A cosa credi?
Certo che di certezze nella vita ce ne sono ben poche, e quelle che ci sono alla fine, pensandoci bene non valgono quanto un fico secco…
Buona giornata a tutti quelli che non credono di credere.
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Quando penso di essere venuto a capo anche di una sola componente che determina gli equilibri che mi governano mi trovo subito smentito e rimesso in discussione. Mi trovo in bilico.
Sarà quello che saggiamente i sociologi chiamano il male di vivere? La piaga del 21. secolo? Sarà la depressione? Parola che evoca solo a pronunciarla visioni di psicofarmaci, psicodrammi, suicidi e quant’altro...
E se invece trovarsi in bilico, trovarsi davanti a quel maledetto burrone fosse solo un modo per prendere coscienza di me? Cosa c’è di male nel sentirsi solo? Nel sentirsi mai realizzato? Di non trovare mai il bandolo della matassa?
Perché deve essere necessariamente connotato tutto ad una dimensione negativa? E’ davvero così improbabile che invece si tratti di uno stato naturale delle cose?
Per migliaia di anni la specie umana è stata costretta sua malgrado a preoccuparsi esclusivamente della propria esistenza. E’ innegabile che il progresso ( puramente tecnologico-scientifico) ci abbia ora portato in un tempo estremamente breve a poter abbandonare quel genere di preoccupazione e concentrarci pure su altri contenuti che fanno parte dell’esistenza umana. Per migliaia di anni il nostro printing genetico ci ha imposto di curare l’aspetto legato quasi esclusivamente alla sopravvivenza della nostra specie.
Oggi ci troviamo in periodo di transizione molto complesso. E quello che descrivo qui è solo uno dei molteplici punti ai quali bisognerà prestare grande attenzione. Mi sembra come se fossimo “programmati” per svolgere dei compiti sociali utili a produrre quel benessere che porta avanti la specie e non l’individuo.
Il “cogito ergo sum” (io penso, di conseguenza esisto. R. Descartes) dà inizio alla valorizzazione dell’individuo. La specie è composta da singoli elementi, ciascuno con una propria storia.
Io sono un individio.
C’è un punto di partenza e un punto di arrivo. Le uniche certezze della mia storia. E alcuni dei capitoli della mia storia raccontanto dei miei malesseri, delle mie solitudini. Sono capitoli che in ogni libro devono trovare il loro spazio. Sono naturali e non vedo perché dovrei nasconderli, soprattutto quando della mia storia ne sono sia l’autore che il soggetto e pure il lettore. Voglio poter stare male senza dover vergognarmene, senza dovermi sentire in colpa. Io non ci credo alla balla che nella vita esiste solo il sorriso, solo il benessere, solo la felicitá. Nessuno che non conosca il dolore può conoscere la gioia. Chi non ha mai visto la notte non potrà mai prendere coscienza del giorno.
Mentre scrivo è arrivato pure Lucio Dalla a cantarmi “Quanto è profondo il mare”. Un po’ come le nostre anime. Un mare immenso, del quale la maggioranza delle persone osserva sempre e solo la superficie. Un po’ per pigrizia, un po’ per paura. Alla fine nessuno sà mai con certezza quanto è profondo e cosa si può incontrare quando ci si immerge.
Buon tuffo, buon 2007!
Ci sono quei giorni nei quali ti svegli e senti il bisogno di raccontarti un po’. Di come ti senti, di come ti stanno andando le cose, di dove ti stanno portando i tuoi piedi (foto 1)
...a che punto si trovano i tuoi sogni.
Bene, dopo un mese buono che mi sono trasferito in Sicilia potrei introdurre il tutto dicendo che per la prima volta mi sento “invecchiare”. No, non mi sono spuntati ne capelli grigi e ne sono diventati di meno, i rotoli sulla pancia pure sono rimasti quelli che erano e non sono nemmeno le rughe (che rughe poi...) a farmi ruotare attorno a questo pensiero. Sostanzialmente sono le vite delle persone che mi circondano a farmici arrivare.
