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venerdì 21 febbraio 2020

Per conoscere Nino D'Angelo - 5


Giuramento (1982) di Alfonso Brescia




Regia: Alfonso Brescia. Soggetto: Francesco Calabrese. Sceneggiatura: Piero Regnoli, Alfonso Brescia. Fotografia: Silvio Fraschetti. Montaggio: Carlo Broglio. Scenografia: Francesco Calabrese. Costumi: Valeria Valenza. Musiche: Eduardo Alfieri (Edizione Musicale Bideri). Direttore di Produzione: Antonio Pittalis. Aiuto Regista: Gianfranco Pasquetto. Ispettore di Produzione: Aureliano Luppi. Segretario di Produzione: Antonio Spoletini. Operatore alla Macchina: Federico del Zoppo. Assistente Operatore: Franco Fraschetti. Segretaria di edizione: Giuliana Gherardi. Fonico della presa Diretta: Fabio Ancillai. Trucco: Stefania Trani. Parrucchiera. Teodora Bruno. Sarta: Anna onori. Attrezzista: Mauro Vettorini. Assistenti al Montaggio: Anna D’Angelo, Roberto Fanfoni. Sincronizzazione: Cinefonico Cinecittà. Produttori: Francesco Calabrese, Alfonso Brescia. Casa di Produzione: Gloria Cinematografica. Sartoria: Ditta Ferroni. Arredamento: Postiglione. Tappezzeria: Ditta D’Angelo. Effetti Speciali: Moviecam 2000. Pellicola: Fujicolor. Sviluppo e Stampa. Technicolor. Teatri di Pos:. De Paolis -Incir (Roma). Gioielli: Ditta Bozart. Mario Merola canta: Serenata smargiassa(E. A. Mario -V. Iannuzzi), Santa Lucia Luntana (E.A. Mario), Tu ca nun chiagne (E. De Curtis - Bovio), Vierno (Acampora - De Gregorio), Giuramento (Vian - Russo). Nino D’Angelo canta: Vattenne va (D’Angelo- De Paolis - D’Angelo), Stasera si’ chiù bella (D’Angelo - Casaburi - Bevilacqua), Palummella (Ignoto). Arrangiamenti Canzoni D’Angelo: Augusto Visco. Pamela Paris canta: Cartulina‘e Napule (Bergamini - Locatelli). Gloriana canta: Nonna nonna a ‘na pupata (V. De Crescenzo - A. Visco). Genere: Drammatico, Musicale. Durata: 116’. Interpreti: Mario Merola (Salvatore Improta), Nino D’Angelo (Nino, fratello di Concetta), Ida Di Benedetto (partecipazione straordinaria nei panni di Concetta, donna di Salvatore), Regina Bianchi (madre di Salvatore), Enzo Cannavale (Raffaele, detto Fefè, il Pulcinella), Lucio Montanaro (Ciccio), Antonio Allocca (Pasqualino), Rick Battaglia (Frank Geraci, il boss mafioso), Gloriana (sorella di Salvatore), Lucio Rosato (Ricky, scagnozzo di Frank), Roberta Olivieri (Patrizia, fidanzata di Nino), Rino Gioielli (Michele, contrabbandiere), Pamela Paris (cantante del matrimonio), Francesca Rinaldi (nipotina di Salvatore).Ernesto Mahieux (uomo che batte Salvatore a scopa), Isa Marlene, Enzo Berri, Biagio Casalini.


Salvatore (Merola) e Concetta (Di Benedetto) si amano ma non possono sposarsi perché non hanno le possibilità economiche e vivono nel concubinato che agli occhi degli altri li rende amanti illegali. Salvatore abita con l’anziana madre (Bianchi), si occupa della sorella (Gloriana) e della nipotina (Rinaldi), abbandonate dal marito, lavora al porto, ha la passione delle carte ed è un campione di scopa. Protegge Nino (D’Angelo), fratello della sua Concetta ed evita che finisca in galera per via di un suo legame con i contrabbandieri, intervenendo in piena azione e portandolo via dalla scena del crimine. Un giorno una zia d’America si offre di far operare a sue spese la madre cieca di Concetta, le due donne partono per New York, insieme a Nino, ma prima Concetta e Salvatore si sposano in gran segreto e si promettono - con un giuramento davanti al crocefisso del quartiere - fedeltà ed eterno amore. Salvatore non resiste alla lontananza, dopo un anno si reca a New York, dove incontra Raffaele (Cannavale), un buffo compaesano che si occupa di giochi per bambini e si traveste da Pulcinella, ma soprattutto ritrova Concetta sposata con un boss mafioso (Battaglia). La sceneggiata entra nel vivo del dramma con la resa dei conti tra l’uomo d’onore innamorato e il malamente della situazione, con teatro il ponte di Brooklyn e il fiume Hudson, dove in uno scontro a fuoco perde la vita non solo il boss ma anche Raffaele in abiti da Pulcinella. Concetta e Salvatore tornano a Napoli per coronare il loro sogno d’amore, mentre Nino - che li ha salvati uccidendo il mafioso - decide di restare a New York con l’anziana madre e la fidanzata. Nino ha trovato la sua strada come cantante napoletano in America e sa che deve seguirla fino in fondo, lasciando libera la sorella di tornare alla sua terra e al suo eterno amore.


