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Nella foto: i Baustelle
Riceviamo e volentieri pubblichiamo [1]:
DDM d’impeto, questo giro. Perché ce li siamo giocati una volta per tutte. Perchè "Amen" è stato insopportabilmente ruffiano e plastificato, e mi aspettavo un proseguio sulla scia, sfiduciato e pessimista.
Invece Bianconi è riuscito a fare addirittura di peggio, con questa pulitissima dozzina di canzoncine imbarazzanti. Arrangiamenti magniloquenti, schemi irranciditi, pesantezze e archi a go go, diabete che scorre come un fiume in piena. Un disco sanremese nella peggiore tradizione del termine, che potrebbe essere cantato da Iva Zanicchi o da Orietta Berti.
Dov’è andato a finire il talento melodico e la personalità di "La malavita"? Nel loro capolavoro, i senesi riuscivano a compiere un piccolo grande miracolo di eleganza ed ironia mediterranea, con su tutte "Sergio", "La guerra è finita", "Revolver", "Un romantico a Milano", perle ormai destinate a non essere replicate.
Anche nei primi due acerbi dischetti, perlomeno canzoni come "Gomma" o "Riformatorio" erano spiccatamente pop, ma di quella filigrana luccicante che evitava ogni tipo di banalità.
Ma dopo aver toccato con mano il successo nazionale come autore, Bianconi subisce la classica insolazione alla quale evidentemente non deve essere facile resistere.
Non riesco a salvare proprio nulla di questo disco (a parte forse "Il sottoscritto"). Persino le liriche, da sempre tratto forte del leader, non comunicano proprio un granchè.
Questa entità non è più un baustelle, ma un ricovero per vecchie glorie.
Note e links:
[1] E da chi se non dall'ottimo Webbatici, autore del blog "Tuning Maze"?