giovedì 11 aprile 2013

FATIMA : CONSACRAZIONE DEL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO ALLA MADONNA


NOTIZIA IMPORTANTISSIMA : Secondo quanto riferisce il sito del Santuario di Fatima  " Il 13 maggio, in occasione del 96° anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima, per richiesta del Sommo Pontefice Papa Francesco, tutto il Pontificato dello stesso Pontefice sarà consacrato a Nostra Signora di Fatima ".
Laus Deo et Maria !


Papa Francesco ha chiesto in due occasioni a S. Em.za Josè Policarpo, Cardinale Patriarca di Lisbona e Presidente della Conferenza Episcopale Portoghese, di consacrare il suo ministero petrino alla Madonna di Fatima.

L’ annuncio è stato dato nel pomeriggio dell’8 aprile nel Santuario di Fatima dal Cardinale Josè Policarpo, nella sessione di apertura della181ª Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Portoghese (CEP).

Alla fine del discorso di apertura il Cardinale Policarpo ha rivelato: “Papa Francesco mi ha chiesto due volte di consacrare il suo nuovo ministero alla Madonna di Fatima. È una compito che posso compiere nel silenzio della preghiera. Ma sarebbe bello che tutta la Conferenza Episcopale si associasse nella realizzazione di questa richiesta. Maria ci guiderà in tutti i nostri lavori e anche nel modo di realizzare questo desiderio di Papa Francesco”.

L’Assemblea Plenaria che si sta svolgendo nella Casa per Ritiri di Nossa Senhora das Dores terminerà l’11 aprile. 
Al momento dell’apertura dei lavori il Presidente della Conferenza Episcopale Portoghese ha centrato la sua riflessione su due avvenimenti: la Resurrezione di Cristo e l’elezione di papa Francesco.

mercoledì 10 aprile 2013

La Liturgia non può essere povera !


ARTICOLO MAGISTRALE, da imparare a memoria e dedicato a chi parla di povertà a sproposito e su questioni nelle quali la povertà non c'entra niente:

OCCHIO, LA LITURGIA NON PUO' ESSERE POVERA,
LA SUA RICCHEZZA E' SIMBOLO DI ALTERITA' E DIVINITA'.
di Mattia Rossi. 
Il Foglio, 3 aprile 2013

L’undicesimo volume dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger, quello sulla “Teologia della Liturgia”, riporta sul retro della copertina una neanche troppo velata dichiarazione:
Nel rapporto con la liturgia si decide il destino della fede e della chiesa”.

Questi primi giorni di pontificato (anzi, di episcopato?) di papa Francesco la rendono tremendamente attuale e ci impongono inevitabilmente una riflessione sul rapporto tra la povertà (e non il pauperismo) e la liturgia.
Una riflessione che, non va sottovalutato, è tra una dimensione umana, la povertà, e quella divina, la liturgia.

Già, perché è sfuggito, in questi anni di convulsioni post conciliari, la NATURA SQUISITAMENTE DIVINA DELLA LITURGIA: un affacciarsi del Cielo sulla terra, la prefigurazione terrena della Gerusalemme che, pertanto, ne deve richiamare la maestà e la gloria.
Nella liturgia, attualizzazione incruenta del Sacrificio di Cristo sulla croce, è Dio che incontra l’uomo: essa non è fatta dall’uomo – altrimenti sarebbe idolatria – ma è divina, come richiama anche il Concilio Vaticano II.
In questo quadro, assume, evidentemente, una notevole importanza anche il discorso relativo ai paramenti.
Lo ha già sottolineato magistralmente Annalena Benini nelle sue “Nostalgie benedettine” sul Foglio del 23 marzo scorso: “Benedetto XVI si rivestiva di simboli e di tradizione mostrando a tutti che lui non apparteneva più a se stesso, né tantomeno al mondo”.

Era di Cristo, era l’“alter Christus” quale è il sacerdote nella liturgia. Con il paramento egli non è più un uomo privato, ma “prepara” (parare) il posto a qualcun altro: e quel qualcun altro è il Re dell’Universo.
Impoverire la maestosità del paramento significa, inevitabilmente, impoverire Cristo.

