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venerdì 10 agosto 2012

Avrei dovuto imparare a suonare la chitarra.

1985. Millenovecentottantacinque, come quando si scrivono gli assegni.
Cosa succede nel 1985?

In Russia "l'uomo nuovo" Gorbaciov diventa segretario del PCUS (e subito ecco che arriva Rocky a prendere a pugni Ivan Drago). In Italia ci becchiamo il "grande vecchio" Cossiga come Presidente della Repubblica. Prima di lui, al Quirinale, c'era Sandro Pertini... e ho detto tutto. Enzo Tortora, condannato a 10 anni di carcere per non aver commesso nulla, inaugura un nuovo reato di matrice Orwelliana: il crimine d'immaginazione. Quella di chi, semplicemente dicendo che vendi droga per conto della camorra, può farti finire in carcere per 10 anni. Nel 1985 esce nei cinema Brazil di Terry Gilliam che è un bello sguardo sul nostro futuro (date un'occhiata alla faccia di Donatella Versace oggi e ditemi se sbaglio), Doc Brown inventa il viaggio nel tempo a bordo di una DeLorean e dall'ultimo piano del palazzo davanti al mio, case popolari di seconda generazione (la prima generazione, quella dove nel 1985 abito io, è di 3 piani; i palazzi della seconda, invece, di piani ne hanno oltre 10), qualcuno di cui non scoprirò mai l'identità spalanca la finestra, ci piazza davanti le casse delle stereo, mette il volume a palla e con il riff di chitarra iniziale su rullo di tamburi di Money For Nothing sveglia tutto il quartiere.

Money for Nothing è il brano trainante di Brothers in arms, il quinto album dei Dire Straits che, alla fine, ha venduto 30 milioni di copie. Fatevi due risate guardando questa classifica degli album più venduti di sempre: scoprirete che al top, tra quelli da 40 e più milioni di copie, non ci sono i Beatles, Elvis o gli U2 ma... quella MILFissima di Shania Twain e quel tuberone di Meat Loaf.

Ho sempre trovato divertente la polemica attorno alla "checca milionaria col trucco e gli orecchini che ha un jet tutto suo" di cui si parla nel testo della canzone. Mi fa ridere pensare che  la canzone circolasse in una versione rimaneggiata per i negozi e i ristoranti, e che quel "faggot" venisse distorto quando il brano andava in onda sulle radio americane e spesso rimpiazzato da termini alternativi più morbidi (tipo "queenie" o "motherfucker") nelle esecuzioni della band dal vivo.
Roba da "puttana, puttana, puttana la maestra..."

"Suoni la chitarra su MTV. Quello mica è lavorare. Ti danno soldi  per non fare nulla e la figa è gratis" canta Mark Knopfler (con sottofondo di Sting in falsetto).
È qualcosa di irreale, di sintetico (come il video che accompagna il brano, per la cronaca il primo trasmesso da MTV in Inghilterra), qualcosa che invidi e desideri con la forza che è propria dei desideri irraggiungibili, qualcosa che ti logora giorno dopo giorno mentre, nelle nostre vite sature di normalità, "installiamo forni a microonde, consegniamo cucine, spostiamo frigoriferi e televisori a colori". Ecco, ti dici, "avessi imparato a suonare la chitarra o la batteria" ora sarei anche io su uno schermo ben pagato per non fare un cazzo.

In una sola parola (però tedesca, quindi non vale): è la weltanschauung del futuro che, anche se nel 1985 ancora non lo sappiamo, ci attende tutti pochi anni più avanti.

Per questo se mi chiedete dove per me inizia il presente vi rispondo "lì", nel 1985, affacciato alla finestra con il resto del mio quartiere a cercare di capire chi è il vicino invisibile che sta facendo suonare la sigla d'inizio della mia vita da adulto.

mercoledì 4 aprile 2012

L'elefante in salotto.

Confesso che una volta mi ci incazzavo. "Ce sformavo" come dicono nella Capitale.
Oggi però la cosa mi fa soprattutto ridere per quanto è ormai diventata patetica. Dovrebbe farmi pena per questo ma, mi sono detto un giorno, la mia pena la lascio per cose più importanti.
Per cui pago i miei bei 6 euro e 80 centesimi all'edicolante e, una volta all'anno, mi godo sorridendo lo spettacolo dell'elefante in salotto.

