Ercole II d'Este

duca di Ferrara, Modena e Reggio

Ercole II d'Este (Ferrara, 4 aprile 1508Ferrara, 3 ottobre 1559) è stato il quarto duca di Ferrara, Modena e Reggio[1].

Ercole II d'Este
Ercole II d'Este ritratto da Nicolò dell'Abate
Duca di Ferrara, Modena e Reggio
Stemma
Stemma
In carica31 ottobre 1534 –
3 ottobre 1559
PredecessoreAlfonso I d'Este
SuccessoreAlfonso II d'Este
NascitaFerrara, 4 aprile 1508
MorteFerrara, 3 ottobre 1559 (51 anni)
Luogo di sepolturaMonastero del Corpus Domini, Ferrara
DinastiaEste
PadreAlfonso I d'Este
MadreLucrezia Borgia
ConsorteRenata di Francia
FigliAnna
Alfonso
Lucrezia
Eleonora
Luigi
ReligioneCattolicesimo
Ercole II d'Este
Il duca Ercole II d'Este in una stampa di Niccolò Nelli
NascitaFerrara, 4 aprile 1508
MorteFerrara, 3 ottobre 1559
EtniaItaliana
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servito
Forza armata
ArmaFanteria
SpecialitàCapitano di ventura
Anni di servizio1528 – 1557
GradoLuogotenente Generale del Re
ComandantiPiero Strozzi
GuerreGuerra del sale (1556-1557)
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Salì al potere nel 1534 e rimase fino alla sua morte, avvenuta nel 1559. La consorte fu Renata di Francia, figlia del re di Francia Luigi XII e della duchessa Anna di Bretagna.[2] Rese Ferrara un centro culturale importante e questo anche per la diffusione della riforma protestante in Italia, creando per questo attriti con la Chiesa. Con il papa e la Francia nel 1556 combatté la Spagna, ottenendo una pace separata nel 1558. Suo fratello, il cardinale Ippolito II d'Este, fece costruire la celebre Villa d'Este a Tivoli.[3]

Biografia

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Infanzia

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Ercole nacque il 4 aprile 1508, figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia. Quando nacque il padre si trovava a Venezia.

Secondo un cronista dell'epoca, Filippo Conti, durante i festeggiamenti per la sua nascita in città avvennero vari incendi e danneggiamenti.[4]

Legami di famiglia

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Per parte materna il nonno di Ercole fu papa Alessandro VI e o lo zio fu Cesare Borgia, quindi fu cugino di Francesco Borgia. Per via paterna fu nipote di Isabella d'Este e del cardinale Ippolito d'Este. Suoi fratelli furono Ippolito II, arcivescovo di Milano e poi cardinale, suor Leonora, e Francesco, marchese di Massalombarda. Ebbe anche fratellastri, tra i quali Rodrigo d'Aragona e, forse, Giovanni Borgia, l'infans Romanus.

Matrimonio

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Per obblighi politici, nel mese di aprile del 1528 sposò Renata di Francia, seconda figlia del re di Francia Luigi XII e di Anna di Bretagna. Le nozze vennero celebrate a Parigi, nella Sainte-Chapelle, e Renata ricevette da Francesco I di Francia una notevole dote e numerose rendite. Ercole divenne duca di Chartres, conte di Gisors e signore di Montargis.[2] Alla prima figlia Anna, nata nel 1531 e che sposò Francesco, duca di Guisa, seguirono Alfonso nel 1533, Lucrezia nel 1535 (che sposò il duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere), Eleonora e Luigi.[3]

Duca di Ferrara, Modena e Reggio

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Pompeo Leoni, Medaglia di Ercole II d'Este, 1554.

