sua persona.
Quando i fedeli sono lasciati all’arbitrarietà del celebrante, alle sue stranezze, alle sue idee personali od opinioni, alle sue stesse ferite la Liturgia è violentata !
L’obbedienza del sacerdote alle rubriche è infatti segno eloquente e silenzioso del suo amore per la Chiesa, della quale egli è ministro e servitore.
Se la “ partecipazione attiva “ – il principio più eclatante della pastoralità liturgica del Concilio Vaticano II – non si ammanta del naturale “senso soprannaturale della fede” la liturgia non è più l’opera di Cristo, ma degli uomini.
Ecco perché non ci rallegriamo per la formazione liturgica dei sacerdoti ormai ridotta ad una formazione puramente intellettuale dopo esser stata strappata dalla sua dimensione verticale che trascende la vita di ciascuno per fonderla con la vita di Cristo( Benedetto XVI ).
Non c’è bisogno di umanesimo, non c’è bisogno di promozione umana :   la stessa Liturgia  è capace di : “ rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio ” ! ( Benedetto XVI )
Il venerando teologo passionista Padre Zoffoli diceva:” istruiamo come vuole il Concilio i fedeli alla partecipazione alla Messa, diamogli insegnamenti seri di dottrina e liturgia. Ma poi non vi lamentate se vedendo una liturgia neocatecumenale vanno a protestare dal Vescovo!
Un putiferio santo a motivo della corretta istruzione dei fedeli, della serie :  … hanno voluto, grazie al Concilio, istruire il popolo, ecco che contro il clero infedele si è scatenato il putiferio quando non celebra bene
E meditiamo anche, senza preconcetti, quanto,
riferendosi alla Liturgia, scrisse  Don Dolindo Ruotolo, morto in concetto di santità ( un santo prete che giustamente è  considerato  come una delle ultime dighe contro il modernismo e le manie post conciliari intrise di novità ) :  "Quanti tesori di esortazioni vive e rifulgenti di grazia e di Spirito Santo si perdono nella Chiesa perché il popolo non le intende!" ( Dal commento di Don Dolindo Ruotolo alla Prima  Lettera ai Corinzi, assai prima del Concilio Vaticano II).
Meravigliosamente grande è l’affermazione di Benedetto XVI : “ Quando il mondo nel suo insieme sarà diventato liturgia di Dio, quando nella sua realtà sarà diventato adorazione, allora avrà raggiunto la sua meta, allora sarà sano e salvo ”!
Il nostro martirio deve essere gloriosamente infisso nella Croce della Liturgia : la mano destra conficcata dai cosiddetti “ tradizionalisti” che ci rimproverano di occuparci solo dell’aspetto cultuale , quella sinistra inchiodata dai “ modernisti-novatori” che ci accusano di giocare ai pizzi e merletti non guardando al mondo che cambia e che ha bisogno di nuovi simboli e di nuovi segni liturgici e i nostri piedi saranno fissati dai nemici di Cristo per impedirci di piegare le ginocchia nell’atto di adorazione a Colui che è il Signore del tempo e della storia !


Andrea Carradori

domenica 20 gennaio 2013

Accoglienza della Fraternità San Pio X : le parole di un Sacerdote e la replica di un suo confratello


Don Bernardo : " L'unica vera soluzione è accogliere la Fraternità San Pio X senza alcuna condizione perché chi ha la vera fede cattolica non ha da firmare alcunchè. Comunque ammesso e non concesso che in Vaticano continuino a far finta di niente ormai le idee (giuste e sacrosante) di Mons. Lefebvre non le hanno solo quelli della Fraternità, ma moltissimi sacerdoti e forse pure vescovi e qualche cardinale che dall'interno cercano di smontare pezzo per pezzo l'ideologia conciliare che ha svuotato i seminari, distrutto la cristianità in occidente e svuotato le chiese. 
In Vaticano dovranno prima o poi capire che la Chiesa Cattolica non è fatta di politichese e burocrazia, ma è fatta di Martiri, Confessori e Sante Vergini".

