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29/02/08,17:00, Tecnologia e medicina a cura di Laura Tonon, redazione Think2it
Aggiornarsi e andare a caccia di crediti, chiedere il parere di colleghi e apprendere una nuova tecnica chirurgica in un mondo virtuale in 3D. Potrebbe sembrare l'ambientazione di un gioco per operatori sanitari offerto dal florido e variegato mercato dei videogame; ma si tratta invece di un servizio già presente e reale in Second Life. Nella prima puntata di Medici in Second Life (1) avevamo avuto un piccolo assaggio delle piattaforme popolari del web 2.0 - luoghi di incontro e di informazione - che si stanno espandendo a macchia d'olio in ogni angolo della rete, anche nel campo della medicina. Una rivoluzione (ormai) irreversibile che come tale solleva domande circa le possibili conseguenze del web 2.0 nella nostra società e nei diversi ambiti professionali del mondo reale, non da ultimo quello medico.
La formazione in Second Life
“Mondi virtuali come Second Life non devono essere visti come dei
giochi tridimensionali con più giocatori. Costituiscono infatti delle
esperienze senza precedenti”. Sono di questo parere tre autori di un
articolo apparso su Health Information and Libraries Journal dedicato
all'educazione in tema di salute e medicina in Second Life: Maged Kamel
Boulus, Lee Hetheringtont e Steve Wheeler dell'Università di Plymouth (2).
L'articolo analizza le potenzialità di diverse isole di Second Life
frequentate da medici e pazienti. Tra queste la HealthInfo Island,
“costruita” dall'autorevole National Library of Medicine statunitense, che ospita un Centro di salute e una Biblioteca per medici e cittadini.
“Il potenziale di apprendimento fondato sul gioco di Second Life è
significativo: innanzitutto la possibilità di tenere dei corsi a
distanza raggiungendo studenti fuori sede, organizzare seminari e
incontri in isole in 3D multimediali, collezionare materiali”. Non a
caso Second Life ha messo a disposizione una sezione con diverse
risorse per insegnanti ed educatori e delle aree ad accesso limitato
per i professori che desiderino fare della un po' di pratica
professionale in uno dei centri educativi dell'arcipelago di Second
Life.
Un altro punto di forza dell'apprendimento virtuale in 3D è la pratica della riflessione:
lo spazio virtuale faciliterebbe lo scambio di storie tra gli utenti
seduti nei banchi virtuali che possono essere utili nella pratica
medica; inoltre, l'asincronia nella trasmissione degli eventi
stimolerebbe la riflessione su temi portati in aula e la possibilità di
riesaminare a posteriori le informazioni trasmesse e consultare i
materiali.
I tre colleghi di Plymouth puntualizzano che il mondo virtuale in 3D e
quello in 2D non devono essere visti come strumenti di lavoro e
apprendimento multualmente esclusivi, ma piuttosto complementari e
sinergici. Diversamente dal web di “vecchia” generazione, al quale deve
essere riconosciuto il suo importante ruolo nella formazione e
aggiornamento in medicina (accessi a librerie remote, strumenti
didattici a distanza, ecc.), il web sociale di seconda generazione
offre nuovi scenari tutti da scoprire. “Gli educatori e le loro
istituzioni dovrebbero pensare senza condizionamenti”. Lo spazio
virtuale tridimensionale permetterebbe agli insegnanti e agli allievi
di scoprire la loro creatività e di sviluppare nuovi modi di insegnare
e apprendere, piuttosto che replicare quello che viene abitualmente
fatto nelle aule del mondo reale (2).
Alcune voci fuori dal coro
Andrew Keen - autore del libro “The cult of the Amateur” - allerta gli
entusiasti del social network che il web 2.0 non è il nuovo eden ma
porta con sé molti ostacoli e criticità. Keen ritiene che il Web 2.0
stia facendo "collassare" il mondo dei mainstream media, che pur con
tutti i suoi difetti, è ancora l'unico ad esprimere delle reali
professionalità. Infine, se spariscono i mainstream media, si chiede
Keen, da dove prenderanno le loro informazioni i bloggers e le altre
“piazze” della world wide web sociale? Secondo le previsioni di Keen,
il web 2.0 sta distruggendo la fonte stessa della sua esistenza che è
rappresentata proprio dai mainstream media (3).