Nel 1534 succedette al padre divenendo duca di Ferrara nel mese di ottobre. Durante i primi anni seppe mantenere un equilibrio politico tra le diverse esigenze della casata e dei potenti vicini. Seppe controllare le pressioni spagnole e francesi e approfittò in particolare della relativa quiete dovuta al predominio spagnolo di quel periodo anche se molti suoi rapporti personali, specialmente di matrimonio, lo legassero maggiormente alla corte francese. Si trovò anche a dover contenere le continue richieste della Santa Sede che richiedeva l'allontanamento dalla sua corte di quanti risultavano in sospetto di eresia. Lo stesso Giovanni Calvino era stato a Ferrara nel 1536 e la consorte, Renata, dopo alcune sue corrispondenze con protestanti, fu accusata di essersi convertita al protestantesimo, nonostante la presenza di un tribunale speciale dell'Inquisizione a Ferrara.

Ercole presentò le accuse di eresia contro la moglie al re Enrico II di Francia e all'inquisitore Oriz nel 1554. Successivamente lei ammise il fatto ma non subì conseguenze dirette.

Proseguì nella politica di tolleranza nei confronti degli ebrei sefarditi che fuggivano dalla Spagna e anche grazie a loro aprì la città a nuovi commerci.[5] In precedenza Ercole era riuscito a risolvere anche un altro dissidio con il papato, derivante dalla sua riluttanza a concedere le riscossioni dei tributi per le lotte contro i turchi. Paolo III fu per questo quasi intenzionato a scomunicarlo: non si arrivò a tanto solo grazie all'accordo stipulato nel 1539 da Francesco, fratello di Ercole, che comportò il versamento di 180.000 ducati d'oro alla curia.

Nel 1556, Ercole si schierò con il papa Paolo IV e con la Francia contro la Spagna, ponendosi al comando della lega in funzione antimperiale. Ma dopo che si manifestò l'interesse dei francesi verso Napoli, Ercole dismise l'accordo perché desiderava che Enrico II di Francia si occupasse di Milano. Tramite una mediazione di Cosimo de' Medici, stipulò un accordo con gli spagnoli il 18 maggio 1558 che gli permise di mantenere integri i suoi domini.[6]

La corte di Ferrara sotto Ercole II rimase un centro culturale importante, non solo per la diffusione della Riforma in Italia, tramite l'appoggio della moglie Renata, ma anche per il mecenatismo.

Con lui non mutò la politica ducale nei confronti degli ebrei sefarditi che erano stati espulsi da Spagna e Portogallo e che avevano trovato rifugio nella città di Ferrara già dai tempi di Ercole I d'Este.[7] In concordanza con il pensiero di Giovanni Pico della Mirandola, Ercole II credeva in un fecondo dialogo tra la dottrina ebraica e quella cristiana.[1]

Ultimi tempi e morte

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Monastero del Corpus Domini, a Ferrara, sala del coro. Lastra tombale di Ercole II d'Este

I rapporti con la Santa Sede furono al centro della sua politica, sempre attenta mantenere il ducato in equilibrio e in buone relazioni con le principali potenze in campo in Italia e in Europa. Due aspetti però, malgrado altri sforzi, segnarono negativamente tali rapporti: la consorte Renata di Francia, troppo vicina alle tesi calviniste e l'accoglienza agli ebrei. Il successore Alfonso II, su precise richieste da Roma, allontanò la madre Renata da Ferrara, quindi questo potenziale problema venne superato, ma non avvenne lo stesso con la politica degli Este nei confronti degli ebrei. Alla morte di Alfonso II quindi, anche per l'assenza di eredi legittimi, venne decretata la devoluzione del ducato allo Stato pontificio.[8]

Discendenza

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Ercole e Renata ebbero cinque figli:

  • Anna venne richiesta da Enrico II di Francia per un suo favorito ma sposò Francesco I di Guisa divenendo duchessa d'Aumale poi di Guisa. A Parigi non condivise le scelte religiose della madre, anche quando questa tornò in Francia. Dopo l'uccisione del suo primo marito sposò in seconde nozze Giacomo di Savoia-Nemours divenendo duchessa di Nemours e del Genevese. È stata una delle maggiori figure della corte di Francia tra il regno di Enrico II e quello di Enrico IV.[9]
  • Alfonso II (Ferrara, 22 novembre 1533  Ferrara, 27 ottobre 1597), divenne duca di Ferrara, succedendo al padre;
  • Lucrezia (16 dicembre 1535-1598);
  • Eleonora (1537–1581);
  • Luigi (Arezzo, 1538 - Montegiordano, 30 dicembre 1586).

