mercoledì 17 dicembre 2025

BURATTINI VA IN PENSIONE



Ho atteso che la notizia raggiungesse tutti e che ognuno avesse agio di commentarla come voleva, prima di parlarne anch’io su questo blog. Per chi si fosse distratto, l’immagine qui sopra (un divertente scherzo dell’amico Filippo Pieri) vale come riassunto di quanto accaduto. In ogni caso, ecco la mia ricapitolazione. A pagina 4 dell’albo n° 775 della Collana Zenith (Zagor n° 724), intitolato “I due stregoni”, del novembre 2025, è stato pubblicato il seguente articolo a mia firma.

 
«Esattamente quattordici anni fa, sull’albo “Alligator Bayou” (Zagor n° 556), datato novembre 2011, il sottoscritto inaugurava la prima puntata di questa rubrica che, con il nome “I tamburi di Darkwood”, prendeva il posto della precedente “Postaaa!” gestita da Sergio Bonelli a partire dal 1987 (per la precisione, dal n° 263 del giugno di quell’anno). Il motivo del mio subentro e del cambio di titolo fu, purtroppo, quello della scomparsa, avvenuta poco più di un mese prima, del creatore ed editore dello Spirito con la Scure, appunto quel Sergio a cui so di dovere non soltanto la mia lunga carriera professionale ma anche la realizzazione di tanti sogni coltivati fin da bambino. A lui va soprattutto il mio ringraziamento, per avermi scelto fra i suoi collaboratori, affidandomi prima la sceneggiatura (a partire dal 1991) di molte delle storie del suo personaggio di maggior successo, e il mio più amato, e poi la cura redazionale del parco testate legato alla figura dell’eroe di Darkwood, incarico di cui porto la responsabilità da ben diciotto anni, e dunque dal 2007. Avrete già capito che se mi rivolgo a chi mi legge in un modo così particolare è perché c’è di mezzo un motivo altrettanto particolare. E’ probabile, anzi, che già lo conosciate dopo l’annuncio dato da me personalmente durante la recente edizione di Lucca Comics & Games, la più importante kermesse fumettistica italiana, durante la quale varie sono state le iniziative legate a Zagor e tanti i lettori che ho incontrato. Ciò a cui è stato dato ufficialità è il passaggio di consegne da parte mia sia della titolarità di questa rubrica, sia della supervisione complessiva dei futuri albi dello Spirito con la Scure, a un nuovo curatore. Il motivo è semplicemente quello di un ritiro, assolutamente volontario ma anche suggerito dalle evidenze anagrafiche (il tempo passa per tutti) dalle fatiche del lavoro redazionale, allo scopo di dedicarmi totalmente alla scrittura, di fumetti e di altro. Ciò significa che smetterò di sedere pressoché quotidianamente alla mia scrivania negli uffici della Casa editrice in via Buonarroti, dove sono stato chiamato a dare il mio contributo nel lontano 2001, facendo del mio meglio perché tutti gli albi del Re di Darkwood giungessero in tempo in tipografia e puntuali in edicola, il più possibile rispettosi dello standard qualitativo richiesto dalla tradizione bonelliana, ma non smetterò di sceneggiare le storie che mi verranno richieste, finché lo saranno. Del resto la mia è una vita passata a scrivere e sicuramente fra cento anni morirò lasciando su un foglio una frase a metà. Cedo la cura di un personaggio in buona salute e caratterizzato da una invidiabile e inintaccabile vitalità, a dispetto dei sessantacinque anni che festeggeremo il prossimo giugno. So di aver dato il massimo perché la leggenda di Za-Gor-Te-Nay continuasse ad appassionare i nostri lettori, in Italia e in tanti Paesi del mondo. Spero di incontrare ciascuno di voi da qualche parte perché comunque rimarrò nei paraggi, e sono certo di affidare il mio posto in redazione al migliore dei curatori possibile, il mio fraterno amico Antonio Serra, a cui faccio tutti gli auguri del caso. Grazie a lui, che dal prossimo mese firmerò questa rubrica, a Davide Bonelli, a Michele Masiero, a Simone Airoldi e a tutti i colleghi (di ieri e di oggi) di via Buonarroti, con cui ho condiviso grandi soddisfazioni… E grazie, in particolare, ad Alessandro Piccinelli, autore dell’eloquente disegno che vedete qua sotto. Infine, grazie soprattutto a voi che mi avete seguito per tanti anni e che mi auguro continuerete a leggermi, dovunque mi capiterà di scrivere.»
 
Disegno di Alessandro Piccinelli

 

Nel testo, come avete potuto vedere, faccio riferimento a un incontro con il pubblico che ha avuto luogo il 30 ottobre in occasione dell’edizione 2025 di Lucca Comics & Games, durante il quale ho annunciato appunto il mio “ritiro” dalla cura del parco testate legate a Zagor e dal lavoro  redazionale. In quella stessa occasione sono stati mostrati due video: uno di autopresentazione e di saluto di Antonio Serra, nuovo editor, e uno realizzato da Alex Dante che faceva scorrere le immagini della mia, diciamo così, carriera. L’intero panel (così sembra si chiami oggi questo tipo di conferenze) è visibile sul sito Bonelli e per assistervi vi basterà cliccare su questo link. 

Mi pare che ne sia uscita fuori una cosa simpatica e divertente: grazia a Luca Del Savio che mi ha supportato e ai tanti amici lettori che prima e dopo l’evento mi hanno manifestato affetto -  persino gratitudine. Qualcuno si è addirittura commosso.
 