Oramai matrimoni o convivenze, figli (più o meno) voluti, famiglie modello o presunte tali iniziano a sommarsi. Si stanno sommando in maniera tale da farli diventare una “prova”. Una prova del fatto che il tempo passa, molto velocemente a pensarci bene. Fortunatamente faccio parte di quella schiera di persone che il tempo se lo prende pure per fermarsi e ragionare un attimo su come sta passando. Non che tutto ciò mi salvi dall’avanzare della lancetta. Anzi, a dire la verità non mi disturba affatto che avanzi. È solamente che di tanto in tanto mi piace cercare di capire a che punto mi trovo da un punto di vista temporale. Prendere le esperienze, la realtà che mi circonda e che mi determina ed inserirle in sistema di coordinate temporali, dove arbitrariamente decidiamo un inizio e una presumibile fine. In mezzo ci sta una serie infinita di punti che rappresentati in linea retta formano quello che noi chiamiamo vita.
Il vedere che tanti miei amici, tanti conoscenti hanno preso una direzione (foto 2)
ormai definita, nel senso che hanno scelto di mettere su famiglia (indipendentemente da che i legami durino 3 mesi o 75 anni...per me conta solo il fatto di provarci). Allora io mi chiedo quali sono le ragioni che mi portano a 32 anni ad essere un po’ invidioso di loro (naturalmente si tratta di un invidia sana, rispettosa della felicità delle persone che vivono la loro gioia dinanzi a me e che mi permettono di esserne partecipe)...
Io credo molto nella condivisione delle esperienze. Da quelle solamente all’apparenza banali come lo possono essere un bagno fatto assieme o alla colazione passando per un viaggio o una vacanza ad arrivare a quelle importanti come la nascita di un figlio...
Probabilmente il mio guardare verso l’esterno è molto legato proprio alla mia cronica incapacità di creare un rapporto...magari pure di lasciarmi andare quando qualcuno che mi vuole bene avrebbe la capacità di prendermi al volo quando sono in caduta libera.
Ma l’amore non è mica il bunjee-jumping...lì c’è l’elastico. In amore non c’è la via di mezzo...o il paradiso o il baratro. Vista così la mia paura risulta un po’ più umana, no? Forse no...
Ma si dai...non è pensandoci che le cose si evolvono. Si cresce e si matura vivendo e solo in piccola parte fermandosi a ragionare sui tanti perché.
Bella giornata oggi, almeno qui...c’è il sole e fuori si stà bene. Il tempo ha una dimensione strana oggi...sembra dilatato e le sensazioni sono come ovattate...
Oggi è una giornata un po’ particolare per me...magari la più normale per tanti altri. Il sette giugno di ormai tredici anni fa una persona a me molto cara, mio padre, ha fatto un passo in una direzione che prima o poi tocchera pure a me.Un incidente. E una vita che termina lasciando altre vite a domandarsi come e perché...
I perché ormai li abbiamo trovati, ognuno per se naturalmente. E nessuno, anche se glieli spiegassimo per filo e per segno potrebbe mai comprenderli fino in fondo, e forse, anzi
sicuramente è meglio così...
07.06.1993
Anche questo è un modo per crescere...
Ascolto...
Spiders (Kidsmoke), Wilco (Lp: A ghost is born)
Effettivamente...non credo sia un idea da scartare così a priori...
Anzi, io ritengo necessario di tanto in tanto prendere le distanze da tutto quello che mi circonda, da tutte le mie abitudini, da tutte le mie sicurezze, da tutti i miei affetti...per dirla brevemente, da me stesso.
Allora mi prendo il tempo necessario, scelgo una colonna sonora adeguata, una schermata rilassante e mi allontano...
Interpongo spazio. Tra quello che credo di essere e quello che vedendo da fuori poi mi rendo conto di essere veramente. Diffilcile? Assolutamente no…direi piuttosto che si tratta di un esperienza molto divertente per chi la sa sopportare.