Perché è sempre bello sfogliare L'annuario del fumetto di Fumo di China e scoprire che, se non fosse per Andrea Antonazzo che lo segnala tra i suoi 5 titoli dell'anno, nel 2011, per la masnada di Fumo di ChinaThe Walking Dead non è proprio esistito.

Meglio: è certamente esistito negli USA (dove, come illustra la tabella riportata a pagina 54, tra i primi 20 paperback più venduti dell'anno ben 9 sono della serie TWD. E dove Image Comics, grazie alle copie che TWD ha venduto, è passata dal 5° posto del 2010 al 3° del 2011) ma non in Italia.

E questo, nonostante nelle fumetterie italiane TWD sia la serie americana più venduta in volume.
Nonostante sia il fumetto più venduto da sempre su IBS (occupando costantemente le prime 10 posizioni della classifica dei fumetti più venduti).
Nonostante sia una hit di vendita su Amazon e BOL (le altre due librerie che, con IBS, si spartiscono il mercato della vendita online in Italia)
Nonostante, sempre su IBS, sia uno dei pochi titoli a fumetti (anzi, credo l'unico negli ultimi mesi) che vende esattamente come gli altri libri non a fumetti.

E questo solo per parlare dei numeri.

Poi ci sarebbe – roba da niente – la qualità del lavoro di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard, gente che è riuscita a creare una narrazione seriale che va avanti da quasi 10 anni e che, mese dopo mese, è in grado di coinvolgere sempre nuovi lettori.

Ma di tutto questo a Paolo Guiducci e ai suoi pards pare proprio che non gliene freghi niente.
Tutti intenti a farsi i seghini su Bonelli e i bonellidi, loro fanno informazione come dicono loro e parlano solo di quello che vogliono loro.

Per carità, legittimo. Patetico ma legittimo. A patto che non si cerchi di venderla come una rivista che fa il bilancio su quello che, fumettisticamente parlando, è avvenuto nel 2011 in Italia.
Perché, dati alla mano, semplicemente non lo è.

A questo punto, poi, sottolineare che, nel bilancio del 2011, nemmeno una parola sia stata spesa per la qualità della nostra ristampa di The Rocketeer di Dave Stevens o di quella di Leo Pulp di Nizzi e Bonfatti (sarebbe bello ogni tanto ricordare che è stato quello il primo esperimento di serie a colori della Bonelli), beh, sarebbe davvero sparare sulla croce rossa.

Sorrido e mi consolo pensando che questa fitta schiera di braccia rubate al passaggio dei generi alimentari sul lettore di codici a barre non si è nemmeno accorta che nel 2011 è uscito Fantomax di Luigi Bernardi e Onofrio Catacchio, uno dei pochi momenti di seria e valida produzione fumettistica italiana degli ultimi anni che, per un attimo, ci ha fatto sperare che il fumetto in Italia non fosse ormai definitivamente spacciato.
Certamente loro Fantomax non l'avranno visto (come buona parte di chi si occupa dei premi fumettistici italiani, va detto). Ovvio, dove non c'è la cecità selettiva su quello che c'ha sopra il marchio saldaPress, subentra quell'altra che viene a forza di rincintrullirsi di pugnette su Tex e Zagor.

martedì 14 febbraio 2012

San Valentino.

Riflettevo oggi su questa mia capacità innata di ricordarmi le cazzate, pezzettini di memoria che rimangono immobili esattamente lì dove si sono piantati decenni prima e che, ogni volta che riemergono in una qualche conversazione, fanno esclamare al mio interlocutore sempre la stessa frase: "Ma come fai a ricordarti 'ste cazzate?".

Probabilmente la mia è solo la manifestazione più evidente di quella cultura del rimbalzo cognitivo che permea tutta la mia generazione, propria quella che il sor Baricco ha perfettamente descritto nel suo I barbari.
O forse, davvero, io riesco a ricordarmi solo le cazzate...

Fatto sta che, se mi si dice San Valentino, a me, che evidentemente sono un uomo dal cuore arido, automaticamente viene in mente la canzone di Massimo Priviero, ma soprattutto – "ma come fai a ricordarti 'ste cazzate?", appunto –  mi ricordo come un faro dritto nella memoria di me diciassettenne la frase di lancio con cui, nel 1988, il geniale marketing di Warner decise di mettere un bel piombo alla carriera del giovane rocker: "Ho visto il futuro del rock italiano e il suo nome è Massimo Priviero".