 
Lucca 2025: Antonio Serra si presenta in un video (con me, Luca Del Savio
 
 
A proposito di commozione e di colleghi, il video di Alex Dante mostrato a Lucca era stato confezionato in giugno per venire proiettato durante un piccolo rinfresco allestto in via Buonarroti a Milano, annunciato dal cartello che potete vedere qua sotto. Grazie all'Intelligenza Artificiale (non istruita da me) per avermi pettinato e rinfoltito i capelli.
 
 

Pochi giorni dopo l'evento lucchese, il sito “Fumettologica” mi ha dedicato un articolo intitolato “L’uomo che ha guidato Zagor per 18 anni”, e una intervista curata da Andrea Fiamma. Potete leggere tutte le sue domande e tutte le mie risposte cliccando sul seguente link. 
Di seguito estrapolo i passaggi che mi sembrano più interessanti nel contesto di questo résumé.
La mia collaborazione con la Sergio Bonelli Editore è iniziata nel 1990 come autore di sceneggiature, che scrivevo da casa, in Toscana. Nel 2001 mi è stato proposto di lavorare in redazione, a Milano, con un orario che mi permettesse però di continuare a sceneggiare fumetti in quanto, evidentemente, si riteneva utile il mio contributo sia come redattore che come autore. Un appassionato del fumetto bonelliano come me non poteva desiderare di più. Inizialmente ho fatto da assistente a Mauro Boselli (impegnatissimo sui tre fronti di Dampyr, Tex e Zagor), poi, dopo aver imparato il mestiere da lui, dal 2007 mi è stata affidata la cura del parco testate dello Spirito con la Scure. Dopo diciotto anni in cui mi sono assunto, e mi è stata data, la responsabilità di consegnare in tempo utile per la stampa tutti gli albi Zenith e i numerosi supplementi e di farli uscire puntualmente in edicola rispettando per quanto possibile lo standard qualitativo bonelliano, ho cominciato a sentire il peso del lavoro redazionale (il tempo passa per tutti, gli acciacchi aumentano per chiunque). Mi è sembrata insomma cosa buona e giusta lasciare la mia scrivania in ufficio per dedicarmi serenamente a scrivere fumetti (e altro) da quella di casa. Perciò, avendo maturato (grazie anche a dieci anni di lavoro precedente presso un’altra società) i requisiti per ritirarmi, d’accordo con la Casa editrice, ho concordato le modalità per un progressivo passaggio di consegne, che è divenuto effettivo con l’inizio di novembre. Ho scritto infatti proprio per l’albo Zenith uscito immediatamente dopo Lucca Comics & Games 2025 il mio ultimo redazionale della rubrica “I tamburi di Darkwood”, con il quale ho salutato i lettori e ringraziato la famiglia Bonelli, i direttori e i colleghi tutti, quelli di oggi e quelli di ieri, tra i quali ho trovato grandi amici. 

Mi è stato chiesto dalla direzione di indicare chi, secondo me, avrebbe potuto prendere il mio posto, fra i colleghi della redazione. La successione avrebbe dovuto essere risolta, insomma, scegliendo fra le risorse interne. Il caso ha voluto che nello stesso momento fosse rimasto vacante anche il seggio del curatore di Tex, essendo andato in pensione Mauro Boselli. Perciò, chi ha deciso il cambio di editor per Zagor ha dovuto tener conto anche della nuova gestione texiana. Fra i nomi che ho suggerito, valutando le mansioni in corso e la disponibilità ad accettare il nuovo incarico, ho fatto quello di Antonio Serra, mio grande amico, a lungo mio vicino di scrivania in ufficio, professionista di grande esperienza. 
 
Quando ho cominciato a sceneggiare Zagor, il personaggio sembrava non avere più niente da dire, aver fatto il suo corso e il suo tempo. Sergio Bonelli era scettico e pessimista circa il destino della testata e di questo suo pessimismo raccolsi io stesso testimonianza quando realizzai, con lo staff della fanzine “Collezionare”, la lunga intervista poi apparsa nel 1990 su uno Speciale della rivista dedicato a Zagor. “Il personaggio – disse Sergio – ha fatto il suo tempo. Più di così non può dare, è un eroe esaurito come tanti altri. Per cui anche come editore, se ho voglia di fare qualcosa, trovo un po’ avvilente accanirmi su cose vecchie e preferisco dedicarmi a progetti nuovi”. Credo che Bonelli avesse ragione a non attendersi miracoli e a prospettare solo un lento, anche se onorevole declino per il suo eroe. Non vorrei attribuirmi più meriti di quanto mi spettino, casomai dividerli con Mauro Boselli o darne a lui la parte maggiore, però di lì a poco cominciò il cosiddetto “rinascimento zagoriano” che rilanciò il personaggio. Ma, soprattutto, a distanza di trentacinque anni dall’intervista di cui abbiamo parlato, lo Spirito con la Scure esce ancora con dodici albi l’anno della serie regolare più una decina di speciali, extra e supplementi, e gode di una invidiabile vitalità: nel giugno del 2026 ne festeggeremo il sessantacinquennale. Insomma, il mio obiettivo era non far chiudere Zagor e renderlo in eroe evergreen, e al momento della mia uscita dal campo la mia squadra è in vantaggio.
 
