Mongiana nasce nel 1771, sul colle Cima, in Calabria, come residenza per chi operava nelle Reali ferriere e fonderie borboniche, primo complesso siderurgico della penisola italiana preunitaria. La fonderia e lo stabilimento siderurgico occupavano un’area di 12.000 mq, con 3 alti forni per la produzione della ghisa, 6 raffinerie, 3 forni Wilkinson, che lavoravano il minerale dei giacimenti calabresi di Pazzano ricchi di ferro e grafite. Il prodotto era di eccellente qualità, superiore a quello francese ed inglese.
A Mongiana tra il 1822 ed il 1829 venne realizzato il primo ponte sospeso in ferro della nostra penisola: il "Real Ferdinando" e furono costruite le rotaie per la prima ferrovia italiana, la famosa "Napoli- Portici". Nel 1853 durante lo svolgimento dell’Esposizione Internazionale tenutasi a Napoli venne assegnata al complesso siderurgico di Mongiana la medaglia d’oro dal Corpo Accademico del Real Istituto d’Incoraggiamento alle scienze per “saggi di ferri di prima fabbricazione e per lavori di ferro fuso”.
Alla caduta del Regno borbonico e con l' inserimento del Meridione nello Stato Italiano, fu progressivamente diminuita la produzione, privilegiando le industrie del Nord Italia. Nel 1875 la ferriera venne acquistata dal senatore ex garibaldino Achille Fezzari che, dopo aver sfruttato quel che restava, chiuse l’impianto nel 1881. Scomparve così un’azienda che era stata per il Regno delle Due Sicilie il primo e più grande polo siderurgico d’Italia.
Di recente si è riusciti a recuperare i resti del complesso siderurgico ed a realizzare un eco-museo finalizzato a far conoscere la cultura industriale del territorio che la storiografia ufficiale ha trascurato, se non disconosciuto.
Attraverso il racconto di ciò che è stata un tempo Mongiana, che oggi conta meno di 1000 abitanti, si scopre che, prima dell’unità d’Italia, il Meridione aveva attività industriali fiorenti, ( gli opifici di Mongiana sono solo uno degli esempi possibili ) . Ma come osserva Pino Aprile nel suo “ Terroni” , per il governo italiano postunitario: “ La siderurgia calabrese era troppo grande, troppo a Sud. Costituiva elemento di squilibrio nei pregiudizi e nei piani. L’industria italiana doveva essere settentrionale . Gli altiforni di Mongiana, che erano i più grandi e tecnologicamente avanzati d’Italia, vennero ribattezzati “ Cavour “ e “ Garibaldi “ (… ) e poco dopo furono spenti. (…) I tecnici e le maestranze calabresi, costretti a emigrare in Umbria, furono subito assunti, per la loro competenza, nel nuovo stabilimento ( di Terni); altri finirono nel Bresciano, dove fecero la fortuna delle fonderie lombarde. (…)
A chi parla di mancanza di capacità e cultura industriale dei meridionali, la vicenda dell’ultrasecolare siderurgia calabrese racconta ben altra storia. (... )
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Lumezzane |
"Andammo via a famiglie intere, ( dice la signora Tripodi, originaria di Mongiana, ma amministratrice oggi di una fonderia a Lumezzane, Brescia ) (… ) noi mongianesi sradicati ci siamo ritrovati a lavorare nelle fonderie del Bresciano. Siamo centocinquanta famiglie di Mongiana, circa cinquecento persone, solo a Lumezzane, che è ormai la vera Mongiana. (…)
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Mongiana |
Le nostre migliori forze ed intelligenze le abbiamo spese lontano da casa. Se oggi sono quello che sono lo devono anche a noi . Ma mi dispiace non averlo fatto per il mio paese. E’ un rammarico, sa? Un rammarico che sfiora la colpa: ma cosa potevamo fare? Cosa? Torno d’estate a Mongiana, bella e morente.