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giovedì 1 luglio 2010

aiutati che il ciel ti aiuta..

Oggi è il mio primo ufficiale giorno da disoccupata.. certo, sono in maternità, ma da disoccupata. Per una supplente è normale essere disoccupati nel periodo estivo, ma a me mancava proprio la prospettiva del dopo, perché già da molti mesi mi avevano detto in Comune (sono supplente nei nidi del comune in cui abito, n.d.r.) che dal prossimo anno al 99% non avrebbero chiamato più dalla graduatoria per le supplenze, ma -per questioni economiche- avrebbero affidato tutto alle cooperative. Per cui ci ho messo un bel pietrone sopra.
Ritornando ad oggi: passo la mattina abbarbicata nei miei pensieri futuristici, su possibilità lavorative alternative, sulle "cose che non mai osato fare e che potrei fare ma mi blocco".. insomma, un bello stuoino di pensieri fitti su cui camminare.
Faccio una doccia. Suona il telefono. E' il Comune. O_o . A quanto pare l'1% ha trionfato: supplenza per il prossimo anno su un part-time.. Chiamatela come volete "Provvidenza", "fiducia nel futuro", "risposta del mondo", "karma".. tant'è: per l'ennesima volta mi trovo con la "prova provata" che tutto si sistema sempre e ciò che è bene per te alla fine arriva sempre, basta affidarsi.
E ora mi godo quest'ondata di leggerezza del non avere pensieri sulla mia remunerazione per un altro anno, e nel contempo cerco di riorganizzarmi il cervello nel concepirmi mamma lavoratrice già da subito..

giovedì 11 marzo 2010

vorrei vorrei.. di part-time e di papà

Come penso si fosse già intuito sono nel periodo "progetti-desideri" a mille. Al di là dell'inventarmi un nuovo progetto di vita (per lo più irrealizzabile) ogni giorno che passa (dal gattile con annessa lungodegenza per animali infermi all'agriturismo per vacanze bio con beauty farm e fattoria didattica) e di farmi mille pensieri su come cambiare il mondo, rifletto ovviamente anche sulla nostra condizione di famiglia e lavoro. Ora, certo è che vorrei un lavoro che non mi togliesse troppo tempo: la vita è una sola e passarla solo a lavorare non è certo nelle mie intenzioni, per quanto possa essere bello il lavoro. Ma per ora il problema non si pone: da luglio sarò di nuovo disoccupata e senza la più pallida idea di che fare delle mie ossa, ma non importa perché sicuramente qualche idea mi verrà e poi sono 10 anni che lavoro, ho rinunciato a due tempi indeterminati, ma non sono mai stata con le mani in mano e certo non sono una persona che ha paura del cambiamento.
Però, oltre a questa, un'altra riflessione si fa prepotente nella mia testa: si parla tanto di part-time per le mamme, di conciliazione casa-famiglia sempre per le mamme (e già tutte queste cose sono in genere abbastanza inesistenti)... ma.. i papà??????
Sti poveri papà hanno ancora meno diritti di noi e inoltre non esiste quasi l'idea che un papà possa sentire l'esigenza di stare a casa con la propria famiglia. Mio marito parte la mattina e arriva alle 19 di sera. Tutti i giorni. E qualche volta gli tocca lavorare anche la sera o il fine settimana (e per uno stipendio che non vi sto a dire quanto poco sia allineato con ciò che meriterebbe). Quando rientra a casa è un'ameba, riesce a malapena a parlare. Poi è così: anche su di lui è stata impiantata la cultura del "cavaliere-del-lavoro" per cui si continua ad andare a lavorare a tutti i costi, fino a che non si è moribondi e in fin di vita.
Ieri sera gli ho chiesto: "ma per il lavoro che fai tu (fa il programmatore n.d.r.), hanno proprio bisogno che tu sia fisicamente in ufficio?", pensando tra me e me "chi meglio di un programmatore potrebbe facilmente telelavorare??". Mi risponde "in teoria no ma in pratica sì" e il succo è stato che il lavoro ovviamente potrebbe svolgerlo ovunque, ma se è lì i suoi datori di lavoro hanno l'impressione di controllarlo di più. Ovviamente inorridisco.
Ora, già mal sopporto di per me questo genere di condizione, ora che arriverà il panzerotto francamente la trovo ancora più intollerabile. Perché mio marito sarà un padre meraviglioso, ne sono certa, e mi fa incredibilmente arrabbiare che debba sacrificare il suo tempo con noi.. per chi poi????
E quindi non lo so, ma rimugino, rimugino..