Ha senso parlare di uno “Zagor di Burattini”? Forse sì, alla luce dei fatti, valutando trentamila tavole sceneggiate e centonovanta storie pubblicate. Inizialmente il mio intento era quello di imitare Nolitta, mimetizzare le mie storie quasi che non si dovessero riconoscere rispetto alle sue. Ovviamente non avevo speranza di essere confuso, però sarei stato felice di riuscire almeno ad assomigliargli. Con il tempo, inevitabilmente, la mia personale “calligrafia” è venuta fuori e ho iniziato a diversificarmi, anche perché i tempi cambiano e bisogna adeguarsi a ciò che si legge, si vede, si sente. Tuttavia lo sceneggiatore di Zagor non può non essere in qualche misura nolittiano senza tradire la stessa essenza dell’eroe.  Fare i conti con Guido Nolitta è inevitabile, tuttavia non è necessario identificarsi con lui e prenderlo pedissequamente ad esempio anche quando scriveva in anni lontani per un pubblico di ragazzini molto più disponibili dei lettori di adesso a lasciarsi in incantare. Si tratta di attualizzare la lezione nolittiana adattandola ai tempi senza tradirla. Così,  sono andato creando uno “stile Burattini” che si è evoluto nel tempo. 
 
 


Infine, almeno per il momento, i curatori della rivista “SCLS Magazine”, prozine tutta dedicata a Zagor, mi hanno chiesto un articolo da pubblicare sul n° 31 (novembre 224) destinato a salutare i loro lettori, ma anche a fornire spiegazioni. Volentieri ho scritto un pezzo intitolato “Meglio presto che mai” (sottinteso: in pensione). Sono stati anche pubblicati ricordi, aneddoti,  manifestazioni di stima di alcuni amici come Giampiero Belardinelli, Stefano Bidetti, Massimo Manfredi, Giuseppe Pollicelli e Marco Verni (che ringrazio di cuore). Vi invito a procurarvi la rivista, perché ne vale realmente la pena al di là del mio intervento (il quale occupa del resto soltanto due delle 190 che conta la pubblicazione). 
Potete saperne di più visitando il sito www.sclsmagazine.it
Tuttavia, ecco di seguito un breve estratto del mio saluto, a mo’ di trailer.
 
No, non mi hanno licenziato: sono andato in pensione di mia spontanea volontà, almeno come dipendente della Casa editrice, il che non significa che smetterò di collaborare con gli uffici di via Buonarroti. Qualche tempo fa, fatti due conti, mi sono accorto di aver lavorato tanto quanto basta per maturare il diritto a starmene a casa, dove continuare a scrivere fumetti (e altro) senza sobbarcarmi della fatica che comporta la cura redazionale delle duemila tavole di Zagor da mandare in stampa ogni anno, rispettando i tempi di consegna in tipografia e di uscita in edicola. Il tempo passa per tutti e sono un po’ stanchino. Meglio andare in pensione presto, piuttosto che mai. Del resto ho sulle spalle non soltanto le 168 puntate de “I tamburi di Darkwood” (più tutti gli editoriali dei vari Speciali, Maxi, Più, Bis, Color e Classic) ma anche e soprattutto la curatela dello Spirito  con la Scure dal 2007 a oggi, cioè diciotto anni consecutivi. A questo lungo periodo di grande responsabilità vanno aggiunti altri sei anni (dalla primavera 2001 a tutto il 2006) in cui, precettato da Decio Canzio che vedeva in me un passabile redattore, ho lavorato come assistente di Mauro Boselli, imparando il mestiere da lui. Ma la mia collaborazione con la Casa editrice risale al 1989, quando cominciai a sceneggiare “Pericolo mortale”, la storia, affidata a Gallieno Ferri, del mio esordio zagoriano, destinata a uscire nel maggio del 1991. Da quel momento alla fine del 2025 ho visto arrivare in edicola oltre trentamila tavole a fumetti sotto l’egida bonelliana, corrispondenti a quasi duecento avventure, illustrate da circa sessanta diversi disegnatori. Attualmente sono al quinto posto nella top five, degli sceneggiatori più pubblicati dalla Bonelli in tutta la sua storia. Devo questi dati al mio amico Saverio Ceri, che stila classifiche del genere per “Dime Web” e che non manca mai di infornarmi quando supero un certo giro di boa. D’ora in poi sarà necessario fare riferimento, per quanto riguarda i contatti con la redazione, a chi ha preso il mio posto come curatore, ovvero il buon Antonio Serra (a cui vanno i miei auguri e a cui cedo la supervisione di un personaggio rimasto straordinariamente in forma nonostante l’età). Ma per tutto il resto, finché gli zagoriani mi inviteranno, sarò lieto di unirmi al gruppo. Grazie per avermi accettato fra voi, condividendo esperienze bellissime. E, sia che la riteniate una bella notizia, sia che preferireste che mi dedicassi soltanto a guardare i cantieri, continuerò a sceneggiare Zagor – per mille scalpi!
 