Giuramento segue di pochi mesi Tradimento ed è il secondo film che Nino D’Angelo interpreta come spalla di Mario Merola, diretto da Alfonso Brescia (sceneggiatore con Piero Regnoli), che produce insieme al sodale Francesco Calabrese (pure soggettista e scenografo). Sceneggiata napoletana classica che si apre con la canzone Giuramento, cantata da Merola, e l’immagine di un vecchio che legge su una banchina del porto di Napoli alcuni brani dell’opera, tenendo in mano il copione composto dai versi di Russo e la musica di Vian. Immancabile panoramica di Napoli e del suo porto che passa subito sul primo piano di Salvatore (Merola) intento a giocare a scopa (la sua passione) con un contrabbandiere che vorrebbe portarlo a delinquere, fuori dalla sua vita grama ma onorata. I personaggi sono come sempre ben delineati. Merola è l’uomo d’onore, tutto d’un pezzo, innamorato della sua terra e della sua donna, che affronta ogni ostacolo con sprezzo del pericolo per far trionfare giustizia e sentimento. D’Angelo è il ragazzino che tenta di sfondare nella musica ma a un certo punto della sua vita potrebbe cadere vittima dei contrabbandieri, se non ci fosse Merola. 


I due protagonisti e le due comprimarie femminili (Gloriana e Pamela Paris) cantano molto e rendono questa sceneggiata un vero gioiello musicale per gli appassionati di musica tradizionale napoletana. Ida Di Benedetto è la donna contesa tra Merola e il boss, venditrice di sigarette di contrabbando, femmina innamorata che deve piegarsi al volere di un perfido malamente. Non mancano parti comiche, interpretate da Antonio Allocca (verboso ma non molto efficace) e Lucio Montanaro (un silenzioso mangione), che nella prima parte napoletana danno vita ad alcuni siparietti che sui svolgono in pizzeria e sulla banchina del porto. Tutta la seconda parte vede come location New York e vive sulla grande interpretazione comica di Enzo Cannavale, un ottimo attore sottovalutato dalla critica, che sfoggia uno straordinario ruolo da Pulcinella  - in parte improvvisato - vero e proprio omaggio reso a tutti gli emigranti napoletani, personificando il carattere partenopeo. Si tramanda come una leggenda che la sequenza comica in cui Merola taglia la barba con il rasoio a Cannavale venne improvvisata dagli attori perché non prevista dal copione. Tutta la seconda parte del film è composta di sequenze che sembrano dilatate in modo eccessivo (la festa di matrimonio), con diverse canzoni e parti strutturali (la partita a carte) per arrivare al finale da resa dei conti con maggiore suspense