lunedì 11 gennaio 2010

il cambio di mansioni in gravidanza è una forma di mobbing

Io faccio un lavoro a rischio per a gravidanza. E siccome è un lavoro a rischio il datore di lavoro è obbligato a cambiarmi mansione, anche per una mansione inferiore. Nel caso in cui non possa farlo viene chiesta la maternità anticipata. Normalmente il popolo delle educatrici inizia così subito a stare a casa, ma io no. Io lavoro per il Comune. E non so quanto l'inquisizione brunettesca abbia lasciato effetti su questo, tant'è che il mio datore di lavoro "non si prende la responsabilità di dichiarare che non può cambiarmi di mansione", per cui a partire da oggi sono stata spostata in ufficio in comune. Ovviamente non mi è stato comunicato in che ufficio, a fare che cosa, con che orari, ma pazienza, stamattina prendo coraggio e vado, chissà che non sia l'occasione di fare un'esperienza diversa. Per fortuna ho avuto qualche intoppo stamattina e non sono entrata presto quanto avrei voluto, perché bollo alle 8,49, vado dalla mia direttrice e non c'è. Chiedo aiuto al portiere, che mi scorta fino all'altro ufficio che si occupa del nido, dove vengo accolta molto cordialmente e dove mi viene detto di aspettare l'arrivo della direttrice. Gentilmente mi viene offerta una sedia. Grazie. Intanto guardo il soffitto. Alle 10,30 circa finalmente la direttrice arriva e mi mette a compilare i bollettini per gli utenti del nido, ma solo mentre organizza il mio lavoro che poi scopro consistere in 10 minuti di fotocopie. Stop, finito. Di nuovo a guardare il soffitto. Ovviamente continuo a non avere un pc, una scrivania, un posto dove appoggiare le mie cose, ma una sedia ce l'ho. Quella degli ospiti.
Finalmente arriva la pausa pranzo, e torno a casa, completamente depressa. Dopo mezz'ora torno e mi aspetta un po' più di lavoro, che la mia collega gentilmente mi cerca in modo da non farmi annoiare del tutto: passo il pomeriggio a timbrare cedolini e ho l'opportunità anche di fare qualche somma con la calcolatrice.
A parte il chiedersi l'utilità di avere una laurea, un certo tot di corsi e competenze e quasi dieci anni di lavoro; mi chiedo che senso ha tenermi lì a fare niente, per quale oscuro motivo ci si deve incaponire a farmi andare a lavorare lo stesso quando non sono utile a nessuno e quando questo non può che essere solo una fote di stress per me. E allora mi vengono mille pensieri, rispetto alla mia condizione di donna incinta, che da subito viene trattata come un peso per la società: già, perchè se sei incinta non stai dando un contributo alla società, facendola crescere ed evolvere grazie al ruolo di madre e grazie ai tuoi figli che contribuiranno a far crescere una nuova generazione, no.. sei semplicemente un intoppo, una macchina non produttiva, qualcosa che si è impigrito e non rende. E allora inizio a pensare che il cambio di mansioni sia una forma di mobbing legalizzato.

domenica 23 agosto 2009

proposito

Tra un paio di settimane dovrei ricominciare a lavorare (..la dura vita della supplente.. ahah) e siccome il nido dista un paio di km da casa vorrei provare ad andarci in bici, per non inquinare e.. per entrare nel vestito da sposa!! :D
Dovrei testare la strada per vedere se sia fattibile, perchè sono completamente fuori forma, per cui ecco il proposito: domani mattina giro in bici di prova.
Ovviamente il pubblicare un post dedicato è l'unica speranza di tenere minimamente fede al proposito..
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