Un altro Sacerdote ha replicato a don Bernardo.
Ecco la replica :

"Purtroppo Don Bernardo questo non è possibile perchè c'è stato un atto di natura scismatico (sacro di vescovo contro la volontà esplicita del Sommo Pontefice), degli insulti pubblici verso la persona del Vicario di Cristo nell' esercizio del suo magistero ( "super modernsta", etc) e un discorso molto ambiguo sull'ultimo concilio (sembra che la Fraternità benché dica il contrario in tanti interventi dei suoi diversi superiori -penso soprattutto a quello del distretto francese- afferma che il suo insegnamento è eretico che "Roma ha perso le fede" e che la Chiesa Cattolica continui non sul fondamento di Pietro ma nella comunità lebfevriana) Lei capisce che con queste premesse il Vicario di Cristo debba chiedere un atto di fede espllcito nella Chiesa una , santa, cattolica e romana che ha celebrato 50 anni fa l'ultimo concilio ecumenico. 
Di tutto cuore spero il ritorno dei lefebvriani per il bene stesso della chiesa ( contrarre l'influsso deleterio dei modernisti che invade tutti i campi soprattutto quello dell'insegnamento teologico nei seminari) e per il bene stesso della Fraternità che rischia davvero lo scisma ossia la seperaziione del Corpo della Santa Chiesa come tante altre sette....ma la storia insegna e quando ha imboccato questa via il ritorno è quasi impossibile (anche a causa dell'ambiguità di Monsignore Lefebvre sull' argomento stesso). Ma chi sa? Nulla è impossiblile a Dio".

Da MiL

mercoledì 8 agosto 2012

Fraternità Sacerdotale San Pio X ( FSSPX ) : un'iniziativa vocazionale


L'Italia, culla del Cattolicesimo e sede del Papato, ha sempre dato molte vocazioni alla Chiesa ed anche il mondo della Tradizione, rispetto al numero relativamente piccolo di fedeli, ha potuto contare, nei difficili anni del post-concilio, su parecchie vocazioni italiane.
Non sono pochi, ancor oggi, i giovani che si rivolgono alla Fraternità San Pio X allo scopo di ricevere un aiuto in vista di una possibile scelta di vita sacerdotale o religiosa. 
La prospettiva però di dover subito partire per la Francia o la Svizzera, dove hanno sede i seminari più vicini, con i problemi linguistici che ne conseguono, può scoraggiare o spaventare alcuni candidati.
Allo scopo dunque di alleviare questi inconvenienti e, soprattutto, di aiutare i giovani a comprendere meglio quale sia la chiamata di Dio nella loro vita, il Superiore del Distretto Italiano della FSSPX, don Pier Paolo Petrucci, ha deciso di aprire, presso il Priorato di Albano Laziale, un pre-seminario che ospiterà, da ottobre a giugno, giovani in ricerca vocazionale.
Costoro potranno vivere l'esperienza di un "anno sabbatico", con i ritmi e le occupazioni di un seminario: al mattino preghiera e lezioni di spiritualità, Sacra Scrittura, filosofia, Liturgia, latino e lingua straniera. 
Al pomeriggio studio individuale, attività fisiche e visite spirituali alla città di Roma.
I ragazzi potranno inoltre partecipare alla vita religiosa del Priorato e recitare, con gli altri Sacerdoti e Fratelli, una parte del Breviario.
Chissà che, in futuro, se questa iniziativa dovesse dare buoni frutti, non si possa giungere fino alla fondazione di un vero e proprio seminario italiano della FSSPX!

Alleghiamo al presente comunicato il volantino predisposto dal Priorato di Albano Laziale, dove sono indicate tutte le informazioni pratiche e le modalità per saperne di più.
E' stato creato anche un indirizzo e-mail dedicato:

preseminario@sanpiox.it

( Marco Bongi )

Foto : Macerata, Santuario della Madonna della Misericordia, piazza Strambi. La Visitazione (1737) del "celebre pittore" di S. Angelo in Vado (PU) raffiguranti le scene della vita di Maria , navata centrale.

giovedì 19 luglio 2012

Déclaration du Chapitre général de la Fraternité Saint-Pie X , 19-7-2012

Alla fine del Capitolo generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X, riuniti accanto alla tomba del suo venerato fondatore Mons. Marcel Lefebvre, e uniti al suo Superiore generale, noi partecipanti, Vescovi, superiori e anziani di questa Fraternità, teniamo a far salire al cielo le nostre più vive azioni di grazia per i quarantadue anni di protezione divina così meravigliosa sulla nostra opera, in mezzo ad una Chiesa in piena crisi e ad un mondo che si allontana di giorno in giorno da Dio e dalla sua legge.

