26 ottobre 2007

Veg


Finche' vi saranno i mattatoi vi saranno le guerre, perche' un'umanita' capace del massacro giornaliero di milioni di esseri innocenti (che come l'uomo soffrono, amano la vita ed hanno paura della morte) non e' pronta a realizzare un mondo migliore, piu' giusto e piu' degno dell'attuale.

E' disumano uccidere un altro essere vivente, privarlo per sempre della vita, divorarne il corpo, per il solo piacere della gola, dal momento che non c'e' alcuna necessita' di nutrirsi di carne, come la realta' dei vegetariani conferma: essi infatti godono ottima salute e sono immuni da varie malattie alle quali coloro che si nutrono di carni sono soggetti.

Nessuna violenza e' mai giustificabile e da nessuna violenza puo' mai venire un bene. Nutrendosi di carne l'uomo si nutre di sangue e di violenza.

L'antropocentrismo abitua l'uomo a non dare piu' valore alla vita, a giustificare la legge del piu' forte, ad essere indifferente all'altrui morte e dolore: questo preclude all'uomo l'evoluzione civile, morale e spirituale e lo rende piu' aggressivo e violento anche nei confronti degli altri uomini. Non dare la possibilità all'animale di difendersi e vantarsi dell'uccisione di un essere inerme e indifeso dimostra la grettezza di cui l'uomo e' vittima. Ignorare la cattiveria imposta da chi ritiene la propria esistenza primaria rispetto a quella di qualcun altro e' vigliaccheria.

19 ottobre 2007

MOda. MOrte.