Ed è proprio Gesù stesso ad aver separato il concetto di povertà personale da quella dell’istituzione chiesa.

Lo fa nel vangelo di Giovanni, laddove accettò l’unzione di una donna di Betania: “Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?”. Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 
Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me. Versando quest’olio sul mio corpo lo ha fatto in vista della mia sepoltura. In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei” (Gv 12, 3-5). 
Innanzitutto, Egli giustifica il culto con oli costosi (e, guarda caso, Giovanni ricorda che è Giuda a lamentare lo spreco di danaro che, invece, avrebbe potuto essere destinato ai poveri) e, soprattutto, emerge l’esistenza di una cassa comune tra i dodici.

Torniamo alle origini?
Allora si dovrà tornare ai drappi d’oro e porpora ritrovati nella tomba di Pietro.

E’ evidente, dunque, che, non essendo il pauperismo un tratto distintivo della vita cultuale della chiesa, essa ci “trasmette ciò che ha ricevuto”, per usare un’affermazione dell’apostolo Paolo (1Cor 15, 3).

PIO XII, emblema collettivo dell’opulenza liturgica, si dice che dormisse su tavole di legno nude e crude e seguisse modestissime diete. Ma in privato.

L’ancoraggio liturgico alla tradizione fatta di mozzette, pianete e fanoni, è parziale manifestazione della Gerusalemme celeste, della liturgia degli angeli, come dice san Gregorio Magno.
Una tradizione fatta di canto gregoriano, che è incarnazione sonora della Parola di Dio, è garanzia di corretta risposta alla Parola stessa.

Una tradizione fatta di una lingua sacra, il LATINO, immutabile nella quale ogni parola è già essa stessa teologia.
BENEDETTO XVI, nella scuola di liturgia delle sue messe papali, ci ha insegnato magnificamente questo:
ristabilire il primato della liturgia, fonte e culmine della vita della chiesa, e il primato di Cristo.

“Non più io vivo, ma è Cristo che vive in me”, afferma san Paolo.

Il sacerdote, coi paramenti, si “riveste” di Cristo (Gal 3, 27), dell’uomo nuovo (Ef 4, 24), per diventare per Cristo, con Cristo e in Cristo. Il Padre misericordioso, ci ha insegnato Joseph Ratzinger, dopo averlo abbracciato al suo ritorno, che è una risurrezione spirituale, ordina di andare a prendere “il vestito migliore” (Lc 15, 22).

E questo altro non è che l’applicazione di quel Concilio Vaticano II al quale molti si appellano per dimostrare il definitivo superamento dell’arte sacra della tradizione: “Una vigilanza speciale abbiano gli Ordinari nell’evitare che la sacra suppellettile o le opere preziose, che sono ornamento della casa di Dio, vengano alienate o disperse” (Sacrosanctum Concilium, 126) e precisa, inoltre, l’Ordinamento generale del Messale romano:
“Nei giorni più solenni si possono usare vesti festive più preziose” (n. 346).

( Ringraziamo un Amico di Facebook per aver segnalato questo stupendo articolo : da imparare a memoria )

martedì 9 aprile 2013

I Sacerdoti , maestri di sapienza e i Vaticanisti birichini ...


Alcune zone geografiche sono  più privilegiate di altre nel   donare alla Civiltà uomini dotati di particolare intelligenza.
La Magna Grecia, ad esempio,  detiene questo indiscusso primato.
Da un Teologo della Nobilissima terra di Trinacria traggo difatti questo semplice " post " che è un monumento di buon senso ecclesiale  .
Poche parole che commentano un recente articolo di Andrea Tornielli, che da qualche tempo coltiva l'hobby di punzecchiare i poveracci tradizionalisti che ancora riescono a girare dignitosamente ( anche se con le misere vesti rattoppate sia pur con grazia ed arte...) .
Ho raggiunto telefonicamente stamani il carissimo Dott. Andrea Tornielli non sapendo che si trova nell'altra parte del globo.
Considerata la distanza ho preferito dirgli " ciao " ... chiudendo rapidissimamente la conversazione.
Avrò piacere di mandarGli, via e-mail, il link questo post.
Mi auguro con tutto il cuore che l' Autore di questo scritto possa ricoprire incarichi in Segreteria di Stato Vaticana aumentando , con le sue alte capacità, il prestigio di quella pluri-secolare Istituzione. 
A.C.

