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mercoledì 10 dicembre 2014

Nurse With Wound list vol. 39 (Ray Russell/Terje Rypdal/Martin Saint-Pierre/Second Hand/Zamla Mammaz Manna/Günter Schickert/Secret Oyster)

NWW vol. 39. Günter Schickert

228. Ray Russell (Gran Bretagna) - Secret asylum (1973). Chi ben comincia è a metà dell’opera: i primi sette minuti consistono in un furibondo duetto noise fra chitarra e batteria; il tutto pare acquietarsi in un andamento jazz quasi classico, ma le Erinni della free form sono dietro l’angolo; e si ricomincia: spetezzi di sassofono, drumming inesauribile, brandelli di chitarra elettrica. La seconda parte è sulla falsariga della prima. Noise jazz di vaglia. Ray Russell, chitarra, tastiere; Gary Windo, fauto, sassofono; Harry Beckett, tromba, corno; Daryl Runswick, basso; Alan Rushton, batteria.

229. Terje Rypdal (Norvegia) - Odissey (1973). Storico doppio album, qui presentato nella versione in vinile (dove sono presenti i quasi ventiquattro minuti di Rolling stone). Otto strumentali impossibili da classificare: si ritrovano atmosfere da tramonto artico (Midnite, Adagio, Fare well), lente e sospese, oppure più calde progressioni (Over Birkerrot, la stessa Rolling stone), o pezzi semplici e struggenti (Ballade). Un classico da ascoltare subito. Terje Rypdal, chitarra, tastiere, sassofono; Brynjulf Blix, tastiere; Torbjørn Sunde, trombone; Sveinung Hovensjø, basso; Svein Christiansen, batteria.

230. Martin Saint-Pierre (Argentina) - Solo création (1977). Francese d’adozione, ma argentino di nascita (fu esule a causa della dittatura), Saint-Pierre è un percussionista e, per quanto il sottoscritto, inetto alla tecnica, possa giudicare – un percussionista d’alto livello. Il disco si compone di tre brani; tre assoli. A questo punto si è di fronte al dilemma già sorto, presso alcuni di voi, con il post Drumming is our life: possiamo andare oltre l’apprezzamento della tecnica o dobbiamo limitarci alla degustazione della pura bravura, pena l’inascoltabilità? Mettiamola così: nei quindici minuti di Document, Saint-Pierre sembra davvero trascendere la bruta essenza del proprio strumento riuscendo a produrre materiale inaudito; per questo, e per la sua storia, merita il nostro interesse.

231. Zamla Mammaz Manna (Svezia) - För Äldre Nybegynnare (1977). E va bene, lo ammetto, al primo ascolto (del loro primo album) li avevo ridimensionati. Invece i Samla, qui provvisti di ‘z’ (ad esacerbare la ragione sociale), sono una colonna dell’alternative svedese. För Äldre Nybegynnare è un capolavoro in cui si ritrovano tutte le asperità del Rock in Opposition: disarmonie, concretismi, sbeffeggiamenti, incedere vaudeville; un progressive sghembo e disarticolato alle soglie della genialità. Da ascoltare subito. Eino Haapala, voce, chitarra; Lars Hollmer, voce, tastiere; Lars Krantz, tromba; Lars Krantz, basso; Hasse Bruniusson, voce, batteria, percussioni.

232. Günter Schickert  (Germania) - Samtovogel (1974). Pioniere della echo-guitar, Schickert licenzia un classico della psichedelia germanica dei Settanta (il termine fa riferimento a quella scena peculiare); tre brani per sola chitarra (5’58’’, 16’30’’, 21’13’’): echi, riverberi, vocalizzi dilatati, sovrapposizioni di strumming spaziali; un andamento sospeso di cui faranno tesoro i gruppi della rinascita psichedelica degli anni Ottanta. Da ascoltare subito.