 
Disegno di Joevito Nuccio

 

A proposito di cantieri, ecco qui sopra un disegno realizzato da Joevito Nuccio, che me lo ha portato in regalo a Misterbianco, una località nei pressi di Catania, dove sono stato ospite di una kermesse ludico-fumettistica, "Sicilia Game Expo". Oltre a lui c’erano Walter Venturi, Luigi Siniscalchi e Valentina Romeo, che a loro volta mi hanno fatto omaggio di disegni divertenti, mentre al termine di una sorta di festa a sorpresa, l’amico Marco Grasso mi ha persino fatto trovare una torta. Altri amici, sia quelli del gruppo “Tempio della Nona Arte” (capitanati dal baldo Tindaro Guadagnini) sia quelli che si autodefiniscono “Bonelliani Siculi” (che io identifico soprattutto in Enzo De Maria), mi hanno festeggiato dedicandomi iniziative di vario tipo, tra cui una graditissima targa (potete vedere più in basso la foto) e rinnovandomi affetto e fratellanza. Tanti, anche in questo caso, i lettori che sono venuti a salutarmi. 
 
La torta catanese (Tempio della Nona Arte) con il disegno di Walter Venturi

Adesso però, ecco i buoni propositi per il futuro: questo nuovo articolo postato su “Freddo cane in questa palude” dopo alcuni (troppi) mesi di silenzio, non rimarrà isolato: il blog riprenderà a pubblicare articoli con una certa frequenza e regolarità (vedremo quali). Intanto, mi sembra di avervi dato fin troppo da leggere, grazie per essere arrivati fin qua.
 
 

Disegno di Luigi Siniscalchi

 

 

Targa ricevuta durante Sicilia Game Expo '25 dal Tempio delle Nona Arte

Con Valentina Romeo

Disegno di Valentina Romeo

 

 
Sicilia Game Expo 2025: 
 Joevito Nuccio, Val Romeo, Moreno Burattini, Marco Grasso e Walter Venturi 




Lungomare di Catania, novembre 2025. Il riposo del guerriero.

 



giovedì 4 settembre 2025

ZAGOR IN PERU'

 



Gentile sig. Burattini, 
mi chiamo Filippo, ho 32 anni, insegno italiano e latino al liceo. Di recente sono stato in Perù e prima di partire mi sono ricordato che, una volta, c'era stato anche Zagor. Così ho recuperato, messo in valigia e, durante il lungo volo, riletto con attenzione gli albi Zenith 562-565 scritti da lei e visualizzati da Giuseppe Prisco. Ebbene, una volta sbarcati a Lima, vignette e realtà si sono richiamate, sovrapposte e intrecciate: la vera magia della letteratura disegnata! Le immagini che allego (e spero siano di suo gradimento) ne sono la prova, così come sono la prova che i buoni fumetti (come quelli da lei scritti) hanno, tra gli altri, un meraviglioso pregio: quello di farti sentire a casa anche dall'altra parte del mondo.

Complimenti sinceri, 

Filippo
 
 
Ringrazio Filippo per l'invio delle immsagini che seguono.  La lettera allegata e riportata in qui sopra mi riempie di legittima soddisfazione. Qualcuno forse comincerà a farsi un'idea del lungo e faticoso lavoro di documentazione necessario per realizzare storie come quelle ambientate in Perù o nella Terra del Fuoco, due momenti della "trasferta sudamericanna" - che è una delle cose migliori a cui ho collaborato. Ne ho scritto in questi articoli:
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 


 


 


 

 

mercoledì 11 giugno 2025

LA LEGA DELLE SEI NAZIONI


 
Moreno Burattini
Darko Perovic
LA LEGA DELLE SEI NAZIONI
Sergio Bonelli Editore
2025, cartonato
72 pagine, 21 euro

Con “La Lega delle sei nazioni” la miniserie “Le Origini” giunge al suo ottavo episodio, su dieci previsti. I testi sono miei, i disegni di uno strepitoso Darko Perovic valorizzati dalla colorazione di Daniele Caramanico e Viola Coldagelli (coordinati da Emiliano Mammucari), la copertina porta la firma di Michele Rubini
 
 


Dopo aver ripercorso, nei primi sei volumi, l’arco narrativo che fu di “Zagor Racconta…” (un classico di Nolitta e Ferri del 1969), dal settimo in poi “Le Origini” ricostruiscono alcuni capitoli della vita di Patrick Wilding in cui lo Spirito con la Scure, vestiti i panni del giustiziere (una sorta di peacekeeper armato), affronta le sue prime avventure da eroe solitario, senza avere al suo fianco l’amico Cico, che incontrerà soltanto nel decimo volume. In questo periodo di “rodaggio”, Zagor comincia a consolidare la sua fama e a creare la propria leggenda. 
 
Un capitolo fondamentale è quello che vede nascere dell’amicizia fra lui e Tonka, sakem dei Mohawk, già visto (in un ruolo marginale) nell’episodio “L’eroe di Darkwood” (“Le Origini” n° 6). Gli eventi che portano i due a stringere un indissolubile sodalizio, pur nella diversità dei loro ruoli, sono narrati nel 1993 nello Speciale n°6, "La congiura degli dei", scritto da Mauro Boselli e illustrato da Carlo Raffaele Marcello. Perciò, la sfida per me e Darko Perovic è stata quella di realizzare un remake che raccontasse in 60 tavole, con qualche elemento di novità, quello che Boselli aveva narrato in 128, contando anche sulla potenza evocativa dei colori. Lo spiega bene un articolo apparso sul sito Bonelli,  “L’arte del remake”, come potete leggere cliccando sul titolo. 

 
Qui di seguito trovate un estratto della mia postfazione al volume, con qualche indicazione circa l’episodio successivo.