In definitiva Giuramento è una storia d’amore, contrabbando ed emigrazione, divisa in due parti non molto omogenee tra loro, la prima ambientata tra bassi napoletani e porto, la seconda a New York, tra mafia e immigrati. Tutta la seconda parte contamina il mafia movie e i film polizieschi ambientati nel mondo della criminalità organizzata, sia nella struttura che nel concitato finale, ma il melodramma romantico è la sola cosa che interessa regista e sceneggiatore, come possiamo apprezzare nelle sequenze fondamentali della storia. Molto intense le parti musicali dove Merola la fa da padrone con la sua impostazione classica, anche perché questo è un Merola movie, dove D’Angelo è solo la spalla dell’attore - cantante principale, ma la strada è pronta per diventare il suo erede. Film girato con il suono in presa diretta, con tutti i rumori di fondo del porto di Napoli, dei vicoli partenopei e dei luoghi nordamericani frequentati da emigranti. Fotografia sporca, giallo ocra, a tratti patinata e soffusa che rende bene il tono della pellicola; musiche struggenti da puro melodramma di Eduardo Alfieri, intervallate da canzoni interpretate da Merola e D’Angelo (arrangiate da Visco); tecnica di regia convincente per il genere, a base di zumate e primi piani con diversi carrelli e soggettive del protagonista. Notevole il melodramma finale con la morte di Raffaele in abiti da Pulcinella che tra le braccia di Nino dice: “Pulcinella non muore mai… starà sempre con noi”. Giuramento è pellicola originale che parte da un modello classico per contaminarlo con più generi restando sempre fedele allo schema tradizionale della sceneggiata che alterna momenti comici, musica struggente e parti drammatiche. Il personaggio di Enzo Cannavale - un Pulcinella lunare che si aggira per le strade di New York - è l’intuizione più straordinaria del film, che merita una riscoperta soltanto per apprezzare l’originalità della sceneggiatura in tutte le sequenze dove entra in scena il comico partenopeo.


Rassegna critica. Segnocinema: “Sceneggiata di pretto gusto partenopeo, Giuramento è senza infamia e senza lode”. Segnalazioni Cinematografiche: “Il film è molto più vario di situazioni e di incontri di quanto potrebbe sembrare. (...)”.  Morando Morandini (due stelle per la critica/ tre stelle per il pubblico): “Tutti gli ingredienti della sceneggiata napoletana, dalla ricchezza dei sentimenti alla religiosità popolare, dalla proverbiale bontà d’animo alla spontaneità della gente. Il tutto condito con canzoni napoletane a profusione”. Marco Giusti (Stracult): “Bel trio di protagonisti, Merola - D’Angelo - Di Benedetto, per la regia comunque efficace di Alfonso Brescia. Il faccione della Di Benedetto funziona perfettamente anche in questo cinema popolare. E poi c’è Enzo Cannavale … Merola ricorda che gran parte del film è stata improvvisata, soprattutto la grande scena a tre con lui Nino D’Angelo e la Di Bendetto e una scena comica, con lui che fa la barba a Cannavale”. Paolo Mereghetti (due stelle): “Le ragioni del cuore contro quelle del denaro secondo i canoni della sceneggiata napoletana, scritta dal regista e da Piero Regnoli, traboccante di lacrime e canzoni. Merola e D’Angelo insieme, per i fan, sono imperdibili. La colta Di Benedetto si adatta bene al genere”. Pino Farinotti si limita a uno scarno riassunto della trama e concede una misera stella.

Per vedere il film: 




Il mio cinema è su Futuro Europa: 

giovedì 19 dicembre 2019

Per conoscere Nino D'Angelo - 3


Tradimento (1982) di Alfonso Brescia




Regia: Alfonso Brescia. Soggetto: Francesco Calabrese. Sceneggiatura: Enzo Gicca, Alfonso Brescia. Fotografia: Silvio Fraschetti. Montaggio: Carlo Broglio. Produttori: Francesco Calabrese, Alfonso Brescia. Scenografia: Francesco Calabrese. Costumi: Valeria Valenza. Musiche: Eduardo Alfieri. Direttore di Produzione: Antonio Pittalis. Aiuto Regista: Gianfranco Pasquetto. Casa di Produzione: I.M.P.P.. Ispettore di Produzione: Gino Minopoli. Segretari di Produzione: Francesco Raffa, Angelo Corrieri. Distribuzione: Cidif. Operatore di Macchina: Federico Del Zoppo. Assistente Operatore: Franco Fraschetti. Segretaria di Edizione: Federica Valenza. Fonico: Fabio Ancillai. Trucco: Massimo De Rossi. Parrucchiera: Placida Capranzano. Sarta: Anna Onorati. Attrezzista: Antonio Rinaldi. Assistente al Montaggio: Anna D’Angelo. Sincronizzazione: Cinefonico Cinecittà. Sartoria: Ditta Ferroni. Arredamento: Postiglione. Tappezzeria: Ditta D’Angelo. Pellicola: Kodak Eastmancolor. Sviluppo e Stampa: Technicolor. Teatri: De Paolis Incir (Roma). Titoli Effetti Ottici: Moviecam 2000. Burattini: Baracche e Burattini di Lia Amoroso. Canzoni: Acquarello Napoletano (Benedetto - Bonagura), edizioni Nationalmusic, canta Mario Merola; Ndringhetendrà (Cinquegrana - De Gregorio), edizione A.B.C. - Gennarelli, canta Mario Merola, Tradimento (Alfieri - Palomba), edizione A.B.C., canta Mario Merola; Ballammo (V. Annona - De Paolis - D’Angelo), edizione Gesa Sas Milano, canta Nino D’Angelo;  Che si pe’ me (R. Fiore - De Paolis - D’Angelo), edizione Gesa Sas Milano, canta Nino D’Angelo. Interpreti: Mario Merola (Gennaro La Monica), Nino D’Angelo (Nino Esposito), Ida Di Benedetto (partecipazione straordinaria - Carmela, moglie di Gennaro), Antonio Ferrante (avvocato Colantuoni), Tommaso Bianco (Totonno, il mago dei bambini), Gianni Ciardo (assistente avvocato), Rita Binetti (compagna assistente avvocato), Roberta Olivieri (Rosalia), Lucio Montanaro (Ciccio, amico di Nino), Antonio Allocca (Don Salvatore), Benito Artesi, Salvatore Puccinelli, Pamela, Nello Pazzafini (Pasquale Ruoppolo), Isa Marlene, Enzo Berri, Marta Zoffoli (la piccola Titina), Ghigo Masino (giudice), Regina Bianchi (Assunta, madre di Gennaro).