233. Second Hand (Gran Bretagna) - Death may be your Santa Claus (1971). Già recensiti qui.

234. Secret Oyster (Danimarca) - Secret Oyster (1973). Formati sulle ceneri di tre gruppi preesistenti (Burnin’ Red Ivanhoe, Hurdy Gurdy, Coronarias Dans), gli Oyster propongono un progressive strumentale di notevole fattura declinato secondo le attitudini pregresse dei vari interpreti: si passa, quindi, da soluzioni Canterbury a fluidità jazz-rock sino a inflessioni blues o propriamente rock (non manca, in Vive la quelle un bell’assolo di batteria); la varietà (e la preparazione tecnica individuale) non prevaricano, tuttavia, la piacevole compattezza dell’opera. Claus Bøhling, chitarra; Karsten Vogel, tastiere, sassofono; Kenneth Knudsen, tastiere; Mads Vinding, basso; Bo Thrige Andersen, batteria. 

giovedì 18 settembre 2014

A touch of Danish Seventies (Alrune Rod/Secret Oyster/Coma)

Questa è una bella tripletta; e per gli amanti del progressive e dintorni una fonte di notevoli piacevolezze.
Mi chiedo, ancora una volta, en passant, quali storie del rock verranno scritte (in pdf) tra vent'anni. Attenzione: non perché sta emergendo dal buio (o dalla penombra) una quantità sterminata di musica (negli ultimi trent'anni, in aree non anglizzate, sono stati editi centinaia di migliaia di titoli): di questo abbiamo già parlato. Mi riferisco, invece, alla nascita di nuove realtà economiche, e al declino di alcune di quelle tradizionali. Ipotesi: supponiamo che, per una serie di circostanze epocali, la Gran Bretagna imploda su se stessa (non sono tempi per tramonti dolci e graduali, questi): cosa ne sarebbe allora della musica inglese? O meglio: cosa resterebbe, in media, della popolarissima e dominante musica inglese senza quel formidabile e secolare apparato di propaganda e pubblicità che ora muove all'apprezzamento milioni di consumatori e ammiratori?

David Bowie, Beatles e Rolling Stones sopravviverebbero (hanno scolpito già l'immaginario), seppur offuscati dal diradarsi del fumo della sempiterna grancassa promozionale; già i Queen faticherebbero non poco alla distanza (oh, la morte di Freddy! Oh, il maledettismo ... le magliette ... i live di MTV et cetera) ... cantanti e gruppi, pur notissimi, come Dire Straits, Eric Clapton, Robbie Williams, senza il continuo, assillante, pompaggio, tenderebbero, invece, a svanire nel nulla. Vogliamo poi parlare di Verve, Oasis, Blur? O dell'ondata pop elettronica degli Ottanta? O della miriade di boy band che hanno fatto fortuna girando la penisola nei decenni trascorsi (siamo l'Italia, colonia discografica londinese)?  
Quanto mi piacerebbe, in una storia del rock del 2035, leggere, nella stessa pagina, di Gentle Giant, Caravan, Secret Oyster e Supersister come esponenti di spicco del progressive europeo ... dai che ci stiamo arrivando ... 

Alrune Rod - Alrune Rod (1969). Leif Roden, voce, basso, chitarra; Giese, voce, chitarra; Pastor Ziegler, voce, tastiere; Bent Hesselman, flauto; Karsten Høst, batteria, percussioni; Claus From, batteria, percussioni.

Secret Oyster - Secret Oyster (1973). Claus Bøhling, chitarra; Kenneth Knudsen, tastiere; Karsten Vogel, tastiere, sassofono; Mads Vinding, basso; Bo Thrige Andersen, batteria.