La frase, che mi dicono campeggiasse allora sui manifesti che tappezzavano mezza Milano, era una riproposizione di quella usata 15 anni prima dal critico musicale Jon Landau in un suo celebre pezzo, quello che sancì la nascita dell'astro di un signor nessuno come Bruce Springsteen.
Roba che spezzerebbe le ginocchia a chiunque, dico io.
Nonché una roba che, aldilà delle qualità musicali del cantante (un mix tra Ligabue e Luca Carboni, viene da pensare riascoltando oggi il pezzo), lo pone di diritto nel mio olimpo personale del PARFAC!, etichetta che i miei 5 lettori e 1/2 conoscono già da tempo.

Già, Ligabue...

Nel 1988 la Warner lancia anche il Lucianino nazionale che, con il suo album d'esordio, automaticamente, va a collocarsi in quella nicchia rock'n'rolla dal sapore cantautorale (al tempo era una nicchia) dentro cui c'era anche l'imberbe Priviero.
Lucianino che, senza il piombo di qualcuno che lo presentasse come il nuovo Springsteen, ha tutta l'agilità per sbattere fuori da quella nicchia chiunque avesse ambizioni al trono di rocker italiano.
Luciano che, a dirla tutta, al tempo condivideva con Priviero non solo il genere musicale ma anche un taglio di capelli ugualmente improponibile.



Insomma, una storia questa di Priviero che, riflettendoci a posteriori, la dice lunga sulla capacità di fare sistema che ha la nostra industria dell'intrattenimento (argomento su cui tornerò in uno dei miei prossimi post).

Scopro oggi, scrivendo questo pezzo, che Massimo Priviero non è scomparso e che, in culo a quel marketing capace solo di ragionare in termini di "se non sei una star, non ci servi" (come se un catalogo, musicale, cinematografico o letterario che sia, avesse bisogno solo di star...) , ha continuato a scrivere, suonare e cantare, mettendo in piedi una carriera musicale di tutto rispetto e avendo poi come produttore di uno dei suoi album nientepopodimeno che l'amichetto con la bandana di Springsteen "Little" Steven Van Zandt.
E questo senza contare che, una volta all'anno, chi a San Valentino cerca su Youtube una canzone a tema da linkare, molto probabilmente trova la sua.

Ora, premesso che diffido a priori della qualità musicale di qualunque italiano che si definisca rocker, quella di Priviero mi sembra una parabola interessante (forse soprattutto perché, come già detto, le personalità PARFAC esercitano su di me un grande fascino).
Ecco, diciamo che una biografia di Luciano Ligabue farei una certa fatica a leggermela, mentre su questa qua di Priviero potrei farci un pensierino (dopo il trasloco, però).

Intanto però, visto che oggi è San Valentino, beccatevi il video (e, come dice Jacopo Masini, "fate rosicare i cinici:  amatevi tantissimo").


mercoledì 18 gennaio 2012

Nirvana (reprise).


Nirvana.... Nirvana...
Dunque sì, anni fa c'è stata una serie che si intitolava Nirvana.

Mi pare che, quando uscì, il primo numero lasciò più o meno tutti perplessi. Da cosa si capì che lascio più o meno tutti perplessi? Ah, beh, soprattutto dal fatto che l'italico fumettomondo – che di solito si scambiava delle gran pacche sulle spalle per qualsiasi boiata – sull'uscita di Nirvana a grandi linee fece finta di niente.

Poi però uscì il secondo numero e la perplessità si tramutò in profondo imbarazzo. Ma imbarazzo serio, eh. Tipo quello che c'ha disegnato in faccia Fini quando Berlusconi dice al parlamentare tedesco "la raccomanderò per il ruolo di kapò".
Giuro, finivi di leggere l'albo e ti sentivi in colpa verso i bambini che in Africa non hanno da mangiare mentre tu butti via così quasi 3 euro.

Il terzo numero fu il punto più basso, roba che ancora in Panini hanno appeso al muro il grafico delle vendite con sopra scritto "quando succede questo, decapitare subito uno del marketing a caso".
Credo che fu lì che chiesero scusa a Fornaroli per Titeuf.