Moda. Madama Morte, madama Morte.
Morte. Aspetta che sia l'ora, e verro' senza che tu mi chiami.
Moda. Madama Morte.
Morte. Vattene col diavolo. Verro' quando tu non vorrai.
Moda. Come se io non fossi immortale.
Morte. Immortale? Passato e' gia' piu' che il millesim'anno che sono finiti i tempi degl'immortali.
Moda. Anche Madama petrarcheggia come fosse un lirico italiano del cinque o dell'ottocento?
Morte. Ho care le rime del Petrarca, perche' vi trovo il mio Trionfo, e perche' parlano di me quasi da per tutto. Ma in somma levamiti d'attorno.
Moda. Via, per l'amore che tu porti ai sette vizi capitali, fermati tanto o quanto, e guardami.
Morte. Ti guardo.
Moda. Non mi conosci?
Morte. Dovresti sapere che ho mala vista, e che non posso usare occhiali, perche' gl'Inglesi non ne fanno che mi valgano, e quando ne facessero, io non avrei dove me gl'incavalcassi.
Moda. Io sono la Moda, tua sorella.
Morte. Mia sorella?
Moda. Si': non ti ricordi che tutte e due siamo nate dalla Caducita'?
Morte. Che m'ho a ricordare io che sono nemica capitale della memoria.
Moda. Ma io me ne ricordo bene; e so che l'una e l'altra tiriamo parimente a disfare e a rimutare di continuo le cose di quaggiu', benche' tu vadi a questo effetto per una strada e io per un'altra.
Morte. In caso che tu non parli col tuo pensiero o con persona che tu abbi dentro alla strozza, alza piu' la voce e scolpisci meglio le parole; che se mi vai borbottando tra' denti con quella vocina da ragnatelo, io t'intendero' domani, perché l'udito, se non sai, non mi serve meglio che la vista.
Moda. Benche' sia contrario alla costumatezza, e in Francia non si usi di parlare per essere uditi, pure perche' siamo sorelle, e tra noi possiamo fare senza troppi rispetti, parlero' come tu vuoi. Dico che la nostra natura e usanza comune e' di rinnovare continuamente il mondo, ma tu fino da principio ti gittasti alle persone e al sangue; io mi contento per lo piu' delle barbe, dei capelli, degli abiti, delle masserizie, dei palazzi e di cose tali. Ben e' vero che io non sono pero' mancata e non manco di fare parecchi giuochi da paragonare ai tuoi, come verbigrazia sforacchiare quando orecchi, quando labbra e nasi, e stracciarli colle bazzecole che io v'appicco per li fori; abbruciacchiare le carni degli uomini con istampe roventi che io fo che essi v'improntino per bellezza; sformare le teste dei bambini con fasciature e altri ingegni, mettendo per costume che tutti gli uomini del paese abbiano a portare il capo di una figura, come ho fatto in America e in Asia; storpiare la gente colle calzature snelle; chiuderle il fiato e fare che gli occhi le scoppino dalla strettura dei bustini; e cento altre cose di questo andare. Anzi generalmente parlando, io persuado e costringo tutti gli uomini gentili a sopportare ogni giorno mille fatiche e mille disagi, e spesso dolori e strazi, e qualcuno a morire gloriosamente, per l'amore che mi portano. Io non vo' dire nulla dei mali di capo, delle infreddature, delle flussioni di ogni sorta, delle febbri quotidiane, terzane, quartane, che gli uomini si guadagnano per ubbidirmi, consentendo di tremare dal freddo o affogare dal caldo secondo che io voglio, difendersi le spalle coi panni lani e il petto con quei di tela, e fare di ogni cosa a mio modo ancorché sia con loro danno.
Morte. In conclusione io ti credo che mi sii sorella e, se tu vuoi, l'ho per piu' certo della morte, senza che tu me ne cavi la fede del parrocchiano. Ma stando cosi' ferma, io svengo; e pero', se ti da' l'animo di corrermi allato, fa di non vi crepare, perch'io fuggo assai, e correndo mi potrai dire il tuo bisogno; se no, a contemplazione della parentela, ti prometto, quando io muoia, di lasciarti tutta la mia roba, e rimanti col buon anno.
Moda. Se noi avessimo a correre insieme il palio, non so chi delle due si vincesse la prova, perche' se tu corri, io vo meglio che di galoppo; e a stare in un luogo, se tu ne svieni, io me ne struggo. Sicche' ripigliamo a correre, e correndo, come tu dici, parleremo dei casi nostri.
Morte. Sia con buon'ora. Dunque poiche' tu sei nata dal corpo di mia madre, saria conveniente che tu mi giovassi in qualche modo a fare le mie faccende.
Moda. Io l'ho fatto gia' per l'addietro piu' che non pensi. Primieramente io che annullo o stravolgo per lo continuo tutte le altre usanze, non ho mai lasciato smettere in nessun luogo la pratica di morire, e per questo vedi che ella dura universalmente insino a oggi dal principio del mondo.
Morte. Gran miracolo, che tu non abbi fatto quello che non hai potuto!
Moda. Come non ho potuto? Tu mostri di non conoscere la potenza della moda.
Morte. Ben bene: di cotesto saremo a tempo a discorrere quando sara' venuta l'usanza che non si muoia. Ma in questo mezzo io vorrei che tu da buona sorella, m'aiutassi a ottenere il contrario piu' facilmente e piu' presto che non ho fatto finora.
Moda. Gia' ti ho raccontate alcune delle opere mie che ti fanno molto profitto. Ma elle sono baie per comparazione a queste che io ti vo' dire. A poco per volta, ma il piu' in questi ultimi tempi, io per favorirti ho mandato in disuso e in dimenticanza le fatiche e gli esercizi che giovano al ben essere corporale, e introdottone o recato in pregio innumerabili che abbattono il corpo in mille modi e scorciano la vita. Oltre di questo ho messo nel mondo tali ordini e tali costumi, che la vita stessa, cosi' per rispetto del corpo come dell'animo, e piu' morta che viva; tanto che questo secolo si puo' dire con verita' che sia proprio il secolo della morte. E quando che anticamente tu non avevi altri poderi che fosse e caverne, dove tu seminavi ossami e polverumi al buio, che sono semenze che non fruttano; adesso hai terreni al sole; e genti che si muovono e che vanno attorno co' loro piedi, sono roba, si puo' dire, di tua ragione libera, ancorche' tu non le abbi mietute, anzi subito che elle nascono. Di piu', dove per l'addietro solevi essere odiata e vituperata, oggi per opera mia le cose sono ridotte in termine che chiunque ha intelletto ti pregia e loda, anteponendoti alla vita, e ti vuol tanto bene che sempre ti chiama e ti volge gli occhi come alla sua maggiore speranza. Finalmente perch'io vedeva che molti si erano vantati di volersi fare immortali, cioe' non morire interi, perche' una buona parte di se' non ti sarebbe capitata sotto le mani, io quantunque sapessi che queste erano ciance, e che quando costoro o altri vivessero nella memoria degli uomini, vivevano, come dire, da burla, e non godevano della loro fama piu' che si patissero dell'umidita' della sepoltura; a ogni modo intendendo che questo negozio degl'immortali ti scottava, perche' parea che ti scemasse l'onore e la riputazione, ho levata via quest'usanza di cercare l'immortalita', ed anche di concederla in caso che pure alcuno la meritasse. Di modo che al presente, chiunque si muoia, sta sicura che non ne resta un briciolo che non sia morto, e che gli conviene andare subito sotterra tutto quanto, come un pesciolino che sia trangugiato in un boccone con tutta la testa e le lische. Queste cose, che non sono poche ne' piccole, io mi trovo aver fatte finora per amor tuo, volendo accrescere il tuo stato nella terra, com'e' seguito. E per quest'effetto sono disposta a far ogni giorno altrettanto e piu'; colla quale intenzione ti sono andata cercando; e mi pare a proposito che noi per l'avanti non ci partiamo dal fianco l'una dell'altra, perche' stando sempre in compagnia, potremo consultare insieme secondo i casi, e prendere migliori partiti che altrimenti, come anche mandarli meglio ad esecuzione.
Morte. Tu dici il vero, e cosi' voglio che facciamo.