Noi esprimiamo la nostra profonda gratitudine a tutti i membri di questa Fraternità, sacerdoti, frati, suore, terziari, alle comunità religiose amiche, come ai cari fedeli, per la loro dedizione quotidiana e le loro ferventi preghiere in occasione di questo Capitolo, che ha conosciuto un franco confronto e svolto un lavoro molto fruttuoso. Tutti i sacrifici, tutte le pene accettate con generosità hanno certamente contribuito a superare le difficoltà che la Fraternità ha incontrato in questi ultimi tempi. Noi abbiamo ritrovato la nostra profonda unione nella sua missione essenziale: conservare e difendere la fede cattolica, formare dei buoni sacerdoti e lavorare per la restaurazione della Cristianità.


Abbiamo definito ed approvato le necessarie condizioni per una eventuale regolarizzazione canonica. Si è stabilito che, in questo caso, sarà convocato prima un Capitolo straordinario deliberativo. Ma non dimentichiamo che la santificazione delle anime comincia sempre in noi stessi. Essa è opera di una fede vivificata ed operante attraverso la carità, secondo le parole di San Paolo: «
Non abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità» (II Cor. XIII, 8), e anche: «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, al fine… di renderla santa e immacolata» (Cfr. Ef. V, 25 ss.).

Il Capitolo ritiene che il primo dovere della Fraternità nel servizio che intende rendere alla Chiesa, sia quello di
continuare a professare, con l’aiuto di Dio, la fede cattolica in tutta la sua purezza e integrità, con una determinazione proporzionata agli attacchi che questa stessa fede oggi non cessa di subire.

È per questo che ci sembra opportuno riaffermare la nostra fede nella Chiesa cattolica romana, la sola Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo,
al di fuori della quale non c’è salvezza né possibilità di trovare i mezzi che conducono ad essa; nella sua costituzione monarchica, voluta da Nostro Signore, che fa sì che il potere supremo di governo su tutta la Chiesa appartenga solo al Papa, Vicario di Cristo sulla terra; nella regalità universale di Nostro Signore Gesù Cristo, creatore dell’ordine naturale e soprannaturale, alla quale ogni uomo e ogni società devono sottomettersi.

Per tutte le novità del Concilio Vaticano II che restano viziate da errori, e per le riforme che ne sono derivate,
la Fraternità può solo continuare ad attenersi alle affermazioni e agli insegnamenti del Magistero costante della Chiesa; essa trova la sua guida in questo Magistero ininterrotto che, con la sua azione di insegnamento, trasmette il deposito rivelato in perfetta armonia con tutto ciò che la Chiesa intera ha sempre creduto, in ogni luogo.

Parimenti, la Fraternità trova la sua guida nella Tradizione costante della Chiesa, che trasmette e trasmetterà fino alla fine dei tempi l’insieme degli insegnamenti necessari al mantenimento della fede e alla salvezza,
in attesa che sia reso possibile un dibattito aperto e serio mirante ad un ritorno delle autorità ecclesiastiche alla Tradizione.

Noi ci uniamo ai altri cristiani perseguitati nei diversi paesi del mondo, che soffrono per la fede cattolica, spesso fino al martirio. Il loro sangue versato in unione con la Vittima dei nostri altari è la prova del rinnovamento della Chiesa
in capite et membris, secondo il vecchio adagio «sanguis martyrum semen christianorum».

«
Infine, ci rivolgiamo alla Vergine Maria, anch’ella gelosa dei privilegi del suo Figlio divino, gelosa della sua gloria, del suo Regno sulla terra come in Cielo. Quante volte ella è intervenuta in difesa, anche armata, della Cristianità, contro i nemici del Regno di Nostro Signore! Noi la supplichiamo di intervenire oggi per scacciare i nemici interni che tentano di distruggere la Chiesa più radicalmente dei nemici esterni. Che ella si degni di conservare nell’integrità della fede, nell’amore per la Chiesa, nella devozione al successore di Pietro, tutti i membri della Fraternità San Pio X  e tutti i sacerdoti e i fedeli che operano con le stesse intenzioni, affinché ella ci difenda e ci preservi tanto dallo scisma quanto dall’eresia.
«
Che San Michele Arcangelo ci trasmetta il suo zelo per la gloria di Dio e la sua forza per combattere il demonio.
«
Che San Pio X ci faccia partecipi della sua saggezza, della sua scienza e della sua santità per discernere, in questi tempi di confusione e di menzogna, il vero dal falso e il bene dal male.» (Mons. Marcel Lefebvre, Albano, 19 ottobre 1983).
 Ecône, 14 luglio 2012