Con il quarto numero gli autori provarono in extremis a giocarsi la carta di una comparsata di Don Zauker ma la cosa non servì a cambiare di molto le cose.
I soliti italiani che, dopo una vita di bestemmie, in punto di morte vogliono accanto il prete...

Si dice che esista un quinto numero di Nirvana, disegnato, pagato e mai pubblicato. Si dice anche che la Bao si fosse offerta di acquistarlo per 1 milione di euro ma come leggenda fumettistica se la gioca con le tavole disegnate da Al Columbia per il Big Numbers di Alan Moore.

Pare anche che Lupoi conservi Ramiro nella grafite come Han Solo ne Il ritorno dello Jedi.
In un trittico, con RigelDavid Murphy.

lunedì 23 maggio 2011

Gli amici degli amici sono amici?



Per carità, Red: te la puoi anche tenere Letizia Moratti come amica e puoi anche continuare a sostenerla come fanno i suoi amici (anche quelli sono amici tuoi?).

Ma – domanda – invece di tutta questa tirata alla "io so e voi non sapete un cazzo" (per non parlare di quell'altra boutade del LiveMI cancellato), non era più semplice fare un video in cui dicevi perché, secondo te, è meglio scegliere Letizia Moratti invece di Giuliano Pisapia come sindaco di Milano?

Mica pretenderai che uno voti la Moratti solo perché Red Ronnie ci dice che è amica sua?

mercoledì 11 maggio 2011

Note in margine al finale di Lost.

Si capiva fin dall'inizio come sarebbe andata a finire: una storia di morti che fanno finta di essere vivi finché non arriva il momento che prendono coscienza che sono morti.
E l'avevano detto praticamente tutti appena era iniziato.
Me compreso.

E invece no: pensare, capire, spiegare, interpretare e dibattere, dibattere e ancora dibattere.
Il tutto per una sòla che si trascina per anni, costantemente avvitata su sé stessa, tanto che, a un certo punto, capisci che anche se non ascolti le battute dei personaggi la storia va avanti lo stesso.

Un meccanismo narrativo costruito sul fare promesse e puntualmente deluderle (magari dando la colpa a qualcun altro che ha intralciato i piani originari incrociando le braccia quando c'era da lavorare).
E poi, ovviamente, le stesse identiche promesse riproporle e rilanciarle con la medesima enfasi retorica.

E, una volta finito, trovalo uno che ti dice che lo guardava.

Sono notevoli le somiglianze tra le 6 stagioni di Lost e gli oltre 15 anni di Silvio Berlusconi in politica.

mercoledì 4 maggio 2011

Comicon.06

Vi faccio partecipi di un dubbio filosofico (e, nella fattispecie, etico) su cui, non avendo di meglio da fare mentre prendo il caffè, mi sto arrovellando.

Allo stand della NPE acquisto il terzo volume di Ravioli Uestern, il saggio di sociologia contemporanea a fumetti firmato dal concittadino Pièrz (per usare le parole di una partner di Rocco Siffredi, sempre gustoso e abbondante)

In omaggio con il volume c'è una pin. Puoi scegliere tra quella del raviolo ninja o quella del gatto nazi che si fa la toilette.

Penso che potrei regalare la spilla a Linda e così scelgo quella del gatto (che, si sa, sulle femmine i gatti disegnati hanno sempre un certo ascendente. Lo dice anche Rocco che voleva farsene tatuare uno ma poi, riflettendoci, ha capito che non ne aveva mica bisogno).

Quando le do la spilla Linda apprezza molto il gatto ma poi, guardando meglio la spilla, nota che dietro il gatto c'è una svastica (gatto nazi, appunto).

E allora mi dice: "Mica posso andare in giro con una spilla con sopra una svastica."

E io prima penso: "E vabbè..."
E subito dopo: "Però, in effetti..."

Se vi va, il dibattito è aperto nello spazio commenti.

domenica 6 marzo 2011

I più politici dei mostri.

Da sempre c'è questa idea degli zombie come forza prorompente dallo spiccato sapore politico. Una cosa che probabilmente deve molto sia alle intuizioni anti-capitalistiche di George Romero sia al colpo d'occhio di tutta questa massa di gente (trapassata, ma sempre gente) che avanza diritta verso il proprio obiettivo, quasi come fossimo dentro il celebre quadro di Pelizza da Volpedo (che infatti non è un caso che sia stato adottato anni fa da Dylan Dog come frontespizio degli albi).