Dal primo volume della miniserie “Le Origini” fino al sesto, le storie che si sono susseguite hanno ripercorso la trama di “Zagor Racconta”, avventura datata 1969, scritta da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e illustrata da Gallieno Ferri. Agli avvenimenti di quella memorabile narrazione retrospettiva sono stati intessuti i fatti del periodo in cui lo Spirito con la Scure si chiamava ancora Patrick Wilding e non aveva vestito i panni del giustiziere, noti grazie ad albi come “Darkwood Anno Zero”, “La leggenda di ‘Wandering Fitzy”, “La giustizia di ‘Wandering Fitzy” (ma anche raccontati al romanzo “Zagor” di Davide Morosinotto). Quasi un gioco a incastro, che però è servito a dipanare secondo un filo logico narrativo gli elementi di un vero e proprio “romanzo di formazione”, seguendo la genesi di un eroe dall’infanzia fino al momento in cui sceglie la missione a cui dedicare la sua vita. Lo stesso arco temporale, appunto, tracciato dai creatori del personaggio nel loro classico evergreen. Con il settimo volume de “Le origini”, però, abbiamo cominciato a uscire dal seminato: venuto meno l’ “ipse dixit” nolittiano, i punti di riferimento per proseguire il racconto sono stati cercati in quanto narrato da altri autori o del tutto immaginati ex novo. 

Che la narrazione abbia ampi spazi per proseguire, non ci sono dubbi: ci sono da raccontare tutti i mesi (o gli anni) in cui Zagor consolida la propria immagine e crea la sua leggenda presso gli abitanti di Darkwood, prima dell’incontro con Cico. Nel corso dei decenni (la saga si misura infatti su questo tipo di ordini temporali) sono stati numerosi gli albi che hanno raccontato alcune avventure del giovane Patrick o dei primi tempi vissuti da solo dal neo Spirito con la Scure, là nella capanna nella palude, in una sorta di interregno o “terra di mezzo”. Scegliendo quali di questi episodi inserire nei volumi della nostra miniserie destinata ad allungarsi proseguendo la numerazione fino alla decima uscita, ci è parso giocoforza inserire come settima puntata, indispensabile punto di passaggio, la narrazione dei fatti che hanno portato Zagor a costruire proprio su un certo isolotto in mezzo all’acquitrino il suo inconfondibile alloggio, e abbiamo attinto a quanto spiegato in una storia pubblicata sull’album di figurine dedicato dalla Panini all’eroe di Darkwood. Adesso, inevitabilmente, giunge il momento in cui raccontare come lo Spirito con la Scure e Tonka, il sakem dei Mohawk, si sono incontrati la prima volta stringendo una amicizia destinata a farsi indissolubile. 

Questi avvenimenti sono stati narrati la prima volta nello Speciale Zagor n°6, intitolato “La congiura degli dei”, datato 1993, sceneggiato da Mauro Boselli e illustrato da Carlo Raffaele Marcello. Quell’apprezzatissimo fuori serie contava 128 tavole, e chi l’ha letto sa quanto fosse denso di avvenimenti, al punto che volendo farne il puntuale remake, addirittura approfondendo certi snodi, sarebbero state necessarie il doppio delle pagine messe a disposizione dal formato de “Le origini”. La sfida per il nuovo sceneggiatore (il sottoscritto) chiamato a render conto di una trama tanto complessa è stata dunque quella di riuscire a farlo nella metà dello spazio, senza danneggiare il racconto originale. Giudicherete voi se l’obiettivo è stato raggiunto, ma sappiate che è a questa difficoltà che si devono alcuni cambiamenti (non sostanziali) dei fatti narrati. Del resto, come già accadeva in “Zagor Racconta”, ciò che si legge ne “La congiura degli dei” è la narrazione in flashback di qualcuno che rievoca i propri ricordi, e non sempre la memoria dice il vero, o le ricostruzioni sono precise, soprattutto se fatte da chi è stato emotivamente molto coinvolto in ciò che sta raccontando, in questo caso Tonka. Il prossimo volume de “Le origini”, invece, proporrà avvenimenti in gran parte inediti, a compensazione di quanto già noto, per quanto rielaborato, è contenuto in questo.
 
 

 


martedì 10 giugno 2025

DUE MINUTI DI SCENEGGIATURA

 
 
 

 
L'amico Davide Aicardi mi ha gentilmente ospitato, con una puntata speciale, sul suo podcast "Due minuti di sceneggiatura", nell'episodio del 17 febbraio. L'invito, e la sfida, era a raccontare la mia esperienza di sceneggiatore in due minuti (o poco più). Potete ascoltare il mio contributo su Spotify, cercandolo all'indirizzo indicato da questo link. Se volete, invece, leggerlo, eccolo trascritto per voi qui di seguito.
 