Celebrità di Ninì Grassia lancia il personaggio di Nino D’Angelo al cinema, proponendolo come erede e innovatore della sceneggiata, rendendolo così popolare che un regista - produttore scaltro come Alfonso Brescia lo vuole come partner d’eccezione di Mario Merola in due sceneggiate pensate per il cinema insieme al sodale Francesco Calabrese. Alfonso Brescia (Roma, 1930 - 2001) è un terrorista dei generi, uno dei tanti che hanno caratterizzato il vitale cinema degli anni Settanta e Ottanta, autore di circa sessanta film, tutti B-movie, che vanno dal thriller alla sceneggiata, passando per peplum, poliziottesco, fantascienza e bellico. Figlio di un produttore, lui stesso spesso produce i film che sceneggia e dirige, andando quasi sempre sul sicuro, con generi di successo e costi contenuti. Regista di buona tecnica, appresa alla scuola di Federico Fellini e Sergio Leone, lo ricordiamo come sceneggiatore di molti film interpretati da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e per il Merola movie, sottogenere della sceneggiata napoletana di cui può dirsi deus ex machina. Tra i suoi titoli ricordiamo il debutto con La rivolta dei pretoriani (1964), Il tuo dolce corpo da uccidere (1970), Ragazza tutta nuda assassinata nel parco (1972), L’eredità dello zio buonanima (1974), L’adolescente (1976), L’ultimo guappo (1978), Zappatore (1980), I figli … so’ pezzi ‘e core (1981), Omicidio a luci blu (1991). Il suo ultimo film è Club vacanze (1995), autoprodotto e fallimentare, in un periodo storico che vedeva ormai la fine del cinema di genere.


Alfonso Brescia si fa venire l’idea di unire un simbolo di Napoli come Mario Merola, cantante e attore di successo, alla stella emergente Nino D’Angelo e il risultato è tutto sommato buono, se pensiamo che la storia deve restare nei limiti di un genere codificato da determinate regole. In breve la trama. Brescia e Calabrese raccontano la storia di una povera famiglia napoletana composta da Gennaro (Merola), venditore abusivo di brodo di polipo, Carmela (Di Benedetto), gestore di un chiosco di bibite, Titina che frequenta la scuola elementare e Rosalia, sorella minore di Carmela. Gennaro non riesce a ottenere la licenza di venditore a causa di vecchi conti in sospeso con la giustizia, mentre la camorra lo perseguita chiedendo un pizzo che lui rifiuta di pagare. La madre di Gennaro (Bianchi) paga un losco individuo per cercare di far ottenere la licenza al figlio, togliendo i carichi penali pendenti. Carmela paga il pizzo per non avere problemi, quindi protegge il marito cercando di ottenere l’amicizia di un sordido avvocato (Ferrante), che prima cerca di approfittare di lei, quindi la fa passare per una malafemmina. In questa storia principale si inserisce la sottotrama di Nino (D’Angelo) e Rosalia (Olivieri), innamorati contrastati da Gennaro che non vuole avere rapporti con un giovane mariuolo convinto di sfondare come cantante. Finale melodrammatico, che vira bruscamente in comico, dopo il processo con Carmela, rea confessa di cose che non ha commesso, malafemmina per salvare il marito dalla galera, con la complicità di un buffo (ma equo) giudice fiorentino (Masino) che condanna il camorrista violento (Pazzafini). Si rispettano tutti i canoni della sceneggiata (isso, issa e o malamente) con il marito tradito - pure se non è vero - che caccia di casa la moglie, precipita nel baratro del disonore, quindi comprende e torna insieme a lei, di nuovo felice come un tempo, senza carichi pendenti, con un negozio legale di polipo dove si canta, si ride e si balla.


