lunedì 3 giugno 2013

Fenomenologia della coda.

Ci sono situazioni particolari che hanno uno svolgimento tipico e caratteristiche sempre uguali nel tempo. Sono dei topos classici che danno luogo a situazioni e racconti sempre diversi, con mille interpreti ed interpretazioni nuove ogni volta, anche se sempre uguali. La coda è uno tra i più tipici. Questa mattina mi sono armato di buona voglia e sono andato all'ufficio delle imposte. Dovendo consegnare una pratica piuttosto comune ed essendoci una certa richiesta, pare fosse necessario prenotare un appuntamento, per evitare le code, anzi essendo il mondo ormai modernizzato a favore del cittadino, la richiesta poteva addirittura essere fatta telematicamente. Ieri ho tentato con pazienza, perché il mio rapporto con l'elettronica è difficile e alterno. Comunque ho brigato in lungo e in largo, ma dal sito risultava che dato l'alto numero di richiedenti le iscrizioni erano chiuse e bisognava andare direttamente negli uffici. L'ufficio apre alle 9:00 ma io che sono furbo e non ho niente da fare alle 8:30 ero già davanti alla porta, dove però,si era già formata una discreta coda, forse da parte di gente che aveva bivaccato sul posto per non perdere la priorità. La coda aveva come scopo quello di accedere alla colonnina distributrice dei numeri per poter accedere alla coda vera, la coda per prenotarsi un posto nella coda per svolgere la pratica. Essendo una coda disordinata in quanto priva di numeretti, un certo nervosismo aleggiava nell'aria, tra i residenti più anziani di attesa e tra quelli più anziani di età. La notizia buona invece era che quella coda, al momento dell'apertura, avrebbe dato accesso a tutte le code a valle contemporaneamente e quindi la coda primaria si sarebbe suddivisa in una serie di code figlie che si sarebbero sparse, metastatizzandosi davanti ad ogni sportello dedicato. 

Tuttavia la gente in attesa continuava a guardarsi in cagnesco timorosa di essere sorpassata a destra o a sinistra. Io che ho letto importanti volumi sulla teoria della topologia delle code, mi tenevo fisso al centro, infatti, pare che la coda disordinata funzioni come una serie di biglie in un imbuto. Quelle al centro hanno una possibilità superiore di scendere prima, in quanto gli attriti tra le biglie stesse sembrano funzionare meglio che non quelli tra biglie e pareti. Non so, ma comunque quando l'addetta con faccia cupa, alle 9 meno qualche minuto ha aperto la porta c'è stato una specie di assalto all'arma bianca per conquistare una buona posizione davanti alla macchinetta dispensatrice di talloncini. Qualcuno ha cominciato a rumoreggiare, sprecando inutilmente energie psichiche in quanto il meccanismo non può entrare in funzione, prima che l'orologio digitale interno non segni appunto le 9:00, (siamo o non siamo nel secolo digitale?)  la qual cosa è accaduto con puntualità svizzera. Purtroppo la complessità dei casi dei postulanti non consente a nessuno di premere il pulsante idoneo che si attagli alla sua coda specifica, è pertanto necessaria la presenza fisica di una addetta che ascolti il problema del richiedente, formuli una ipotesi di coda e prema, dopo averlo scelto con attenzione sul touch screen, il campo idoneo a far uscire il talloncino che reca la serie e il numero della coda adatta (più di una dozzina). L'addetta, assalita con una certa violenza dai questuanti è necessariamente nervosa, vuoi per la situazione, vuoi per sua inclinazione naturale. Nel mio caso mi vaticina subito che forse gli appuntamenti sono esauriti, controlla sul monitor e poi mi tranquillizza, dato che forse ci sarà un posto il 25 giugno. Divento subito di ottimo umore e chiedo dunque se mi può segnare. 

Vengo squadrato come un marziano. Non avevo capito, la notizia mi è stata data per cortesia personale ed in via del tutto confidenziale, per segnare l'appuntamento devo munirmi dell'apposito talloncino, fare la coda e procedere alla prenotazione suddetta per il 25 giugno. Beh poco male, sono solo le 9:10 e mi viene consegnato il numero AA0002, sono solo il secondo della fila. Mi accomodo in mezzo ad un campione di umanità varia in attesa. C'è la mamma col bambino che piange, mentre cerca di consolarlo, c'è la professionista con borsa gonfia di documenti di contestazioni fiscali, che conosce tutto a menadito e attende, ormai abituata, senza insofferenze; c'è un gruppo di pensionati, che non avendo niente da fare, si lamentano disperatamente del tempo che viene loro tolto alla partita a bocce. Inevitabilmente le lamentele si assommano e le battute diventano via via più pesanti, mentre cominciano le chiame. Ecco com'è ridotta l'Italia, adesso saranno già in pausa caffé, figuriamoci, ho visto passare i cappuccini, dove andremo a finire, per forza che tutto va in malora, quando lavoravo io e così via. Ognuno, come nella sala d'attesa degli studi medici, comincia ad illustrare la sua malattia, come se al vicino di sedia fregasse qualcosa, ognuno col suo caso assurdo che non si capisce come mai combinino di questi errori o di queste nefandezze. L'acredine è così spessa che si taglia con il coltello, è la rabbia consueta di chi deve pagare e che in qualche modo va sfogata su qualcuno, almeno sugli addetti, visto che i vicini di sedia sono parimenti infervorati. Arriva una sudamericana chiatta e steatopigia con un fascio di carte in mano e sparisce dietro una porta. 