Coma - Financial tycoon (1977). Flemming Friberg, voce, chitarra; Viggo Bertelsen, chitarra; Klaus Thrane, tastiere, percussioni; Jakob Mygind, sassofono; Leif (Guru) Christensen, basso; Klaus Thrane, batteria.


martedì 14 agosto 2012

Nurse with Wound list vol. 8 (Biglietto per l'Inferno/Jean-Jacques Birgé-Francis Gorgé-Shiroc/Blue Sun/Raymond Boni-Claude Bernard/Don Bradshaw-Leather/Brainstorm)

Brainstorm. NWW list vol. 8

37. Biglietto per l’Inferno (Italia) - Biglietto per l’Inferno (1972). Uno dei lavori più riusciti del progressive italiano (di Lecco) in cui melodia, aggressività di suono e voglia polemica si miscelano con felicità; nonostante i limiti, quasi inestirpabili, dei Settanta italiani: la mancanza di sperimentazione, di arditezza, di sguardo ‘alto’. Confessione è uno dei brani capitali dell’Italian prog. Claudio Canali, voce, flauto; Marco Mainetti, chitarra; Giuseppe Cossa, tastiere; Giuseppe Banfi, tastiere; Fausto Branchini, basso; Mauro Gnecchi, batteria.

38. Jean-Jacques-Birgé-Francis Gorgé-Shiroc (Francia) - Défense de (1975). Cineasta, compositore di colonne sonore per teatro, radio, televisione, Birgé conta all’attivo circa trenta lavori; all’insaputa di parecchi, verrebbe da dire. Defense de, il primo album edito dalla Grrrr (etichetta fondata da lui stesso) è un ragguardevole tour de force di elettronica jazz sperimentale che, nell’edizione in CD, si arricchisce di altri quattro brani. Birgé e Gorgé crearono anche Un drame musical instantané (assieme a François Vitet), ensemble con cui accompagnarono dal vivo, fra l’altro, numerosi film muti (il Caligari di Wiene, L’uomo con la macchina da presa di Vertov, Il gabinetto delle figure di cera di Leni, il Potëmkin di Ejzenštejn …). Jean-Jacques Birgé, tastiere, flauto, sassofono; Francis Gorgé, chitarra, basso; Shiroc, batteria, percussioni.
39. Blue Sun (Danimarca) - Blue Sun (1971). Gruppo hippie, attivo per tutti i Settanta, e devoto ad un blando, ma piacevole rock dominato dalle melodie dei fiati e da innesti chitarristici. Innocuo. Dale Smith, voce, percussioni; Niels Pontoppidan, chitarra; Soren Berggreen, flauto, sassofono, arpa, percussioni; Jesper Zeuthen, sassofono; Poul Ehlers, basso; Jan Kaspersen, piano; Bo Jacobsen, batteria.
 
40. Raymond Boni-Claude Bernard (Francia) - Pout-pourri pour parce que (1978). Improvvisazioni jazz basate sui duetti fra chitarra e sassofono, registrate l’anno prima a Parigi in due distinti live. Lo stile di Boni fu influenzato da quello di Django Reinhardt, lo zingaro sinti che, ricordiamolo, era di origine belga. Raymond Boni, chitarra; Claude Bernard, sassofono.


41. Don Bradshaw-Leather (Gran Bretagna) - Distance between us (1972). Doppio LP ordito da un gruppo la cui storia e la cui formazione rimane oscurissima. Anche il lavoro, diviso in quattro lunghe composizioni di circa venti minuti, è difficilmente inquadrabile. Percussioni tribali ed ossessive sottolineano la predominanza delle tastiere, impegnate nel ricreare toni gotici da Hammer Films. Più un prodotto germanico che anglosassone. Il nostro Antonio Bartoccetti probabilmente ne è entusiasta. Reparto curiosità, ma merita un ascolto.

42. Brainstorm (Germania) - Smile a while (1972). Brillante gruppo di jazz-progressive che vien giù dai rami dell’albero di Canterbury, ma, sostenuto da un‘ottima tecnica esecutiva (bravo il multi strumentista Schaeffer), si avventura anche in campi zappiani (Snakeskin tango) o più mainstream (You are what’s gonna make it last). Un classico, peccato la copertina. Roland Schaeffer, voce, chitarra, sassofono, clarinetto; Eddy von Overheidt, voce, tastiere; Rainer Bodensohn, basso, flauto; Joachim Koinzer, batteria, percussioni.