venerdì 30 dicembre 2011

Black Tape for a Blue Girl - Remnants of a deeper purity (1996)/As one aflame laid bare by desire (1998)


Black Tape for a Blue Girl è il progetto di Sam Rosenthal, originario della Florida, ma cresciuto musicalmente in California. Le due opere prese in esame sono uno dei vertici musicali degli ultimi decenni, due capolavori indiscussi, processioni melanconiche e dolorose capaci di comunicare una commozione profonda ed autentica.
Le voci celestiali, i delicati arrangiamenti per archi, il senso di immane vastità generata dalle tastiere pongono l'animo dell'ascoltatore in uno stato indefinibile di nostalgia, ovvero una sorta di lancinante commistione fra memoria e desiderio: memoria di qualcosa che non è più; desiderio per qualcosa di altissimo e inattingibile; stati del cuore fluttuanti e irriducibili alla comprensione immediata. Tutte le composizioni si reggono su questa potentissimo sentimento d'una perdita  irreparabile e di un desolato riconoscimento della finitezza umana declinato con quella semplicità che promana, come sempre, da un'ispirazione profonda e sentita. Rosenthal non è un romantico: le sue partiture non sono eccitate dall'ansia per il sublime o provocate dall'esperienza della tragedia universale; la sua cifra risiede in un composto pessimismo barocco, in una meditazione sulla vanità umana che può cantare unicamente la manchevolezza: gli affetti scomparsi, l'ineluttabilità della sorte, lo scorrere del secolo. La sua musica è ammantata da una morente luce purgatoriale in grado, tuttavia, pur a tratti, di incedere ferma e solenne come un canto sacro: For you will burn your wings upon sun, I have no more answers, As one aflame laid bare by desire, The green box, The passage alcune delle tracce più rimarchevoli delle due creazioni.

Tu vedi, dovunque guardi, solo vanità sulla terra.
Quello che uno costruisce, è distrutto domani da un altro,
dove ora vivono città, domani vedrai un prato
e un pastorello vi giocherà con la greggia.
                                                              
Quello che ora fiorisce fastoso, verrà calpestato fra poco.
Quello che ora presume tanto e si vanta, è cenere e ossa domani.
Nulla v'è, che sia eterno, non metallo, non marmi.
Ora la sorte ci arride, tuoneranno i lamenti tra poco.

La gloria delle alte imprese passerà come un sogno.
Sosterrà il gioco del tempo, il fragile uomo?
Ah, ciò che stimiamo prezioso, cos'è tutto questo,

se non meschina nullità, polvere, vento e ombra,
se non fiore di prato, che più non si ritrova?
Ma non trovi nessuno che voglia pensare all'eterno*.

* Andreas Gryphius (1616-1664), Tutto è vano, in Antologia della poesia tedesca, 1977.

giovedì 29 dicembre 2011

Jimi Hendrix in Italia - Live in Roma and Bologna


- 23 maggio 1968 Piper Milano (inedito)

- 24 maggio 1968 Teatro Brancaccio Roma

- 25 maggio 1968 Teatro Brancaccio Roma 

- 26 maggio 1968 Palazzo dello Sport Bologna

mercoledì 28 dicembre 2011

The Flying Luttenbachers – The revenge of the Flying Luttenbachers (1996)/Gods of chaos (1998)


Formatisi a Chicago attorno alla figura di Weasel Walter (l'unico membro stabile delle varie incarnazioni del gruppo), i Luttenbachers deviarono ben presto da un pur labilissima ombreggiatura jazz per approdare ad uno sperimentalismo estremo e cacofonico in cui convivono John Zorn e Contortions.
D'altra parte i primi lavori, Constructive destruction e Destroy all music, valgono più di qualsiasi manifesto estetico. The revenge of the Flying Luttenbachers vede una formazione rinnovata (Chuck Falzone, chitarra; Bill Pisarri, basso, violino, clarinetto; Weasel Walter, percussioni, sassofono): le intenzioni sono, da subito criminali: Storm of shit lumeggia mirabilmente il sound (?) del gruppo,  un assalto sonoro alla Chrome, ma spinto sino alla meta segreta: lo stordimento. I ritmi accelerati di Clank, Murder machine muzak (quasi un Dick Dale avanguardistico), Death ray, Thought for Americans sono pachidermi impazziti che stritolano ogni aspettativa di frase musicale riconoscibile e riproducibile; costituisce un limite, a mio avviso, ma anche una lucida testimonianza d'uno scacco metafisico più che artistico, ovvero il naufragio d'un senso razionale della realtà.

