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"Siamo noi, i proletari, la classe oppressa, che siamo elettricisti e gassisti, siamo noi che conduciamo le locomotive, siamo noi che fabbrichiamo gli esplosivi e foriamo le mine, siamo noi che guidiamo le automobili e gli aeroplani, siamo noi i soldati… siamo noi, purtroppo, che vi difendiamo contro noi stessi. Voi non vivete che per la volontà inconscia delle vostre vittime. State attenti allo svegliarsi delle coscienze…" Errico Malatesta
martedì 30 novembre 2010
domenica 28 novembre 2010
venerdì 26 novembre 2010
giovedì 25 novembre 2010
A te "due cartoni" di Amaro non ti sono bastati eh!!
Umilio Fido, capita poi che la gente perbene, come dici tu, t'incontra al ristorante e ti scartavetra il lifting!!!
Anzi, se la prossima volta inviti a pranzo altri Nani da giardino, noi si gode di più!!!
Per non essere da meno il TGMinzoliniano confonde (CONFONDEEEE???) o meglio FONDE due filmati, quello della protesta dei cittadini dell'Aquila di luglio con quello della protesta e lancio di uova di ieri, degli studenti:
certo che ci vuole una mente eccelsa per rendersi conto che ieri 24 NOVEMBRE forse era un po' freddino per starsene in giro in canottiere e mezze maniche.......vabbè prenderci per il culo, ma non esagerate!!!
lunedì 22 novembre 2010
Si capisce che sono veramente, ma veramente, ma veramente, incazzata come una vipera?
Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino,
io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare!
Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso, mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino,
io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare!
Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso, mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
sabato 20 novembre 2010
giovedì 18 novembre 2010
lunedì 15 novembre 2010
Vi aggiorno
Dall'ic 799 partito 20 minuti fa da Genova dopo un viaggio di due ore e mezzo da Imperia, con una giornata pesantissima addosso, e un viaggio di partenza disastroso, al quale dedicherò un intero post perchè lo merita tutto lo sfacelo in cui versano i treni e le linee della rete ferroviaria italiana, nonchè le splendide carrozze ottocentesche, con un odore di latrina all'aperto, beh...oltretutto la gara non è andata granchè -solo un secondo e un terzo posto.
Insomma, mi girano i coglioni, sono stanca, domattina arrivo e vado direttamente al lavoro, oltretutto in questa carrozza hanno lasciato l'aria condizionata fredda accesa e si gela.. capirete che ora mi faccio un giretto e vado a prendere per le orecchie il capotreno...tanto...addà passà a nuttata.....
Chi me lo fa fare??
La passione. Credo che possa muovere le montagne..
Voi avete mai vissuto di passioni?
Quindi questa sopra non era una lamentela ma una constatazione.
Punto.
Ora chiudo che qui si perde continuamente la connessione e si scarica velocemente la batteria.
Cià!
A momenti migliori!
Insomma, mi girano i coglioni, sono stanca, domattina arrivo e vado direttamente al lavoro, oltretutto in questa carrozza hanno lasciato l'aria condizionata fredda accesa e si gela.. capirete che ora mi faccio un giretto e vado a prendere per le orecchie il capotreno...tanto...addà passà a nuttata.....
Chi me lo fa fare??
La passione. Credo che possa muovere le montagne..
Voi avete mai vissuto di passioni?
Quindi questa sopra non era una lamentela ma una constatazione.
Punto.
Ora chiudo che qui si perde continuamente la connessione e si scarica velocemente la batteria.
Cià!
A momenti migliori!
venerdì 12 novembre 2010
Io parto.
Ma vi chiudo nel Netbook e vi porto con me, stavolta.
E poi non dite che non vi voglio bene
Vi farò trastullare dal lento dondolio del treno.
Vi farò sentire le grida di un palazzo dello sport.
Respirerete l'aria del mare ligure.
E se non mi frantumo tutte le dita, il naso, un occhio, qualche costola e un femore, scriverò quasi in real time l'andamento della competizione, magari con qualche foto a ..corredino.
E non dite "sti cazzi" perchè vi sento!!!
E mi vendico.
E poi non dite che non vi voglio bene
Vi farò trastullare dal lento dondolio del treno.
Vi farò sentire le grida di un palazzo dello sport.
Respirerete l'aria del mare ligure.
E se non mi frantumo tutte le dita, il naso, un occhio, qualche costola e un femore, scriverò quasi in real time l'andamento della competizione, magari con qualche foto a ..corredino.
E non dite "sti cazzi" perchè vi sento!!!
E mi vendico.
mercoledì 10 novembre 2010
Non ho sentito nessuna contestazione!!!
...allora togli il cerume (o il cerone???) dalle orecchie perchè i fischi li ho sentiti anche io da qui....
lunedì 8 novembre 2010
"Se l'allievo supera il Maestro, vuol dire che ha avuto un buon Maestro"
Il mio Maestro ha detto che se domenica prossima vinco la 2^ edizione della Coppa del Mondo per Club, balla il tip tap sul tavolo del presidente della Wuko.
