Domenica delle Palme
Mt 21,1-11 * Is 50,4-7 * Sal 22 * Fil 2,6-11 * Mt 26,14-27,66
Duccio di Buoninsegna, Maestà del Duomo di Siena (1308-11) |
Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme. Entrare significa varcare una soglia. La soglia segna il confine tra due mondi distinti che esigono due diversi modi d'essere. Diversità che implica la metamorfosi. Metamorfosi che avviene in due modi diversi e complementari: come esito dell'irruzione della Grazia che rapisce, uccide e rigenera, fatto che accade in un momento preciso della storia, in un luogo puntuale, come quando si nasce, quando si è battezzati e qaundo si muore; come esito del lento e faticoso adeguamento volontario alla forma divina, evento che si distende lungo tutto il tempo della vita e che avviene secondo i ritmi delle sue diverse stagioni, alternando cadute più o meno rovinose a camminate spensierate.
Il Verbo di Dio ha compiuto tre ingressi principali. Il primo quando l'angelo Gabriele portò il felice annuncio a Maria e il Verbo di Dio entrò nel mondo degli uomini: divenne uomo con la sua divina incarnazione. Il secondo ingresso quando il velo del Tempio si squarciò dall'alto al basso e il Verbo incarnato e crocifisso entrò nel regno dei morti: il suo corpo venne sepolto nel sepolcro e la sua anima discese agli inferi. Il terzo ingresso quando l'angelo del terremoto fece rotolare la pietra ed il Verbo incarnato, crocifisso e sepolto entrò da risorto nel regno dei cieli, inaugurandolo quale primogenito dei morti.
L'ingresso di Gesù a Gerusalemme è immediatamente prodromico all'ingresso nel regno dei morti perché a Gerusalemme egli doveva salire secondo le Scritture e secondo la sua triplice profezia per essere ucciso e risorgere (Mt 16,21; 17,22; 20,18). Altresì è collegato all'ingresso nei cieli, poiché la Gerusalemme terrena è immagine concreta e vivente della Gerusalemme celeste che è nostra madre. Cosicché chi segue Gesù ha come meta finale la Gerusalemme del cielo, dove il Figlio dell'Uomo siede alla destra della Potenza e da dove verrà per giudicare e come tappa intermedia il Getsemani ed il Golgota.
La liturgia della domenica delle palme con quella della Veglia Pasquale sono le uniche liturgie che hanno inizio fuori dalla chiesa, nello spazio profano in cui Gesù è morto, fuori della città, spazio che allude anche alle tenebre in cui sarà pianto e stridore di denti, segni della disperazione per la perdizione. Che queste due liturgie abbiano inizio fuori dallo spazio consacrato della chiesa indica una cosa molto importante, che l'abitudine può facilmente far dimenticare: la Chiesa non è l'origine del fatto cristiano, essa accoglie più o meno festante la visita del Salvatore che la precede e la supera, come il sole è l'unica sorgente della luce che la luna si limita a riflettere.
Ecco la porta aperta nella cerchia esterna delle mura della città dipinta da Duccio nella Maestà per il Duomo di Siena: non è forse l'invito a seguire Gesù? Egli sta arrivando seduto sul puledro, seguito dai suoi discepoli, e la porta e lì, stretta perchè tale è la porta che conduce alla vita (Mt 7,13-14) però semiaperta, pronta ad esser varcata e portare dal piccolo giardino con un piccolo alberello al punto esatto della strada dove Gesù sta giungendo.
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