Il successivo Gods of chaos tiene fede alla follia pregressa: introdotti à la vaudeville da un ubriaco, i Nostri si scatenano con le quattro parti di The pointed stick variations, che svariano dalla cacofonia totale (in cui la materia sonora dell'universo pare esplodere nell'insoddisfazione per l'ordine e la melodia) a ritmi marziali sovrapposti a ghirigori folli per sassofono, sino all'acquietamento: ancora improvvisazioni e nonsensi percussivi e chitarristici esercitati su rumori di palude. Stream of needles, Floatation method, Alien autopsy (interrotti, per la salute mentale degli ascoltatori, dalla breve registrazione della risacca marina) si materiano di bulldozer sonori, percussioni a vanvera, lamenti, sferragliamenti chitarristici, scarti ritmici: pandemoni dementi che culminano nei dieci minuti di The sun is bleeding, uno dei massimi livelli di destrutturazione rock di sempre, rigetto di qualsiasi tentativo di classicismo e metafora sincera ed estrema dell'incomunicabilità (che, comunque, allignava, sotto forme diverse, ma assimilabili, presso il punk e l'hardcore).
Rimane da scoprire, e dobbiamo stupircene ogni volta, perché tali esplorazioni radicali provengano da continenti musicali storicamente estranei alla speculazione e permeabili alla grossolanità; evidentemente è proprio quest'ultima, col suo serraglio mainstream, a stimolare queste escursioni nelle plaghe dell'assurdo. 

martedì 27 dicembre 2011

Fedeli alla linea - Italian punk-hardcore 1977-1989 compilation Compilation 1/Compilation 2/Compilation 3/Compilation 4


Solo un assaggio; prossimamente un analisi più profonda con i gruppi divisi per regioni. Questo post è dedicato a Mark, che aveva intenzione di chiudere il suo grande blog: http://gasmusic.blogspot.com; poi ci ha ripensato. In bocca al lupo.

I

CCCP - Trafitto (live)

CCCP - Valium Tavor Serenase
Cheetah Chrome Motherfucker - Sterilized
Crash Box - Sangue
Declino - Intro-Vittime
Elekroshock - Publici mores
Gaznevada - Criminale
Gaznevada - Johnny (fallo per me)
Gaznevada - Nevadagaz
Hitler SS - I don’t wanna be your politics
I Refuse It - Tomorrow
Ice and Iced - Rock ‘n’ roll
Impact - La lettera
Indigesti - Dubbio legato
Kina - Correre cercare piangere
Klaxon - Religion
Lonely Boys - Jews (just wanna have fun)
Nabat - Asociale Oi
Nabat - Scenderemo nelle strade
Negazione - Lo spirito continua
Nerorgasmo - Distruttore
Peggio Punx - Verrà
Raw Power - We’re all gonna die
Satan 81 - Radioattività
Upper Jaw Mask - Rock-Foot-Dance
Wretched - La tua morte non aspetta


II

CCCP - CCCP

Cheetah Chrome Motherfucker - Sorry R.M.
Crash Box - Troppi rimpianti
Declino - Inutile trionfo
Gaznevada - Roipnol
Gaznevada - Teleporno TV
Hitler SS - I’m in the garage
I Refuse It - Paradiso zero
Impact - Dio salvi il Vaticano
Indigesti - Fragile costruzione
Kina - Messaggi
Negazione - Niente
Nerorgasmo - Passione nera
No Fun - Burning for you
Noisenoisenoise - Right way
Peggio Punx - Le informazioni
Rats - Spacciatori
Raw Power - Start a fight
Tampax - Police in the cars
Ultima Thule - Philadelphia
Undertow - The child
Wretched - Sezionati vivi
XX Century Zorro - Many kissed


III


CCCP - Emilia paranoica

Cheetah Chrome Motherfucker - Into the void
Crash Box - Vivi
Declino - Mortale tristezza
Hitler SS - Naked
Hitler SS - Slave
I Refuse It - Io sono il gatto
Impact - Alienazione sistematica
Indigesti - Senso di abitudine
Kandeggina Gang - Orrore
Kaos Rock - Basta basta
Kina - Nel tunnel
Nabat - Senza soldi senza casa
Negazione - Thinkin’ of somebody else
Nerorgasmo - Banchetto di lusso
Peggio Punx - La tua lotta
Raw Power - Raw power
S.I.B. - You
Savage Circle - Dogs of war
Sex - I’m in love
Tampax - Police in the cars
Shotgun Solution - Shotgun
Stigmathe - Suoni puri dalla libertà
Ultima Thule - Heart of the country
Wretched - Verso il tuo orizzonte


IV

CCCP - Emilia paranoica

Cheetah Chrome Motherfucker - Feel like
Crash Box - Morire così
Gaznevada - Mamma dammi la benza
Hitler SS - Queen Elizabeth
I Refuse It - Atto di forza numero 10
Ice and Iced - We’ve had enough
Impact - No al servizio militare
Indigesti - Uguale nell’uguale
Kina - Vietato
Nabat- Shock nelle case
Negazione - Un amaro sorriso
Peggio Punx - Cosa cambierà
Rancid X - Intoxication
Raw Power - Politicians
Satan 81 - Svacco
Skizo - No solution 
Sorella Maldestra - Io sono un fric
Stigmathe - Corri e sopravvivi
Stigmathe - Italia brucia
Tampax - Bastard day
Tampax - UFO dictator
Ultima Thule - Evolution man
X Rated - Blockhead dance


lunedì 26 dicembre 2011

American punk-hardcore 1980-1986 vol. 2 - (Oregon/Washington)