Fatto sta che, con la zombiewalk di sabato scorso a Reggio Emilia (e soprattutto con lo straordinario numero di adesioni che ha avuto, il più alto in Italia per questo tipo di manifestazione), questa è una cosa che tutti hanno potuto toccare con mano.

Per cominciare con l'attenzione di Digos e forze dell'ordine (presenti in maniera più o meno discreta prima e durante la manifestazione), poi durante la serata con vari esponenti politici della scena locale che, attirati dal tam tam scatenato dai giornali durante la settimana, si sono cimentati con l'evergreen morettiano del "mi si nota di più se vengo o se non vengo?". E infine, quando il giorno dopo, giornali e televisioni hanno sancito il successo della manifestazione (e quindi hanno dato una legittimità al vero motivo che l'aveva generata: il centro a Reggio Emilia è morto), con la scena politica che, in virtù di questo o di quell'altro motivo, si è appuntata al petto la "Z" della marcia zombie.

Insomma, gli zombie sono scesi in strada innescando un movimento che, ancora adesso, non è facile capire dove andrà a parare.

Per inquadrare meglio la situazione va detto che a Reggio Emilia c'è una giunta comunale targata PD che, come accade ovunque ci sia al una giunta comunale targata PD, riceve costantemente bordate da destra (perché è una giunta targata PD), da sinistra (sempre perché è una giunta targata PD) e dai movimenti tipo quello di Grillo (perché, a prescindere che sia una giunta targata PD, combina poco nei confronti della cittadinanza che dovrebbe amministrare).

Ed è stato così anche per la zombiewalk, perché un migliaio di persone che alle 11 di sera si ritrovano in piazza per manifestare il loro disagio, stanno lanciando un segnale molto forte nei confronti della propria amministrazione locale.

Quindi, si domanderanno i miei 5 lettori e 1/2, cos'è successo dopo?
È successo che l'amministrazione PD, non sapendo bene che pesci pigliare di fronte a questo ondata non-morta che le è arrivata sotto casa, ha palesemente rinculato e, come già altre volte è successo, si è messa in attesa che passi a' nuttata.
In parallelo, l'Assessore ai Progetti speciali del Comune, una risposta l'ha data, proponendo di destinare uno dei teatri presenti in centro ad attività mirate ai giovani. Secondo l'Assessore, Dj set, concerti, performance teatrali (ma, soprattutto, un bar dove le persone possano fermarsi prima e dopo uno spettacolo) potrebbero ripopolare nuovamente il centro. Ma, appunto, ancora è solo una risposta a livello verbale la cui qualità andrà poi verificata se e quando si concretizzerà.
Nel frattempo, però, il Movimento 5 stelle di Grillo, al grido di "Ceeervelloooo", è riuscito a far passare in consiglio comunale la proposta di uno scontrino culturale dedicato alle attività in centro. Praticamente un'iniziativa di risparmio incrociato tra le varie attività di svago/culturali del centro, tipo vai al cinema e con lo stesso biglietto hai uno sconto al pub. A onor di cronaca va riportato anche che, a prescindere dalla qualità della proposta (e del fatto che non si sia parlato di copertura economica della stessa), sono state diverse le voci che hanno fatto notare che questa "appropriazione indebita e non autorizzata di iniziativa popolare" non depone molto a favore di quel concetto di nuova politica che il Movimento 5 stelle porta avanti.

Questo, più o meno, quello che è successo nella settimana successiva all'evento.
Dal che la sensazione che, in fondo, lo sguardo sia ancora rivolto altrove (al problema economico, a quello degli spazi destinati ad attività mirate ai giovani, etc.).
L"altrove" sicuramente giocherà un ruolo fondamentale se questo momento di iniziativa popolare non finirà nel nulla ma, appunto, io lo vedo come altro rispetto ad un'esigenza profonda delle persone di reagire in modo creativo – e lo sottolineo: creativo – ad una situazione sociale immobile.
Di fronte ad essa, pareva dire la zombie-walk, chi amministra il potere non solo non fornisce più risposte ma, molto peggio, appiattito sul solo aspetto economico della questione, non sa più nemmeno individuare e leggere quali sono le domande.

Insomma, una volontà da parte delle persone di reagire al senso di frustrazione mettendo in campo tutto quello che hanno: sè stesse.

ps: ...e col cavolo che riesci a fare una cosa del genere coi vampiri.

lunedì 21 febbraio 2011

Vedi alla voce disonestà intellettuale.

