Eccola qua Saigon dove appena dopo le sei è già notte. Direi che è la notte, la parte più adatta ad illustrare questa città. Intanto ho deciso che d'ora in poi la chiamerò così: Saigon. Niente Ho Chi Minh City dunque. I motivi li senti subito nell'aria. La rivoluzione si è appropriata della città dopo la grande vittoria del 75 e la fuga scalcagnata e indecorosa degli americani e lei è rimasta lì ad aspettare, a vedere quel che succedeva, non per opporsi agli avvenimenti, ma per adattarvisi. Un po' come quei burocrati che quando arriva una nuova politica, non dicono certo di no, aspettano i provvedimenti, poi, con una specie di resistenza passiva,, buttando un po' di sabbia tra le ruote, a poco a poco li snaturano, li lasciano fallire. I politici cambiano, la macchina burocratica resta, è quello il vero potere. Così nei decenni, Saigon è rimasta in attesa, senza opporsi ai cambiamenti che il regime imponeva, rimanendo in una specie di stand by, aspettando che le cose a poco a poco mutassero, per essere pronta, non appena le occasioni lo avessero permesso, a ritornare alle abitudini consuete. Il vento della purezza rivoluzionaria infatti non è durato moltissimo; il mondo stesso non è più uguale. La Cina per prima ha dato una sterzata incredibilmente ipercapitalistica all'economia e poco per volta il Vietnam ha seguito la stessa strada. Saigon si è abituata subito ed è stata la prima ad incamminarsi sui nuovi sentieri, dimenticando in fretta quello di Ho Chi Minh. Dello zio Ho è rimasta solo la leggenda, la venerazione verso la figura ormai, più che storica, quasi religiosa e gli infiniti ritratti presenti non solo in ogni luogo pubblico, ma anche sinceramente in ogni casa.
Un tributo che la gente, anche gli scafati abitanti di Saigon, tributano all'emblema del sacrificio disinteressato per eccellenza, a chi rappresenta l'amore verso il popolo e il proprio paese, la scelta di una vita quasi monastica, non solo seguita durante gli anni della lotta, ma anche in quella successiva, dopo la vittoria, quando sarebbe stato facile concedersi quei normali lussi che si hanno col potere. Ecco è proprio questo il grande contrasto che rileva la gente che corre in motorino lungo gli ampi viali della città. La purezza contro la corruzione, quella addebitata, guarda un po' che strano, alla vituperata classe politica e soprattutto amministrativa attuale, quella che a detta di tutte le persone con cui parli, e lo fanno con una certa libertà considerato che siamo sempre in un regime a partito unico, responsabili delle difficoltà che impediscono al paese di decollare e soprattutto, a causa di una corruzione opprimente e odiatissima, alla mancata possibilità per una parte rilevante della popolazione di accedere facilmente a maggiori quantità di beni materiali. L'avete mai sentita questa storia, eh? Si dice che per avere un posto da insegnante bisogni "versare" l'equivalente di 5000 $, mentre per diventare poliziotto stradale ne occorrerebbero addirittura 30.000, che le famiglie raccolgono con fatica tra i parenti per consentire ad un figlio di ottener l'ambita posizione. Sembra che poi i soldi riescano a rientrare in un tempo relativamente breve. Questo giustifica il puntiglioso rispetto dei divieti e dei limiti di velocità, del continuo segnalarsi la presenza delle infinite pattuglie lungo la strada, tra automobilisti, timorosi solo di essere fermati e sottoposti a prelievo.
Come diceva il poliziotto di quella barzelletta russa all'automobilista fermato ad un incrocio e che protestava di non aver commesso nessuna infrazione: "La mia famiglia ha bisogno e non ha tempo per aspettare che tu ne commetta una". Saigon è pronta dunque al decollo, che si è un po' arrestato, per la crisi mondiale. L'immobiliare soprattutto, che mostra infiniti scheletri di enormi falansteri non finiti in tutta la periferia; progetti ambiziosi di investimenti bloccati, in attesa di tempi migliori. Anche i prezzi si sono fermati, anzi sono scesi di molto, visto che gli acquirenti di tutti quegli appartamenti "di lusso" che si stavano preparando per una classe media in formazione, sono al momento scomparsi. Rimane da sfruttare la potenzialità del paese manifatturiero, che spinge sulle opportunità conferite dai bassissimi salari (100/150 $ per un operaio) e dalla mancanza di protezioni sociali, accoppiato ad uno sfruttamento pesante dei giovani che si affacciano sul mercato del lavoro, guarda un po' che caso. Quindi la periferia è esplosa, attirando gente dalle campagne, in enormi aree industriali che accolgono tutte le delocalizzazioni del mondo (Cina compresa dove i salari stanno diventando poco competitivi, guarda un po') ed i dormitori per questa nuova classe di sottoccupati che si devono accontentare di un letto in qualche stanza in comune con altri 3 o 4 colleghi. E la città? Fa quello che ha sempre fatto.
Vive di questa situazione, verso un centro che si colora sempre di più anche con le ingenuità del primo sviluppo, dove aprono i negozi dei marchi internazionali, pare di essere nella Canton di fine anni 90. Intanto insegue la sua vecchia anima mai morta, i piccoli affari, i commerci di ogni genere, i locali di ogni tipo, i mille saloni di massaggio che occhieggiano di fianco ad ogni albergo, con una fila di poltrone da barbiere vuote su cui stanno mollemente sdraiate un gruppetto di ragazze in vesti molto anomale per delle parrucchiere, che aspettano clienti. La città è giovane, il paese è giovane. Vedi solo ragazzi in giro a tutte le ore, che hanno voglia di divertirsi, di comprare, di avere. C'è ansia nell'aria, volontà e determinazione in quei volti giovani, sorridenti certo, ma già induriti a cui basta poco per far cambiare la piega delle labbra, che si serrano e restringono subito, come gli occhi che diventano fessure, mentre due piccole rughe verticali segnano lo spazio tra i sopraccigli. Il mondo di oggi è duro e bisogna adattarsi, lottare per ottenere, forse come hanno fatto i loro genitori. Ma certo a questo non pensano più i ragazzi di Saigon che entrano nei karaoke del centro, è storia passata che francamente non interessa più nessuno. Adesso bisogna salire in motorino e infilarsi nella fiumana che percorre i vialoni del centro per vedere come si muove il mondo.
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SURVIVAL KIT 3
La scelta degli hotel a Saigon come in tutto il resto del Vietnam dipenderà dal vostro budget e dal vostro tipo di adattabilità. Esistono soluzioni estremamente convenienti così come altre molto care. Per questo viaggio io ho scelto una tipologia media tipo 3 stelle, che è ancora estremamente (almeno per i miei parametri) confortevole. Ma si può scendere decisamente se volete risparmiare. In questa categoria i prezzi variano a seconda delle località tra i 20 e i 30 $ per la doppia con prima colazione abbondante a buffet, quella insomma che fa risparmiare un pasto completo a mezzogiorno. Qualunque posto anche molto modesto o isolato e in campagna ha il Free WiFi.
Hotel a Saigon
Queen Ann Hotel - 86-88 Bui Thi Xuan Street, District 1, - Saigon - Offerte da 25$ per la doppia.
Comodo per il centro, decisamente bello per non dire lussuoso (idromassaggio in camera). Personale gentilissimo.Camere grandi, Vicino al parco dove la mattina si fa il Tai ji.
SURVIVAL KIT 3
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