E-13 (Portland) - Pankreatitis (1985)
Final Warning (Portland) - I quit (1985)
Final Warning (Portland) - The bunker (1984)
Poison Idea (Portland) - Laughing boy (1985)
Poison Idea (Portland) - Die on your knees (1985)
Poison Idea (Portland) - Think twice (1983)
Sado Nation (Portland) - Fear of failure (1983)
Sado Nation (Portland) - Were not equal (1982)
Sado Nation (Portland) - Messed up mixed up (1982)


WASHINGTON

Lockjaw (Seattle) - Dead friends (1983)
Lockjaw (Seattle) - Portland (1983)
Mr. Epp and the Calculations (Seattle) - Intellectual fool (1984)
Mr. Epp and the Calculations (Seattle) - Jaded (1982)
Mr. Epp and the Calculations (Seattle) - Mohawk man (1982)
Rejectors (Seattle) - Struggle (1984)
RPA (Seattle) - Shoot the Pope (1984)
Silly Killers (Seattle) - Nothing to say (1984)
Solger (Seattle) - American youth (1982)
Solger (Seattle) - I hate it (1982)
Ten Minute Warning (Seattle) - Buried alive (1984)
The Accused - Reagan’s war puppets (1983)
The Accused  - WCALT (1985)
The Fartz (Seattle) - How long (1981)
The Fartz (Seattle) - People united (1982)
The Fartz (Seattle) - World full of hate (1982)
The Refuzors - White power (1981)


domenica 25 dicembre 2011

Black Sun ensemble – Lambent flame (1988)

Nati su impulso del chitarrista Jesus Acedo (da Tucson, Arizona), i Black sun Ensemble costituiscono un curioso sincretismo fra psichedelia sudista (caratterizzata dal chitarrismo canicolare di Acedo) e le più varie influenze tipiche della world music (cadenze mediorientali, zingaresche, nordafricane).
L
a pletora di ascendenze (arabe o mediorientali: Arabian nights, Celestial cornerstone; indiane: Three picks in a bottle; spagnoleggianti: The burning lamp …) rischiano continuamente la derubricazione a giuochi di bravura fini a sé stessi, ma, come detto, il lavoro del leader riesce a raggrumare sotto lo stesso tono l'eterogeneità del materiale.
Il capolavoro rimane, a distanza di anni, Leviathan song; nell'anno di uscita il pezzo  costituiva uno dei tormentoni di Radio Rock. Radio Rock, fondata nel 1985, fu, per poco più di un decennio, il tentativo più riuscito, almeno a Roma, di divulgare il rock autentico senza cedere alla gogna della pubblicità, delle playlist a comando e delle intrusioni modaiole. Vicissitudini burocratiche e giudiziarie, lotte interne, defezioni letali (sul finire degli anni Novanta) portarono al lento ed inevitabile scadimento nell'ordinarietà, nella goliardia avvilente, nella ricerca, astuta, ma di breve respiro, di cattivare la fascia media attraverso una programmazione accorta e non troppo ruvida. Tale conformismo, peraltro, spinto dal nuovo direttore (ora riposa in pace), liquidò anche anni di battaglie sociali sostituendovi un frontismo ruffiano degno dell'antipolitica più retriva e, per ciò stesso, intimamente ossequiosa al vero ordine costituito.
Prima di questo diluvio la radio, oltre a divulgare i classici, ebbe il merito di lanciare una serie di gruppi che, a distanza di anni, ancora vengono ricordati vividamente. Ricordo che, d'improvviso, le energie adoranti degli ascoltatori erano calamitate da una nuova scoperta in virtù di aspetti oggi probabilmente trascurabili: un particolare riff, un giro di tastiere, l'incrollabile entusiasmo del DJ preferito (per me, Franz Andreani, Prince Faster e Flavia Cardinali); Tangle Edge, Saqqara Dogs, Outskirts on Infinity, Plan 9 from Outer Space, Le Masque, Sister Double Happiness, Masters of Reality, Naked Prey erano alcune delle stelle più lucenti di questo provvisorio universo cult.
Certe infatuazioni d'allora possono oggi essere ridimensionate. Web killed the radio stars: nostalgia e giudizio ponderato non possono coesistere. Il profluvio di musica godibile su Internet ha ridimensionato giudizi e sconvolto le gerarchie estetiche più granitiche. Rimane un indefinibile rimpianto e la consapevolezza che, nonostante i nuovi mezzi, una guida musicale, a Roma, rimanga insostituibile. Nell'attesa ci si può riconsolare con Radio Città Aperta (FM 88.900) e con i reduci online di Radio Rock riuniti presso Radiorock.to, da cui è possibile scaricare eccellenti podcast.


sabato 24 dicembre 2011

AA.vv. - Heavy Christmas (1971)

Joy Unlimited
Raccolta krautrock che ha il pregio d'essere in tema e di presentare gruppi minori dei primissimi anni Settanta.