O anche alla voce "semplice minchiata detto da un minchione con l'occhio fisso sul conto in banca, sullo spunto dato da una poverina che, appena vede un minimo di rischio per la propria carriera, si rimangia subito il minimo di idea che le era venuto in mente".



Detto questo, io sono d'accordo con Sgarbi: lui è come la De Filippi.

lunedì 14 febbraio 2011

Tante persone in piazza contano eccome.

"Quando Berlusconi ha preso il 30% dentro c’era An con il 12% e quindi Berlusconi ha preso il 18%, il 18% del 67% che sono andati a votare è l’11% di quelli che hanno votato, che hanno dato il voto a Berlusconi. L’ 11%, quindi 4 milioni di persone, un partitino del cazzo, un piccolo partitino. È un perdente quest’uomo, è un vecchio senza prostata, senza cappelli che ha perso politicamente, 4 milioni di persone con dieci televisioni, cento giornali, miliardario e senza opposizione è un fallito, è il passato." (Beppe Grillo)

Capite perché minimizzano la manifestazione di ieri? 290 piazze piene piene di persone (1 milione? Non lo so quante, ma comunque tante) che dicono "vattene" contano eccome.
E glielo danno qualche pensiero ad un uomo che ieri - ieri, non certo oggi – lo votavano 4 milioni di persone.

domenica 13 febbraio 2011

Note in margine di 17 anni di fumetto assente.

11 anni di Governo Thatcher hanno portato il fumetto inglese a produrre capolavori che ancora oggi tutto il mondo legge con ammirazione. Ammirazione nei confronti delle opere e degli autori che quelle opere le hanno scritte e disegnate anche come reazione ad uno stato di cose opprimente.

Mi domando allora: nel fumetto italiano, quali sono i segni che possiamo cogliere di questi 17 anni di costante presenza berlusconiana nella vita politica e sociale italiana?

A differenza degli autori inglesi e salvo pochissime eccezioni (penso al DD di Tiziano Sclavi), per i nostri autori sembra davvero che tutti questi anni siano passati inutilmente.

sabato 12 febbraio 2011

Capitan Mutanda trionferà!

Questa sì che è una destra di governo che produce idee e contenuti!

Domanda: "Oh Governo illuminato e ingiustamente perseguitato, di fronte a una crisi di tale portata, io cittadino che cosa posso fare?"
Risposta: "Semplice: mettiti in mutande per manifestare il tuo assenso al tuo arzillo Premier".

Non ci credete? Toh!

(...e, visto il tono delle ultime dichiarazioni di Giuliano Ferrara, direi che mai nome di location per questo tipo di manifestazione fu più adatto.)

ps: e vorrei anche citare Beppe Severgnini: "Volete che gli italiani smettano di guardare dal buco della serratura? Basta aprire la porta per mostrare loro che c'è dentro".

lunedì 7 febbraio 2011

Aloe Vera.

Una volta l'aloe non c'era. Come la rucola dell'omonima biografia di Enrico Vaime.

Una volta l'aloe era un segreto custodito da chi veniva dal sud del nostro Paese e che, a volte, se la portava appresso sotto forma di foglie tranciate direttamente dalla sacra pianta di famiglia.
"Prova a metterci dell'aloe" ti poteva capitare di sentirti dire dopo un'intensa giornata di sole. Spalmavi e il bruciore spariva. E anche chi ti aveva consigliato quella sconosciuta pianta dalla linfa appiccicosa e densa, lasciandoti con il dubbio che si trattasse di antica magia.

Adesso entri in farmacia e l'aloe è ovunque.
Ci fanno gel. Ci fanno shampoo, saponi, detergenti, doposole, colluttori e sciroppi.
Puro l'aloe si usa anche per curare le gengitivi. Te la spalmi sulle gengive e il fastidio sparisce.
Se hai qualcosa di infiammato, puoi stare sicuro che esiste un prodotto a base di aloe che lo cura alla grande.