Gli ho risposto che per niente al mondo potrei rinunciare ad uno spettacolo del genere.
Anche perchè il mio Maestro pesa un centinaio di kili....praticamente una scena come questa qua sotto...a parti invertite...
E poi, col sorriso furbetto, fermandomi tra un salto e l'altro, gli ho detto questa cosa qua, che ciò fatto il titolo.
E lui col sorriso un po' compiaciuto ma altrettanto furbetto mi ha detto:
"Si, ma..chi ti ha detto di fermarti per parlare?? Foooorzzaaaaaaaaaaaaaaa........!!!!"
Liguria, sto arrivando.
Gli ho risposto che per niente al mondo potrei rinunciare ad uno spettacolo del genere.
Anche perchè il mio Maestro pesa un centinaio di kili....praticamente una scena come questa qua sotto...a parti invertite...
E poi, col sorriso furbetto, fermandomi tra un salto e l'altro, gli ho detto questa cosa qua, che ciò fatto il titolo.
E lui col sorriso un po' compiaciuto ma altrettanto furbetto mi ha detto:
"Si, ma..chi ti ha detto di fermarti per parlare?? Foooorzzaaaaaaaaaaaaaaa........!!!!"
Liguria, sto arrivando.
venerdì 5 novembre 2010
mercoledì 3 novembre 2010
Kimuchi: L’allievo e il Maestro
Nella tradizione delle arti marziali, per capire il rapporto che si instaura tra allievo e maestro è richiesta una elevata sensibilità e una spiccata attitudine a gestire gli aspetti della pratica legati alla percezione.
Kimuchi esprime il massimo livello della trasposizione di sentimenti positivi tra maestro e allievo dove le sensazioni prendono il posto delle parole.
Arrivare a sentire e provare kimuchi è un traguardo per pochi. L’allievo, quando si iscrive ad un corso di karate non sa niente della pratica, di quello che sarà il rapporto con il maestro.
Se nel suo DNA esiste la possibilità di arrivare a kimuchi, non immagina quanto diventerà importante per lui il maestro. All’inizio dell’insegnamento col nuovo allievo, il maestro non sa se con lui arriverà a kimuchi.
Solo con il trascorrere delle lezioni il maestro si renderà conto se si instaurerà questa situazione positiva.
E’ una prova difficile per l’insegnante ma anche per l’allievo.
Vediamo quali sono gli elementi che concorrono ad ottenere un traguardo così importante.
Il maestro serio, segue tutti allo stesso modo, ed è sempre pronto oltre che a trasfondere la disciplina a capire, assistere ed aiutare anche fuori dal dojo.
Per l’allievo il maestro diventa una figura determinante, rappresenta una sicurezza, la soluzione ad ogni problema. Il maestro che fa capire di avere un grande amore per la disciplina e dimostra continuamente che i suoi allievi sono importanti, nella maggior parte dei casi crea questo rapporto senza rendersene conto.
Per molti allievi diventa un punto di riferimento anche fuori dal dojo.
Spesso al maestro sono confidate cose strettamente personali, vengono chiesti consigli sulle scelte da fare, e questo solo per il fatto che l’allievo ripone in lui una fiducia incondizionata, e sente che è la persona di cui si può fidare.
Per i più piccoli diventa una figura paterna, per i più grandi un fratello, nel massimo rispetto anche un amico che è sempre pronto ad aiutarti.
Tutto questo colloca il maestro in una situazione molto delicata e di grande responsabilità.
Gli allievi si affidano a lui non solo tecnicamente ma anche umanamente e questo il maestro lo sente.
Una volta raggiunto questo livello, per non alterare ciò che di bello è stato costruito, il maestro deve lavorare sempre di più e con attenzione in questo senso per non deludere i propri allievi.
Per questo, deve riuscire ad instaurare col gruppo un rapporto sano sotto ogni aspetto.
Deve continuamente migliorare la capacità di guidare i suoi allievi in una commistione di gentilezza ma anche di fermezza sulle situazioni importanti della pratica.
Deve essere dolce ma implacabile e trasmettere anche nel momento più duro il dispiacere per essere arrivato a dover rimproverare uno o più allievi.
Se serve, il maestro deve essere pronto a non intervenire anche se è difficile, in situazioni scomode e delicate che si possono verificare nel gruppo ed affrontarle in un secondo momento.
Deve essere preparato a tutti i cambiamenti che si presentano durante l’insegnamento legati alle aspettative che hanno alcuni allievi.
Le situazioni della vita cambiano, qualcuno a volte cambia nei confronti del maestro.
Ma questo accade solo quando il rapporto non è mai arrivato a kimuchi.
C’è una grande differenza tra essere vicino al maestro, e affidarsi completamente a lui.
Ad ogni modo, il maestro che ha cercato di svolgere il suo ruolo nella massima onestà non si preoccupa di questi cambiamenti nei suoi riguardi.