Due donne si scambiano ricette di cucina, mentre un anzianotto livido straccia con rabbia davanti ad un impiegata che cerca di spiegargliene la non deducibilità, una fattura conservata con cura e richiesta forse con fatica (e maggiorazione) a qualche valente artigiano. Ogni tanto qualcuno grida, poi non si sente più nulla al di là delle porte, lo avranno messo nelle segrete, adesso gli faranno il waterboarding fino a che non confessa di lavorare in nero. Arriva un marocchino, non sa a chi chiedere, ha delle carte in mano, nessuno gli da retta, poi l'addetta dà un'occhiata distratta e gli dice che manca qualcosa, lui chiaramente non capisce neanche di cosa si tratta, gli viene ripetuto a voce più alta, in tono alterato, poi viene mandato via con sprezzo, di certo non ha capito cosa deve fare, si allontana con gli occhi bassi. Il gruppo dei pensionati micraniosi allora, distogliendosi per un attimo dalle lamentele generiche, hanno finalmente un moto di solidarietà, verso l'addetta naturalmente, e che se tornassero al loro paese che ce ne sono già troppi a rubarci il lavoro. Qui il gruppo ritrova un sentire comune. Intanto il tempo passa. Chiamano tutte le code a turno ai diversi sportelli. AC, AO, AG, BL, BF, JO , con cadenza piuttosto veloce, tutti meno la serie AA, la mia. Sono ormai le 10:00 e neanche la AA0001, l'unica che è davanti a me è stata ancora chiamata. Sembra che lo sportello di questa coda non sia neache aperto o funzionante. Cominciamo ad agitarci nervosamente sul sedile legnoso. La signora che mi precede è pratica e la prende dolce. Mi spiega che la funzione di prenotazione, viene svolta dagli stessi sportelli che effettueranno poi il servizio a suo tempo. Quindi in questo momento stanno seguendo quelli che si erano prenotati un mese fa circa e che quindi con buona ragione dopo un mese di attesa stanno ricevendo il servizio. Bisogna essere pazienti ed attendere. Ma cosa? 

Quanto dovrò aspettare per essere ricevuto tra un mese, se sono nella coda che sta servendo quelli che erano in coda un mese fa? La signora mi rivolge un sorrisetto di compatimento. Le prenotazioni vengono prese per una mezz'ora di servizio, in realtà qualche volta questo dura un po' meno, quindi in attesa dell'arrivo del prossimo prenotato, si apre uno spiraglio di tempo in cui lo stesso addetto prende le prossime prenotazioni. Solo che a volte la consulenza dura più di mezz'ora e il successivo prenotato incombe in coda e non lascia spazio alla possibilità per le altre prenotazioni. Bisogna sperare che il successivo sia breve e che recuperi la perdita del precedente per incastonarsi al termine della mezz'ora successiva. Intanto il tempo passa, sono già le 11:00, quando scatta sullo schermo la nuova chiama e la voce metallica dichiara A  A  1, sportello 20. La madama mi dice, visto? e scopare dietro la porta. Accidenti che efficienza, mi accomodo e continuo ad osservare la vita che mi scorre accanto, professionisti scafati dall'aria ambigua, signori spaesati con in mano contratti d'affitto da registrare che guardano stralunati l'addetta che chiede: cedolare secca o no? Alla seconda volta che parte la domanda, farfugliano qualcosa e vengono scaraventati: ma se non ha il bollettino di pagamento, se ne vada! Sono ormai le 11:50, se salto anche questa mezz'ora sono perduto, penso. Quando, come per magia compare sullo schermo l'AA0002. Dunque c'è qualcuno lassù. Corro allo sportello 19 prima che qualcuno pensi che me ne sono andato. Consegno tesserino sanitario, carta d'identità e la conferma viene sputata fuori dalla stampante laser come per intercessione della madonna di Medjugorje. Il 25 alle 12:00, potevo anche scegliere alle 12:30, a mio piacere. Sono prenotato nella coda finale. Alla fine ne rimarrà soltanto uno!

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Vedo che hai scritto alle 13......è stata una bella mattinata...per noi lettori naturalmente che con ansia e curiosità seguiamo il tuo racconto. E' per questo motivo che quando devo andare in uno di questi uffici (non solo per le tasse che per incapacità non frequento)mi vengono i sudori freddi !!!!!!
Gianna

Martino ha detto...

In cauda venenum

Enrico Bo ha detto...

@Gianna - e questo è soltanto l'inizio del calvario...

@Marty - è il classico meccanismo dell'aprosdoketon!

Anonimo ha detto...

A mon avis , je trouve que ça vaut la peine de perdre une matinée dans les bureaux de "l'administration" puis écrire un texte aussi drôle .Excellent !!
Jac.

Enrico Bo ha detto...

@Jac - merci, tout à fait, je croix que je dois perdre une autre matinée à ce propos et il est pour payer des impots!!!mer...

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!