Tradimento è sceneggiata napoletana a tutti gli effetti, colonna sonora di Eduardo Alfieri, intervallata da canzoni interpretate da Mario Merola, dalle struggenti Tradimento e Acquarello Napoletano, per finire con la comica Ndringhetendrà, quando il melodramma vira in pochade e tutto termina con la più classica delle bagarre, che prevede tutti gli attori sulla scena. Nino D’Angelo ci mette del suo cantando in discoteca Ballammo, davanti alla sua bella, e replicando con Che si pe’ me, ma non è lui il protagonista, il suo ruolo (pur efficace) è pensato come spalla di Merola, come sostegno per invogliare i giovani ad andare al cinema. Un film di impianto teatrale, come ogni sceneggiata che si rispetti, molto convenzionale, con ruoli stabiliti e certi, dove il confine tra buono e cattivo è netto e subito comprensibile. Attori ben calati nelle interpretazioni. Regina Bianchi è la madre coraggiosa e disperata, tutta casa e chiesa, preoccupata e devota, ruolo della sua vita, che replica la parte sostenuta in Celebrità. Ida Di Benedetto è la bellezza prosperosa napoletana, la donna del protagonista, la moglie dedita alla famiglia, che regge sulle sue spalle una situazione difficile e che si accusa per proteggere il suo uomo. Mario Merola è il padre duro e inflessibile, capo famiglia d’un tempo, violento ma buono, inflessibile ma in fondo dal cuore tenero, pervaso da un senso della giustizia e dell’onore che provengono da secoli di tradizione. Nino D’Angelo non è protagonista ma si ritaglia un ruolo da scugnizzo lestofante con vocazione musicale e animo buono che ha una sua valenza nell’economia della pellicola. Ricordiamo la sua storia d’amore con Rosalia (una diligente Olivieri), alcune canzoni e soprattutto la scena madre quando va in ospedale dalla signora anziana scippata per restituire la borsa. Una sequenza riuscita lo vede testimone oculare dello scontro al coltello tra Merola e Pazzafini che per lui finisce con un emblematico pestaggio, ben diretto da Brescia che lo rende credibile come se fosse un poliziottesco. Nino ruba solo ai camorristi e a chi se lo merita, in fondo è un bravo ragazzo e sa che presto farà successo con la musica. Il suo personaggio è rispettato in pieno. Bene il cast di contorno, da un antipatico avvocato reso al meglio da Ferrante, per finire con il divertente giudice fiorentino (Masino), passando per il camorrista (Pazzafini), Totonno il mago dei bambini (Bianco) e la figlia di Gennaro (Zoffoli). 


Tra le cose migliori la realistica ambientazione napoletana - pur con toni da fiaba canora - e l’idea di aprire la pellicola con un piano sequenza che introduce lo spettatore nel vivo dei bassifondi partenopei, per concludere con un carrello inverso che porta fuori dall’azione scenica in cui si sono destreggiati i personaggi. Tradimento è un classico Merola movie, di fatto una sceneggiata corretta al musicarello dialettale con schizzi di melodramma, commedia e pochade, davvero ben dosati da un maestro del cinema popolare come Alfonso Brescia. Personaggi stereotipati quanto si vuole, ben definiti, tutti troppo buoni o troppo cattivi, ma gestiti in una sceneggiatura che non presenta sbavature di sorta. Fotografia napoletana interessante, tra luci soffuse e panoramiche marine, ralenti canori sulla spiaggia e un mercato ricco di colori che ricorda Campo dei fiori, tra polipo e bibite, passando per un metaforico teatro di burattini dove Pulcinella racconta la vita del povero napoletano costretto a inventarsi il modo per campare. Interessante l’immedesimazione Pulcinella - Merola che spesso la storia tende a realizzare quando Totonno rappresenta momenti della vita del venditore di polipo. Storia d’amore e camorra, con parti violente e da cinema poliziottesco, momenti persino sexy con Ida Di Benedetto in vesti succinte, elementi comici con Masino e Montanaro, quindi canzoni e guapperia con Merola e D’Angelo. Bellissimo il finale in musica, da bagarre comica, secondo i canoni della migliore commedia musicale. Inutile dire che fu un successo, soprattutto a Napoli.