« Un articolo di Andrea Tornielli si apre in questo modo:

"E' l'effetto Bergoglio. 
Mentre si registrano critiche al nuovo Papa da intellettuali e siti web fino a un mese fa dichiaratamente papisti che mal digeriscono la sobrietà del successore di Benedetto, continua l’onda di simpatia dei fedeli per Francesco".

Nulla da eccepire. 
Ringraziamo il buon Dio per i frutti di grazia che sparge per mezzo del Papa. 
Dal punto di vista dell'onestà intellettuale, però, resta una domanda: perché non invertire i termini? 
Coloro che fino ad un mese fa erano dichiaratamente antipapisti, adesso gozzovigliano. 
Che la cattiva digestione sia soltanto rimandata? 
Resta il fatto che sono diventati papisti in pochi giorni. 
Quindi, visto che l'obbedienza al Papa rappresenta un punto fermo della fede, si può dire che prima non fossero cattolici. 
Si può diventarlo per cose che non riguardano la sostanza del papato? » d.A.U.

domenica 7 aprile 2013

Papa Francesco : riecco il contestato pastorale di Lello Scorzelli !


Nel  giorno in cui il papa si è seduto sulla Cattedra in San Giovanni in Laterano... è saltato fuori il vecchio e tanto contestato pastorale di Lello Scorzelli...
Pare che Papa Francesco stia raccogliendo il peggio dei papati degli ultimi quarant'anni :   
- di Ratzinger - nell'emblema - la mitria al posto della millenaria tiara; 
- di Wojtyla il pastorale storto  (anche se in parte era stato pure di Montini che lo introdusse) ;
- di Montini le vesti sciatte.
Abbiamo ardentemente sperato che  le brutture anni '70, con quegli inutili minimalismi e i mostri camuffati da figure sacre, fossero rimaste relegate nel dimenticatoio della " galleria degli orrori  pseudo-liturgici " ... per far spazio all'ermeneutica della continuità ... ma dopo i continui e ripetuti piagnistesi dell'allegro vestale Boffo, dell'eccitato Melloni , del sognante Grillo ( Andrea )  &&& compagni  ... Qualcuno ha ceduto ... e voilà il simbolo della bruttezza spacciata per arte liturgica  è tornato !!!
Non a caso pochi giorni fa  il Papa aveva ricevuto in udienza l'Ecc.mo Mons. Piero Marini, Maestro emerito delle Cerimonie Pontificie.  
Alcuni hanno   espresso il timore, rivelatosi poi fondatissimo, che : " domenica prossima ( 7 aprile ) rivedremo il pastorale di Scorzelli …"
Per  frenare i timori delle anime devote era arrivata " intra moenia " la rassicurazione : “ No, no, il Papa ha detto che rispetterà i simboli del precedente Pontificato …” ( Com' era accaduto appunto con lo stemma pontificale di Benedetto XVI ).
Poi alle ore 18,00, durante l'Omelia, un Prelato ci ha inviato  un sms affilatissimo come lama : 
" Ha contraddetto se stesso …"
Non sarà purtroppo la prima e l'unica volta ... d'altronde un " papato di rottura " deve dimostrarsi velocissimo ed energico esattamente come è avvenuto in occasione della   prima uscita pubblica dopo l'elezione al Soglio Pontificio.
Per riprendere la sana tradizione dell'antica ferula papale Benedetto XVI, con la mitezza del suo carattere,  aveva invece impiegato quasi tre anni …
Nell'ormai lontanissimo 2008 l'Osservatore Romano scrisse : " Dalla Domenica delle Palme 2008 il Papa ha deciso di cambiare anche il pastorale, dorato a forma di croce greca usato da Pio IX al posto di quello argentato con la figura del crocifisso introdotto da Paolo VI ".
Questa scelta "non è solo un ritorno all'antico, ma testimonia uno sviluppo nella continuità, un radicamento nella tradizione che consente di procedere ordinatamente nel cammino della storia".
Il "nuovo" pastorale, che si chiama ferula è "più fedele alla forma del pastorale papale tipico della tradizione romana, che è sempre stato a forma di croce e senza crocifisso".
Forse Papa Francesco non ha ancora uno staff di segretari ma sicuramente dispone di chi cura la Sua immagine imponendo con energia l’idea del Papa semplice , sobrio ed essenziale. 
Per imprimere nella mente dei fedeli l' icona del Papa semplice , sobrio ed essenziale  si debbono realizzare a tempo di record nuove casule, nuove mitrie, tutte uguali a quella che aveva Buenos Aires ed anche un anello pontificale che è certamente assai più costoso di quello grossolano - e bruttino - che Mons. Piero Marini impose al mite  Benedetto XVI.
L’immagine deve trasmettere un messaggio !
A questo punto mi permetto di suggerire al  promoter  di Papa Francesco di far realizzare  un " pastorale povero " in semplice legno che potrebbe essere di grande impatto emozionale per le folle.
Viceversa il povero prete o lo sventurato vescovo o l'infelicissimo futuro Papa ( modello-Benedetto XVI ),  che ancora  si sente di stare nella linea della continuità temporale e teologica della Chiesa, di ieri  di oggi e di domani,  quando dovrà indossare le sacre vesti solenni ( come fanno anche i laici  in occasione delle cerimonie importanti   ) o ( Dio non voglia ! )  addirittura le mozzette antiche o moderne, che fanno parte di un  antico cerimoniale, deve sapere  che sarà vittima  d'un fulmineo linciaggio mediatico istigato dagli stessi suoi Confratelli nel Sacerdozio e/o nell'Episcopato !

