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mercoledì 8 gennaio 2014

Julian Cope - Japrocksampler vol. 9 (Magical Power Mako/Taj Mahal Travellers/Masahiko Satō)

Taj Mahal Travellers

24. Magical Power Mako - Jump (1977). Kurita abbandona le variegate fioriture del precedente Magical power per addentrarsi con forza verso zone marcatamente rock e progressive. Ogni brano è un piccolo gioiello compositivo delineato con gusto e sicurezza. Da sentire, ovvio. Makoto Kurita, voce, chitarra, tastiere, batteria, percussioni; Chew, chitarra; Jun, tastiere; Kid, basso; Nishima, basso; Takumi, batteria; Nabe, batteria; Hagiwari, percussioni

23. Taj Mahal Travellers - Live Stockolm July 1971 (2008; recordings 1971). Due registrazioni di un’ora ciascuna. Drone, doom, psichedelia con qualche decennio di anticipo. Inutile baloccarsi: questo è un capolavoro e i loci communes sul ‘viaggio interiore’ vengono bruciati dalla verità che il disco profonde a piene mani. Invece di perdere tempo con Ballarò, stendetevi al buio (mogli, mariti e figli neutralizzati) sul vostro divano preferito e iniettatevi questo itinerario mentale direttamente in vena.

22. Magical Power Mako - Magical Power (1973). Già recensito qui.

21. Toshiyuki Miyama & His New Herd: Masahiko Satō - Yamataifu (1972). Tre brani: quasi jazz per grande orchestra. Masahiko Sato, influenzato da Chick Corea, e tastierista elettrico, dirige l’ensemble che, nelle prime due tracce, quelle più lunghe, Ichi (19’20’’) e Ni (12’15’’), eccelle rispettivamente in un’improvvisazione liquida e  incalzata dalla sezione ritmica (e molto seventies) e in uno sperimentalismo più irto che lambisce, senza cadervi, i territori della cacofonia. Notevole. Masahiko Sato, tastiere; Bunji Murata, Kenichi Sano, Koji Hadori, Kunio Fujisaki, tromba; Masamichi Uetaka, Seiichi Tokura, Takeshi Aoki, Teruhiko Kataoka, trombone; Kazumi Oguro, Shinji Nakayama, sassofono alto; Kiyoshi Saito, Shoji Maeda, sassofono tenore; Miki Matsui, sassofono baritono; Kozaburo Yamamoto, chitarra; Yoshinobu Imashiro, tastiere; Masao Kunisada, basso; Masaru Hiromi, batteria.

domenica 21 aprile 2013

Nurse With Wound list vol. 27 (Magical Power Mako/Magma/Colette Magny/Mahjun/Mahogany Brain/Malfatti-Wittwer)

NWW list vol. 27. Makoto Kurita

158. Magical Power Mako (Giappone) - Magical Power (1973). Prima opera di Makoto Kurita (qualche altra informazione qui), è un collage folle e attraente che spazia continuamente fra tribalismi alla Zappa (quelli di Help I’m a rock e zone limitrofe), percussionismi autistici (In a stalactite cavern), esibizioni a cappella, concretismi, pozze folk melodiche (Flying), rock purissimo (Restraint freedom), immersioni nella musica tradizionale. Da riscoprire subito.

159. Magma (Francia) - Köhntarkösz (1974). Il fascino dei Magma è immarcescibile. Questo è un altro capolavoro dall’incedere liquido e possente, ma, al tempo stesso, denso di inquietudine, come se i Gong fossero minacciati da qualche entità maligna. Grande la sezione ritmica, come nel miglior zeuhl progressive. Stella Vander, voce; Klaus Blasquiz, voce, percussioni; Brian Godding, chitarra; Michel Graillier, tastiere; Gérard Bikialo, tastiere; Jannick Top, voce, tastiere, percussioni, basso; Christian Vander, voce, tastiere, percussioni, batteria.

160. Colette Magny & Free Jazz Workshop (Francia) - Transit (1975). Figura obliqua, attiva sin dagli anni Cinquanta, impegnatissima nei diritti civili, ed eccellente interprete jazz-blues, sempre pericolante, però, verso certi toni anticonformisti a metà fra cabaret politico e sensibilità confidenziale. Fa eccezione la sperimentale La bataille in cui la Magny opera su basi preregistate. Colette Magny, voce, chitarra; Patrick Vollat, tastiere; Rémy Gevron, tastiere; Louis Sclavis, sassofono, clarinetto; Maurice Merle, sassofono; Jean Mereu, tromba; Jean Bolcato, basso; Christian Ville, batteria.

161. Mahjun (Francia) - Mahjun (1973)/Mahjun (1974). I due album omonimi sono qui riuniti. I Mahjun miscelano goliardicamente bizzarrie lunari, marcette, valzer, con lo stile lieve di Kevin Ayers (bella Les enfants sauvages). Si fanno preferire però sui brani lunghi (Chez Planos, 13'21''; La ville pue, 13'41'') laddove il tono svagato si fissa su un più diluito progressive memore del lato colto di Canterbury. D. Barouh, voce; Mouna, voce; J.L. Lefebvre, voce, chitarra, flauto, violino; Haira, tastiere; P. Rigaud, sassofono, tromba; P. Beaupoil, tastiere, basso, percussioni;  J.P. Arnoux, batteria, percussioni.

162. Mahogany Brain (Francia) - With (junk-saucepan) When (spoon-trigger) (1971). Rock free-form con tutti gli strumenti in libera uscita e impossibile a coagularsi in una frase melodica neanche per pochi secondi. Siccome l’anno è il 1971 parecchi riannodano l’esperienza a Captain Beefheart, ma, a tratti, pare di essere dalle parti dell’avanguardia di New York, anni Novanta. Da ascoltare. Dominique, voce; Benoît Holliger, chitarra; Mine, chitarra; Gilles Mézière, tastiere; Zéno Bianu, flauto; Michael Bulteau, flauto; Claude Talvat, violino; Patrick Geoffrois, basso; Yves Berg, percussioni.

163. Malfatti-Wittwer (Austria/Svizzera) - Thrumblin' (1976). Quattro duetti free fra gli spetezzi del trombone di Radu Malfatti (austriaco; ancor oggi attivo sul versante dell’improvvisazione e del minimalismo) e i disastri elettrici di Stephan Wittwer (svizzero; collaboratore di Steve Lacy e Jim O’Rourke, fra gli altri). Avete presente: "Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi"? Questo è il contrario. Stephan Wittwer, chitarra; Radu Malfatti, trombone.