Il divano
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Le case attuali e la vita attuale non consentono più la divisione tra "salotto/soggiorno" e salotto buono.
Nei miei ricordi il "salotto buono" era un luogo inaccessibile, silenzioso, asettico, al quale avevano accesso solo le visite formali, i nonni, le macchine fotografiche per le cerimonie. Era però un posto anche ambito per la comodità dei divani e delle poltrone.
Ed era un posto che solo il sabato pomeriggio degli anni del liceo ho imparato a violare ed a godere, con quel pizzico di goduria dall'aver conquistato l'oggetto proibito.
Nel resto della casa non c'erano divani o poltrone. Solo sedie.
Perchè bisognava essere efficienti, produttivi ed anche la televisione - 2 ore di sera - si doveva seguire seduti sulle sedie. Perchè "stare comodi" era un vizio, una colpa. Dopo la morte ci sarebbe stato un sacco di tempo per stare comodi.
Fermarsi e godersi l'inattività e la comodità significava togliere tempo a qualcosa di produttivo o comunque attivo.
L'otium non esisteva; nella logica del dopoguerra non era contemplato. Nemmeno negli anni Ottanta.
Lo svago era tollerato solo in condivisione con pochi, selezionatissimi amici ed era uno svago efficiente: si invitavano a pranzo o si collaborava durante un invito a pranzo.
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