Ben tornati giacobini ( una razza mai estinta )
Ben tornati sessantottini ( che fra uno spinello e l’altro stavano solo sonnecchiando … )
Ben tornata "dea" Demagogia-Populista !
Ben tornata “ sorella persecuzione ” di Santa Romana Chiesa !

Andrea Carradori
AGGIORNAMENTO

Comunicato dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice:

Il Santo Padre Francesco, per la celebrazione della Santa Messa in occasione dell'insediamento sulla Cathedra Romana (7.04.2013), ha usato la croce pastorale di Paolo VI, con l'intenzione di alternare nelle prossime celebrazioni l'uso di questa con quella di Benedetto XVI.


sabato 6 aprile 2013

I " Novissimi " della Chiesa Cattolica e il dramma di Civitanova Marche


Mentre siamo pienamente immersi nel clima pasquale a Civitanova Marche, considerata la città “emergente” del centro-sud marchigiano, tre membri di un’unica famiglia si sono tolti la vita ( 1 ).
I giornali nazionali hanno subito accompagnato la notizia mettendola in risalto alla crescente difficoltà economica in cui vertono moltissime famiglie italiane.
Come credenti abbiamo il dovere di fare altre riflessioni.
Il terribile dramma di ieri a Civitanova Marche ci mostra come la Chiesa non riesce più a parlare ai fedeli del Vangelo e  della visione escatologica della vita di credenti in Cristo.
Nelle nostre devote contrade da decenni i pastori, divagando sui problemi fondamentali spirituali, hanno creato una società post cristiana basata sul “ sociale “.
A tutti è dato di conoscere uno o più Sacerdoti che hanno maldestramente ridotto il ministero sacerdotale a funzione sociologica, peraltro fallimentare.
Meditiamo soprattutto nei momenti di crisi : "attendo la resurrezione dei morti e la vita del modo che verrà; ritornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti"
Lo sguardo dei fedeli è stato sciaguratamente spostato dai desideri celesti a quelli sociali con bella motivazione che per essere dei buoni cristiani bisognava perseguire la giustizia sociale.
Una volta abbattute ( solo apparentemente ) le barriere “ delle classi sociali” i fedeli hanno continuato guardare verso la terra …
Pensando alla tragedia di Civitanova ci siamo tutti chiesti : ma tutta questa dinamicità ecclesiale, la Caritas, cittadina e diocesana, solo pochi giorni fa elogiata ampollosamente dall’Arcivescovo locale, i movimenti, le parrocchie  dove stavano?
La notizia di ieri è stata come un sesto senso drammatico: la Chiesa, QUELLA CHIESA che si prendeva cura degli afflitti, che aveva inventato le mense, che aveva dato origine agli ospedali, che vedeva davvero grandi Santi come san Filippo Neri, i Fatebene fratelli, e quant'altro.... Non c’era, non c’è ...
Forse chissà, è proprio vero che oggi abbiamo bisogno di un Papa latino americano, pratico dei drammi del terzo mondo, pratico della povertà, pratico del disagio..... perchè in Italia non manca certo il cibo, manca lo spirito e manca il cibo per l’anima.....
Qualcuno ci ripete, soprattutto in questi santi giorni, che Cristo viene a liberarci dalla paura della morte e a donare a tutti noi una vita nuova : “ Chi è Dio per te? 
Qual è il senso della vita? 
Qual è la tua esperienza della Chiesa? 
Cose’è per te il kerygma, la Buona Notizia, Cristo morto e risorto e asceso al Cielo e che sta intercedendo per ogni uomo, adesso ?”
A questi pensieri se ne è aggiunto uno nuovo :
“ Ha detto Papa Francesco di uscire dalle parrocchie e andare alle periferie, non solamente fisiche ma anche "esistenziali" di andare ad incontrare l’uomo moderno. Ecco la missionarietà della Chiesa : l’annuncio che ci dice che Gesù è il Signore”.
A queste espressioni della “nuova evangelizzazione” io aggiungerei anche le duplici pedagogie della Chiesa : Cristo GiudiceCristo misericordioso che non possono essere disgiunte l’una dall’altra !
Per secoli la Chiesa, attraverso la sua apparente " rigidezza " ha portato alla naturale salvezza le anime !
La Chiesa deve salvare l’uomo  nel corpo e nello spirito : è urgente riprendere, anche a costo di essere meno piacioni e più impopolari,   la predicazione dei “ Novissimi ” : Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso.
L'uomo, il cristiano è chiamato al Cielo e la nostra anima è importante quanto il nostro corpo  !
Questo ci aspettiamo dalla nuova evangelizzazione, questo deve essere gridato nelle piazze e dai tetti : urge la salvezza delle anime soprattutto in tempo di crisi  !
Si !
Ne siamo certi :  Cristo giudicherà soprattutto i narcotizzati e narcotizzanti pastori che hanno avuto in cura le anime al fine di condurle indenni ai quieti pastoli del Suo amore !
" Il Prete non va solo al cielo, non va solo all'inferno. Se fa bene, andrà in cielo con le anime da lui salvate col suo buon esempio; se fa male, se da scandalo, andrà alla perdizione con le anime dannate per i suoi scandali ". San Giovanni Bosco 4-6-1841

Ora preghiamo :

« Rèquiem aetèrnam,
dona eis, Domine,
et lux perpètua lùceat eis. Requiéscant in pace.
Amen. »

Andrea Carradori  ed alcuni fratelli nella fede.

( 1 ) Marche: triplice suicidio a Civitanova, famiglia annientata dalla crisi
05 Aprile 2013 - 17:51
(ASCA) - Macerata, 5 apr - Civitanova Marche e' sconvolta dopo il suicidio di una coppia sopraffatta dai problemi economici seguito da quello del fratello di lei che, in preda alla disperazione ha anch'egli deciso di togliersi la vita.

Intorno alle 8:00 di questa mattina sono stati ritrovati i corpi della coppia in un scantinato dove i due si sono impiccati: allertati da un vicino i carabinieri hanno ritrovato un biglietto in cui l'uomo chiedeva scusa per il gesto.

In base alle prime ricostruzioni, l'uomo era un muratore che da mesi non riusciva a farsi pagare per le sue prestazioni per conto di una ditta edile. Un 62enne ora senza lavoro e senza pensione, che viveva quindi il dramma da ''esodato''. La donna, invece, percepiva una pensione molto bassa.

Sotto choc per il dolore, il fratello di lei - che viveva con la coppia - ha deciso di seguire i suoi cari e si e' gettato a mare dal molo del porto di Civitanova. Invano il tentativo di rianimarlo da parte dei soccorritori che hanno recuperato il corpo dopo che alcuni passanti avevano visto l'uomo tuffarsi.