                           LA PRIMA RISPOSTA DELLA SANTA SEDE 

Città del Vaticano, 19 luglio 2012 (VIS).
Nel primo pomeriggio di oggi la Sala Stampa della Santa Sede ha emesso il Comunicato di seguito riportato, a proposito della Dichiarazione del Capitolo Generale della Fraternità San Pio X. "Il Capitolo Generale della Fraternità sacerdotale San Pio X, concluso nei giorni scorsi, ha pubblicato una Dichiarazione a proposito della possibile normalizzazione canonica della relazione fra la Fraternità e la Santa Sede.
Pur essendo stata resa pubblica, tale Dichiarazione rimane anzitutto un documento interno, per lo studio e la discussione fra i membri della Fraternità".
"La Santa Sede ha preso atto di questa Dichiarazione, ma resta in attesa della annunciata Comunicazione ufficiale da parte della Fraternità Sacerdotale, per la continuazione del dialogo fra la Fraternità e la Commissione “Ecclesia Dei”.

domenica 15 luglio 2012

FRATERNITA' SAN PIO X : ALLA FINE HAN DETTO : " NO, GRAZIE". TRISTE EPILOGO !


Domenica 15 luglio 2012 ore 11,45.
Telefonata dalla Francia.
Vengo "informato" che la Fraternità Sacerdotale San Pio X ha deciso di far decadere ogni  ipotesi di "accordo" con la Santa Sede, si anche fa riferimento all'ultima parte di un'omelia di pochi minuti prima.
La telefonata parla anche del ringraziamento che Fraternità farà alla Santa Sede  per le condizioni canoniche che le erano state prospettate.
Tanto per ribadire la nostra "posizione"  , espressa in questo blog diverse volte, posto il commento che un caro amico, ecclesiastico, ha avuto la bontà di scrivere su Facebook : " Ogni tanto bisogna alzare la voce e dire due parole, nude e crude, che non piaceranno agli amanti del "politicamente corretto" ecclesiale. Domani ci saranno due categorie di persone a brindare per una sconfitta annunciata che riguarda tutta la Chiesa: modernisti di varia e dubbia estrazione orfani del '68, e pseudotradizionalisti i quali, sostenendo che i Papi e i Concili insegnino l'errore, sono piuttosto inclini a considerare non Roma ma Econe come baluardo della fede cattolica. Chi - in area tradizionalista - saluterà la mancata firma dell'accordo come un evento positivo, necessario, non ama né la Chiesa né la Tradizione "
A.C.
1) AGGIORNAMENTO : Tornielli
Secondo un’anticipazione riportata da José Manuel Vidal sul sito Religión Digital, i lefebvriani hanno preparato un documento-dichiarazione nel quale si direbbe definitivamente «no» alla proposta di un ritorno nella piena comunione con Roma, pur ringraziando il Papa per quanto ha fatto in questa prospettiva e per l’occasione che ha dato alla Fraternità di esporre i suoi punti di vista.
I lefebvriani avrebbero concluso di non poter accettare il magistero del Vaticano II così come richiesto nel preambolo dottrinale consegnato al vescovo Bernard Fellay dal cardinale William Levada lo scorso 13 giugno, perché la firma sotto il preambolo comporterebbe l’accettazione degli «errori del Concilio».
La pubblicazione del documento della Fraternità era atteso per questa mattina. In realtà, la risposta verrà prima inviata alle autorità romane e quindi, all’inizio della settimana entrante, lo stesso Fellay presenterà la posizione presa dal capitolo generale in un’intervista. Tutti i segnali pubblici – le dichiarazioni di Fellay e di altri responsabili lefebvriani – come pure le indiscrezioni fino ad oggi pubblicate fanno pensare che la risposta sarà negativa. Anche se è possibile che i lefebvriani chiedano di poter nuovamente discutere sul testo del preambolo dottrinale.