L'aloe è la vera rockstar dell'erboristeria, l'unica che, dopo la camomilla – però finita velocemente tra i prodotti non-trendy da scaffale della Coop acquistati dai pensionati – ha saputo abbandonare con stile e grandeur i vasi giganti dell'ambito officinale del primo novecento ed approdare in un tempo brevissimo nel magico mondo dell'industrializzazione.
L'altra che se la gioca più o meno sullo stesso piano dell'aloe e l'arnica. Ma sulla validità della medicina omeopatica il dibattito è ancora aperto.
Per cui non c'è storia. Come dicono i giovani, l'aloe rulla a manetta.

Insomma, tonnellate di aloe che l'industria cosmetica e quella farmaceutica divorano con un picco dei consumi che, negli ultimi 5 anni, si è impennato più velocemente del grafico del rilevatore di cazzate in presenza di Berlusconi.

Però, considerando che per raggiungere la sua massima efficacia, la pianta dell'aloe deve crescere indisturbata per 3 o 4 anni – tempi da universo parallelo per la nostra industria – stamattina, mentre ero in farmacia e ci pensavo, mi è venuto improvvisamente un dubbio: non è che, idratati e rinfrescati, ci stiamo rendendo complici dell'equivalente erboristico dello sterminio della balene e che, passata questa abbuffata verde e appiccicosa, non ce ne sarà più per i posteri?

Comunque sia, lo sappia chi deve saperlo, se avrò una figlia, la chiamerò Aloe.
Aloe Ciccarelli. O anche con due nomi, che fa very important person: Aloe Vera Ciccareli,
Con un nome così, spero vivamente per lei che nasca e cresca figa. Ossia che prenda più dalla mamma che dal papà (patetica captatio benevolentiae la mia, ovvio).

giovedì 3 febbraio 2011

Ausmerzen-Vite indegne.

Marco Paolini in tv, su La7, porta in scena l'ennesimo tassello del suo grande progetto di teatro civile (un'operazione quasi disperata in un Paese sempre più incivile), frutto di due anni di ricerche, riflessioni, incontri con testimoni e specialisti (sì, c'è modo e modo di fare le cose).

Ausmerzen è un grande spettacolo, difficile da abbracciare completamente (per la sua complessità, per l'enorme numero di temi e dati che Paolini riversa al suo interno e, soprattutto, per l'argomento che tratta) ma nello stesso tempo costruito con grande attenzione alla grafica, alla regia e alla costruzioni degli spazi teatrali cuciti e tenuti insieme dal corpo e dalla voce dell'attore
Un ragionamento lungo oltre 2 ore sull'eugenetica nazista ma, soprattutto – e ben più importante – su come ogni orrore non sia mai lontano dalla natura umana e, soprattutto, quando avviene è sempre il frutto di un ragionamento, di una cultura, che si è messa in moto molto tempo prima.
E se non si capisce questo, gli errori (e gli orrori) sono destinati a replicarsi all'infinito.

Quello share del 6,44% portato a casa da Ausmerzen (1,7 milioni di spettatori, il 2,8% dei cittadini italiani) è senza dubbi un grande risultato per la rete (che, esempio quasi unico in Italia, ha dimostrato per l'ennesima volta che una tv differente è possibile: nessuna interruzione pubblicitaria, semplicemente perché non avrebbe avuto senso), ma a me sale una sorta di rabbia inconsolabile quando leggo, nella stessa serata, del 18,91% di share degli spettatori di Paperissima o del 26,73% di quelli di Napoli-Inter.

Entrambe quelle percentuali, se confrontate a quelle dello spettacolo di Paolini, ci mostrano che se è vero che la libertà significa che ogni scelta è legittima (anche quella di non sapere, anche quella di non pensare), è anche vero che il nostro è e resta un Paese sostanzialmente ignorante.

(se non avete visto Ausmerzen, lo potete vedere QUI)

mercoledì 2 febbraio 2011

But I'm gnocc and come from Marocc!

L'amore va oltre.

E così pare che Nicole Minetti, 25 anni, abbia dichiarato ai magistrati di aver avuto (di avere ancora?) un'amicizia affettuosa con il nostro sorridente ed ultra-settantenne Premier, liason pare nata dopo che il nostro era stato costretto a letto dall'incontro ravvicinato tra il suo labbro e una statuetta del duomo di Milano (e quindi niente baci per un po' nell'amicizia affettuosa).

(Che sia dunque lei la misteriosa fidanzata a cui Silvio accennava nel suo primo video messaggio del 2011, quella del "era presente anche lei a queste feste e quindi figuriamoci se avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa di sconveniente e..."? Ok, tutto chiaro.)