01 - Libido - Evolution (Oh Du Fröhliche)
02 - Marcel - God rest ye Merry Gentlemen
03 - Joy Unlimited
- All Heaven and Earth are silent
04 - Virus - Mary meets Tarzan (Maria Durch ein' Dornwald Ging)
05 - Dies Irae - Silent night (Stille Nacht)
06 - Libido - Heavenly rose (Es Ist ein Ros' Entsprungen)
07 - Ardo Dombec - Heavenly rose (Es Ist ein Ros' Entsprungen)
08 - Dies Irae - Shepherd’s song (Kommet Ihr Hirten)
09 - Ardo Dombec - Open the door, open you mind (Macht Hoch die Tür)
10 - Virus - X-mas submarine
11 - Flute and Voice - Ecce navicula (Es Kommt ein Schiff Geladen)
12 - Libido - Come on everybody (Special Radio Version)

venerdì 23 dicembre 2011

Van Halen - Atomic punks (1977)


Nella lettera* all'ambasciatore fiorentino presso la Santa Sede, Francesco Vettori, il quarantaquattrenne Niccolò Machiavelli, in una prosa italiana tra le più straordinarie di ogni tempo, descrive la propria giornata nel ritiro di Sant'Andrea in Percussina presso San Casciano; arrestato, torturato ed espulso da Firenze poco tempo prima (al ritorno dei Medici), egli elaborò i suoi capolavori proprio nella quiete della “villa”, coniugando lo studio assiduo e il “badalucco”, lo svago. Sentitelo: “Ho un libro sotto, o Dante o Petrarca, o uno di questi poeti minori, come Tibullo, Ovidio e simili; leggo quelle loro amorose passioni e quelli loro amori; ricordomi de' mia; godomi un pezzo in questo pensiero. Transferiscomi poi in su la strada nell'osteria; parlo con quelli che passano, domando delle nuove de' paesi loro, intendo varie cose, e noto varii gusti e diverse fantasie d'uomini. Vienne in questo mentre l'ora del desinare, dove con la mia brigata mi mangio di quelli cibi che questa povera villa e paululo patrimonio comporta. Mangiato che ho, ritorno nell'osteria; quivi è l'oste, per l'ordinario, un beccaio, un mugnaio, dua fornaciai. Con questi io m'ingaglioffo per tutto dì giuocando a cricca, a trich-trach, e poi dove nascono mille contese e infiniti dispetti di parole iniuriose, e il più delle volte si combatte un quattrino e siamo sentiti non di manco gridare da San Casciano. Così, rinvolto in tra questi pidocchi, traggo il cervello di muffa … Venuta la sera, mi ritorno in casa, ed entro nel mio scrittoio … mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto … e rivestito condecentemente entro nelle antique corti degli antiqui huomini, dove … mi pasco di quel cibo, che solum è mio, e ch’io  nacqui per lui ”.

Poiché l’igiene intellettuale e auditiva prevede anche l’ascolto di materia grossolana mi chiedevo: dopo Constance Demby, Flying Luttenbachers, Black Tape for a Blue Girl e Black Sun Ensemble con quale ascolto posso ripulire le orecchie ed ingaglioffarmi, alla stregua di Ser Niccolò nella taverna? Tra i tanti ho scelto Van Halen. Scoperti da quel maestro del buon gusto che è Gene Simmons (anno 1976)  e capitanati dal Lord Brummel dei frontmen (che in un Monsters of Rock mostrò bellamente il culo), i Nostri mi sembravano i candidati ideali. In questo bootleg, peraltro, (registrato il 20 Dicembre 1977 a Pasadena, prima di Van Halen I che è del 1978) essi esibiscono una irrefrenabile vitalità sorgiva e, soprattutto, la già riconoscibile perizia tecnica di Eddie (strepitoso in Ain't talking about love ed Eruption). Esibizionisti, gradassi, trascinanti, coattissimi, ma, ascoltati con cautela, terapeutici. E qui, nella terra natale californiana, in grado di stracciare tutti i Green Day e i Red Hot di questo mondo.

* Scritta il 10 Dicembre 1513.

giovedì 22 dicembre 2011

American punk-hardcore 1980-1986 vol. 1 (Pennsylvania) - Compilation 1





Autistic Behaviour (Philadelphia) - TVD (1982)
Autistic Behaviour (Philadelphia) - TV Messiah (1983)
Blunder Boys (Philadelphia) - I’m afraid of the night (1983)
Decontrol (Philadelphia) - Young and tired (1985)
Decontrol (Philadelphia) - Philly cops (1985) 
Flag of Democracy (Philadelphia) - Powerload (1984)
Flag of Democracy (Philadelphia) - Suburban cowboy (1983)
Half Life (Pittsburgh) - Gimme the gun (1985)
Half Life (Pittsburgh) - Old glory (1985)
Informed Sources (Philadelphia) - Right and wrong (1983)
Kremlin Korps (Philadelphia) - Culture shock (1984)
Kremlin Korps (Philadelphia) - Holier than thou (1984)
Little Gentlemen (Philadelphia) - No justice no law no crime no flaw (1983)
McRad (Philadelphia) - Dominant force (1984)
McRad (Philadelphia) - Prevent this tragedy (1984)
McRad (Philadelphia) - Sundial (1984)
Real Enemy (Pittsburgh) - No patience (1984)
Real Enemy (Pittsburgh) - WSHC (1984)
Ruin (Philadelphia) - Love dog (1983)
Russian Meatsquats (Philadelphia) - Society sucks (1982)
Wasted Talent (Harrysburg) - Off to war (1983)
YDI (Philadelphia) - Enemy for life (1983)
YDI (Philadelphia) - I killed my family (1983)