[G.Leopardi, OPERETTE MORALI, "Dialogo tra la Moda e la Morte"]


Moda. Morte.

"Ciao, come ti chiami?"
"...."
"Che lavoro fai?"
"Lavoro nella moda"
"......Oooooooohhhh!!!!!! Ma che bello!!!....."


Chissa' perche' a tutti fa questo effetto.
Quando dico "abbigliamento", piu' professionale perche' distingue il settore dal ceppo tessile, scaturisco meno immaginifica magia nelle persone. Il "lavorare nella moda" scaturisce nella gente estranea ad essa un'idilliaca idealizzazione di luccichini che rappresentano effettivamente il 5% della realtà. Quando, per un motivo o per l'altro, per un lavoro o per l'altro, ci si ritrova dietro le quinte, ci si rende conto di come non sia sfavillante e luccicante come figura dal lato opposto. Tutti immaginano la moda come un mondo di modelle supertortelle e gnocchi da paura, party, droghe e liberta'. Invece lavorandoci, ci si rende conto di come tutto sia illusorio e falso; una costruzione idealizzata della felicita', falsa promessa di un eterna contemplazione. E anche se e' proprio questo il gioco della moda, questa coscienza della caducita', a volte cado ancora nell'oblio dell'insofferenza al mio creare finti, illusori e brevi sogni e speranze nella gente.
Discutere del fenomeno della moda sarebbe troppo complesso...ma parlare di come invece la moda non sia quel mondo facile di luce e amicizia che la gente pensa...forse anche troppo.
Ci sono pero' dei dubbi che tutti nutrono e a cui nessuno sa dare una risposta. La domanda che tutti fanno sempre non appena si sentono dire da qualcuno che lavora nel settore e' se qualcuno compra gli abiti delle sfilate, soprattutto quelli molto succinti e perche' siano sempre indossati da modelle anoressiche. Ebbene, eccovi le risposte. Sono 14 anni che rispondo a queste due domande, e posso dire di aver raggiunto una preparazione tale da impaperarmi ancora, ma solamente per la velocità con cui ripeto la risposta.

