ARTE ANTICA : ELLENICA

 

Già nella Porta dei leoni, ingresso occidentale all’Acropoli di Micene la cui costruzione risale al 1250 a.C. (circa), si possono rilevare rapporti aurei.  Infatti essa è inscritta in un rettangolo aureo e se dividiamo questo in quadrato e rettangolo (aureo),  quest’ultimo risulta contenere il triangolo con le leonesse posto sull’architrave.

Ma è soprattutto nei templi che la presenza della divina proporzione ha determinato armonia e razionalità.

Il Partenone sorge nel punto più alto dell’Acropoli di Atene ed è il più grande e il più prestigioso dei templi greci. Notevoli le decorazioni scultoree dovute a Fidia. La sua costruzione fu iniziata nel 447 a.C. e terminata nel 438 a.C. .

La facciata è inscritta in un rettangolo aureo a partire dal quale si giunge ad un angolo  , per il timpano, ed è tang =

I costruttori greci non prendevano misure durante l’edificazione delle loro opere, ma procedevano attraverso costruzioni geometriche modulari. Non abbiamo testimonianze dirette su quali fossero queste costruzioni, è certo comunque che dovevano appoggiare su regole ben stabilite poiché si ritrovano analoghe proporzioni per altri templi greci come ad esempio il Tempio della Concordia  (V sec. a.C.) ad Agrigento e il Tempio di Nettuno (V sec. a.C.) a Paestum; il procedimento conduce sempre alla stessa misura per l’angolo del timpano. Un iter possibile è quello indicato sul frontespizio del Partenone basato sull’uso di rettangoli aurei successivi e di un dimezzamento.

Anche nella pianta del Partenone si possono osservare rettangoli aurei. Tracciamo il quadrato ABCD e sia M il punto di mezzo di CD, in M era collocata la statua di Atena Partenos di Fidia. Le intersezioni tra la semicirconferenza di diametro DC e i prolungamenti di  AM e BM  determinano il rettangolo  DCEH composto da due rettangoli aurei RCEL e DSNH che hanno in comune un quadrato; costruendo i quadrati di lato rispettivamente HN e LE si ottengono altri due rettangoli aurei, HNPG e LEFU, e si completa la pianta.

 

Il Teatro di Epidauro

Epidauro, città dell’Argolide, posta sulla costa nord-orientale del Pelopponeso, era famosa per il santuario di Asclepio, divinità che presso i romani prenderà il nome di Esculapio.

Il mito di Asclepio lo vuole figlio di Apollo, iniziato all’arte medica dal centauro Chitone. I suoi santuari erano posti su alture e colli, al riparo dai raggi violenti del sole. Si riteneva che guarisse gli infermi e richiamasse in vita i morti. Il suo attributo principale era il serpente che lambendo le ferite le guariva. Il famoso medico greco Ippocrate era ritenuto suo discendente.

Il santuario di Asclepio, posto a 9 km dalla città, era meta continua di pellegrinaggi. Intorno sorgevano un grande ostello per i pellegrini, un ginnasio, una palestra, le terme e il bellissimo teatro.

La costruzione del Teatro di Epidauro è attribuita, nella sua parte più antica, all’architetto Policleto il giovane del IV se, a.C. . La cavea era costituita inizialmente da 34 file di sedili, successivamente fu aggiunta una parte superiore, con pendenza diversa, di 21 file separata dalla precedente da un passaggio scoperto (diazoma); si hanno quindi complessivamente 55 file di gradini. L’archeologo Jean Bousquet ha osservato che 34/21=1.619 e 55/34=1.617. Si tratta di due valori approssimati, uno per eccesso e uno per difetto, del numero d’oro t=1.618…… (infatti 21, 34, 55 sono tre numeri di Fibonacci consecutivi).

Anche nella pianta del teatro di Epidauro si può cogliere un coinvolgimento della divina proporzione.