2) AGGIORNAMENTO : " Luisa" su MIL
 La Stampa all`attacco!  
Non ci bastava Tornielli adesso ci si mette pure Galeazzi  ed evidentemente tutti e due sanno che ci sarà un no.  
È da mesi che Tornielli segue con una solerzia sorprendente il dossier FSSPX,  facendo soffiare il caldo e poi il freddo, l`accordo c`è e poi non c`è più, Mons. Fellay ha detto sì e la sua risposta conviene al Papa,  Mons. Fellay va a Roma per incontrare ad Albano i sacerdoti  e poi Levada il giorno dopo, è fiducioso, l`accordo si farà, tutto sembra ok ...ah no la Commissione non è d`accordo, innesta la marcia indietro e blocca la macchina al mese di settembre, gli avversari della FSSPX sembrano aver vinto la loro battaglia, e poi il Papa nomina come in una specie di tir groupé Roche, Di Noia e Müller....  
Non so che ruolo abbiamo giocato queste continue anticipazioni, quel soffiare il caldo e il freddo, quel nutrire le speranze di taluni e le inquietudini di altri,  quel dire, anzi, quell`insistere sull`accordo che era vicino, per certo le anticipazioni di Tornielli hanno fatto il giro del web in qualche secondo, sulle sue motivazioni o intenzioni sono molto perplessa.

