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Siamo propensi a giudicare l'intolleranza come un difetto di famiglia, una caratteristica della personalità, una distorsione della natura, mentre in realtà dovremmo considerarla un'autentica mancanza del carattere di un essere umano. (....) Ma ciò che maggiormente mi impressiona è il fatto che l'intolleranza - il preconcetto - è sempre presente nella vita di uomini che si ritengono virtuosi. Di solito è la macchia più grande di una personalità che avrebbe tutto per essere gentile e nobile. Molti individui sono quasi perfetti ma, all'improvviso, si ostinano a ritenersi nel giusto riguardo ad alcune cose - e arrivano a perdere la testa. (...) In verità esistono due tipi di peccato: quelli del corpo e quelli dello spirito. In una parabola del Nuovo Testamento, il Figliol Prodigo abbandona la famiglia e si reca in un paese lontano, mentre il fratello più grande rimane accanto al padre. Dopo una serie di disavventure decide di tornare a casa, e il genitore organizza una grande festa in suo onore. (...) il figlio maggiore si rivolta contro il padre ... "Non sono rimasto al tuo fianco per tutto questo tempo, lavorando, mentre lui sperperava la tua eredità?" Se il Figliol Prodigo commette il primo tipo di peccato... il fratello si macchia del secondo. Curiosamente la società dimostra di sapere quale dei due peccati sia il peggiore, e così la sua condanna si abbatte (..) sul Figliol Prodigo. Ma è davvero nel giusto? Non possediamo alcuna bilancia per valutare il peccato degli altri, e "migliore" e "peggiore" sono soltanto due termini presenti nel vocabolario. Ma io vi dico: mancanze sofisticate possono risultare assai più gravi di quelle semplici e ovvie. (.....) L'intolleranza non ha rivali poichè rende la vita amara, distrugge la comunità, cancella innumerevoli rapporti, devasta le famiglie, fa vacillare uomini e donne riguardo alle proprie convinzioni, toglie ogni esuberanza alla gioventù, possiede il potere gratuito di generare miseria. (...)
Determinazione, risentimento, mancanza di carità: .. ecco gli ingredienti dell'intolleranza e del preconcetto. (....)
Dunque non è sufficiente parlare di preconcetti e affrontarli: bisogna arrivare fino ai loro nascondigli, cambiare quanto c'è di più intimo nella loro natura. Soltanto in questo modo i sentimenti di rabbia si esauriranno. E le nostre anime saranno più leggere - non perchè avranno scacciato da sè l'aggressività, ma per il fatto che si saranno aperte all'amore. (...)"
Queste parole le ho tratte dal libro "Henry Drummond, il dono supremo" di P. Coelho, che da poco ho finito di leggere.
E questo è il passo che mi ha colpito e fatto pensare di più... Già, perchè anch'io mi sentivo un po' come il fratello maggiore, anch'io mi indigno... Anch'io mi infervoro e a volte proprio non capisco o non accetto perchè le persone vengono trattate in modi completamente diversi.. Mi indigno per un milione di cose davvero... Mi indigno soprattutto dell'intolleranza e dell'ignoranza che oggigiorno vediamo proprio ovunque.. Ma "l'amore non si indigna".
Provate a pensare a quante volte siamo intolleranti, quante cose non sopportiamo e di conseguenza poi ci poniamo dei limiti... Eh, non è mica facile accettare tutto così com'è, male compreso.. Come si fa? A volte l'unica cosa che si sente dire di fronte a ciò che accade è "Ma Dio dev'essersi proprio dimenticato di questo mondo.."
A volte si, ti viene da pensare così...ma il punto è proprio questo...siamo noi che ci siamo dimenticati del nostro mondo! Siamo noi che tiriamo sempre una linea e diciamo "I buoni di qua, con me, e i cattivi di là.." Siamo noi che ci ostiniamo a dare sempre un giudizio in ogni cosa, altrimenti sembra che quella cosa non sia...
E invece, secondo me, l'inghippo sta proprio qui: ogni cosa, persona, fatto, essere vivente è quello che è, punto e basta. Ognuno ha il suo bagaglio, i suoi problemi, la sua strada, le sue scelte, i suoi errori... E noi chi siamo per dire che è giusto o sbagliato? Noi diamo sempre per scontato che qualcosa debba o non debba essere... Ma la realtà è un'altra.. La realtà è che bisogna scavare nel nostro profondo per scoprire che c'è, per migliorarci, per imparare ad amare realmente.. E poi quando ci saremmo aperti a questo, il giudizio ormai non servirà più.. e non ci interesserà darlo, ma sentiremo solo che una cosa potrà essere più vicina al nostro sentire o più lontana...
Bè, le parole sono parole... Come diceva appunto Drummond, non serve solo parlarne, bisogna scavare.... E perchè noi siamo esseri così fragili, delicati e preziosi come quel fiore della foto, che più che parlare, bisogna vivere per sentire.. Perciò mi fermo qui e lascio che questo passo vi si infili dentro, come ha fatto con me, per far riflettere e cambiare qualcosa in concreto. Mettiamoci in gioco. Io continuo a fare del mio....
E ho aggiunto una piccola chicca.. la musica :) Grazie Stefi per l'ispirazione :)