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Niccolò III d'Este Alberto V d'Este  
 
Isotta Albaresani  
Ercole I d'Este  
Ricciarda di Saluzzo Tommaso III di Saluzzo  
 
Margherita di Roucy  
Alfonso I d'Este  
Ferdinando I di Napoli Alfonso I di Napoli  
 
Gueraldona Carlino  
Eleonora d'Aragona  
Isabella di Chiaromonte Tristano di Chiaromonte  
 
Caterina di Taranto  
Ercole II d'Este[10]  
Jofré Llançol i Escrivà Rodrigo Gil de Borja  
 
Sibila de Oms  
Papa Alessandro VI  
Isabel de Borja i Cavanilles Domingos de Borja  
 
Francisca Marti  
Lucrezia Borgia  
Giacomo Cattanei  
 
 
Vannozza Cattanei  
Mencia Pinctoris  
 
 
 

Onorificenze

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Dosso Dossi, allegoria di Ercole II d'Este nell'opera Ercole e i Pigmei del 1535 circa.

Ercole II venne ritratto in una scultura di Prospero Sogari Spani, detto il Clemente. L'opera, un busto in marmo con base, fu realizzata su commissione del duca su indicazione del fratello Ippolito.[11][12][13]

Dosso Dossi lo ritrasse in un dipinto allegorico, Ercole e i pigmei, attorno al 1535.[14]

L'effige del duca compare in molte medaglie e monete, come ad esempio in una medaglia di Pompeo Leoni del 1554 o nella medaglia di Pastorino dei Pastorini del 1534.[15]

  1. ^ a b Ferrara1: Po, Cattedrale e Corte, p.114.
  2. ^ a b Ercole II marchese d'Este, su treccani.it, Treccani.
  3. ^ a b Claudio Maria Goldoni: Atlante estense, pp.98-99.
  4. ^ Graziano Gruppioni: Storie di storia ferrarese, pp.49-50.
  5. ^ Ercole II d'Este, su ferraraterraeacqua.it, Ferrara Terra e Acqua. URL consultato il 12 ottobre 2019.
  6. ^ (EN) Este, Ercole II d', su oxfordreference.com, The Oxford Dictionary of the Renaissance. URL consultato il 12 ottobre 2019.
  7. ^ Aron di Leone Leoni, La Nazione Ebraica Spagnola e Portoghese di Ferrara (1492-1559). I suoi rapporti col governo ducale e la popolazione locale e i suoi legami con le Nazioni Portoghesi di Ancona, Pesaro e Venezia, a cura di L. Graziani Secchieri, Firenze 2011
  8. ^ Ferrara, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 26 aprile 2020.
  9. ^ Gerolamo Melchiorri:Donne illustri ferraresi, pp.85-86.
  10. ^ Ercole II d'Este, duca di Ferrara, su geni.com. URL consultato il 12 ottobre 2019.
  11. ^ Busto di Ercole II d’Este e base con l’allegoria della Pazienza, su gallerie-estensi.beniculturali.it, Galleria Estense. URL consultato il 12 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2019).
  12. ^ Ercole II d'Este, su cantiereestense.it, Cantiere Estense, istituto territoriale del MiBAC. URL consultato il 12 ottobre 2019.
  13. ^ Il busto di Ercole II d’Este dello Spani, su rivista.fondazionecarife.it, Fondazione Estense (ex Fondazione CaRiFe). URL consultato il 12 ottobre 2019.
  14. ^ (EN) Ercole II. d'Este as Hercules, su museum-joanneum.at, Alte Galerie Museum Joanneum. URL consultato il 12 ottobre 2019.
  15. ^ (EN) Ercole II d'Este, 1508-1559, 4th Duke of Ferrara 1534, su nga.gov, National Gallery of Art. URL consultato il 12 ottobre 2019.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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