Vedermi così piccolo, così insignificante rispetto all’ambiente circostante mi equilibria.
Mi fa capire che i miei problemi sostanzialmente con un po’ di buona volontà sono da risolvere tutti ( Ok, quello del mio quoziente intellettivo al di sotto della media rimane uno di quelli irrisolvibili, ma spero in un condono in una prossima vita…vedendo i governi negli ultimi 50 anni, direi che c’è speranza...mmhhh...o meglio, direi proprio che c’è certezza!).
Mi fa sorridere delle persone che mi circondano, e che l’astrazione non la praticano e che non di rado mi scaricano adosso le loro frustazioni, i loro egocentrismi sopressi e non...che cercano di limitare la mia libertà, solo perché incapaci di vivere la loro.
Beh, lo ammetto...ogni tanto mi capita di andare sotto pressione pure a me, di dover utilizzare tutte le valvole di sicurezza a mia disposizione...
Poi arriva il punto di rottura, il punto di non ritorno...nel quale bisogna assolutamente ridurre il raggio d’azione degli incapaci, degli stupidi e dei meschini.
Per chi conosce il tedesco questo detto non rappresenterà nulla di nuovo. Dice: “Der Gescheidere gibt nach.” Che in sostanza vuol dire che tra due parti in disputa, quella più intelligente molla la presa. È indubbiamente una mossa rischiosa da parte dell’intelligente. Almeno a me sembra così. La probabilità che entro breve, se gli intelligenti, quelli capaci, continueranno ad abassare la testa, a mollare la presa, saremmo comandati solamente da ignoranti (dato che ormai è appurato che il potere ed il controllo sono l’obbiettivo degli stolti) sale a dismisura.
La cosa per me sarebbe magari pure sopportabile...in qualche maniera ( non saprei bene quale, ma una la troverei di certo...)
Ma in questi giorni pensavo a quelli che verranno dopo di me, quelli che un giorno spero di avere, sempre che arrivi il momento in cui una buona anima decida di starmi vicino per davvero...
I miei figli...Ma anche i figli di tutti gli altri.
Ma come "peep" farò a spiegargli quando me lo chiederanno, dato che i bambini non hanno peli ne sulla pancia, ne sulla lingua (e se lo dice Povia...ragazzi, c’è da crederci!), perché il mondo è comandato da quelli che rubano a chi già non ha nulla, da chi non rispetta le regole che egli stesso erige, da chi pretende rispetto trattandoti invece a sua volta come uno zerbino o uno scendiletto , da chi predica l’amore per il prossimo, il distacco dal bene materiale e poi ha in testa un “camauro” rosso in pelle di “checazzonesoiomachesicuramentecostaunocchiodellatesta” e che alle dita ha degli anelli con tanto di quell’oro che vendendolo ci sfamiamo per un mese intero tutti i bambini di Lagos in Nigeria ( ma potevamo dire Mosca, Johannesburg, Rio de Janeiro, Bombay,...), da chi parla di svilupppo sostenibile del pianeta e permette che vengano imesse delle quantità di CO2 nell’atmosfera da scaldare non solo quella, ma pure quella dei 5000 pianeti vicini, che non si cura del fatto che in mare vengono scaricati rifuti nucleari in quantità dire industriali è poco, che di foreste, continuando così, tra 25 anni ci rimaranno solo le foto dei satelitti della NASA o dell’ESA ( permettete un po’ di par condicio...)
Mah, sarà pure bella la vita perché è varia, ma a quelli che predicano bene e razzolano male è ora di mettergli le mani sulle palle e fargli capire che siamo pure in grado di stringerle se è il caso...
E per il resto? Se mi guardo così davanti allo schermo, direi che le cose mi vanno bene...Certi pensieri formulati qui sopra fanno parte della parte positiva di quello che vivo. Non mi deprimono, anzi...stimolano. Si, mi stimolano ad aumentare il grado di astrazione.
