Mirti e Teucrium a Capo San Marco–by Josie
Cosa fare in un’assolata mattina d’estate in sardegna? buttarsi in acqua senza passare dal via?? noooooo! il pazzo con la passione per le piante spontanee si butterà, invece che al fresco, in una lunga passeggiata a piedi verso Capo San Marco, nel comune di San Giovanni di Sinis.
Ovviamente a metà cammino, quando cala il vento e il sole gli fa ricordare che siamo a fine luglio, il sopra citato pazzo si ricorderà anche di non avere con sè manco una bottiglietta d’acqua… no comment e partiamo con la passeggiata!
Ecco l’antica torre di avvistamento (e l’ombra della mia mano –.-), lungo la stradina, macchie di finocchio selvatico spandono il loro intenso aroma sotto la calura.
A lato della strada c’è il sito archeologico di Tharros, che non ho visitato seguendo questo pensiero “Con questo caldo mi dovrei avventurare sotto il sole per vedere le rovine che posso vedere anche da qui?”; non mi è passato per la mente che i turisti in visita fra le rovine avranno pensato “Con questo caldo, cosa starà facendo quella pazza che fotografa le erbacce?” ahaahah!! la zona è punteggiata di fiori dorati, di cui sapevo il nome prima che il solleone mi cancellasse la memoria.
Cammina, cammina si arriva ad una prima torre di avvistamento, da un lato il mare turchese, dall’altro le rovine, con le colonne che ancora svettano contro il mare, di fronte lo sguardo si apre verso la lingua di terra che porta al faro.. perchè tornare indietro? sempre avanti!! non senza aver gigionato una buona mezz’ora blaterando nomi in latino all’indirizzo di ciuffi di piante secche..
In preda alla smania fotografica e alle visioni date dall’ormai manifesta insolazione, ritraggo affascinata le spontanee, riflessi dorati da un lato, l’argento del teucrium. dall’altro (ma levassi qualche volta le dita dall’obiettivo, non sarebbe parecchio meglio??!)
La passeggiata corre sulla cresta, ai lati cuscini di mirto modellati dal vento, che profumo!
Eccolooo, eccolo il faro!!! già mi immaginavo appesa all’ultimo lembo di terra, col faro alle spalle e il volto al mare… e invece il faro era in zona militare recintata con tanto di filo spinato e telecamere. –.- sgronf!
Dietrofront quindi, con l’occhio catturato dalla trasparenza dell’acqua e il piede che mi ricorda che NON ho l’agilità di una capra per saltellare fra le rocce e arrivare al meritato bagno..
nel frattempo, il vento ha pensato bene di andare in pausa pranzo e io sono arrivata al chiosco bar più o meno nelle condizioni del cane..
Ovviamente a metà cammino, quando cala il vento e il sole gli fa ricordare che siamo a fine luglio, il sopra citato pazzo si ricorderà anche di non avere con sè manco una bottiglietta d’acqua… no comment e partiamo con la passeggiata!
Ecco l’antica torre di avvistamento (e l’ombra della mia mano –.-), lungo la stradina, macchie di finocchio selvatico spandono il loro intenso aroma sotto la calura.
A lato della strada c’è il sito archeologico di Tharros, che non ho visitato seguendo questo pensiero “Con questo caldo mi dovrei avventurare sotto il sole per vedere le rovine che posso vedere anche da qui?”; non mi è passato per la mente che i turisti in visita fra le rovine avranno pensato “Con questo caldo, cosa starà facendo quella pazza che fotografa le erbacce?” ahaahah!! la zona è punteggiata di fiori dorati, di cui sapevo il nome prima che il solleone mi cancellasse la memoria.
Cammina, cammina si arriva ad una prima torre di avvistamento, da un lato il mare turchese, dall’altro le rovine, con le colonne che ancora svettano contro il mare, di fronte lo sguardo si apre verso la lingua di terra che porta al faro.. perchè tornare indietro? sempre avanti!! non senza aver gigionato una buona mezz’ora blaterando nomi in latino all’indirizzo di ciuffi di piante secche..
In preda alla smania fotografica e alle visioni date dall’ormai manifesta insolazione, ritraggo affascinata le spontanee, riflessi dorati da un lato, l’argento del teucrium. dall’altro (ma levassi qualche volta le dita dall’obiettivo, non sarebbe parecchio meglio??!)
La passeggiata corre sulla cresta, ai lati cuscini di mirto modellati dal vento, che profumo!
Eccolooo, eccolo il faro!!! già mi immaginavo appesa all’ultimo lembo di terra, col faro alle spalle e il volto al mare… e invece il faro era in zona militare recintata con tanto di filo spinato e telecamere. –.- sgronf!
Dietrofront quindi, con l’occhio catturato dalla trasparenza dell’acqua e il piede che mi ricorda che NON ho l’agilità di una capra per saltellare fra le rocce e arrivare al meritato bagno..
nel frattempo, il vento ha pensato bene di andare in pausa pranzo e io sono arrivata al chiosco bar più o meno nelle condizioni del cane..