Rassegna critica. Marco Giusti (Stracult): “Grande incontro tra due miti della sceneggiata. Mario Merola al suo massimo fulgore e Nino D’angelo ai suoi inizi. A sostenere il duo Ida Di Benedetto ancora fresca di esperienze alte nella parte della moglie, forse traditrice, di Merola. La storia è sempre quella. Il sospetto, il bravommo, Merola che si impunta e chiede spiegazioni a o malamente, stavolta interpretato da Nello Pazzafini assolutamente sballato. Finisce a coltellate, poi davanti a un giudice, che è il toscano Ghigo Masino finito a Napoli quasi per caso. Merola, reticente, verrà salvato dalla moglie, che, disonorata, verrà messa alla porta, ma tutto finirà per il meglio. Non male il pestaggio di Nino D’Angelo da parte degli uomini di Pazzafini. Ma la parte migliore spetta al brodo di polipo che Merola si ostina a vendere per strada, giustamente definito da Ghigo Masino una schifezza”. Morando Morandini assegna una stella e mezzo ma non spreca una riga di commento. Pino Farinotti (una stella): “Tra camorra e presunti tradimenti si sfiora la tragedia, ma, alla fine, l’amore trionfa”. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Merola e D’Angelo in un sol colpo, una delizia per gli estimatori, un flagello per gli altri. Il film cerca di aggiornare i modi della sceneggiata ma resta saldamente sul folcloristico”.

Per vedere il film: 



Il mio cinema è su Futuro Europa: 

mercoledì 27 novembre 2019

Per conoscere Nino D'Angelo - 1


BREVI CENNI BIOGRAFICI

Nino D'Angelo

Nino D’Angelo nasce a San Pietro a Patierno, un povero quartiere alla periferia di Napoli, il 21 giugno 1957. Presto lascia la scuola per svolgere i lavori più umili e disparati per aiutare la famiglia, tra questi il calzolaio e il posteggiatore, infine il gelataio ambulante alla stazione ferroviaria e - viste le doti canore - il cantante nelle feste di matrimonio. La popolarità napoletana e campana cresce sul finire degli anni Settanta e lo porta a incidere (a sue spese) il primo disco: A storia mia, che ottiene un grande successo. Comincia la stagione dei concerti e della sceneggiata a teatro, affermandosi sempre più come l’erede di Mario Merola, di fatto un modernizzatore di un genere che i giovani non seguono più, un cantante che riesce a rivitalizzare una tradizione correggendola per andare incontro ai mutati gusti del pubblico. 

Ninì Grassia

Il debutto al cinema è merito di Ninì Grassia, che lo dirige in una trilogia: Celebrità (1981) - autobiografico e personale -, L’Ave Maria (1982) e Lo studente (1982), mentre in contemporanea lavora nel cast di due sceneggiate dirette da Alfonso Brescia e interpretate da Mario Merola: Tradimento e Giuramento, entrambe del 1982. Mariano Laurenti è il regista che lo porta all’apice del successo con film diretti con mano ferma e dotati di solide sceneggiature. Un jeans e una maglietta (1983), è uno dei maggiori incassi della stagione.  Il declino arriva inesorabile sul finire degli anni Ottanta. Nino D’Angelo è attore di modeste qualità ma cantante dotato di grandi doti, conquista il pubblico grazie a un volto angelico, da bravo ragazzo, da scugnizzo napoletano dal volto emaciato, incorniciato da un caschetto di capelli biondi ossigenati.  Snobbato dalla critica ufficiale che nelle recensioni non va oltre le due stelle, accusato di aver portato un genere classico come la sceneggiata al conformismo piccolo - borghese, in realtà è un innovatore di un genere ormai stereotipato. Prosegue l’attività di cantante e musicista anche quando termina l’effimero successo cinematografico, che comunque segna un’epoca e merita di essere raccontato. Ricordiamo colonne sonore importanti come Tano da morire (1997) di Roberta Torre (Nastro d’Argento e Ciak d’oro per la migliore musica) e del celebrato Gomorra (2008) di Matteo Garrone. Appare spesso in televisione, interpreta il telefilm Ama il tuo nemico (1999) di Damiano Damiani, dimostra doti da vero attore sotto la guida di Pupi Avati (Il cuore altrove, 2003) e del figlio Toni (Una notte, 2007).