3) AGGIORNAMENTO : L'INTERVISTA DI S.E.MONS.FELLAY
 e mutisme doctrinal n’est pas la réponse à « l’apostasie silencieuse »
DICI : Comment s’est déroulé le Chapitre général ? Dans quelle atmosphère ?
Mgr Fellay : Dans une atmosphère assez chaude, parce que le mois de juillet est particulièrement torride, en Valais ! Mais dans une atmosphère très appliquée, sur le fond, car les membres du Chapitre ont pu échanger en toute liberté, comme il convient dans une telle réunion de travail.
DICI : Les relations avec Rome ont-elles été traitées ? N’y avait-il pas de questions interdites ? Les dissensions qui se sont manifestées au sein de la FSSPX, ces derniers temps, ont-elles pu être apaisées ?
Mgr Fellay : Cela fait beaucoup de questions ! Au sujet de Rome, nous sommes vraiment allés au fond des choses, et tous les capitulants ont pu prendre connaissance du dossier complet. Rien n’a été mis de côté, il n’y a pas de tabou entre nous. Je me devais d’exposer précisément l’ensemble des documents échangés avec le Vatican, ce qui avait été rendu difficile par le climat délétère de ces derniers mois. Cet exposé a permis une discussion franche qui a éclairé les doutes et dissipé les incompréhensions. Cela a favorisé la paix et l’unité des cœurs, et c’est très réjouissant.
DICI : Comment voyez-vous les relations avec Rome après ce chapitre ?
Mgr Fellay : Toutes les ambiguïtés ont été levées chez nous. Nous ferons très prochainement parvenir à Rome la position du Chapitre qui nous a donné l’occasion de préciser notre feuille de route en insistant sur la conservation de notre identité, seul moyen efficace pour aider l’Eglise à restaurer la Chrétienté. Car, comme je vous l’ai dit récemment, « si nous voulons faire fructifier le trésor de la Tradition pour le bien des âmes, nous devons parler et agir » (voir entretien du 8 juin 2012, dans DICI n°256). Nous ne pouvons garder le silence devant la perte de la foi généralisée, ni devant la chute vertigineuse des vocations et de la pratique religieuse. Nous ne pouvons nous taire devant « l’apostasie silencieuse » et ses causes. Car le mutisme doctrinal n’est pas la réponse à cette « apostasie silencieuse » que même Jean-Paul II constatait, en 2003.
Dans cette démarche, nous entendons nous inspirer non seulement de la fermeté doctrinale de Mgr Lefebvre, mais aussi de sa charité pastorale. L’Eglise a toujours considéré que le meilleur témoignage en faveur de la vérité était donné par l’union des premiers chrétiens dans la prière et la charité. Ils ne faisaient « qu’un seul cœur et qu’une seule âme », nous disent les Actes des Apôtres (4, 32). Le bulletin de liaison interne de la Fraternité Saint-Pie X s’intitule Cor unum, c’est un idéal commun, un mot d’ordre pour tous. Aussi nous nous séparons avec force de tous ceux qui ont voulu profiter de la situation pour semer la zizanie, en opposant les membres de la Fraternité les uns aux autres. Cet esprit-là ne vient pas de Dieu.
DICI : Que vous inspire la nomination de Mgr Ludwig Müller à la tête de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi ?
L’ancien évêque de Ratisbonne, où se trouve notre séminaire de Zaitzkofen, ne nous apprécie pas, ce n’est un secret pour personne. Après l’acte courageux de Benoît XVI en notre faveur en 2009, il n’avait guère paru vouloir collaborer dans le même sens, et nous traitait comme des parias ! C’est lui qui déclarait alors que notre séminaire devrait être fermé et que nos étudiants devraient aller dans les séminaires de leur région d’origine, avant d’affirmer sans détour : « Les quatre évêques de la Fraternité Saint-Pie X doivent tous démissionner » ! (voir entretien dans Zeit Online du 8 mai 2009).
Mais plus important et plus inquiétant pour nous est le rôle qu’il va devoir assumer à la tête de la Congrégation de la Foi qui doit défendre la foi, dont la mission propre est de combattre les erreurs doctrinales et les hérésies. Car plusieurs textes de Mgr Müller sur la transsubstantiation véritable du pain et du vin au Corps et au Sang du Christ, sur le dogme de la virginité de Marie, sur la nécessité pour les non-catholiques d’une conversion à l’Eglise catholique… sont plus que discutables ! Sans aucun doute, ils auraient fait autrefois l’objet d’une intervention de la part du Saint-Office dont est issue la Congrégation de la Foi qu’il préside aujourd’hui.
DICI : Comment se présente l’avenir de la Fraternité Saint-Pie X ? Dans son combat pour la Tradition de l’Eglise, est-elle toujours sur une ligne de crête ?
Mgr Fellay : Plus que jamais nous devons effectivement garder cette ligne de crête fixée par notre vénéré fondateur. C’est une ligne difficile à tenir, mais absolument vitale pour l’Eglise et le trésor de sa Tradition. Nous sommes catholiques, nous reconnaissons le pape et les évêques, mais devons avant tout conserver inaltérée la foi, source de la grâce du Bon Dieu. Il faut par conséquent éviter tout ce qui pourrait la mettre en danger, sans pourtant nous substituer à l’Eglise catholique, apostolique et romaine. Loin de nous l’idée de constituer une Eglise parallèle, exerçant un magistère parallèle !
Mgr Lefebvre a très bien expliqué cela, il y a plus de trente ans : il n’a voulu que transmettre ce qu’il avait reçu de l’Eglise bimillénaire. Et c’est tout ce que nous voulons à sa suite, car ce n’est qu’ainsi que nous pourrons aider efficacement à « restaurer toutes choses dans le Christ ». Ce n’est pas nous qui romprons avec Rome, la Rome éternelle, maîtresse de sagesse et de vérité. Pour autant il serait irréaliste de nier l’influence moderniste et libérale qui s’exerce dans l’Eglise depuis le concile Vatican II et les réformes qui en sont issues. En un mot, nous gardons la foi dans la primauté du Pontife romain et dans l’Eglise fondée sur Pierre, mais nous refusons tout ce qui contribue à l’« autodestruction de l’Eglise », reconnue par Paul VI lui-même, dès 1968. Daigne Notre-Dame, Mère de l’Eglise, hâter le jour de son authentique restauration !
(Source : DICI n°258)
Entrevista con Mons. Bernard Fellay, tras la conclusión del Capítulo General de la Fraternidad San Pío X (16 de julio de 2012)
Interview with Bishop Bernard Fellay on the occasion of the General Chapter of the Society of St. Pius X (July 16, 2012)
Interview mit S.E. Bischof Bernard Fellay anlässlich des Generalkapitels der Priesterbruderschaft St. Pius X. (16. Juli 2012)