  • La sfilata non e' organizzata per vendere abiti. Non tutte, almeno. Alcune sono da considerarsi una presentazione della linea prima del campionario in modo da avere una visione di un mood piu' chiara, memorabile e significativa. Altre (quelle piu' spettacolari) sono da considerarsi come una pubblicità, come una manifestazione creata per l'immagine della vera collezione (nella quale si giustifica l'altissimo costo della sfilata). Qualcuno li compra? Gli abiti in lamine d'oro, ad esempio, che costano miliardi, sono comprati solitamente da sceicchi arabi per una delle loro cento mogli per le quali (in caso di seno scoperto o altro) decidono di apportare delle modifiche al modello...ma in genere non vengono comprati, se non da collezionisti o appassionati.
  • Non tutte le modelle sono anoressiche, perche' le agenzie di modelle sono diverse e il costo per la prestazione varia a seconda delle taglie e delle misure che hanno (vi sono delle apposite tabelle a cui fare riferimento, comunque non conformi con quelle delle persone comuni, perche' solitamente le modelle sono piu' alte, piu' magre e con delle braccia e gambe molto piu' lunghe della media). Perche' le modelle anoressiche? Qualsiasi abito vestira' sempre meglio un manico di scopa senza forma, avendo come punto fermo solo l'appiombo della spalla, rispetto ad una donna formosa. Questo e' anche il motivo per cui le taglie di alcune azienda non vestono le cosiddette taglie forti (vedere scritto il proprio marchio su un sedere largo 50 cm non e' la massima aspirazione per chi vuole vendere immedesimazione con modelle stangone...purtroppo questa e' la societa'). La societa' decide anche di mettere una schifo di maglia di Baci&abbracci il cui prodotto fa schifo, ma che costa tanto perche' nel prezzo al cliente paghi un idiota che sa muovere i piedi o la moglie che muove qualcos'altro...purtroppo la qualità degli abiti la sanno leggere solo gli addetti al settore e le nonne, che ancora tastano la mano dei materiali...le nonne fino alla mia generazione, per essere piu' specifici...ma questa e' solo una parentesi...

Il mondo della moda non e' luccicante...lo credevo anch'io, nella mia giovanile ingenuita'...invece, soprattutto per chi lavora con grandi produzioni, la moda e' sfruttamento di popolazioni in difficoltà, di bambini che avendo le mani piccole possono cucire meglio alcuni punti, di indiani che per guadagnare un millesimo di cio' che spendi per un caffe' lavorano un giorno, di omerta', di puzza di minestrone della vecchina che cuce a luce soffusa di notte gli abiti da sogno della modella nella serata di gala, di cinesi che lavorano di nascosto nei laboratori che tutti conoscono, di ore di lavoro non pagate, di animali uccisi in modo spietato per creare effetti "meravigliosi" (classico caso della pelle di struzzo, a cui vengono bruciate le piume una per una mentre e' ancora vivo per farle cicatrizzare; o della pelle di vitello ancorain grembo, che viene ammazzato poco prima della nascita per la pregiatezza della pelle, o ancora di animali domestici, attaccati ai polsi e al collo (caso Oviesse, poi smentito....mi chiedo come farebbero pero', altrimenti, a costare cosi' poco...la pelliccia made in China e' inaffidabile........).
La cosa piu' ingiuriosa e' che comunque nessuna legge preserva il cliente dall'evitare qualsiasi tipo di sfruttamento perche' il made in Italy e' una burla. La legge approva il marchio "Made in Italy" quando viene fatto un trattamento sul prodotto che ne modifichi sostanzialmente le caratteristiche estetiche. Praticamente se sfrutti i bambini indiani giorno e notte sottopagandoli per tessere una tela che poi tingi in Italia, puoi marchiarla e venderla come Made in Italy.

Bella fregatura.

Il fatto e' che quasi nessuno oramai gestisce la produzione in Italia. E anche se volessi non saresti competitivo.

17 ottobre 2007

Bha?

Quando vedo un uomo da qualche tempo ho iniziato ad osservargli le mani per controllare la presenza o assenza della fede...
Non l'avevo mai fatto prima.
Staro' invecchiando o mirando al maturo? :P

02 ottobre 2007

Ciao Mingo


Quando giocavi con i tuoi amici e non ti andava bene qualcosa sembravi un bambino, nonostante la tua età. Mi facevi ridere.
Scherzavi ironicamente, sempre, di tutto e di tutti. Mi prendevi sempre in giro.
Anche per il mio top di seta di sabato sera, che ti sembrava rubato a mia nonna (invece era bellissimo. E poi mia nonna non porterebbe mai il verde acido :) ).
Anni fa, quando ero in collegio, mi chiamavi di notte e di nascosto ridevamo di come russava la mia compagna di stanza. Te lo ricordavi spesso.
Ti ho conosciuto anni fa come Pinturicchio. E oggi ti saluto.
Ciao Mingo.