Appunti sparsi su sceneggiata e Mario Merola

La sceneggiata nasce a Napoli nel 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel primo dopoguerra, con lo scopo di inventare un genere nuovo, capace di unificare la musica popolare classica e il teatro dialettale. I primi testi della sceneggiata vengono messi in scena da teatranti di strada e di paese, parlano di problemi sociali, amori contrastati, donne vilipese e maltrattate; non siamo ancora al classico triangolo composta da  isso, issa e ‘o malamente. Pupatella - messa in scena dalla compagnia di G. D’Alessio - è la prima sceneggiata napoletana che ha per tema il tradimento ed è tratta dalla canzone omonima di Libero Bovio. Diciamo con una forzatura che la sceneggiata anticipa il musicarello cinematografico, perché molto spesso parte da una canzone classica e di grande successo popolare per raccontare una storia teatrale, senza dimenticare il tema musicale di fondo che costituisce il leitmotiv dell’opera in prosa. La sceneggiata è un genere che si abbevera ad altri generi e li compenetra tra di loro formando un genere nuovo, fondendo in un solo contesto scenico musica, canto, danza e recitazione. Il contenuto non è mai soltanto drammatico o sentimentale, sono immancabili parti comiche, così come è fondamentale nella storia la presenza di una mamma (meno basilare la figura paterna) e spesso pure di  un piccolo figlio o nipote problematico. Mano a mano che passa il tempo, la sceneggiata perde il suo alone classico di storia sentimentale e familiare, o meglio, aggiunge a tale elemento base anche una parte noir - come si direbbe oggi - e poliziesca, composta da delitti, affronti, sfide al coltello e duelli a colpi di pistola.

La sceneggiata

Precursori della sceneggiata sono alcuni autori di teatro (Altavilla, su tutti) che per motivi economici si trovano costretti a scrivere opere basate su testi di canzoni famose come Don Ciccillo, Te voglio bene assaie e La Fanfarra. Il governo italiano, dopo la sconfitta di Caporetto, aumentò le tasse sugli spettacoli di puro varietà, giudicati non consoni al grave momento storico,  stimolando in questo modo gli autori a inventarsi uno spettacolo non solo comico, ma di tipo misto. La nascente sceneggiata era perfetta per aggirare la legge e le esose imposte che di fatto impedivano le esibizioni teatrali leggere, così perfetta che nel 1919 le rappresentazioni divennero un buon numero, proliferando sempre di più nei venti anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale. La compagnia più attiva fu quella gestita da Salvatore Cafiero (di estrazione varietà) ed Eugenio Fumo (teatro popolare) che si esibiva in teatri di periferia (Trianon, San Ferdinando) e vedeva tra le sue fila anche un giovanissimo Nino Taranto. La sceneggiata napoletana divenne un genere molto in voga non solo in Campania, ma anche negli Stati Uniti, soprattutto nella Little Italy di New York dove vivevano numerosi emigranti meridionali.

Mario Merola

Mario Merola nasce a Napoli il 6 aprile 1934, da una famiglia molto povera, lavora come aiuto cuoco e scaricatore di porto. La sua prima canzone è Malu figlio, incisa su disco quasi per scherzo e portata al successo da una sceneggiata che lui stesso interpreta al teatro Sirena di Napoli. La vita di Merola cambia d’un tratto, da scaricatore di porto a re del teatro popolare, della canzone dialettale, ambasciatore di Napoli nel mondo, con la sceneggiata che varca i confini regionali e nazionali, andando a frequentare i palcoscenici del Nord America. La sceneggiata di Merola resta un genere classico dove la tradizione si fonde sempre più al gusto per il fotoromanzo e per il cinema melodrammatico di Raffaello Materazzo. Alla base delle storie ci sono dosi massicce di sentimentalismo, amor filiale, rapporti familiari e interpersonali vissuti tra eccessi, conditi da un incombente gusto noir e poliziesco. La sceneggiata esce dagli angusti spazi teatrali e si afferma pure al cinema tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, proprio grazie a Merola, spesso diretto da Alfonso Brescia (Zappatore, 1981 e Carcerato, 1982) ma anche da Ciro Ippolito (Lacrime napulitane, 1981). Fisico massiccio e corpulento, temperamento sanguigno, molto simile ai personaggi che interpreta, si ricorda per canzoni melodrammatiche e roboanti, disperate e sentimentali, intrise di lacrime e core per dirlo con un’espressione tutta napoletana. I ruoli cinematografici lo vedono sempre nei panni di un uomo d’onore vecchio stampo, tutto famiglia e sentimento, spesso accusato di colpe non commesse o alla ricerca di un amore impossibile, altre volte nei panni di un uomo ai limiti della legalità ma sempre caratterizzato da un grande senso dell’onore. 