martedì 20 dicembre 2011

70s progressive in Italy vol. 1 (Roma/1) - 1^ parte/2^ parte/3^ parte


Ammetto di aver trascurato da tempo la scena progressiva italiana e, soprattutto, quella romana, non geniale, ma ricca di talenti. Evidentemente l'attuale stolidità del mainstream locale (ridotto a scimmiottare le vecchie glorie) e la decadenza, culturale e amministrativa, della città, stinge anche sul passato, creando, almeno nel mio caso, una serie di pregiudizi. Sapere che i Semiramis e i Rovescio della Medaglia annoverarono nelle loro fila un pur giovane Michele Zarrillo (vincitore di Castrocaro nel 1979, che riflusso ragazzi!) o che nei Buon Vecchio Charlie schitarrasse Richard Benson (ante folliam o quasi) non aiuta, ma, lo ripeto, sono pregiudizi.
Per fortuna soccorre il riascolto. Non mancano le sorprese positive. A parte il Banco, Radius e i Perigeo (valori già assodati), anche Kaleidon, Pierrot Lunaire e Panna Fredda si attestano su livelli rimarchevoli. Notevoli anche i Goblin e gli Uovo di Colombo; curioso riscoprire i destrorsi Janus (uno dei componenti, Stefano Recchioni, fu ucciso da un militare durante una manifestazione di protesta indetta per i fatti di Acca Larentia), o i Samadhi o i Quella Vecchia Locanda, col funambolico violinista Donald Lax.
Consentitemi, da ultimo, un inciso sul citato Richard Benson. Poco fa posso aver dato l'impressione di sdegnarlo, ma su di lui, sotto Natale, non posso spendere che parole buone. A volte incontravo Benson nel quartiere Prati dove pare dirigesse una scuola di tecnica chitarristica ("una settimana e già suoni assoli!", si vociferava). Vestito di pelle, alto, saturnino, occhiali scuri, capello (posticcio?) fluente, dall'autostima ragguardevole e bravo strumentista, egli rifulgeva, ai nostri occhi, soprattutto come divulgatore rock meritorio e insostituibile: sulla localissima TVA 40, infatti, proponeva una rubrica settimanale, Ottava nota, in cui diffondeva le novità più interessanti nel campo fusion, progressive e metal (sempre con chitarristi in evidenza); gli aneddoti profusi, la memoria prodigiosa (snocciolava centinaia di formazioni con scioltezza), la carica polemica ("Oggi ho incontrato un vecchio; poi mi hanno detto che era Peter Gabriel!"), le scelte azzeccate (Dream Theater, Steve Vai, Shawn Lane, Frank Gambale ...) costituivano una delle rare alternative alle boy bands degli Ottanta. La trasmissione era deliziosamente antitelevisiva: dopo l'effervescente prolusione partiva il pezzo e lo schermo si immobilizzava, per cinque-sei minuti, sulla copertina dell'album: antispettacolare! Eppure per noi era pura gioia: Joe Satriani potevi sentirlo solo lì o su Radio Rock (anch'essa ante folliam): impossibile capire per chi è nato sotto Internet quanto contassero quei brevi attimi, strappati all'indifferenza, in cui finalmente potevi respirare buona musica, da Malmsteen a Allan Holdsworth.

Poi la vita per Benson si fece difficile ed egli si perse definitivamente fino alla guitteria attuale; lo ricordiamo con affetto e gli facciamo i nostri migliori auguri: che possa vivere con serenità ancora cento anni da reduce progressivo.

I

01 - Albero Motore - Cristoforo Colombo
02 - Alberto Radius - Radius
03 - Banco del Mutuo Soccorso - 750000 anni fa ... l'amore
04 - Banco del Mutuo Soccorso - Dopo ... niente
05 - Buon Vecchio Charlie - Dopo venite giù al fiume
06 - Kaleidon - Kaleidon
07 - Kaleidon - Free love
08 - Paese dei Balocchi - Trionfo dell'egoismo, della violenza, della presunzione e dell'indifferenza
09 - Panna Fredda - Waiting
10 - Perigeo - Genealogia
11 - Pierrot Lunaire - Ouverture XV
12 - Quella Vecchia Locanda - Un villaggio un'illusione
13 - Raccomandata Ricevuta Ritorno - Nulla
14 - Samadhi - Passaggio di Via Arpino
15 - Uovo di Colombo - Visione della morte