Anche situazioni come queste fanno parte del rapporto con gli allievi e si collocano con una certa assonanza nelle vicende di vita anche fuori dall’ambito del karate.
Durante le lezioni, l’instaurarsi di kimuchi, trasmette al maestro una carica enorme e il suo insegnamento arriva ai più alti livelli perché sono gli allievi stessi a chiederglielo senza parlare.
Il linguaggio del corpo si sostituisce alle parole.
Si instaura un meccanismo paragonabile ad una reazione chimica a doppia freccia: il maestro va verso gli allievi e loro verso di lui.
Tutto questo crea un legame sempre più forte (kimuchi) che in alcuni casi è impossibile spezzare.
Kimuchi esprime il massimo livello della trasposizione di sentimenti positivi tra maestro e allievo dove le sensazioni prendono il posto delle parole.
Arrivare a sentire e provare kimuchi è un traguardo per pochi. L’allievo, quando si iscrive ad un corso di karate non sa niente della pratica, di quello che sarà il rapporto con il maestro.
Se nel suo DNA esiste la possibilità di arrivare a kimuchi, non immagina quanto diventerà importante per lui il maestro. All’inizio dell’insegnamento col nuovo allievo, il maestro non sa se con lui arriverà a kimuchi.
Solo con il trascorrere delle lezioni il maestro si renderà conto se si instaurerà questa situazione positiva.
E’ una prova difficile per l’insegnante ma anche per l’allievo.
Vediamo quali sono gli elementi che concorrono ad ottenere un traguardo così importante.
Il maestro serio, segue tutti allo stesso modo, ed è sempre pronto oltre che a trasfondere la disciplina a capire, assistere ed aiutare anche fuori dal dojo.
Per l’allievo il maestro diventa una figura determinante, rappresenta una sicurezza, la soluzione ad ogni problema. Il maestro che fa capire di avere un grande amore per la disciplina e dimostra continuamente che i suoi allievi sono importanti, nella maggior parte dei casi crea questo rapporto senza rendersene conto.
Per molti allievi diventa un punto di riferimento anche fuori dal dojo.
Spesso al maestro sono confidate cose strettamente personali, vengono chiesti consigli sulle scelte da fare, e questo solo per il fatto che l’allievo ripone in lui una fiducia incondizionata, e sente che è la persona di cui si può fidare.
Per i più piccoli diventa una figura paterna, per i più grandi un fratello, nel massimo rispetto anche un amico che è sempre pronto ad aiutarti.
Tutto questo colloca il maestro in una situazione molto delicata e di grande responsabilità.
Gli allievi si affidano a lui non solo tecnicamente ma anche umanamente e questo il maestro lo sente.
Una volta raggiunto questo livello, per non alterare ciò che di bello è stato costruito, il maestro deve lavorare sempre di più e con attenzione in questo senso per non deludere i propri allievi.
Per questo, deve riuscire ad instaurare col gruppo un rapporto sano sotto ogni aspetto.
Deve continuamente migliorare la capacità di guidare i suoi allievi in una commistione di gentilezza ma anche di fermezza sulle situazioni importanti della pratica.
Deve essere dolce ma implacabile e trasmettere anche nel momento più duro il dispiacere per essere arrivato a dover rimproverare uno o più allievi.
Se serve, il maestro deve essere pronto a non intervenire anche se è difficile, in situazioni scomode e delicate che si possono verificare nel gruppo ed affrontarle in un secondo momento.
Deve essere preparato a tutti i cambiamenti che si presentano durante l’insegnamento legati alle aspettative che hanno alcuni allievi.
Le situazioni della vita cambiano, qualcuno a volte cambia nei confronti del maestro.
Ma questo accade solo quando il rapporto non è mai arrivato a kimuchi.
C’è una grande differenza tra essere vicino al maestro, e affidarsi completamente a lui.
Ad ogni modo, il maestro che ha cercato di svolgere il suo ruolo nella massima onestà non si preoccupa di questi cambiamenti nei suoi riguardi.
Anche situazioni come queste fanno parte del rapporto con gli allievi e si collocano con una certa assonanza nelle vicende di vita anche fuori dall’ambito del karate.
Durante le lezioni, l’instaurarsi di kimuchi, trasmette al maestro una carica enorme e il suo insegnamento arriva ai più alti livelli perché sono gli allievi stessi a chiederglielo senza parlare.
Il linguaggio del corpo si sostituisce alle parole.
Si instaura un meccanismo paragonabile ad una reazione chimica a doppia freccia: il maestro va verso gli allievi e loro verso di lui.
Tutto questo crea un legame sempre più forte (kimuchi) che in alcuni casi è impossibile spezzare.
MEGLIO "TUTTI" CHE BERLUSCONI!
devi chiedere scusa alle donne,
ai lavoratori,
ai disoccupati,
ai pensionati,
agli aquilani,
alle vittime dei reati che
sono rimasti impuniti grazie alle tue leggi,
alle vittime di mafia.
Devi chiedere scusa anche ai MAIALI,