 
DUE MINUTI DI SCENEGGIATURA
di Moreno Burattini

Raccontare la sceneggiatura in due minuti dopo quaranta anni che sceneggio è una bella sfida ma non troppo diversa dal far stare una storia a fumetti in dieci tavole, o in quattro, in due, in una.
Cosa che mi è successo di dover fare.
Quarant’anni che sceneggio vuol dire anche che sono vecchio e probabilmente troppo vecchio per insegnare qualcosa ai troppo giovani, dato che quando ero piccolo il mondo me lo spiegavano gli anziani e ora che sono anziano io mondo me lo faccio spiegare dai miei figli. In pratica è una vita che del mondo non ci capisco niente.
Tuttavia, se proprio ci tenete al mio parere, per sceneggiare un fumetto servono due cose. La prima, avere un piccolo (o grande) talento di affabulatore.
Bisogna cioè essere bravi a inventare storie e, soprattutto, a saperle raccontare. Io non ho particolari talenti, probabilmente solo due, uno è raccontare storie e l’altro non si può dire.
Non so mettere le mani in un motore, non so ballare, non so giocare a tennis, però fin da piccolo mi sono accorto che sapevo inventare storie con un capo e una coda e se le raccontavo qualcuno mi stava a sentire. Saper farsi ascoltare vuol dire saper quanto farla lunga, quando fermarsi nel momento giusto, quando inserire una accelerazione magari brusca, quando una battuta.
Vuol dire descrivere personaggi interessanti e diversi fra loro, ognuno caratterizzato da una personalità e uno scopo, anche prendendoli in prestito dalle tante maschere della commedia dell’arte (si impara presto a manovrare figure archetipiche senza neppure essere coscienti di stare facendolo, istintivamente, sulla base di ciò che si è letto).
E qui arriviamo alla seconda cosa che è necessaria, anzi: indispensabile. L’aver letto. Non si sceneggiano fumetti se non si sono letti tanti fumetti. Di tutti i generi. Bisogna arrivare a pensare a fumetti, vedersi una tavola già disegnata (da un altro) prima ancora di averla scritta. Bisogna essere consapevoli che il fumetto ha una storia, che ci sono stati dei maestri immensi, dei giganti sulle cui spalle appoggiamo i piedi. Aver letto tanti fumetti e tanti maestri dovrebbe portarci alla consapevolezza che i fumetti si fanno appunto per chi li legge, e non per noi stessi. I fumetti raccontano una storia agli altri.
L’affabulatore è un cantastorie che raduna la gente del paese in una piazza e narra avventure. Poi passa con il cappello e riceverà tante più monetine quanto più avrà emozionato e divertito il suo pubblico. Perché i fumetti si fanno con uno scopo soltanto: trasmettere emozioni. Da noi, a chi ci legge. Con i tempi giusti, le pause giuste, le accelerazioni giuste. Così saremo letti e qualcuno di chi ci legge imparerà da noi i trucchi del mestiere. E così via, per l’eternità, da Omero a Zerocalcare.


sabato 5 aprile 2025

SINISTRA PROFEZIA

 

 
E' consuetudine che, su questo blog, vi segnali le cose mie uscite in edicola o in libreria, o comunque iniziative che mi riguardano o in cui ho messo lo zampino. Dunque eccomi a parlare di una breve storia inedita, realizzata da me e da Alessandro Chiarolla, che è servita (almeno si spera) ad attirare l'attenzione su un nuovo "collaterale da edicola" targato RCS (quindi in allegato al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport". Il racconto è suddiviso in due puntate, la prima intitolata "Sinistra profezia", la seconda "Il killer misterioso", e pubblicato nel formato a striscia tipico degli albetti a fumetti degli anni Cinquanta e Sessanta (più la seconda metà dei Quaranta). Entrambe le puntate si presentano con una cover di Joevito Nuccio, già visto all'opera come copertinista con le otto uscite della Collana Aquila datate 2024.
 
Moreno Burattini e Sandro Chiarolla nel gennaio 2025

Di quale "collaterale" stiamo parlando?  Di una collezione, distribuita per la prima volta in edicola a partire dal 27 febbraio 2025,  dedicata alla ristampa anastatica delle strisce della “Collana Lampo”, la serie che pubblicò il primo albo di Zagor, intitolato “La foresta degli agguati” e datato 15 giugno 1961. La collana, quindicinale,  uscì fino al 1970 e alla fine risultò composta di 239 albetti, distribuiti in quattro serie. In leggero anticipo sui festeggiamenti del sessantacinquennale (ma sicuramente inseribili nel contesto delle iniziative legate all’anniversario), le strisce dell’eroe di Darkwood sono dunque tornate in edicola in una collana che sarà composta da ben 119 uscite (due albetti per volta, contenuti in un blister). 
 
Per saperne di più e leggere qualche commento in proposito, potete cliccare sul link sottostante, ce rimanda all'articolo dedicato all'evento da uBC.

https://magazineubcfumetti.com/2025/03/08/le-strisce-di-zagor-gruppo-rcs/ 

 


Due parole su "Sinistra profezia". Trattandosi di una storia necessariamente breve (72 strisce per ognuna delle due puntate, equivalenti a 48 tavole Zenith), io come sceneggiatore e Chiarolla come disegnatore, ci siamo rifatti al tono "leggero" di certe avventure nolittiane del periodo di "rodaggio", quello che va da il ritorno di Bonelli figlio ai testi della Collana Lampo (maggio 1963) alla definitiva maturità del personaggio, che mi pare possa considerarsi raggiunta con "I cacciatori di uomini" (novembre 1966). Fra queste due date i lettori si imbattono in storie come "Gentiluomo... ma non troppo" e in personaggi come "Smiling" Joe o Beniamino Clinton, che propongono trame avventurose ma vivacizzate da comparse divertenti (comparse, beninteso, che in alcuni caso sono entrati a far parte del microcosmo zagoriano, come Kruger e Meyer, Bat Batterton e "Digging" Bill). "Sinistra profezia" vorrebbe inserirsi, insomma, in quel filone lì. Vi compare una indovina, Zefira, che si dice in grado di predire il futuro. Secondo me, la gag con Cico (a cui viene letta la mano) è abbastanza divertente, così come spero che risulti convincente la spiegazione "razionale" data da Zagor su una previsione che lo riguari rivelatasi esatta. 