II

01 - Alberto Radius - Rock 1°
02 - Banco del Mutuo Soccorso - Canto nomade di un prigioniero politico
03 - Banco del Mutuo Soccorso - La conquista della posizione eretta
04 - Goblin - Profondo rosso
05 - Murple - Suite (Antartide, Metamorfosi, Pathos, Senza un perche', Nessuna scelta, Murple rock)
06 - Panna Fredda - La paura
07 - Perigeo - Valley of the temples
08 - Quella Vecchia Locanda - Verso la locanda
09 - Raccomandata Ricevuta Ritorno - Sogni di cristallo
10 - Semiramis - Uno zoo di vetro
11 - Teoremi - Mare della Tranquillità

III

01 - Banco del Mutuo Soccorso - Città sottile
02 - Goblin - Suspiria
03 - Janus - L'Europa delle aquile
04 - Kaleidon - Inverno '43
05 - Laser - L'ultimo canto del killer
06 - Logan Dwight - Logan Dwight
07 - Paese dei Balocchi - Vanità dell'intuizione fantastica
08 - Pierrot Lunaire - Lady Ligeia
09 - Quella Vecchia Locanda - Il cieco
10 - Rovescio della Medaglia - Io
11 - Rovescio della Medaglia - La creazione
12 - Samadhi - L'angelo
13 - Semiramis - Dietro una porta di carta
14 - Teoremi - Impressione
15 - Uovo di Colombo - L'indecisione (vedi I King)


domenica 18 dicembre 2011

Eastern Europe in the 70s vol. 2 (Cecoslovacchia) 1^ parte/2^ parte/3^ parte/4^ parte/5^ parte/6^ parte


La Cecoslovacchia espresse nei Settanta una scena musicale di livello europeo. Il solo ascolto di  una ristretta cerchia di protagonisti di quegli anni permette di azzardare questo giudizio. Collegium Musicum e Modrý Efekt o Blue Effect (con i Jazz Q) compaiono, non a caso, nella famosa e famigerata Nurse With Wound list, e restano i capifila più conosciuti; tuttavia anche Mahagon, Gattch e soprattutto Fermáta (ascoltate la strepitosa 80000 nel primo video youtube) danno spessore a quella corrente artistica europea che si raggruppa convenientemente sotto il nome di progressive (nelle sue più varie sfumature, jazz, fusion, sinfonico o, semplicemente, melodico e beat). Sarebbe lecito affermare che nel continente si diffuse, per circa un decennio (nonostante l'ostacolo di frontiere e censura) un vasto movimento (come il gotico internazionale nelle arti) le cui differenze vanno ricercate non nel genere, ma solo nella qualità (che variava, in media, a seconda della tradizione musicale del paese d'appartenenza).
La qualità, in Cecoslovacchia, abbondava
, tanto che, per stilare le compilazioni, si è dovuto eliminare a malincuore piuttosto che includere per disperazione. E c'è ancora da scavare.
La sigaretta del grande Marián Varga nella foto fu, allora, eliminata dal regime con rozzo Photoshop ante litteram.


Cecoslovacchia - Compilation 1

01 - Barnodaj - Štěstí
02 - Blue Effect & Jazz Q Praha - Coniunctio II
03 - C & K Vocal - Vycitky
04 - Collegium Musicum - Monumento
05 - Combo FH - Ouklejí Slalom
06 - Fermáta - 80000
07 - Fermáta - Huascaran I
08 - Flamengo - Kuře V Hodinkách (Introdukce)
09 - Gattch - Kontrapunktická Etuda
10 - Jazz Q - From Dark To Light
11 - Mahagon - Dny, Měsíce A Roky
12 - Ota Petřina - Vnitřní svět tvých jantarových očí13 - Prudy - Jesenné Litánie

Cecoslovacchia - Compilation 2

01 - Barnodaj - Mauglí02 - Blue Effect - Stroj Na Nic
03 - Blue Effect & Jazz Q Praha - Návštěva U Tety Markéty, Vypití Šálku Čaje
04 - C & K Vocal - Lásko, Lásko
05 - Collegium Musicum - If You Want to Fall
06 - Collegium Musicum - Ulica plná plášťov do dažďa su
07 - Combo FH - Řezník Zítra Nepřijede
08 - Fermáta - Huascaran II
09 - Flamengo - Rám Příštích Obrazů
10 - Gattch – Reminiscencia11 - Jazz Q - Lost Soul
12 - Mahagon - Dívka S Jablky
13 - Modry Efekt & Radim Hladik - Skládanka
14 - Prudy - Možno, Že Ma Rada Máš

Cecoslovacchia - Compilation 3

01 - Barnodaj - Džungle
02 - Blue Effect - Kde Je Má Hvězda
03 - Blue Effect & Jazz Q Praha - Asi Půjdem Se Psem Ven
04 - C & K Vocal - Rám Příštích Obrazů
05 - Collegium Musicum - PF 1972
06 - Collegium Musicum - Si Nemožná part I
07 - Combo FH - Je Za Deset Minut, Pardále
08 - Combo FH - Tam Na Horách V Rákosí
09 - Fermáta - Solidarity
10 - Flamengo - Kuře V Hodinkách 11 - Gattch - Pieseň Bez Slov
12 - Jazz Q - Epilog
13 - Mahagon - Písečné Přesypy
14 - Modry Efekt & Radim Hladik - Hypertenze
15 - Prudy - Dám Ti Lampu

Cecoslovacchia - Compilation 4

01 - Barnodaj - Osud
02 - Blue Effect - Kamenné Blues
03 - Blue Effect & Jazz Q Praha - Coniunctio I
04 - C & K Vocal - Generace (Životopis)
05 - C & K Vocal - Znám cokoli
06 - Collegium Musicum - Si nemožná part II
07 - Combo FH - Asi To Zabalíme, I Josef Už To Zavinul
08 - Fermáta - Valparaiso09 - Flamengo - Doky, Vlaky, Hlad A Boty

10 - Flamengo - Stále Dál
11 - Gattch - Vlak
12 - Jazz Q - Starbird
13 - Mahagon - Moře Klidu
14 - Modry Efekt & Radim Hladik - Ztráty A Nálezy
15 - Ota Petřina - Super robot16 - Prudy - Čierna Ruža

Cecoslovacchia - Compilation 5

01 - C & K Vocal - Chorovod
02 - Collegium Musicum - Hommage a J. S. Bach
03 - Collegium Musicum - Strange theme
04 - Combo FH - Sen Sušené Jahody
05 - Jazz Q - The Wizard
06 - Mahagon - Obrazárna

07 - Modry Efekt & Radim Hladik - Boty
08 - Olympic - Dám Zejtra Zas Flám
09 - Ota Petřina - Tak Zazpívej Jí Blues
10 - Prudy - Zvonky, Zvoňte
11 – Synkopy 61 - Xantipa

Cecoslovacchia - Compilation 6

01 - Blue Effect - Deštivý Den
02 - Collegium Musicum - Burleska
03 - Collegium Musicum - Eufónia
04 - Collegium Musicum - Suita Po Tisíc A Jednej Noci

05 - Fermáta - ''15''
06 - Fermáta - Perpetuum III
07 - Olympic - Jen Bůh Ví
08 - Olympic - Snad Jsem To Zavinil Já
09 - Ota Petřina - Já Nejsem Já
10 – Synkopy 61 - Brouk
11 – Synkopy 61 - Hrej Se Mnou Fair




venerdì 16 dicembre 2011

Today Is the Day - Temple of the morning star/In the eyes of God

Formati a Nashville (Tennessee) dal cantante e chitarrista Steve Austin*, i Today Is the Day, come i Baroness, rielaborano stili e luoghi comuni delle varie declinazioni metal e dell'estremismo hardcore, ma riescono a sintetizzarne i motivi meno banali e a riproporli con una potenza nichilista inaudita.
Evidentemente disgustato dai minestroni country di Nashville (vedi The man who loves to hurt himself), Austin elabora una propria definitiva Weltanschauung:
i versi “I wake in cold sweat/And there is no one/ Who cares this life/No life/It's killing me/I am slowly dying/I can't be what you want me to be/I am dead”, tratti da uno dei capolavori degli anni Novanta, l'eponima Temple of the morning star, chiarisce un'estetica desolata e senza sbocco, ai limiti dell'incomunicabilità, ormai dimentica del trovarobato da riflusso metal anni Ottanta. A parte gli episodi death più brucianti (Crutch, Blind spot, High as the sky, la sabbathiana Miracle), comunque straniati da cauti, ma decisivi interventi elettronici, non mancano episodi di folk scurissimo come I see you o Friend for life, pachidermi alla Melvins (Hermaphrodite), messe nere distorte (Satan is alive), recuperi superclassici (la coda di Sabbath bloody sabbath).
Nel successivo In the eyes of God la tendenza rapsodica di Austin porta alla frantumazione in venti tracce, la maggior parte delle quali sotto i tre minuti: alcune traggono linfa dagli spunti più disparati (cori indiani, arie medioevali, estratti da film ...)  anche se il cuore peculiare del disco rimane un grindcore al fulmicotone spinto da una strepitosa sezione ritmica, formata dai nuovi Bill Kelliher e Bran Dailor, già membri dei Lethargy e poi fondatori dei micidiali Mastodon. Non mancano, tra le pieghe, accorti rallentamenti (Mayari), ma la ricca varietà del precedente lavoro è perduta a favore di un monocromatismo in cui Austin può sfogare senza riserve le proprie ansie autodistruttive.
Il risultato, comunque, è, di gran lunga, superiore alla media; il rischio dell'uniformità, stavolta, viene impedito dall'empatia negativa del leader che puntella costantemente il disco. Lo stesso Austin, probabilmente, intuì che la nuova strada non poteva che portare progressivamente al manierismo. Col seguito, il doppio Sadness will prevail, egli tornerà perciò alle manipolazioni elettroniche e alla ricchezza di Temple of the morning star dando vita al secondo, indiscusso, capolavoro del gruppo.