“Spero che il web 2.0 possa prima o poi dar vita a media qualità. È
ridicolo, però, che improvvisamente tutti si pongano la stessa domanda:
con centinaia di milioni di video, blog e siti a disposizione, come
dovremmo trovare le risorse di qualità? Il web 2.0 potrà funzionare
solo reintroducendo elementi dell’ecosistema tradizionale e quindi gli
intermediari. Bisognerà trovare un compromesso tra i media mainstream e
quelli partecipativi” (4).
Di fatto, Internet sta diventando il mezzo di comunicazione universale
e il Web 2.0 sta cambiando le regole sociali. E una rete “amatoriale”
chiamata web-democracy che offre piazze virtuali di aggregazioni
raggiungibili da milioni di persone dove esprimere liberamente le
proprie idee, partecipare a discussioni, chiedere consulenze, fare
politica e aprire dei mercati di compra-vendita; non da ultimo
personalizzare il proprio mondo della informazione e degli incontri a
scapito della eterogeneità. E come tale pone nuove sfide e nuove
criticità. “La rete può unire le persone, ma può anche dividerle in un
modo che in passato non esisteva”, commenta sul blog roughtype.com
Nicholas Carr, giornalista esperto di tecnologia e business, secondo
cui il web come mezzo di comunicazione universale ci cambierà. “Passare
rapidamente da un'informazione all'altra come facciamo, quando
navighiamo è completamente diverso dal modo di conoscere il mondo che
avevamo in passato. Cosa significa questo per la nostra memoria, per il
nostro modo di ragionare, per il nostro senso del sé? Ancora non lo
sappiamo, ma non mi sembra che i primi segnali siano incoraggianti” (5).
Seconda vita alla medicina?
I dibattiti che il web 2.0 sta sollevando tra sociologi, filosofi,
teorici e fruitori dei mezzi di comunicazione hanno ragion d'essere
anche nella comunità medico-scientifica. John Anderson, direttore delle
scienze della comunicazione ai CDC, considera Second Life una buona
opportunità educazionale da sfruttare per raggiungere un maggior numero
sia di medici sia di pazienti a basso prezzo. Lo scorso luglio in
occasione del loro sessantesimo anniversario i CDC di Atlanta hanno
presentato la loro isola virtuale su Second Life dove i visitatori
possono raccogliere informazioni su diversi temi di salute e medicina.
L'acquisto dell'arcipelago è costato 2000 dollari statunitensi. “Second
Life rappresenta un buon portale per la salute che può essere
paragonato a un buon sito e a una biblioteca. Offre una nuova
dimensione dove dare informazioni alle persone ma non può essere visto
come un surrogato della relazione medico-paziente” (6).
Boulus e colleghi – entusiasti di Second Life - puntualizzano però che è necessario fare delle ricerche per rendere i mondi virtuali più accessibili e fruibili dagli utenti. Inoltre tutte le figure coinvolte dall'allievo all'insegnante, fino allo sviluppatore dovrebbero acquisire delle competenze specifiche per rendere più efficaci ed efficienti i programmi educazionali (anche quelli rivolti ai pazienti) in Second Life. Inoltre non dovrebbe mancare un controllo sulla qualità dell'informazione e della comunicazione. Come nel web convenzionale, anche in Second Life dovrebbero essere utilizzate guide per lo sviluppo di contenuti e pratiche evidence-based” (2).
Nella realtà, c'è molta strada da fare...
Bibliografia
Questa pubblicazione riflette i punti di vista e le esperienze dell'autore e non necessariamente quelli della Merck Sharp & Dohme Italia S.p.A.