Per leggere la storiella, per il momento occorre procurarsi i blister con le prime due uscite della serie RCS (che propongono i primi quattro albi anastatici e regalano il racconto inedito di cui abbiamo parlato). Una ricerca in Rete vi permetterà facilmente di acquistarli on line. Non so se in un futuro, prossimo o remoto, ci sarà una ristampa su un albo Bonelli, mi pare però che l'oggetto in sé, cioè l'albetto a striscia dal sapore d'antan e così simile allo schermo di un cellulare, valga la pena di essere maneggiato, letto e collezionato.

Di questo tipo di piacere abbiamo parlato in occasione della prima serie a striscia inedita degli anni Duemila (la prima dopo la chiusura della Lampo nel 1970), denominata "Collana Scure", cliccate qui per leggere cosa ci dicemmo.

http://morenoburattini.blogspot.com/2018/04/striscia-lavventura.html




 

 

 

sabato 15 marzo 2025

DUE RISPOSTE




Un lettore, di cui non conosco il nome ma che ringrazio per il garbo con il quale mi si è rivolto, mi ha posto due domande al termine di un incontro con il pubblico, tenuto da me e da Alessandro Piccinelli, svoltosi venerdì 28 febbraio 2025 a Sesto San Giovanni, nei pressi di Milano. L’incontro, organizzato per il Comune di Sesto dal bravo Sergio Tulipano, è stato coronato da un grande successo di pubblico, con molte domande da parte degli intervenuti. Tuttavia, il lettore che ha avanzato le sue due per ultimo lo ha fatto parlando soltanto con me, a conferenza già finita, e mentre ero impegnato nel firmare, con Piccinelli, le copie di una stampa data in omaggio agli intervenuti (riproducente un disegno dello stesso Alessandro, che vedete qua sopra). Mi pare pertanto utile riferire qui le mie risposte, a vantaggio di avesse gli stessi dubbi e perplessità o, più in generale, fosse interessato all’argomento. 
 


Proverò a riassumere con parole mie il senso delle domande, almeno per come le ho capite, assicurando la mia completa buona fede nel riferirle. La prima questione riguarda la storia “Una ragazza in pericolo” (Zagor n° 685 e n° 686, del 2022), di cui ci siamo occupati con due articoli pubblicati su questo blog - e che potete leggere o rileggere cliccando qui e cliccando qua. Una storia che ha suscitato molte reazioni, e che, a giudicare dai commenti raccolti, ha emozionato parecchi lettori.



Secondo il lettore, un aspetto di quel racconto rappresenterebbe uno dei punti più bassi della mia attività di sceneggiatore. Egli sarebbe stato infastidito dalla velocità con cui Zagor passa dal rifiutare la relazione d’amore dopo la dichiarazione di Jenny, al sembrare straziato dalla sua morte come il più coinvolto degli innamorati. “Ma se la conosceva appena!”, dice il lettore, ritenendo che per innamorarsi così sarebbe stata necessaria una frequentazione ben più assidua.

Ora, l’obiezione è alquanto bizzarra per tutta una serie di motivi. Il primo, che riferisco quasi per scherzo (ma in fondo scherzo non è), è che esiste il colpo di fulmine, spunto per infiniti romanzi, racconti, poesie, film, canzoni e aneddoti raccontati fra amici. Persino Sandokan si innamora della Perla di Labuan al primo sguardo, addirittura avendone soltanto sentito parlare (lascia Mompracem pur di andarla a vedere dopo che Yanez gliel’ha descritta). Il secondo motivo è che se io chiedessi allo stesso lettore perplesso qual è la storia d’amore riguardante Zagor rimasta nella memoria e nel cuore di tutti gli zagoriani, inevitabilmente (credo) mi risponderebbe: quella con Frida Lang. Ecco, vorrei sapere in che modo si potrebbe definire “assidua” la frequentazione fra lo Spirito con la Scure e la nobildonna austriaca. 
 

Ma arriviamo al terzo motivo, quello più importante.
Prima di arrivare a “Una ragazza in pericolo” mi sono impegnato, come sceneggiatore e come curatore, a costruire tutto un percorso di avvicinamento alla dichiarazione d’amore di Jenny prima di baciare Zagor e prima che questi gli dica di no. Percorso iniziato nel 2020 con l’albo “La figlia del mutante”, in cui scopriamo che Jenny è innamorata del nostro eroe. Poi, in varie altre avventure l’innamoramento si è fatto sempre più palese, al punto che lo stesso Spirito con la Scure si è sorpreso a riflettere sui suoi sentimenti verso la ragazza. Quindi la storia d’amore era in sospeso da due anni, al punto che alcuni lettori scrivevano sollecitando che si arrivasse al dunque.


Sottolineo poi che rifiutando la relazione con Jenny, Zagor non dice di non amare la ragazza ma di non potersi impegnare con lei, per una scelta fatta da anni: lui ha una missione da compiere, da cui non può essere distratto e che metterebbe in pericolo una compagna o un figlio. Zagor fa capire benissimo che Jenny non gli è indifferente, ma ritiene di non poter venire meno al suo voto, chiamiamolo così. Mi accorgo che “fa capire benissimo” forse non è l’espressione più giusta da usare, visto che il lettore sembra non averlo capito, quindi aggiungo: “almeno nelle mie intenzioni”. C’è da dire, o da ripetere, che peraltro non sono stato io a stabilire che Zagor debba restare single, ma Guido Nolitta. Lo ha fatto in tante dichiarazioni, ma basterebbe andare a rileggersi il discorso con cui il nostro eroe scarica Frida Lang scappando addirittura dalla finestra.