Di bambole, nonostante le offerte fatte in precedenza sull’isola non ne sono arrivate...nemmeno quelle con gli occhi a mandorla...che siano in viaggio? La televisone ormai è diventata una chimera e le trasmissioni dei telefoni erotici da mezzanotte in poi sono solo dei belissimi ricordi...ma per questo il mio comandante mi ha provvisto di molta fantasia e della capacitá di decifrare delle lettere messe in sequenza, che nella lingua comune corrisponde a: leggere...ma dopo ca. 50 pagine della “Teoria della relatività”, per la quale Albert Einstein ha pure preso il Nobel per la Fisica comincio ad andare in riserva...Necessito di una libreria, ma qui non ne ho scorto nemmeno l’insegna...E ed è stato proprio questo l’elemento che ha fatto scattare in me la decisione di...
...che decisione?
Suspance...
Rullo di tamburi...( beh, magari se qualcuno rulla qualcos’altro oltre i tamburi, la mia capacità di allontanarmi da me stesso aumenta ancora un po’...)
Silenzio...
...tensione che sale alle stelle...
Merd*...è caduta la linea!
Buon mare a tutti!
Festa del Lavoro, o almeno così c’è scritto sul calendario.
Ultimo giorno sul continente. Da domani diventerò un isolano a tutti gli effetti.
La valigia devo ancora preparararla, ma non c’è problema. Ormai di valigie e trasferte me ne intendo. Sono sempre riuscito a preparare tutto in 10 minuti. Le partenze devono essere rapide...più veloci sono, meno tempo si ha per realizzarle. Il che potrebbe risultare un vantaggio...Dato che anche per chi parte vige sempre la regola che: Sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi...
Fino ad ora ho solo sempre trovato ambienti belli, gente che mi ha apprezzato e voluto bene..sostanzialmente ho sempre avuto la fortuna di trovare dei pezzi di me stesso, del mosaico che mi compone...
Nato con la camicia direbbe qualcuno...ed effettivamente mi sento così...
Tutto bene signor comandante!
La velocità di crociera è regolata. La navicella viaggia nell’unità di misura dei secondi, minuti, ore, giorni ed anni. È stato appurato che in questa realtà risulta essere la misura adatta.
Durante il tragitto percorso abbiamo raccolto molte esperienze, che sono state tutte registrate nel diario di bordo e che serviranno una volta tornati alla base per interpretare e comprendere quello che abbiamo vissuto, ricevuto, lasciato...Saprà forse dare un indicazione a chi in fututo seguira ed effettuera il percorso utilizzando i propri occhi ed i propri piedi a non sentiri così solo, per sapere che alla fine non siamo tanto diversi l’uno dall’altro...
Signor comandante, a Lei che da casa ci segue e ci consiglia attraverso i segnali che è in grado di inviarci. Potessi farle vedere che colori e profumi che ho trovato, che esistono sorrisi e lacrime, luce e buio...ma forse Lei conosce già tutto ed è per quello che ci lascia la possibilità di viverle in prima persone. Certo che ci vuole coraggio, Lei ce lo aveva sempre insegnato. E chi l’ascoltava con il cuore l’avrà sicuramente capita.
Signor comandante. A questo punto mi permetterei di ricordarle che durante i peridodi di trasferimento le comunicazioni si interromperanno, o meglio potranno essere disurbate o irregolari. Lei lo sa come funziona in questi casi. Si è impegnati nel osservare la via e nel pilotare. Bisogna stare un po’ attenti, anche qui esistono strade senza uscita...
Signor Comandante, a Lei che anche oggi, primo maggio, è al lavoro come sempre e che mi ha dato la possibilità di intraprendere questo splendido viaggio volevo dire grazie.
I motori sono quasi al massimo, manca poco al decollo. Ci sono ancora alcuni dettagli da mettere in ordine prima, percui La saluto fin da ora.
Il collegamento si interromperà tra esattamente tra una trentina di secondi per riprendere a data da destinarsi.
Grazie comandante!
Kaptain P.
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