* Assieme a lui, in un primo tempo, Mike Herrell (basso) e Brad Elrod (batteria), poi sostituiti, in Temple of the morning star, da Scott Wexton e Mike Hyde, a loro volta rimpiazzati, nel successivo lavoro del 1999, dalla sezione ritmica dei Lethargy,  Bill Kelliher e Bran Dailor.

 

giovedì 15 dicembre 2011

Danielson Famile - Tri Danielson!!! (Alpha, 1998 - Omega, 1999)



Originaria del New Jersey, Danielson Famile è effettivamente una famiglia (allargata) composta, all’epoca, da una dozzina di giovanissimi mattacchioni (bimbetti inclusi): moglie, figlia, fratelli (germani o meno), amici, nonché il condottiero Daniel Smith, autore anche di opere in proprio col nome di Brother Danielson.
Il credo della Famiglia è il Cristo, i loro intenti devozionali, il rock un medium per divulgare la fede. D’altra parte Alpha/Omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, il principio e la fine, è un termine simbolico con cui lo stesso Redentore si appellò immodestamente nel suo incontro con San Giovanni sull’isola di Patmos.
Fratello Daniel, rinato teologicamente durante i suoi anni universitari, imbraccia la chitarra acustica come una Bibbia e guida i suoi giovani crociati in una serie di canzoni gospel ‘bianche’ dagli arrangiamenti bislacchi ed irresistibili. Il falsetto micidiale di Smith fa da guida ad una sarabanda sonora di silofoni, organetti, percussioni, coretti, controcanti e sassofoni. Dal vivo le ragazze della Famiglia si presentano con divise da infermierine a rammentare visivamente la guarigione spirituale indotta dalla musica sull’uditorio oppure (Smith) vestiti da albero a simboleggiare i frutti donati dallo Spirito Santo; la sensazione è quella di un Esercito della Salvezza infervorato e dalla religiosità elementare, ma sincera ed aperta, propria di alcuni gruppi cristiani americani.
Cutest Lil’ dragon, Idiot Boksen, Sold! To the nice rich man!, Deeper than our Gov’t, Nose knows, Body English, Holy kisser's block party, l’esilarante Failing a test= Falling in love sono i risultati godibilissimi di questa accolita di strimpellatori devoti, più vicini, temiamo per loro, a certe ingenue coloriture da comune hippy che a uno stretto apostolato cristiano.

mercoledì 14 dicembre 2011

Locrian - The crystal world (2010)


Ispirato dall'omonimo romanzo di James Graham Ballard (tradotto in italiano come Foresta di cristallo), The crystal world è il lavoro più compiuto del duo di Chicago (André Foisy, chitarre; Terence Hannum, synth, corroborati, per l'occasione, da Steven Hess, percussioni) e uno dei migliori dischi dell'anno.
Nell'opera di Ballard, ambientata in Africa, una sorta di lebbra o cancro cristallizza tutte le entità, più o meno organiche: il mondo viene gradualmente immobilizzato in una sorta di mistico annullamento di tempo e spazio. Questa apocalissi (forse benigna poiché ogni cosa è illuminata e trasfigurata come in un'aldilà inveratosi sulla Terra) conclude la quadrilogia catastrofica di Ballard  imperniata sui quattro elementi, aria (Vento dal nulla), acqua (Deserto d'acqua), fuoco (Terra bruciata) e, appunto, terra.
I Locrian ricreano l'atmosfera ambigua e allucinata del romanzo, nonostante tutti i cliches del genere dark ambientale vengano sfruttati. D'altra parte, come scrisse Umberto Eco a proprosito di Casablanca, "un cliché ci fa sorridere, cento ci commuovono". Le urla di Obsidian facades (7'36'') risucchiate da un impressionante vortice chitarristico; Elevation and depths (10'44''), simile alla precedente ma, stavolta, "chiusa dal suono desolato dell’accordion"; i monumentali OM di At night's end (7'19''); la progressione percussiva nel finale di Pathogens (11'01''); il manierismo post-rock del pezzo eponimo (5'37'), formano una costellazione sonora già ascoltata, seppur egualmente affascinante.
Tuttavia è con il tour de force di Extinction (53'43''), materiata da palpiti enigmatici, respiri siderali, pozze elettroniche, chitarre ligetiane ... che i Nostri ricreano i panorami asettici del romanzo dove "le foglie brillano come gemme, i coccodrilli con una seconda corazza navigano in fiumi solidificati e gli uomini, se immobili, si trasformano in statue di ghiaccio fuse con il terreno circostante e incrostate di gemme brillanti" - panorami desolati che possiamo considerare metafore d'un ansia d'immortalità (come detto) oppure d'una impossibilità nell'instaurare rapporti sulla base dell'empatia.
Sebbene meno radicali di Gnaw Their Tongues (a tratti vengono recuperati brandelli di melodismo), i Locrian testimoniano una poderosa incursione nei territori più nichilisti dell'inner space.