Zagor "scarica" Frida Lang


Ma c’è dell’altro, e mi pare l’argomentazione conclusiva. Zagor non conosce Jenny ne “La figlia del mutante”, cioè in un albo de 2020 (quello in cui, come ho detto, scopriamo i sentimenti della fanciulla). La conosce da un albo del 1993 intitolato “Ladro di ombre”, sceneggiato da Mauro Boselli e illustrato da Mauro Laurenti, a cui si deve l’inserimento nel microcosmo zagoriano delle tre (in origine quattro) ragazze di Pleasant Point, appunto Jenny, Ellie May e Sara. Ragazze che si sono viste e riviste in numerose avventure e che comunque sembrano essere grandi amiche dello Spirito con la Scure. Quindi la frequentazione assidua c’è stata eccome! Peccato sia sfuggita al nostro lettore, evidentemente per somma incapacità mia e di Boselli, nel corso di trent’anni di storie, di renderla palese. Zagor ha avuto tutto il tempo per cogliere le differenze caratteriali delle tre ragazze, e di apprezzarne una più delle altre. Non dimentichiamo poi quanto raccontato retrospettivamente in un’altra avventura, “Il passato di Jenny”, in cui si mostra il primo incontro fra il Re di Darkwood e la fanciulla con le lentiggini, la più “acqua e sapone” e la meno appariscente delle tre bellezze del trading post, ma appunto per questo in grado di far breccia nel cuore del nostro eroe.
 

Le ragazze di Pleasant Point secondo Stefano Di Vitto


 
 
Veniamo alla seconda domanda. Perché, si chiede il lettore di Sesto San Giovanni, su Zagor devono confluire disegnatori che “non c’entrano niente”? Illustratori cioè provenienti da Nathan Never, Martin Mystère o Dylan Dog, bravi magari alle prese con astronavi o scenari metropolitani, ma non altrettanto a loro agio con la foresta, i pellerossa, i trappers e tutti gli elementi dell’iconografia ferriana? Il lettore giudica negativamente “I racconti di Darkwood”, in cui spesso vengono ospitati disegnatori di altri staff, ma contesta anche il passaggio di alcuni di essi sulla serie regolare. Sembra, al nostro interlocutore, che tutti vogliano disegnare Zagor, e accettando tutti si perderebbe l’impronta tradizionale che caratterizza graficamente il personaggio.

Premetto che ho già risposto con dovizia di argomenti a questo tipo di contestazione in un articolo intitolato “Non assomiglia”, che potete recuperare cliccando qua accanto.

Tuttavia, resto perplesso perché la varietà di interpretazioni dovrebbe essere un elemento di merito e non di demerito, un segno peraltro del fascino e dell’attrattiva di un personaggio. Tex è stato raffigurato, nel corso dei decenni, da artisti molto diversi da Galep, che lo creò graficamente, e il ranger di Erio Nicolò è molto diverso da quello di Giovanni Ticci, così come Claudio Villa lo interpreta assai differentemente da Fabio Civitelli. Lo stesso potrebbe dirsi di Dylan Dog. In generale i lettori di questi personaggi sono incuriositi e affascinati nel vederli raffigurati secondo diverse sensibilità artistiche, e di certo se in tanti autori sono interessati a dare il loro contributo a una leggenda, di leggenda evidentemente si tratta. Alcuni lettori di Zagor, invece, sembrano disturbati da ogni minimo scarto dal modello ferriano. Ricordo che una volta, Ferri ancora vivo, un tale telefonò in redazione dicendomi, con fare imbestialito: “Ma insomma, basta con tutti questi disegnatori! Voglio che Zagor lo faccia soltanto Gallieno Ferri”. Al che io risposi: “Sarebbe bello, ma Ferri, con tutta la buona volontà, può realizzare soltanto duecento tavole l’anno, e noi ne mandiamo in edicola duemila. Chi disegna le altre milleottocento?”. “Ah! Mi scusi, non lo sapevo.” Click. 

 

 
Purtroppo Gallieno non c’è più dal 2016 e inevitabilmente ci sono altri a portare avanti la serie di Zagor, ciascuno dando il proprio contributo. Né più né meno come accade su Topolino, dove c’è del bello nel saper riconoscere e apprezzare il tratto di Romano Scarpa da quello di Giorgio Cavazzano, o da quello di Corrado Mastantuono. Ma, oserei dire, né più né meno di quanto accade con James Bond, dato che Sean Connery a un certo punto ha dovuto venire sostituito e si sono potute apprezzare le diverse interpretazioni di 007 di attori (secondo me tutti bravissimi) come Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig. C’è poi da dire che ci sono opinioni molto diverse riguardo al fatto che i disegnatori di Zagor debbano o non debbano attenersi rigidamente all’ortodossia ferriana, e perciò se il lettore di Sesto San Giovanni la pensa in un modo, io ricevo continuamente inviti a osare di più. Rispondo a entrambi allo stesso modo: si procede con prudenza e buon senso, innovando nel rispetto della tradizione. Che è il modo migliore per scontentare tutti, ma anche la cosa più giusta da fare.