4) AGGIORNAMENTO : L'Editoriale dell'Abbè   Régis de Cacqueray, Superiore del Distretto francese della FSSPX :
Quelle sera la crédibilité du verdict que la Rome conciliaire rendra peut être bientôt à propos de la Fraternité ? La déclarera-t-elle schismatique, de nouveau excommuniée ou l'exonérerat- elle de ces sobriquets ? 
Quoi qu'il en soit de la conclusion qui pourrait être portée, il ne faudra pas lui accorder une importance excessive...
Au fur et à mesure que se sont déroulées les années de la vie de la Fraternité, ce sont tantôt des menaces et des peines infligées par le Vatican, tantôt de grands compliments, différentes promesses et des mains tendues qui se sont succédé.
Les peines de l'Église, et jusqu'aux plus graves d'entre elles, venaient sanctionner la pertinacité de la Fraternité à refuser les erreurs du Concile, la nouvelle messe, le nouveau code de Droit canon, la nouvelle religion. Quant aux promesses qui lui étaient faites, elles ont toujours recherché, comme unique contrepartie, de faire cesser ses critiques et d'obtenir qu'elle taise son opposition sur les mêmes sujets.
On comprendra, dès lors, que cette interminable palinodie finisse par nous laisser de marbre et par discréditer à nos yeux ceux qui manient avec tant de facilité la carotte et le bâton... À être excommunié, puis « dés-excommunié », à être de nouveau menacé d'être excommunié, on finit par ne plus guère être impressionné par ces coups de théâtre et toutes ces volte-face.
Nous avons tant de raisons d'estimer ces peines injustes, nulles et non avenues ! 
Elles sont déconsidérées à nos yeux. D'abord, nous gardons le souvenir de 1988. 
C'est par l'excommunication que fut récompensé le signalé service rendu par Mgr Marcel Lefebvre à la sainte Église en la pourvoyant de quatre excellents évêques catholiques, grâce à qui la transmission du sacerdoce catholique s'est fortifiée. 
Nous avons, à cette occasion, constaté comment, par un mystère d'iniquité, les meilleurs serviteurs de l'Église se trouvent maltraités.
Nous n'en ressentons pas d'amertume mais l'on peut déduire de tout cela que la peine de l'excommunication ne nous fasse plus guère trembler.
En cette année du sixième centenaire de la naissance de sainte Jeanne d'Arc, nous nous rappelons d'ailleurs, dans l'histoire de l'Église, qu'assez nombreux sont les saints qui furent malmenés par des tribunaux d'Église. N'est-ce d'ailleurs pas l'histoire du Verbe incarné lui-même ?
Et nous ne sommes pas aveugles. Comment se fait-il, encore aujourd'hui, que des prêtres, des évêques, des cardinaux, et en grand nombre, peuvent enseigner de véritables hérésies, prôner une morale qui n'est plus catholique, sans pour autant être inquiétés ? Qui mériterait d'être excommunié ? Ceux qui s'efforcent de transmettre ce que l'Église a toujours enseigné ou ceux qui travestissent le dépôt révélé ? Quant au pape lui-même, il faut quand même rappeler que nous aurions quelques raisons de douter du bien-fondé de sanctions éventuelles qu'il prendrait à notre égard. Certes, il a adopté une manière d'appliquer le Concile plus mesurée et plus sage que son prédécesseur mais il est cependant résolument demeuré sur ses traces. Réunions interreligieuses, visite de mosquées et de synagogues, participation active à une cérémonie liturgique luthérienne à Rome, éloge appuyé de Martin Luther, réitération du scandale d'Assise, béatification de Jean-Paul II, vêpres célébrées en présence du pseudo-archevêque de Canterbury...
S'il décidait que nos évêques ou que nous-mêmes devions être « réexcommuniés », nous devrions alors nous demander : « Mais "réexcommuniés" par quelle Église ? » Par l'Église catholique ou par cette église conciliaire qui lui est une métastase ?
Or cela est clair : ce n'est que cette église conciliaire qui procéderait à cette "réexcommunication" :
« Le cardinal Ratzinger est contre l'infaillibilité, le pape est contre l'infaillibilité de par sa formation philosophique. Que l'on nous comprenne bien, nous ne sommes pas contre le pape en tant qu'il représente toutes les valeurs du siège apostolique, qui sont immuables, du siège de Pierre, mais contre le pape qui est un moderniste qui ne croit pas à son infaillibilité, qui fait de l'oecuménisme. Évidemment, nous sommes contre l'Église conciliaire qui est pratiquement schismatique, même s'ils ne l'acceptent pas. Dans la pratique, c'est une Église virtuellement excommuniée, parce que c'est une Église moderniste. Ce sont eux qui nous excommunient, alors que nous voulons rester catholiques. » (Mgr Lefebvre, Fideliter n° 70, p. 8)
Voilà pourquoi l'excommunication ou la déclaration de schisme qui proviendrait de l'Église conciliaire, secte qui s'est introduite jusqu'au coeur de la partie humaine de la sainte Église, ne doit pas nous inquiéter.
Nous nous réjouirions si nous devions être condamnés pour crime de fidélité à l'Église éternelle !
Abbé Régis de Cacqueray †, Supérieur du District de France