Priorato Madonna di Loreto- Rimini : Adorazione Eucaristica




"Nella santissima Eucaristia Gesù è vivo, è in mezzo a noi, vuole amarci ed essere amato.
Nell'Adorazione Eucaristica Gesù è presente, è con noi: è un momento sublime, di grande intensità e intimità.
Gesù guarda e scruta i nostri cuori, e noi siamo lì, a tu per tu con il Re dei Re, che si fa piccolo e ci prende per mano.
Nell'Adorazione Eucaristica possiamo chiedere tutto a Gesù, guarigioni fisiche e spirituali, protezione e consolazione: Lui non dice mai di no, Lui sa quello di cui abbiamo bisogno".


Fra tutte le devozioni,
questa di adorare Gesù Sacramentato
è la prima dopo i sacramenti,
la più cara a Dio e la più utile a noi.
(Sant'Alfonso Maria de' Liguori)


Priorato Madonna di Loreto - via Mavoncello, 25 - 47923 Rimini
Tel 0541.727767 - fax 0541.312824 - rimini@sanpiox.it


giovedì 4 aprile 2013

VITA PASTORALE SU PAPA FRANCESCO : L'IRREFRENABILE ALBERTO MELLONI !


Esordio impressionante
Si è presentato senza nessuno dei segni del potere papale, non ha mai detto le parole Papa, Pontefice, vicario di Cristo. E ha scelto il nome di un santo non della Chiesa di Roma, scelta audace, che è l’unico santo di tutte le Chiese.

Di papi e concili ne ha detto e conosciuti. Eppure anche Alberto Melloni, docente di storia del cristianesimo e direttore della Fondazione per le scienze reli­giose Giovanni XXIII di Bologna, è rimasto impressionato dalle prime apparizioni di Papa Francesco.
«Il personaggio ha avuto un esordio di pontificato impressionante: ha da­to la sensazione di un passaggio da un grande maestro di teologia a un grande professore di spiritualità.
«Una sequenza travolgente: si è presentato senza nessuno dei segni del potere papale, quando ha parla­to non ha nemmeno indossato la stola, ha distinto in maniera molto netta il suo eloquio dalla sua funzio­ne liturgica di vescovo, non ha mai detto le parole Papa, Pontefice, vica­rio di Cristo, nessuno dei titoli che pure gli appartengono eccetto quel­lo di vescovo di Roma.
Ha fatto una serie di cose molto dotte, e non sor­prende come è giusto che sia per un padre gesuita ben formato, ma sen­za fare il professore, in modo pia­no. Cose che in tutto il mondo cristiano hanno suonato chiare: ha preso il nome di un santo non della Chiesa di Roma, scelta audace, che è l'unico santo di tutte le Chiese, un nome di santità ecumenico».

Uno dei gesti più significativi è stata la richiesta di benedizione al popolo.

«Ha fatto un atto della Chiesa an­tica, una citazione implicita di Ci­priano.
L'antico rito di consacrazio­ne dei vescovi aveva questi due pas­saggi: la dichiarazione di dignità, che ancora si fa nelle Chiese di Oriente e che da noi è stato sostitui­to dall'applauso, segno di unità, del popolo che esercita il sensus fidei.
E il riconoscimento davanti a Dio.
Quel gesto di inchinarsi davanti al popolo, che non si era mai visto né a Roma né in nessuna diocesi.
È un gesto di prepotenza teologica enor­me, che dà un'idea del ministero: sei al servizio di un soggetto che ha una dignità davanti a Dio, se il po­polo prega per te, Dio l'ascolta e ti benedice: se non prega, sei nei guai.
Ha anche citato sant'Ignazio di Antiochia, senza dirlo, parlando del­la presidenza nella carità, non personale di Pietro, ma della Chiesa di Roma : anche qui non esclude la funzione del ministero, ma dice la priorità dell ‘ essere Chiesa. Ha preso in carico la diocesi di Roma.
Ha detto che il suo Vicario l’aiuterà, non che lascerà il suo vicario a badarle. Ha fatto dire le preghiere per il vescovo emerito di Roma, togliendo di mezzo tutte le stupidaggini inventate sul Papa emerito, restituendogli un titolo euguale a quello degli altri.

