Mirthrandir |
La vedo così (con semplificazioni di grana spessa): un grande anelito di libertà o libertarianesimo o anarchia liberale scuote i continenti: parte dagli Stati Uniti, ma invade prima l'Europa e quindi il mondo tutto (i satelliti occidentali, almeno: Giappone in testa).
Negli Stati Uniti il fenomeno sociale e politico trova sbocco artistico nella nascente psichedelia o nell'hard rock o nel folk blues bianco riadattato dai vecchi padri della protest song (padri bianchi e neri); è una voglia di 'altro', spesso generica, ma sincera - non popolare e mediata culturalmente (dalle università, ad esempio) - non americana, se per americano intendiamo il blocco sociale WASP o Frankie Valli o Nashville.
Ognuno reagisce attingendo alle proprie radici: in Europa la contestazione s'invera nei modi della canzone popolare di protesta e del progressive in senso lato.
Comune ai due empiti (americano ed europeo) è la volontà di rottura; le soluzioni divergono tra il frontismo e l'impegno sociale (hippies, Pantere Nere, socialismo fabiano, comunismo, anarchismo ...) e l'escapismo (voglia di una terra 'altra', riesumazione di passati mitici o futuri possibili ...).
Se la prima soluzione ci dona Dylan, Guccini, il cabaret politico e l'avanguardia più avvertita e dirompente (compreso il progressive più elaborato: Soft Machine, Henry Cow), la seconda sfocia nello space rock, nella psichedelia alla Wooden ships, nel neoclassicismo, nel folk e nella world music più sognante, nel progressive con l'orecchio e il cuore rivolto al rimpianto delle terre utopiche (celtiche, germaniche, leniniane; tolkeniane; evoliane: non necessariamente di sinistra, quindi).
Svanito in un decennio questo afflato universale rimase la maniera: in tale periodo di riflusso (dal 1975 circa in poi) la fluidità creatrice si perde e ci si immobilizza nell'ossequio del recente passato; sarà allora che gli Stati Uniti, in tono minore e ordine sparso, tenteranno il recupero delle forme progressive europee più celebrate e prevedibili, Yes e Genesis in testa.
Operazioni riuscite, c'è da anticipare, in cui il tono del già sentito non fa velo alla godibilità delle esecuzioni. C'è parecchio ancora da disboscare, però.
Mirthrandir - For you the old women (1976). John Vislocky III, voce, tromba; Alexander Romanelli, chitarra; Richard Excellente, chitarra; Simon Gannett, tastere; James Miller, flauto basso; Robert Arace, batteria.
Cathedral - Stained glass stories (1978). Paul Seal, voce, tastiere, percussioni; Rudy Perrone, voce, chitarra; Tom Doncourt, tastiere, percussioni; Fred Callan, voce, tastiere; basso; Mercury Caronia IV, batteria, percussioni, vibrafono.
Hands - Hands (recordings 1977-1980). Gary Stone, voce; Tom Reed, voce; Ernie Myers, voce, chitarra, tastiere; Michael Clay, voce, chitarra, tastiere, xilofono; Shannon Day, viola, violino; Mark Menikos, viola, mandolino; Skip Durbin, sassofono; Steve Parker, voce, basso; John Rousseau, batteria, percussioni; Martin McCall, batteria, percussioni.