Ma in fondo, povera stella, come non comprenderla?
Il suo tenero cuoricino ventenne e madrelingua non avrà potuto resistere di fronte a quel culone flaccido celebrato con amore dalle intercettazioni telefoniche.
E se non credete che tra un settantaquattrenne e una ventincinquenne possa esistere un'amicizia affettuosa (anche detta "relazione schiumettata e linguaiola") allora siete i soliti comuuuunistiiii!!!!!

domenica 30 gennaio 2011

Italia, la proposta Minetti.

Io come simbolo per il nuovo partito di Silvio ce lo vedo eccome.
Brava Nicole!

(ma perché l'opposizione non si mette tutta insieme e, invece di buttare soldi ed energia nell'ennesima raccolta di firme che non si sa a che cosa dovrebbe servire, non investe per creare una roba come quel Una storia italiana che, a suo tempo, Berlusconi spedì a nostre spese a ogni famiglia italiana? Praticamente potrebbero fare la stessa cosa, solo che racconti le belle cose di cui il Prez e i suoi sono stati protagonisti assoluti negli ultimi 15 anni. Esatto, combattere il nemico con le sue stesse armi e sul stesso terreno. E credo che una cosa del genere qualche voto lo sposterebbe.)

Inno italiota.

L'altro giorno 1/2 mi fa notare che per Italia, la nuova entità politica che dovrebbe andare a sostituire il Pdl/Forza Italia dopo il fallimento dell'asse con Fini e i finiani, sembra che non sia stato ancora scelto il jingle tormentone (e sembra anche che il nome l'abbiano preferito alla prima idea che l'inconscio gli aveva fatto venire in mente: Viva l'Italia. Peccato, l'acrostico VILI sarebbe stato perfetto.)

Di più: secondo 1/2 è incredibile che nessuno, nonostante quello che si sta leggendo nelle ultime settimane a proposito delle abitudini serali del Prez, abbia ancora segnalato per l'inno questo intramontabile classico. Ci starebbe come il proverbiale cacio sui maccheroni:



ps: accidenti, sembra solo ieri che si scherzava a raccogliere ortiche e si parlava tutti fittifitti delle sedute dell'uomo della Provvidenza Guido Bertolaso con la procace Francesca del Salaria Sport Village (gentilmente messa a disposizione dal grato Diego Anemone). È proprio vero che l'obiettivo di questa gente è cancellarci la memoria storica... combinandone ogni giorno una nuova.

sabato 29 gennaio 2011

V for Verissimo.

Ditemi, sono solo io o tutto questo sta cominciando ad assomigliare in maniera impressionante a V for Vendetta?

Cioè, questa idea strampalata dell'esclusiva a Bruno "la Voce" Vespa sulla whorecloud di Arcore (e da lì in poi, se passasse la geniale idea, su ogni argomento trattato durante la settimana da Porta a Porta) come la dovremmo prendere?
Male immagino, ma già solo perché questo Alessio Butti (PDL, ovviamente) ha avuto l'idea di metterla nero su bianco e proporla alla Commissione dei deputati e senatori che vigila sulla televisione di Stato.
Ma, anche ammettendo che una cosa del genere abbia senso (non ne ha), in base a che cosa –visto che è di questo che Silvio e i suoi impiegati si lamentano – Bruno Vespa e Porta a Porta andrebbero ritenuti super partes? Non si sa (ma, chiaro, si immagina comodamente).

Qui siamo davvero al delirio organizzato per parare il culo a quello che resta della libido (e, ben più importante, degli interessi economici) del pompato settantenne.

Tipo che se domani mi dicessero che un vigilante con indosso la maschera di Franco Franchi ha fatto fuori Alfonso Signorini (la Vocetta) e, rinvenendo il povero cadaverino con accanto una rosa Violet Carson, la polizia avesse trovato in casa del suddetto Signorini anche una collezione di bambole, beh, io non ci farei nemmeno una piega.
A questo punto la salma di Mike Bongiorno non sarebbe stata trafugata ma...

(senza ma: è stata trafugata ed è ad Arcore. Lui possiede il segreto per farlo ritornare.)

Detto questo e cambiando discorso, dove sono tutti quelli che abitualmente mi mandano a cagare (qui e altrove) quando c'è davvero bisogno di loro?
Bah...