Cosa l’ha colpita dell’andamento del conclave ?

«Il conclave per la seconda volta, da quando è stato riformato da Giovanni Paolo II, un andamento molto breve. Nel secolo XX c’era stato un conclave copn tre soli scrutini per Pio XII che aveva rappresentato un’eccezioone, un’elezione quasi per ispirazione. Per Pio XI ci vollero 14 scrutini, misura che oggi sembra lugnhissima, ma che era della media. Per Roncalli ce ne vollero 11. Non c'è niente di male se passarono una o due notti in conclave.
E’ buffo ora che gli hanno fatto camere comode ci dormono una sola sera.
Negli ultimi due conclavi l’andamento è stato eugurale.
Sono state scelte le stesse due persone : una volta una ha vinto e l’altra ha perso, questa volta uno si è dimesso e ha vinto l’altro.In questi anni sono venuti fuori solo due nomi dal collegio cardinalizio, eletti a turno.
Da qui al 2033 quando Bergoglio si dimetterà bisognerà trovarne un terzo. ( sottolineatura Nostra N.d.R)

Molti cattolici sono rimasti turbati dalle dimissioni di Benedetto XVI . Come legge questo sconcerto ?

In questi mesi è venuto fuori l’immaginario iper cattolico, è stato detto che con la rinuncia Benedet­to aveva desacralizzato il papato: è stato un gesto di grande libertà, di un uomo che dice di essere troppo vecchio per esercitare un potere supremo e rinuncia per il bene della Chiesa.
L’ufficio non è sacro, è un ministero del vescovo di Roma a cui vengono date delle prerogati­ve.
Un immaginario che è ritornalo in occasione del conclave. Ma, co­me diceva anche Ratzinger in un'in­tervista, non è lo Spirito Santo che sceglie il Papa: lo Spirito ha delle idee, poi sei cardinali sono docili as­secondano lo Spirito, altrimenti fan­no un Borgia.
Mica si sorteggia: ad­dirittura nel '96 Wojtyla ha abolito l'elezione per ispirazione».

I pronostici della stampa sono stati smentiti. Erano fondati?

«Era evidente, quando il conclave stava per iniziare - non conosciamo i numeri e non ci fidiamo di nessun sussurro o di avvoltoi o di iene, ; che abbondano - che c'era un consenso intorno al cardinale di Milano. Che aveva dei pregi, era un italiano e quindi ristabiliva un principio non obbligatorio ma neanche insensato; era un uomo della continuità con Ratzinger, il delfino, per il qua­le sembravano avere una preferenza gli episcopati più compatti. E poi delle reti di collegamento all'inter­no del collegio cardinalizio, l'avven­tura di Communio, che oggi è più fa­mosa, e altre reti di questo genere; un uomo che aveva dalla sua anche il fatto che non era stato nemmeno per un giorno l'uomo di curia.
«Altra caratteristica evidente, al di là del giudizio, era la sua prove­nienza da CI; avrebbe rappresentato una novità che poteva essere supera­ta partendo dal fatto che dal '78 in poi il conclave ha sempre avuto dei primum per cui questa poteva esse­re una prima volta dei movimenti».

Quale sarà la partita dei prossi­mi mesi?

«Mi viene in mente la lettera di don Giuseppe De Luca a Montini do­po l'elezione di Roncalli: "La Roma che tu conosci e dalla quale fosti esi­liato non accenna a mutare come pa­reva che dovesse pur essere alla fine. Il cerchio dei vecchi avvoltoi, dopo il primo spavento, torna. Lentamente, ma toma. E toma con sete di nuovi strazi, di nuove vendette. Intorno al carum caput quel macabro cerchio si stringe. Si è ricomposto, certamen­te".
Nelle cose che ha fatto finora ha dato segno di grandissima autorevo­lezza: non è il Papa ingenuo che non ha capito cosa sta facendo.
«Anche lo svolazzare degli avvol­toi che si sono alzati immediatamen­te intorno a lui non è detto che deb­bano avere molta fortuna. Certo, en­tra in un sistema profondissima­mente malato, e in cui ci sono incro­stazioni di potere fortissime. Rispet­to a queste cose o fa una cosa bruta­le, decisiva e micidiale, ma non mi sembra appartenga al suo stile. Op­pure, come ha fatto papa Giovanni, cercherà di smontarlo poco per vol­ta. Di assorbirne le resistenze: que­sto sarà il suo problema e il suo compito nei prossimi tempi».