Molti i lavori diretti da Brescia nella sua filmografia, dopo l’esordio con Sgarro alla camorra (1973) di Fizzarotti una vera cascata:  Napoli … Serenata calibro 9 (1978), L’ultimo guappo (1978), I contrabbandieri di Santa Lucia (1979), Il mammasantissima (1979), Napoli … la camorra sfida e la città risponde (1979), La tua vita per mio figlio e Zappatore (1980), Carcerato, I figli … so’ pezzi  e core e Napoli Palermo New York: il triangolo della camorra (1981). Umberto Lenzi lo dirige  in Da Corleone a Brooklyn (1979) e Stelvio Massi in Sbirro, la tua legge è lenta … la mia no! (1979). Due ruoli intensi nel 1982, accanto al suo erede Nino D’Angelo, in Tradimento e Giuramento, poi lo ricordiamo in due film di Stelvio Massi più intrisi di poliziesco come Guapparia (1983) e Torna (1984). Sud Side Story (2000) è il suo ultimo film, diretto da Roberta Torre, girato subito dopo il celebrativo Cient’anne di Ninì Grassia (1999). In tempi recenti lo ricordiamo nella soap opera televisiva - che eredita i fasti della sceneggiata - Un posto al sole (1996) come Don Tommaso Morraca, guidato da Giambattista Avellino. Resta nell’immaginario collettivo per gli schiaffoni che tirava nei suoi film e che - secondo la leggenda - sarebbero stati veri e in più di un’occasione avrebbero lasciato il segno. Muore a Castellammare di Stabia, il 12 novembre del 2006.


FILMOGRAFIA DI NINO D'ANGELO

(redatta con l’aiuto di Roberto Poppi)

Celebrità (1981) di Ninì Grassia
Tradimento (1982) di Alfonso Brescia
L’Ave Maria (1982) di Ninì Grassia
Giuramento (1982) di Alfonso Brescia
Lo studente (1982) di Ninì Grassia (uscito nel 1983)
Un jeans e una maglietta (1983) di Mariano Laurenti (uscito 2/9/1983)
L’ammiratrice (1983) di Romano Scandariato (uscito 10/11/1983)
La discoteca (1983) di Mariano Laurenti (uscito a gennaio 1984)
Uno scugnizzo a New York (1984) di Mariano Laurenti
Pop-corn e patatine (1985) di Mariano Laurenti
Fotoromanzo (1986) di Mariano Laurenti
Giuro che ti amo (1986) di Nino D’Angelo (firmato da Nino D’Angelo per volontà del produttore Francesco Calabrese e per motivi di noleggio/distribuzione, in realtà diretto da Piero Regnoli)
Quel ragazzo della curva B (1987) di Romano Scandariato
La ragazza del metrò (1988) di Romano Scandariato
Fatalità (1991) di Ninì Grassia
Attenti a noi due (1993) di Mariano Laurenti
La vita a volo d’angelo (1996) di Roberta Torre (documentario)
Tano da morire (1997) di Roberta Torre (colonna sonora)
Paparazzi (1998) di Neri Parenti
Ama il tuo nemico (1999) Film TV di Damiano Damiani
Tifosi (1999) di Neri Parenti
Vacanze di Natale 2000 (1999) di Carlo Vanzina
Aitanic di Nino D’Angelo (2000) (il regista ombra per la parte tecnica è il ben più esperto Romano Scandariato che figura come aiuto regista)
Il cuore altrove (2003) di Pupi Avati
Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco & Ciccio (2004) di Daniele Ciprì e Franco Maresco
4-4-2 Il gioco più bello del mondo (2006) di Michele Carrillo, Claudio Cupellini, Francesco Lagi, Roan Johnson
Una notte (2007) di Toni D’Angelo
Fortapàsc (2009) di Marco Risi (solo colonna sonora)
Falchi (2017) di Toni D’Angelo (solo colonna sonora)

Il piano dell'opera prosegue analizzando tutti i film interpretati da Nino D'Angelo in ordine cronologico. 

Fine della Puntata 1

Il mio cinema è su Futuro Europa: