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sabato 2 agosto 2014

Julian Cope - Japrocksampler vol. 13 (J. A. Caesar/Takehisa Kosugi/Geinoh Yamashirogumi/Masahiko Sato & Sound Breakers)

Masahiko Sato

10. J. A. Caesar - Jashumon (1972). Già recensito qui.

9. Takehisa Kosugi - Catch-wave (1975). E se fosse Kosugi il maestro segreto della musica rock giapponese del dopoguerra (assieme a Keiji Haino, ovvio)? Le sue idee innervano altri quattro dischi presenti nel Japrocksampler: JPR46, JPR40 (Group Ongaku), JPR37 e JPR35 (Taj Mahal Travellers). Qui è al suo meglio: due composizioni (26’35’’ e 22’39’’) in cui bordoni cosmici si avviluppano lentamente su se stessi, una incarnazione elettronica dell’Om, mantra di meditazione e via per l’immersione nell’inner space. Da ascoltare; melodici astenersi.

8. Geinoh Yamashirogumi - Osorezan/Doh No Kembai (1976). Primo disco di un collettivo fondato nel 1974. Due composizioni influenzate dai tradizionali nipponici: se la prima, Osorezan (La montagna di fuoco, 18’51’’), rielabora la materia sino a calibrarsi su una psichedelica ampiamente apprezzabile anche ai palati europei, la seconda (Doh No Kembai, 18’40, La ballata della spada di rame) è il probabile resoconto, senza accompagnamento strumentale, d’uno spettacolo teatrale: molto più ostica per l’ascoltatore, ma affascinante nella sua spettrale ritualità. Seiji Hayamizu,chitarra; Takayuki Inoue, chitarra; Katsuo Ohno, tastiere; Takanori Sasaki, basso; Jiro Suzuki, batteria.

7. Masahiko Satoh & Sound Breakers - Amalgamation (Kokotsu no Showa Genroku) (1971). Abbiamo già incontrato Satoh (JPR21 e JPR34).  Il primo brano, con l’apporto di Kimio Mizutani (JPR16 e JPR27) e Yanagida dei Food Brain (NWW17), è una giustapposizione affascinante di rock, funky, inserti di musica colta (e discorsi hitleriani); il secondo s’instrada nei binari più riposanti dell’improvvisazione jazz. Notevole. 1° brano: Shigenobu Okuma, voce; Kimio Mizutani, chitarra; Shungo Sawada, chitarra; Hiro Yanagida, tastiere; Wehnne Strings Consort; D.D. Dickson, trombone; Jochen Staudt, trombone; Jackie Heimann, tromba; Peter Davis, tromba; Masaoki Terakawa, basso; Louis Haynes, batteria. 2° brano: Masahiko Sato, tastiere; Mototeru Takagi, sassofono, clarinetto; Hideaki Sakurai, voce, batteria, percussioni; Sabu Toyozumi, percussioni; Kayoko Ishu, scat.

sabato 15 dicembre 2012

Julian Cope - Japrocksampler vol. 2 (Itsutsu no Akai Fusen/Toshi Ichiyanagi-Michael Ranta-Takehisa Kosugi/Genya concert 1^ parte/Genya concert 2^ parte)

Haino Keiji

47. Itsutsu no Akai Fusen - Flight 1/Flight 2 (1971). Scritto a cavallo fra 1970 e 1971, l'opera è un concentrato di quiete ballate acustiche con blandi sottintesi psichedelici (soprattutto il primo disco, il migliore con la suite iniziale oltre i venti minuti) alternate a brevi bizzarrie che increspano appena il soffice tappeto sonoro. Privo di momenti memorabili, ma il tono generale risulta piacevole.

46. Toshi Ichiyanagi-Michael Ranta-Takehisa Kosugi - Improvisation Sep. 1975 (1975). Ichiyanagi, allievo di John Cage, cercò  di sintetizzare nella propria opera elementi della tradizione strumentale nipponica ed occidentale; Kosugi, violinista, aderì al movimento Fluxus (corrente neo-dadaista che rivendicava lo sconfinamento dell’arte nella vita - con la creazione di happenings anticommerciali aperti a tutti); Michael Ranta, percussionista tedesco e ingegnere del suono, fu tra gli autori di Mu (1970; assieme a Mike Lewis e Conny Plank), una delle maggiori opere dell’allora nascente nuova musica germanica. Le improvvisazioni (il primo capolavoro incontrato sin qui) è divisa in due lunghe suite (21’26’’ e 23’35’’), due immani Om che occorre delibare con calma, lasciandoci coinvolgere dall’accumulo di sensazioni ingenerate, passo dopo passo.

45. VV.AA. - Genya concert (1971). Il concerto fu una sorta di Woodstock (Dicembre 1971) nato per appoggiare la protesta di alcuni agricoltori di Tokyo contro l’espansione di un aeroporto; il resoconto sonoro è una brillante miscellanea di momenti free-jazz (Masayuki 'Jojo' Takayanagi, Mototeru Takagi, Shun Ochiai); rock più basico (Dew; bravi i Blues Creation); folk tradizionale (Fujin Kotodai) e contestatario (Zuno Keisatsu) e, in cauda venenum, noise da camera imbottita con i Lost Aaraaff di Keiji Haino (già investigato in una delle sue reincarnazioni più straordinarie, Fushitsusha) con una programmatica Hell of screams. Haino, uno dei maestri segreti della musica del dopoguerra. Tutto il disco è, però, da ascoltare con devozione.