Le priorità pastorali che si darà?

«Viene da un'esperienza a Bue­nos Aires di pastorale di strada, di vero lavoro pastorale di vitalizzazione delle parrocchie. E non meraviglierebbe se si dedicasse per dav­vero a questo a Roma.
Poi ha delle scelte da fare: confermare o meno i capi dicastero, il segretario di Sta­to.
Sono scelte importantissime, ne può sbagliare un po', ma non tutte.
Se non riesce a dare un segno di ri­cambio, energico, non sarà facile per lui cavarsela.
La cosa che dovrà decidere è se fare o meno qualcosa che riguarda la collegialità.
Riguar­da lui come tutti i papi dopo Paolo VI.
Deve decidere se vuole essere un altro della lista ormai lunghina, il quinto, di quelli, che non la fanno o il primo di quelli che la fanno».

In che modo?

«Un organo nuovo, di curia, per un ruolo di comunione. Lo può chia­mare senato di comunione, collegio dei capi delle Chiese, Sinodo straordi­nario a cadenza periodica, segreteria del Sinodo straordinario.,. 0 fa un or­gano nuovo o lo ricava da qualcosa di esistente. Questa è una cosa di cui deve dotarsi.
E deve decidere se il se­gretario di Stato deve andare avanti così, continuare a essere un piccolo Papa che fa le cose da solo o no».

Difficile aspettarsi una svolta sul ruolo della donna nella Chiesa o sul celibato sacerdotale?

«Ci siamo abituati a un'idea non fondata che faceva parte della menta­lità di Ratzinger: il terreno della forza della Chiesa era rappresentato dalla quantità di scintille prodotte nello scontro con la secolarizzazione euro­pea nello spazio pubblico. Bergoglio è un uomo che sulle questioni ha una posizione conservatrice, non partico­larmente innovativa - dice che l'em­brione è più povero dei poveri, che il gaymarrìage è d'ispirazione diaboli­ca -, però ha una sensibilità evangeli­ca che è prioritaria rispetto a questo. Come s'è visto in altre circostanze, come con Roncalli, una priorità evan­gelica forte dà ad altre cose, che pure esistono, uno spessore diverso. E que­sto cambia la misura.
«E poi la questione vera della Chie­sa, di tutte le Chiese, è il ministero. Non riguarda solo alcune caratteristi­che dei ministri, legate al tipo e : all'uso che hanno del sesso, ma più in generale a che cosa serve il ministero a chi ce l’ha. Abbiamo presupposto che il ministero ce l’hanno dei maschi celibi.
E c’è una campagna di advocacy che dura da tempo che dice non solo celibi, non solo maschi . Ma è come mettere il collare romano anche a delle femmine sposate. Anche perché poi s’è visto che, com’è successo nella Chiesa anglicana, la cosa non finisce : i maschi gay , sposati o no, donne con compagne …
Il problema vero è a che cosa serve il ministero, perché la sensazione è che spesso serva ad essere esibito dai vescovi , e soprattutto dai movimenti, come fatturato che li abilita a incassare dei bonus : tanti preti mi merito tanti vescovi , o un cardinale o un Papa.
Su questo serve una riflessione molto ampia, non so se Papa Francesco sarà quello che convoca il Lateranense VI. che mi piacerebbe di più del Vaticano III. La sua cattedra è il Laterano, potrebbe andare ad abitare lì.
E non mi meraviglierebbe se ab­bandonasse l'ultimo pezzo del potere temporale che è il Palazzo apostoli­co. Quello che diceva Martini nel '99 è vero: ci sono questioni che vanno al di là del semplice atto dì governo».

Alberto Melloni
E' NORMALE CREDERE OGGI ?- fine - ( pag.11 )

Da : Vita Pastorale N. 4/2013 pagine 8-10 : Speciale Papa Francesco